* VI SUGGERISCO QUESTO ARTICOLO * del 13/04 del solo24ore
*...quanto gli aiuti siano estremamente subordinati alla revisione dello statuto*
Al punto 7 del comunicato del G20 c'è un chiaro attacco all'America (repubblicana) che resiste alla ratifica di un aumento delle risorse del Fondo Monetario e di una riallocazione delle quote, decisi nel 2010. Un attacco che, in una anno elettorale pericoloso per Barack Obama (rischia di perdere la maggioranza al Senato) finisce per aiutare i repubblicani contrari a certe pressioni multilaterali che non tutelerebbero gli interessi degli Stati Uniti.
Il Fondo dovrebbe raddoppiare la capacità di finanziamenti a 733 miliardi di dollari. Ma perché questo accada gli Usa, principale azionista e contributore, dovrebbero versare una copertura addizionale di 63 miliardi di dollari, cosa che, per principio, fa storcere il naso ai repubblicani. Il segretario al Tesoro Jack Lew ha cercato in ogni modo di convincere l'opposizione alla Camera che la decisione per ratificare l'aumento delle quote è urgente, sia per il prestigio e per la leadership americana sia perché gli aiuti del Fondo all'Ucraina sono vincolati alla ratifica dell'aumento di capitale e della riallocazione delle quote. Lew ha spiegato che i 63 miliardi di dollari possono essere recuperati da un passaggio contabile su fondi già stanziati per il Fondo Monetario con un impatto minimo sul bilancio, e Obama ha già inserito la voce nella legge finanziaria 2015. Ma John Bohener, il presidente della Camera repubblicana, respinge le tesi democratica e continua a tenere duro.
Ma è anche questa dinamica "politica" a creare qualche problema di medio termine fra i repubblicani. Così come è strutturata l'operazione di aumento delle quote, che avrebbe dovuto essere ratificata entro la fine dell'anno scorso, porterà a una cambiamento rivoluzionario nella gerarchia dell'organizzazione internazionale: per la prima volta i grandi paesi industrializzati, o meglio, le grandi democrazie industriali, non avranno la maggioranza del capitale del Fondo.
Le ricadute a cascata sono molteplici non solo sul piano economico ma anche su quello politico e su quello della gestione. Prendiamo proprio la crisi Ucraina. Il Fondo è pronto a intervenire a sostegno di Kiev su pressione degli Stati Uniti e delle democrazie industriali europee. Sul piano ipotetico, non si può escludere che nella nuova struttura di capitale del Fondo, Mosca possa riuscire a creare una coalizione di paesi amici in grado di bloccare un'erogazione di fondi, oggi all'Ucraina, domani a un altro paese al centro di un contenzioso fra Russia e Stati Uniti. Ci sarà anche, di fatto, la formalizzione di un nuovo principio di nomine ai vertici dell'istituzione internazionale. Finora, per un accordo in vigore fin dalla fondazione con gli accordi di Bretton Woods, Stati Uniti e Europa si sono spartiti gli incarichi ai vertici delle due organizzazioni multilaterali chiave per l'economia. All'America spettava sempre la guida della Banca Mondiale, l'organizzazione multilaterale di sviluppo, all'Europa - e soprattutto alla Francia - spettava la guida dell'Fmi, l'organizzazione preposta al riequilibrio degli scompensi fiscali e macroeconomici. Con le nuove maggioranze anche questo meccanismo cesserà di esistere.