La scherma è vincente
tutti sul carro del fioretto
Curva sud dell'Olimpico. Inteso come Olimpico di Atene. La tribuna brulica di tricolori gagliardetti e bermuda sventolati. "Firenze c'è", informa una coppia di tifosi. La scherma vince: la scherma vince ogni quattro anni. E' il salvadanaio di ogni spedizione olimpica. L'hanno capito i dirigenti del Coni: chi infatti si è prenotato per la cerimonia delle medaglie? Pescante, ex presidente e membro del Cio. Ci sono le grandi firme dei quotidiani: quando c'è odore di metallo giallo si fiondano a nugoli. C'è clima da beach volley.
Infatti la spiaggia Kosma è a portata di fioretto. Dove le squadre che hanno perso trincano e mangiano senza parsimonia. Serve Elena: appena laureata in architettura alla Sapienza di Roma. Menu consigliato: moussaka, cernia, vino bianco secco, formaggio di Cipro alla brace. Caffè all'italiana.
Alé oh-oh: l'inno azzurro scuote la Fencing Hall, dove fencing sta per scherma e hall beh, quello ormai lo sanno quasi tutti. Prima semifinale.
Trillini contro Mohamed, roba che a Bin Laden gli verrebbe un frizzico. Ma la Mohamed è ungherese mentre la Trillini è solo di Jesi. Trillini va subito all'attacco: segna subito due a zero. La Mohamed si difende come può, replica.
La Trillini è dimagrita. In tribuna ci sta suo marito Gianni. Sono segni che vanno interpretati: significa che vuole vincere. Anche la Mohamed non è qui per turismo. Infatti resiste agli attacchi dell'italiana. Ma Giovanna è scatenata. Schizza in fretta verso il 10 a 5, che è come se la Lazio segnasse tre reti contro al Roma nel primo tempo. Finisce 15 a 7 per lei: medaglia d'argento assicurata.
Tocca alla Vezzali. Va a sbattere con la più bella del reame schermidore: la Gruchala che un futuro ce l'ha già. A Hollywood, per il sequel della Maledizione della prima luna. Valentina Vezzali è tesa come la lama del suo fioretto: punzecchia tre volte prima di subire la rimonta di miss Polonia.
Anche Valentina è di Jesi: stessa spiaggia, stesso mare e stessa pedana della Trillini. Sono amiche e rivali: Giovanna vince da Barcellona 1992. L'altra da Atlanta 1996. Una predica la scherma classica. L'altra quella fatta d'astuzia.
La Trillini non ha nulla più da perdere. La Vezzali non ha nulla più da vincere. Una e l'altra vogliono sbrigare una questione che è in piedi da tempo: chi delle due è veramente la più brava?
La finale ha dato la sua risposta senza appello: Valentina Vezzali. Per una scherma più moderna, essenziale e cinica. Perché è più fredda, più attendista, più razionale. E perché ha quattro anni meno della rivale. Non so quale sia stata l'audience in Italia: so che chi ha visto lo scontro tra le due jesini in tv è rimasto ammaliato. La storia di questa infinito duello è degna di un film. Fossero americane, l'avrebbero già realizzato. Hollywood ha sempre prodotto film sullo sport più che dignitosi. C'è poi il fatto che la rivalità femminile si carica di tematiche intriganti: la maternità, l'amore, la seduzione, il femminismo implicito di chi vive in un mondo assai maschilista: la scherma ha ancora pilastri culturali radicati in un passato più statico che in altri sport. L'innovazione si scontra con pregiudizi duri a morire. Solo in questi ultimi anni si è aperta al mondo nuovo.
Ci si domanda perché uno sport così affascinante e così divertente non abbia i giusti spazi in tv. Tutti da bambini abbiamo giocato a pallone così come abbiamo fatto finta di sfidarci a duello, pensando più a D'Artagnan che a Maramaldo, magari impugnando un manico di scopa o qualcosa che assomigliasse ad una spada. Ancora oggi nell'era dei giochi al computer quando è carnevale i ragazzini chiedono alla mamma di comprargli il costume da Zorro e guai se assieme non c'è l'arma bianca. E' passato di moda Emilio Salgari ma al cinema tutti vanno in delirio per i pirati e i loro incredibili funambolici duelli.
Sbirciando i replay rallentati al monitor della tribuna stampa vedo che gli incontri sono altamente spettacolari. Ho la conferma dagli amici, da mio figlio Stefano che ha tirato per qualche anno alla Società del Giardino di Milano.
E' uno sport elegante, aristocratico nella sua concezione ma il clima attorno alle pedane non ha nulla da invidiare a quello dei match di calcio.
Non voglio dire che il tifo calcistico sia la migliore delle medicine, però la scherma è uno sport sottovalutato nei palinsesti televisivi: ed è sciocco, perché in fondo costa meno riprendere gli incontri di scherma che quelli di football. Ma si sa: la scherma non è mai profeta in patria. Finiti i Giochi, celebrato il solito immancabile bottino di medaglie (siamo già a quota due ori, due argenti, un bronzo), tutti dimenticheranno la nobile arte del duello.
Perché il 12 settembre comincia il campionato di calcio. E con esso si calerà il sipario sul resto dello sport, quello che consente a dirigenti e mezzibusti del Coni di andare a spasso per il mondo. Un qualsiasi terzino di serie B vale più - non solo a stipendi - di una Trillini che vince ori olimpici dal 1992 o di una Vezzali che ha spazzolato tutto, e anche molto di più. Di spada si ferisce. E, ahimé, si perisce.