Visto che anche usemlab era uscita quest'estate con un report sullo stesso argomento riporto anche quello:
L’inverno di Kondratieff
(09/08/02) Cercavamo da tempo l’occasione di parlare dei cicli economici di Nickolai Kondratieff, economista russo spedito da Stalin a “terminare” i suoi studi in un Gulag, dove morì nel 1938.
Lo facciamo adesso riferendoci principalmente a una splendida intervista condotta da Jim Puplava di Financialsense.com a Ian Gordon (clicca qui per la trascrizione in inglese pubblicata sul sito di Puplava) .
Secondo gli studi di Kondratieff effettuati negli anni venti i cicli economici si ripeterebbero a intervalli compresi tra i 50 e 60 anni. All’interno di ogni ciclo si distinguono, al pari delle quattro stagioni, quattro sottoperiodi di espansione-contrazione le cui caratteristiche possono essere riassumibili come segue (vedi a proposito anche l’articolo di David Chapman: “Kondratieff Wave Cycles”):
- primavera o espansione (inizio dell’inflazione): prezzi stabili o in leggera crescita, prezzi delle commodities contenuti, tassi di interesse stabili, innovazioni industriali e tecnologiche, prezzi azionari in rialzo, forte crescita degli utili aziendali. Investimenti migliori: azioni e immobili.
- estate o recessione (inflazione galoppante): prezzi in rialzo o forte rialzo, prezzi delle commodities in rialzo, tassi di interesse in rialzo, prezzi azionari depressi, scoppio di conflitti o guerre. Investimenti migliori: immobili, oro, commodities.
- autunno o altopiano (disinflazione): prezzi stabili o in discesa, prezzi delle commodities in ribasso, tassi di interesse in discesa, innovazioni industriali o tecnologiche, prezzi azionari in forte rialzo, aumento dei profitti ma inferiore a quello della prima fase di espansione. Forte crescita del debito che alimenta la formazione di bolle speculative. Investimenti migliori: azioni, obbligazioni, immobili.
- inverno o depressione (deflazione): prezzi in caduta, rialzo dei prezzi delle commodities (specialmente quello dell’oro), tassi di interesse stabili, caduta dei prezzi azionari e degli utili aziendali, collasso del debito, scoppio di gravi conflitti o guerre. Investimenti migliori: cash e oro.
L’intero ciclo si basa di fatto sull’espansione-contrazione del debito. Partendo da una situazione di bassissimo debito presente nel sistema, l’economia comincia a fiorire, gli investimenti vengono realizzati prevalentemente con il cash a disposizione dando origine a un periodo di espansione economica decisamente sano.
Dopo questa prima fase, l’attività delle aziende inizia a produrre ottimi utili. Il livello di fiducia degli investitori e dei consumatori comincia a migliorare grazie alla diffusione di maggiore benessere creando ulteriore domanda a sostegno del ciclo economico. Le aziende entrano quindi in una seconda fase nella quale attingono al debito per espandere la propria attività. I prezzi cominciano a salire creando inflazione progressiva che, al picco del secondo periodo, è oramai riuscita a frenare la fase di espansione generando una fase successiva di stagnazione o recessione.
Nella terza fase gli sforzi delle banche centrali sono tesi a ridurre l’inflazione in corso per rilanciare una nuova fase di espansione economica. I tagli dei tassi di interesse favoriscono nuovo indebitamento. Ad approfittarne questa volta non sono tanto le aziende, che hanno soddisfatto gran parte del proprio fabbisogno nel periodo precendente, quanto i consumatori finali. Si crea la fase di boom caratterizzata da eccessiva domanda da parte del consumatore, debito e creazione di fenomeni speculativi, specialmente di natura finanziaria.
Nell’ultima fase, la mole di debito accumulata ha raggiunto un livello insostenibile e comincia a ingessare l’economia. Il calo della domanda, il risanamento dei debiti e la distruzione diretta del debito tramite fallimenti innescano la spirale deflattiva. L’economia entra in una profonda recessione e ci resta fino a che gli eccessi non vengono quasi interamente riassorbiti. Solo a questo punto una nuova primavera è in grado di dare avvio al ciclo successivo.
Nel contesto di questa teoria è chiaro come il picco del mercati azionari del marzo 2000 abbia segnato l’apice della terza fase e che quindi, da circa due anni e mezzo, si sia entrati nell’inverno economico del ciclo di Kondratieff. L’ultimo inverno fu quello che cominciò alla fine degli anni venti del secolo scorso e che diede origine alla depressione economica americana.
Anche se i corsi storici si assomigliano nelle loro linee generali rientrando in maniera più che accettabile nella teoria dell’economista russo, ci sono tuttavia delle differenze che da un ciclo all’altro tendono a creare periodi caratterizzati da intensità diverse.
Comparando l’ultimo autunno con il penultimo, quello degli anni ruggenti precedenti il crash del 1929, una delle differenze principali è data dalla posizione della nazione americana: allora gli USA erano un creditore netto verso il resto del mondo, mentre oggi sono il maggior debitore netto.
Inoltre, la bolla speculativa dell’autunno di fine secolo è stata molto più estesa di quella degli anni venti, raggiungendo senza alcun dubbio eccessi maggiori. Mentre a quei tempi solo una minoranza della popolazione era rimasta coinvolta nella bolla speculativa dell’azionario, oggi la percentuale di popolazione sempre più nervosa a causa del cedimento dei prezzi di borsa è di gran lunga maggiore. In fondo, considerato il diffuso benessere di oggi rispetto a 70 anni fa, la partecipazione di massa all’investimento azionario rappresenta un fenomeno naturale. Tuttavia, così come esso ha contribuito a gonfiare oltremisura le quotazioni azionare durante la bolla potrebbe nella fase finale di bottom portare a un effetto diametralmente opposto.
Infine, i larghi eccessi degli anni novanta sono stati resi possibili dall’assenza di un vincolo al sistema bancario-monetario basato oggi, a differenza di allora, esclusivamente sulla carta moneta e le voci di debito/credito e non su un core di asset reali (le riserve aurifere) come quello a fondamento del gold standard.
Sono differenze che nel complesso ci fanno temere il peggio. Così come l’espansione economica della terza fase e il relativo mercato toro delle borse sono stati di gran lunga i più forti e prolungati dei recenti cicli economici autunnali, l’inverno, per essere in grado di riassorbire correttamente gli eccessi creati, potrebbe rivelarsi, parimenti, uno dei più rigidi degli ultimi due secoli.
Ci sono 32 triliardi di debito americano che chiedono di essere in gran parte ripuliti dal sistema economico. La fase di depressione potrebbe portare, come ha portato nell’ultimo caso, al crollo del sistema monetario così come lo intendiamo adesso. Un crollo in grado di imporre, se non altro, una nuova rigorosa disciplina ai futuri “cavalieri” della stabilità economica.
Lo staff