PARLARE CON UNA DONNA E' COME PARLARE iN UN TRIBUNALE; TUTTO CIO' CHE DIRAI POTRA'

E’ il miliardario speculatore progressista Warren Buffett. Il cosiddetto “Oracolo di Omaha”, che ha donato più di 1,2 miliardi di dollari nell’arco di un decennio, tra il 2001 e il 2012 alle organizzazioni abortiste americane. I grandi criminali assoldano killers, non fanno il lavoro sporco.

I suoi soldi sono serviti ad eliminare dalla faccia della terra 2,7 milioni di vite, che sono tutti gli aborti che si verificano in due anni negli Stati Uniti. Ovviamente è tutto legale. Ma non era noto fino a che la notizia è stata pubblicata dalla Fox.

Non c’è da stupirsi.
I media non vogliono danneggiare il profilo benemerito di Warren Buffett raccontando ad oltre il 50% degli americani che è contrario all’aborto, come un vecchio bilionario utilizza la sua vastissima fortuna.
Perché quella vastissima fortuna compra giornalisti, quella vastissima fortuna può creare e distruggere carriere di giornalisti.

Pensate che poche settimane fa, il CEO di Mozilla venne perseguitato dai media perché aveva ‘osato’ finanziare con 1.000 dollari il referendum – vinto alla grande – contro i matrimoni gay in California, ma se invece investi 1,25 miliardi dollari per promuovere l’aborto, i giornalisti, che sono selvaggiamente pro-aborto, non dicono nulla, e nascondono tutto.

Buffett finanzia gli aborti con la Fondazione Susan Thompson Buffett , che prende il nome dalla sua prima moglie che era un sostenitrice dell’aborto . Il suo funzionamento interno è guidato dall’attivista pro-aborto Tracy Weitz.
Weitz ha lavorato presso Planned Parenthood, Il Centro Bixby e una volta ha definito l’aborto come “un’azione morale intrapresa da agenti morali.”

Niente di tutto questo è evidente dal sito della fondazione però. Che contiene informazioni sulle borse di studio e l’Alice Buffett Outstanding Teacher Award.

Il sito stesso sembra volutamente insulare: “La Fondazione Buffett risponde a domande su borse di studio e l’Alice Buffett Outstanding Teacher. Non risponderemo a tutte le altre richieste.”

Dal 2001, c’è stato un solo accenno al sostegno di Buffett all’aborto. Non era nemmeno veramente Buffett.
E ‘stato il necrologio di NBC “Nightly News” per la moglie e comprendeva il suo sostegno per Planned Parenthood.
Questo, su circa almeno 545 presenze o menzioni del presidente e amministratore delegato di Berkshire Hathaway in tv.

Da nessuna parte, i mezzi di comunicazione hanno spiegato che Buffett ha donato 289.811.421 milioni di dollari a Planned Parenthood (aborti) dal 2001.
Buffett non è stato menzionato come donatore, quando Live Action ha imbarazzato Planned Parenthood con due video del suo staff che assisteva un ‘attore in incognito’ di Live Action per un possibile aborto con la selezione del sesso.

Neanche quando PP venne beccata nel praticare, senza consenso dei genitori, un aborto ad una minorenne.

Qualcuno ha detto che se uccidi un uomo sei un assassino, uccidine un milione e sei un conquistatore.
Se ne uccidi più di due milioni, allora, sei Warren Buffet.
 
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Ecco perchè stiamo vivendo in un paese che fa schifo, con giudici che non sanno o non vogliono applicare le leggi ........

"Vedrete - ci diceva la polizia municipale poco dopo gli arresti di ieri in piazza Duomo - domani li avranno già rilasciati e li troverete di nuovo qui sotto la 'Madonnina'.
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Aggredito un agente: l'arresto di tre africani

Non volevamo crederci.
Pensavamo, o forse solo speravamo, che il giudice li avrebbe mandati almeno qualche giorni in galera.
In fondo ieri gli agenti avevano arrestato quei due africani in fragranza di reato, avevano picchiato un poliziotto in borghese.

Allora siamo tornati nel sagrato del Duomo, per verificare se avessimo trovato o meno gli arrestati di nuovo in libertà. Ed è andata così. Le foto lo dimostrano.
Due degli arrestati della spettacolare operazione di ieri in pieno centro sono già a piede libero, pronti a ricominciare - come ogni giorno - con i loro furti ai danni dei turisti e dell'immagine di Milano.
I due africani sono vestiti esattamente come ieri. Arrivano in piazza poco dopo le 14.30, nemmeno 24 ore dopo l'aggressione agli agenti e il fermo.
Si sono presentati di fronte ai poliziotti che il giorno prima con fatica li avevano consegnati all'autorità giudiziaria per il processo per direttissima, nella speranza di vederli scontare qualche giorno di carcere.

Sono andati a sbeffeggiarli, ridendo mentre con il linguaggio del corpo dicevano agli agenti: "Vedete, siamo liberi. Siamo di nuovo qui".

E allora viene da chiedersi per quale motivo intere squadre mobili di polizia, camionette dell'esercito nell'operazione "Strade sicure", carabinieri e guardia di finanza siano mandate a pattugliare le zone del centro.
Gli africani e i malviventi lo sanno: nemmeno 24 ore e il giudice li metterà in libertà. Pronti a ricominciare con le rapine e le estorsioni.

Il rammarico degli agenti, allora, rimane sempre quello: "Non vale nemmeno la pena arrestarli".

A pagrne le spese è Milano, è l'Italia. Incapace di garantire sicurezza ai suoi cittadini.
 
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:( è così. La temperatura l' ha suggerita la Merkel ma i cuochi sono italiani. Ieri chiacchierando al telefono con uno che costruisce impianti per il mio settore,ho avuto conferma che le cose continuano a peggiorare, almeno x i lavoratori del legno.
 
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Cevti pavaculi non finiscono mai di stupive ...altro che berlusca, qui la tenia è in profondità........

È una mattina di metà luglio del 2014. Di buon'ora l'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio (oggi ministro delle Infrastrutture), bussò alla porta dell'abitazione romana dell'ingegner Carlo De Benedetti.
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Perché mai il braccio destro del premier fu così poco istituzionale, rendendo omaggio al patron di Repubblica? «È un imprenditore italiano, io ne incontro tanti per avere il polso del Paese», si difese l'ex sindaco di Reggio Emilia.
Giustificazione un po' debole considerato che il presidente del gruppo Espresso era già stato ricevuto tre mesi prima dallo stesso Renzi a Palazzo Chigi. La presenza ingombrante dell'Ing nell'attività del governo, infatti, è pressoché un dato di fatto. La ex controllata del gruppo Cir (che fa capo ai tre figli di De Benedetti), infatti, ricevette una boccata d'ossigeno grazie allo sblocco di 150 milioni di euro del capacity payment, una specie di incentivo concesso ai produttori di energia che di sicuro non ha ostacolato il trapasso dell'azienda in difficoltà alle banche creditrici.
 
Si può considerare una naturale prosecuzione della liaison la vicenda dell'ex viceministro dello Sviluppo, Claudio De Vincenti (oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio), intercettato dalla Procura di Savona a interloquire con l'ex ad di Sorgenia, Andrea Mangoni, per sbloccare la centrale Tirreno Power di Vado Ligure. «Bisogna stare attenti a non fare delle cose che un domani peggiorano la situazione», disse il numero due di Via Veneto, che non è indagato (come non lo è nessun funzionario del ministero).

Tuttavia, pur ammettendo la necessità di attutire l'impatto dell'ennesima crisi ambientale che aumenta la disoccupazione, non si può sorvolare su una disponibilità forse eccessiva.

Si fa presto, però, a dubitare se si ricorda che il governo ha prorogato i canoni per le frequenze tv consentendo a Persidera (70% Telecom e 30% Espresso) di non subire l'aggravio dei costi ipotizzato dall'authority tlc.

Va da sé che definire «stretto» il legame che intercorre tra il governo di Matteo Renzi e l'Ingegnere rappresenti un eufemismo. Soprattutto ricordando la nomina di Tito Boeri alla presidenza dell'Inps. L'economista, presidente della Fondazione De Benedetti, editorialista di Repubblica , ha un profilo riformatore che potrebbe ben accompagnarsi a quello del premier (nonostante prima dell'insediamento non gli avesse risparmiato qualche strale). Eppure Boeri non è mai stato un esperto di previdenza: tant'è vero che le sue idee per ridurre i costi delle prestazioni hanno lasciato interdetto il capo del governo sempre più in crisi di consensi. È palese che la designazione di Boeri non possa classificarsi come un «favore» all'Ing né, tantomeno, come un «risarcimento» per qualche consiglio rimasto inascoltato, come le indicazioni volte a insediare al Tesoro il bocconiano Tabellini o l'eterodosso Barca.

Fanno, invece, sorgere qualche malevolo interrogativo le indiscrezioni che vorrebbero l'ad di Cir, Monica Mondardini, come manager papabile per Poste ove è sempre saldo in sella Francesco Caio. Come diceva Andreotti, «a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina».
 

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