I DUE EPICENTRI DEL CONFLITTO GLOBALE: SIRIA E...ITALIA [/paste:font]
1. Per completezza di informazioni su alcuni temi di attualità che abbiano recentemente trattato, vi propongo, dei brani selezionati dell'
ultimo bollettino, datato 21 luglio, dell'
Executive Intelligence Review- EIR, "Strategic Alert" (a cura dell
'associazione, fondata da
Lyndon Larouche, che periodicamente mi invia tale interessante mail).
Come già in altri casi in cui abbiamo citato tale fonte, premettiamo che si tratta di annotazioni valutative che esprimono
un punto di vista, nell'ambito di una visione che, inevitabilmente, muove dagli USA, pur avendo con lo
Schiller Institute, radicazione anche in altri paesi, in particolare europei, ove si diffonde il pensiero di Larouche e di sua moglie Helga.
Avevamo accennato, in più occasioni, al tema del
paradigma liberoscambista mondializzatore: perseguite rigide politiche deflazioniste in tutto il mondo, tramite una serie di istituzioni "sovranazionali" capaci di
imporre agli Stati delle forti condizionalità, sul piano delle politiche economiche, e l'insorgere di conflitti sezionali, quanto alle politiche interne, questa strategia mondialista nutre ora la tentazione di risolvere la crisi economico-finanziaria globale,
a cui inevitabilmente avrebbe condotto, innescando una escalation di conflitti guerreggiati.
2. Da ultimo, in relazione alla
connessione tra dilagare del terrorismo islamico e apparenti svolte politiche nei principali paesi occidentali, avevamo sunteggiato la finalità di tale scenario: "...per portare a livello di stabilità istituzionalizzata
lo stato di eccezione che consegue a tale guerra civile permanente, in modo che, analogamente a quanto avvenne in Italia ai tempi della strategia della tensione,
sia resa incontestabile la prosecuzione delle politiche economico-sociale attuali; l'idea della "
israelizzazione" delle ex-democrazie sociali sottintende di
raccogliere il consenso intorno a una "Autorità" salvifica e "protettiva", che possa rivendicare la sua legittimazione in termini
polizieschi e di militarizzazione,
anche esterna e in funzione di spesa "keynesiana", di ogni residua funzione dello Stato.
O del super-Stato €uropeo".
3. L'EIR denomina tale strategia geo-politica come "il partito della guerra":
Il partito della guerra è sulla difensiva ma non sconfitto. Il quadro strategico è cambiato significativamente nel corso della settimana scorsa. La strage di Nizza, il golpe fallito in Turchia, gli incontri di Kerry a Mosca e il rilascio delle 28 pagine (v. infra), hanno
ridefinito lo scacchiere della guerra globale sullo sfondo del crollo progressivo del sistema finanziario internazionale.
Il tema del collasso è al centro della proposta di Lyndon ed Helga LaRouche per un intervento urgente su Deutsche Bank, da usare come leva per una svolta in Germania e in Europa. Allo stesso tempo, l'alleanza anglo-saudita e il partito della guerra USA/NATO sono stati messi sulla difensiva da tre documenti incriminanti: le ventotto pagine sull'Arabia Saudita, il rapporto Chilcot sulla guerra in Iraq e il rapporto del Congresso sulla HSBC (vedi sotto e
SAS28/16).
I colloqui sulla Siria e gli sviluppi in Turchia potrebbero condurre a una svolta nel Sud-Ovest asiatico [Ndr:
la situazione in realtà non consente allo stato letture eccessivamente ottimistiche]. Tuttavia, il partito della guerra non è sconfitto, come mostra la strage di Nizza e gli episodi di terrorismo razzista negli Stati Uniti. Siamo in una guerra globale e non esiste alternativa alla vittoria.
Il fianco debole del nemico è il sistema finanziario,
la cui bancarotta si concentra sulla crisi dell'euro, che si avvicina a un punto di soglia attorno alle
decisioni sul sistema bancario italiano.
La crisi delle banche italiane è in larga parte risultato dell'austerità imposta dall'UE e le sue dimensioni sono relativamente modeste, ma la legge europea - e il governo tedesco - ammette solo la soluzione del bail-in.
Messo alle strette, il governo italiano potrebbe decidere di scaricare l'euro piuttosto che commettere un suicidio politico. Anche la Germania è di fronte a una scelta per
Deutsche Bank, il cui capitale si è talmente eroso da minacciare l'insolvenza. Altre banche, come
Crédit Suisse, sono in una situazione simile. Mentre è necessaria una
riorganizzazione bancaria globale, basata sui principii della Legge Glass-Steagall, un intervento urgente su Deutsche Bank, se eseguito nel modo che Helga Zepp-LaRouche descrive qui sotto, potrebbe ribaltare la situazione.
4. In correlazione a tale analisi, vien poi svolta una focalizzazione sulla
situazione Deutsche Bank, che fornisce una
prospettiva un po' diversa, del problema delle conseguenze demenziali delle regole, a larga e insindacabile discrezionalità, imposte con l'Unione Bancaria:
La Deutsche Bank va salvata, ma a certe condizioni!
La seguente dichiarazione è stata rilasciata da Helga Zepp-LaRouche, presidente del Movimento per i Diritti Civili Solidarietà tedesco (BüSo), il 12 luglio 2016.
L'imminente rischio di bancarotta di Deutsche Bank certamente non è l'unica causa potenziale di una nuova crisi sistemica del sistema bancario transatlantico, che sarebbe di diversi ordini di grandezza più letale della crisi del 2008, ma offre una leva unica per impedire che il collasso si traduca in caos.
Dietro all'
SOS lanciato dall'economista capo di Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, per un
programma europeo di 150 miliardi di Euro per ricapitalizzare le banche, si intravede il pericolo, apertamente discusso nei media finanziari internazionali, di insolvenza dell'intero sistema bancario europeo, poggiato su una montagna di almeno 2000 miliardi di Euro di prestiti inesigibili ("NPL"). Deutsche Bank, con un totale di 55.000 miliardi di Euro di valore nozionale di contratti derivati e un fattore di leva di 40:1, che supera quello di Lehman Brothers ai tempi del suo collasso, rappresenta il tallone d'Achille più pericoloso del sistema. La metà del bilancio di Deutsche Bank, il cui titolo è crollato del 48% negli ultimi 12 mesi ed è ora solo all'8% del suo valore di picco, è fatto di derivati cosiddetti Level 3, quasi 800 miliardi di Euro di titoli senza una valutazione di mercato.
Forse molti sono rimasti sorpresi dalla proposta fatta da Lyndon LaRouche il 12 luglio, che Deutsche Bank sia salvata attraverso un'iniezione di capitale
una tantum, in ragione delle implicazioni sistemiche della sua minacciata insolvenza. Né il governo tedesco con il suo PIL di 4 bilioni di Euro, né l'Unione Europea con un PIL di 18 bilioni di Euro, sarebbero capaci di controllare l'effetto domino di una bancarotta disordinata.
L'iniezione di capitale
una tantum, ha spiegato LaRouche, è una mera misura d'emergenza che deve essere contestuale a un immediato riorientamento della banca, nel senso della sua tradizione prevalente fino al 1989, sotto la guida di Alfred Herrhausen. Per sovraintendere a questa operazione, dovrà essere istituito un comitato di gestione che verifichi la legittimità e le implicazioni delle passività, e completi il suo lavoro entro un dato periodo di tempo. Tale comitato dovrà anche redigere un nuovo
business plan, basato sulla filosofia bancaria di Herrhausen, ed esclusivamente orientato agli interessi dell'economia reale della Germania.
5. Altrettanto interessante, è il chiarimento sullo status della proposta di
reintroduzione del Glass-Stegall Act, cioè della "separazione bancaria", nell'ambito dell'attuale campagna per le elezioni presidenziali negli USA:
Presidenziali USA: il ripristino della legge Glass-Steagall incluso in entrambe le piattaforme. Dalla crisi finanziaria del 2008, gli interessi di Wall Street e della City di Londra a Washington hanno fatto ricorso a misure sempre più disperate per preservare il loro sistema in bancarotta, dal salvataggio delle banche Too Big to Fail, al Quantitative Easing, per poi arrivare al "bail-in", e ora ai tassi d'interesse negativi, con l'"
helicopter money" pronto a entrare in azione.
L'alternativa a questa follia è quella che fu proposta prima del crac del 2008 da Lyndon LaRouche, che l'aveva previsto in una videoconferenza del luglio 2007. Per porre fine all'implosione del sistema, LaRouche chiese il ritorno alla politica della separazione bancaria di Franklin Roosevelt e della legge Glass-Steagall, seguita da una cancellazione del debito impagabile, e la creazione di un sistema creditizio per l'infusione di credito pubblico all'attività produttiva fisica, a partire da massicci investimenti nelle infrastrutture.
...Il tema è tornato alla ribalta durante la campagna presidenziale americana, soprattutto quando il Senatore Bernie Sanders ha sostenuto, anche se in ritardo, il disegno di legge per la Glass-Steagall del XXI secolo presentato dalla Sen. Elizabeth Warren.
Ora la legge Glass-Steagall è entrata sia nella piattaforma democratica sia in quella repubblicana.
I democratici denunciano il "gioco d'azzardo" di Wall Street e "l'idea (tra gli speculatori) che i contribuenti continueranno a rifinanziarli".
Tuttavia la probabile candidata, Hillary Clinton, ha dichiarato spesso di non sostenere il ritorno alle regole della Glass-Steagall, e la piattaforma parla anche di "difendere ed espandere la legge Dodd-Frank," benché tale legge sia stata scritta dai banchieri Too Big to Fail, e difenda lo stesso sistema speculativo che ha portato al crac del 2008.
Quanto ai repubblicani,
nessuno sa per certo che cosa ne pensi Donald Trump. Resoconti dalla battaglia per la piattaforma indicano, come ci ha riferito un
insiderdella Georgia, che
i sostenitori di Trump insisterebbero sul ripristino della Glass-Steagall, anche se Trump stesso non si è pronunciato su questo.
Un'altra indicazione della rivolta popolare contro Wall Street, cui si è agganciato Sanders, e cui tenta di agganciarsi anche Trump, viene
dall'Illinois, lo stato di Obama e la sua base politica. Il 30 giugno il Parlamento dello Stato ha approvato una mozione che chiede al Congresso federale di adottare un programma di "ripresa americana" ripristinando le disposizioni della legge Glass-Steagall, tornando a un sistema creditizio federale e alle banche nazionali, sul modello di Alexander Hamilton, per investire nell'economia reale e nelle infrastrutture.
6. Riprendendo il tema sempre più globale del
terrorismo, sono anche valutate le rivelazioni sulla connessione tra
Arabia Saudita e attentato dell'11 settembre , e la connessa implicazione di come
fermare il terrorismo "alla fonte", almeno per quanto riguarda il suo attuale epicentro nella crisi siriana:
Il 15 luglio l'amministrazione Obama ha finalmente reso pubblico (anche se lievemente oscurato)
il capitolo di 28 pagine del rapporto originale della Commissione d'inchiesta congiunta del Congresso sull'11 settembre, poche ore prima che Capitol Hill chiudesse per le vacanze estive. Leggendo attentamente il capitolo si comprende che il congressista Thomas Massie aveva assolutamente ragione quando dichiarò che
queste informazioni avrebbero imposto un totale ripensamento su ciò che è accaduto negli ultimi 15 anni.
Contrariamente alla narrazione promossa dal Presidente Obama, dai servizi di
intelligencee dai soliti media, il livello di prove sul coinvolgimento saudita negli attacchi dell'11 settembre contenute nelle ventotto pagine va ben oltre quello noto pubblicamente. Esse dimostrano infatti che funzionari sauditi e membri della famiglia reale erano coinvolti intimamente con Al Qaeda e molti di loro avevano legami diretti coi dirottatori.
Benché l'FBI e la CIA avessero le prove dei finanziamenti sauditi ad Al Qaeda prima ancora del 2001, fu soppressa qualsiasi azione repressiva e gli investigatori furono licenziati o trasferiti per aver sollevato troppe domande.
Il Presidente Obama, James Clapper del DNI e il direttore della CIA John Brennan sostengono che le piste contenute nelle 28 pagine sono state successivamente smentite dall'inchiesta condotta dall'altra Commissione sull'11 settembre. Tuttavia, in realtà,
il direttore di tale inchiesta, Philip Zelikow, ha espressamente bloccato qualsiasi inchiesta sui sauditi, e ha perfino licenziato il membro dello
staffa cui era stato assegnato il compito di seguire la vicenda, come hanno ammesso altri membri della commissione.
Il rapporto di inchiesta congiunto sull'11 settembre fu completato e reso pubblico nel dicembre 2002, meno quelle 28 pagine che riguardavano il coinvolgimento saudita. Chiaramente, quel capitolo cruciale fu soppresso perché l'amministrazione Bush-Cheney si stava preparando per la guerra contro l'Iraq, per il cambiamento di regime contro Saddam Hussein, accusato di essere l'architetto dei mortali attacchi terroristici e di possedere un arsenale di armi di distruzione di massa. Tutte menzogne, come sappiamo ora.
È quindi urgente una nuova inchiesta dall'inizio alla fine, che indaghi su tutte le atrocità e le guerre che ne conseguirono, come la guerra in Iraq e in Libia, i tentativi di cambiamento di regime in Siria e molto di più.
La pubblicazione delle 28 pagine, che giunge pochi giorni dopo la pubblicazione del rapporto della Commissione Chilcot nel Regno Unito sulla guerra illegittima in Iraq (vedi
SAS28/16) è un colpo mortale al cuore dell'impero anglo-saudita.
È prevedibile che ora aumenti al Congresso il sostegno per l'approvazione della legge JASTA, che consente di citare in giudizio i funzionari sauditi per aver sponsorizzato il terrorismo.
Il congressista Walter Jones, che ha condotto la battaglia al Congresso per desecretare le ventotto pagine, ha espresso il suo ringraziamento e le sue congratulazioni al movimento di LaRouche per il suo ruolo chiave nell'ottenerne la pubblicazione.
Dopo la strage di Nizza dove hanno perso la vita 84 persone e molte altre sono state ferite, il governo ha espresso il proprio cordoglio e rinnovato l'impegno nella lotta contro il terrorismo, senza tuttavia attaccare le vere cause di questa barbarie, denuncia
Jacques Cheminade.
La causa principale è la complicità del governo "con le formazioni jihadiste usate per provocare la caduta del regime di Assad, elaborata dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dalla Turchia", che ora si ritorce contro la Francia.
Infatti, è noto dal 2014 che Nizza è divenuta centro di reclutamento dei guerriglieri diretti in Siria. Un rapporto della Direzione Generale per la Sicurezza Interna (DGSI) notava che
Nizza è divenuta una "città-laboratorio" per identificare e gestire la "radicalizzazione".
È da Nizza che Omar Osman, un franco-senegalese convertito all'islam, reclutò la sua brigata di 50-80 francesi, ora combattenti in Siria con il gruppo al-Nusra (ovvero al-Qaeda), dei quali il ministro degli Esteri Laurent Fabius affermò nel 2012, con un entusiasmo davvero improprio, che stavano "facendo un bel lavoro" contro Assad.
È a Nizza, inoltre, che sono stati identificati gli arrivi e le partenze di potenziali jihadisti, in viaggio come missione diplomatica saudita. Lo scorso 7 aprile il sindaco nizzardo Christian Estrosi, intervistato da Olivier Mazerolle per
RTL, ha dichiarato che
due persone nel dossier delle persone "radicalizzate" e in necessità di stretta sorveglianza, erano entrate in Francia con la copertura diplomatica saudita e che "esse hanno beneficiato di un'esenzione totale dai controlli" presso l'aeroporto internazionale di Nizza. "Sì", ha risposto il sindaco alla domanda se la polizia fosse stata costretta a proteggere i due, "e so che alcuni di loro erano sconvolti, ne parlarono e ne subirono le conseguenze".
"Il governo non può continuare a menare il can per l'aia su questo punto", dichiara Cheminade, "rischiando di trovarsi presto o tardi in un posizione simile a quella di Tony Blair", e cioè davanti a una commissione d'inchiesta o direttamente in tribunale.
"È venuto il momento di ristabilire i rapporti con Assad al fine di rifondare e ricostruire la Siria; di agire in armonia con la Russia per combattere assieme questa minaccia; di incitare con decisione gli Stati Uniti a fare altrettanto", incalza Cheminade.
Pubblicato da
Quarantotto a
12:19 Nessun commento: Link a questo post
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