Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

2016
ANTISTATALISMO E..."RIMBALZINI&AIUTINI" NELL'ERA DELLA GRANDE RIFORMA: DEUTSCHEBANG! [/paste:font]


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1. Nell'autunno del grande ricatto sulla grande riforma...
Financial Times: con il no al referendum conseguenze per la crescita dell'Italia e per l'Eurozona

...per instaurare la Grande Società internazionalizzata...
"Perché mai pochi uomini al governo dovrebbero saperne più dei molti che ogni giorno lavorano, producono, scambiano merci, servizi e moneta in tutto il mondo? E’ la candida obiezione con la quale Friederich von Hayek mise con le spalle al muro gli statalisti. E da qui prende le mosse Franco Debenedetti per bocciare senza appello l’“insana idea”.
Franco Debenedetti ha trascorso la sua carriera tra l’industria e la politica, dalla Olivetti alla Fiat a una lunga esperienza parlamentare nella sinistra politica; oggi presiede l’Istituto Bruno Leoni, il principale pensatoio liberista italiano e uno dei più stimati a livello internazionale".
Ulteriori dati biografici da Wikipedia:
Debenedetti)[2], si laurea in ingegneria al Politecnico di Torino nel 1956. Lavora inizialmente nell'azienda di famiglia, per passare poi all'Olivetti nella quale rivestirà anche le cariche di vicepresidente e amministratore delegato.
Per tre legislature è stato eletto al Senato della Repubblica, rispettivamente del 1994, 1996 e 2001 per le liste del PDS e DS, dove ha fatto parte della Commissione Industria, Commercio e Turismo.
Attualmente siede in alcuni consigli di amministrazione di società, enti e fondazioni, tra cui CIR, COFIDE, Piaggio, Fondazione Rodolfo Debenedetti, Fondazione Italia USA, Progetto Italia. È stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Ezio Tarantelli (1996) e il Premio Capalbio per l'Economia (1999). Ha pubblicato alcuni volumi tra i quali Sappia la destra (Baldini & Castoldi, 2001), Non basta dire no (Mondadori, 2002), Grazie Silvio (Mondadori, 2006).
Dal 2008, insieme con Alberto Mingardi, conduce Blue-liberisti in Red per l'emittente privata Red Tv[3]. Nel 2009 pubblica, insieme ad Antonio Pilati, il libro La guerra dei trent'anni - Politica e Televisione in Italia 1975 - 2008 (Einaudi 2009).
In occasione delle elezioni politiche italiane del 2013 non ha preso posizione nel PD, ma ha dichiarato una preferenza per il partito Fare per Fermare il Declino, guidato da Oscar Giannino[4].
Nell'ottobre 2015, insieme al fratello Carlo, è rinviato a giudizio per l'indagine sulle morti per amianto alla Olivetti: il processo di primo grado si conclude nel luglio dell'anno successivo con la condanna, identica a quella del fratello, a cinque anni e due mesi di reclusione [5].

2. I problemi nazionalistici, e proprio tra produttori di moneta (quelli che dovrebbero capire ben di più di tutti gli altri esseri umani, che vanno ottusamente a votare per eleggere governi, pensate un po', che li rappresentino!), però si manifestano ancora, chissà perché; e proprio dentro all'€uropa, modello e fine ultimo della Grande Società.
Ma vengono affrontati con grande orgoglio e dignità da parte di chi "comanda" nell'irenica paneuropa.
La Germania fa quadrato intorno al suo "miracolo" industrial-finanziario, infatti, contro tutto e contro tutti:
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E questa era la situazione a luglio...
Poi, come sapete, a settembre:
Deutsche Bank Is Asked to Pay $14 Billion to Resolve U.S. Probe Into Mortgage Securities.

3. Qualche utile chiarimento aiuta a comprendere la grande (qui tutto è "grande", in €uropa) sobrietà e serietà della pubbliche autorità tedesche:
"The financial pressure on Deutsche Bank has already spilled into German politics, stirring speculation Chancellor Angela Merkel’s government might be forced to offer support. Cryan told Bild newspaper this week that the firm doesn’t plan to raise capital and that government aid was “out of the question.” Any taxpayer-funded solution for the bank’s troubles would be Merkel’s downfall, said the leader of Germany’s biggest opposition party".
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"Quindi mentre il Monte dei Paschi di Siena ha un problema facilmente risolvibile senza che ci sia bisogno dell’intervento dello Stato o di un qualche fondo sovranazionale, Deutsche Bank no.
Le dichiarazioni del “Club Merkel” sull’argomento sono del tutto irrilevanti e servono solo a cercare di evitare altro panico sui mercati, e tuttavia il destino di Deutsche Bank è segnato.
La banca tedesca ha un enorme deficit di capitale che è dovuto a:
E non cito il problema del valore nominale dei Derivati per cui Deutsche Bank agisce come market maker, diciamo che su questo argomento concedo il beneficio del dubbio e ipotizzo che nel complesso il valore reale di esposizione di Deutsche Bank, ovvero elise le operazioni di segno opposto sia vicino allo zero e dunque non sia un pericolo".


4. Oggi, momentaneo rimbalzino del titolo DB, che non deve essere estraneo all'aspettativa dell'inevitabile intervento pubblico.
In effetti, ci sarebbe pure questo prevedibilissimo aiutino tra amici, considerata l'enorme utilità della Germania nella strategia delle elites capitaliste USA che hanno "creato" l'€uropa; dunque un aiutino, non certo inatteso per i "mejo informati":
FOLLIE DI MERCATO - LA DEUTSCHE BANK QUESTA MATTINA ERA SULL’ORLO DEL DEFAULT, E GIA’ PARTIVANO I CONFRONTI CON QUELLO DELLA LEHMAN BROTHER - POI, DOPO UNA TELEFONATA OBAMA-MERKEL, SI DIFFONDE LA VOCE CHE GLI USA RIDUCONO DA 14 A 5 I MILIARDI DI MULTA ALLA BANCA TEDESCA PER I MUTUI SUBPRIME - ED A WALL STREET IL TITOLO SCHIZZA A +6% -
Ma...un momento: il problema non è riducibile al pagamento di questa o quella somma a titolo di sanzione inflitta dalla Fed...


5. Ci aggiorna Flavio:
"Ultimo bilancio di Deutsche Bank si è chiuso con una perdita di 6,8miliardi contro un patrimonio netto tangibile di 5,8 miliardi...
Citigroup dice "fa notare che Deutsche Bank, con un “leverage ratio” del 3,4%, “appare in condizioni peggiori anche rispetto al target prefissato per la fine del 2018″ e calcola che, con spese legali di appena 2,9 miliardi di euro e in caso di successo della smobilizzazione, alla fine del 2017, della quota del 70% detenuta in Postbank, il CET 1 ratio risulta pari all’11,6% entro la fine del 2018.
Tutto ciò implica che la banca farà fronte a un buco di 3 miliardi di euro rispetto al suo target pari al 12,5%, e a un leverage ratio al 3,9%: e, dunque, a un buco di capitale di 8 miliardi di euro rispetto al target del 4,5%."
Nel mentre Soros si sfrega ampiamente.
Nessuno però menziona le uniche tre parole che servirebbero per rimettere in sesto l'economia: Glass Steagall Act. E una quarta: GALERA".

6. Insomma, per tornare all'Italia, nulla di rassicurante in ogni caso. Esito del referendum bello o brutto che sia:
"...il BundeStaat interverrà massicciamente in salvataggio e ricapitalizzazione di DB (e Commerzbank und Landesbanken varie e avariate), per non guastare la festa delle presidenziali USA; e mi pare il minimo.

Ergo, "l'ondata di vendite sui titoli bancari" attualmente in corso servirà, alla fine, solo all'accelerazione dell'insolvenza, con burden sharing, del sistema bancario italiota. Che passerà di mano, sul "residuo" rimasto dopo apposita tosatura dei risparmi dei correntisti. (Certo, a ogni rimbalzino si griderà istericamente allo scampato pericolo...per spontanea "bontà" dei mercati efficienti...).

Naturalmente, non c'è bisogno di dirlo, per l'intervento pubblico tedesco verrà ritenuta applicabile l'ipotesi di instabilità finanziaria sistemica, (p.45 direttiva BRRD) che rende "sproporzionati" gli effetti del burden sharing sui correntisti crukki: ma non altrettanto per gli effetti della crisi bancaria tedesca sul sistema italiano.
E forse è pure meglio così, si fa per dire, visto che, comunque, gli istituti devono finire in mani estere, (preferibilmente americane, ma anche franco-tedesche non guastano), e che, col pareggio di bilancio, l'intervento pubblico di ricapitalizzazione accelererebbe, per finanziarlo, lo smantellamento di pensioni e sanità (e territorio; anche se al M5S credono che sia dovuto alla corruzione e alla casta).

Ma a pensarci bene, l'occasione è talmente ghiotta che mi sa proprio che la coglieranno: troppi segnali mediatici sono in tal senso.
Naturalmente, appena passato il referenudum.
Qualunque esito abbia...."

7. E per riallacciarci all'incipit, sulla Grande Società dei vincenti (autoproclamatisi tali), che non possono perdere tempo coi perdenti, pare che i mercati globalizzati e le istituzioni internazionali, - che devono imporre il super-razionale "diritto internazionale privatizzato", in luogo del clientelare diritto nazionale, che ci si assicura, con apposite riforme costituzionali, non possa essere altro che mera esecuzione vincolata del primo-, abbiano sempre più "grandi" problemi.
Ma gli anti-statalisti neo-liberisti, non ascoltano nessuno; si sa, sono "economisti". Non si fanno impressionare da nulla:





8. Sapendo che la "domanda" non è rilevante o tutt'al più si può distruggere per sacre finalità di mantenimento della moneta unica, (salvo qualche vago ripensamento):
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e sapendo che conta solo "l'offerta", - la cui connessione con la riforma costituzionale è misteriosa quanto la correlata profezia di "crescita"- si può tranquillamente "promuovere" l'Italia in questi termini:


Pubblicato da Quarantotto a 08:36 2 commenti: Link a questo post
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giovedì 29 settembre 2016
MA COME SI FA AD ANDARE AVANTI COSI'? [/paste:font]
 
MA COME SI FA AD ANDARE AVANTI COSI'? [/paste:font]


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Citazioni memorabili di House of Cards, le frasi più belle
1. Ci siamo più volte posti delle domande di portata sistemica che, nell'attuale crisi italiana, sempre più senza vie d'uscita, assumevano la funzione di richiamo retorico sul cuore del problema: il condizionamento mediatico come mezzo di controllo sociale, contrario ad ogni evidenza fattuale e ad ogni residuo di dignità e cura dell'interesse della società italiana.
Così, ad esempio: "come mai la massa degli italiani si faccia ingannare regolarmente sempre dallo stesso meccanismo", oppure "Perché ESSI vivono?"

Ora formulerei un altro interrogativo che, a prima vista, appare espresso nel linguaggio della lamentela più popolare:
"Ma come si fa ad andare avanti così?"

2. Mi spiego: la domanda esige una precisazione che riassume, invece, una dura realtà che viene, more solito, celata nella sua integrale portata dal sistema dei media ordoliberista e €uro-addicted, e che invece presuppone un'adeguata conoscenza dei meccanismi economici e istituzionali che derivano dall'appartenenza all'€uropa. Dal sogno che si materializza in un incubo.
Riformulo perciò l'interrogativo incorporando tale precisazione:
"Come si fa ad andare avanti così se, per il solo fatto di essere italiani e costretti (dal 1978) ad appartenere alle varie forme di europa (monetaria) dal "terrorismo ideologico europeista" (L.Spaventa dixit, in Parlamento, proprio nel 1978), siamo costretti a subire il decurtamento attuale dei nostri risparmi, per via di mutamento unilaterale delle condizioni contrattuali dei nostri c/c, la molto concreta prospettiva di un incisivo prelievo fiscale patrimoniale sugli stessi, e la quasi certezza che, se non subiamo tali prelievi, perderemo del tutto tali risparmi?"




3. Alla crescente aliquota di italiani che, loro malgrado, non posseggano tali risparmi e fronteggino la prospettiva di non poterli mai avere, diciamo due cose.
La prima è che dovrebbero seriamente chiedersi quali siano le cause di ciò e non colpevolizzare se stessi, una volta riusciti a capirle, né colpevolizzare i presunti "ricchi possidenti" che tali risparmi li abbiano faticosamente accumulati (senza esportarli in conti esteri), del cui impoverimento non si avvantaggerebbero.

La seconda cosa è che, al contrario di quanto in base al livore profuso mediaticamente si induce credere, la distruzione, per via fiscale e/o per via di bail-in (burden sharing), degli altrui risparmi, non solo non li avvantaggerebbe ma, anzi, li danneggerebbe, portando ad una ovvia contrazione del PIL, come riflesso della c.d. propensione marginale al consumo dello stesso risparmio.
Il che comporta ulteriore fuoriuscita dal mercato di imprese, conseguente maggior disoccupazione e connessa ulteriore deflazione salariale: con l'aggravarsi della situazione di tutti, ma proprio tutti, gli italiani cui, sempre più, in massa, sarà precluso di poter pensare non solo di avere un decente reddito e un proporzionale risparmio, ma persino di poter far fronte ai debiti già contratti (per acquisire un'abitazione o un'automobile...o la lavatrice).

4. Se questo è il quadro, - quello dell'ital-tacchino da spennare in nome del sogno €uropeo-, una magra consolazione ci viene dal sapere che, persino sul Financial Times, si ammette, di fronte alla disperazione diffusa in elettorati sempre più "indisposti", le favole paurose non funzionano più: "...Queste favole paurose hanno contribuito alla generalizzata perdita di fiducia nella professione economica e nella sua reputazione di indipendenza di giudizio. E insieme a questa si perde anche il rispetto per le istituzioni internazionali come l’OCSE e il Fondo monetario internazionale, tutti volenterosi collaboratori nel costruire le paure anti-Brexit".

In Italia, per primi, data la situazione €uro-bancaria così impellente, - quasi quanto in Germania tra Deutschebank e, ora, anche il Landesbank sector-, abbiamo, o dovremmo avere, dunque, la impellente sensazione di non poter più andare avanti così.

5. Il che mi ricorda una semi-profezia di circa tre anni fa:

"...E ciò, vista anche l'evoluzione della situazione mondiale, che implica un progressivo cedimento della "facciata" marmorea di una governance mondiale affidata alla grande finanza, ormai irreversibilmente screditata.
In una situazione, cioè, in cui il capitalismo finanziario finisce per essere come un condannato con la "condizionale", questa sorta di "epigrafe", vale nell'orizzonte del breve periodo.
Al massimo,può ancora durare fino a quandouna probabile nuova crisi finanziaria imporrà di prendere quelle misure che dopo il 2008 non si ebbe il coraggio di attuare: limitazione della libera circolazione dei capitali e superamento del modello di banca universale e della ossessione dei "cambi fissi" (almeno).
Certo non sarà senza traumi un simile "rappel a l'ordre", ma almeno implicherà la profonda revisione della composizione della governance mondiale: ne verranno travolti e dunque ripensati, FMI, WTO e la stessa UEM.
E si dirà basta con i banchieri al potere...ovunque.
Avranno perso ogni legittimazione
anche di mera facciata, e il controllo mediatico non basterà più: come potranno i giornalisti di regime e i banchieri istituzionalizzati chiedere ancora alle masse di disoccupati e lavoratori precari, spogliati di ogni sicurezza sociale e dei loro risparmi (e prospettive di risparmio) di sopportare ancora i costi della crisi che "loro" avranno nuovamente provocato?

Nel medio-lungo periodo, dunque (quando ancora non "saremo tutti morti", si spera), questa incomprensione, o incompleta comprensione, degli effetti del neo-liberismo, porterà inevitabilmente a ripensamenti e revisioni da parte di tutti gli attori (USA in primis): tanto più traumatici per tutti, quanto più sarà ritardata l'espulsione dai processi decisionali degli attuali componenti della stessa governance "globale".
Ci sarà da divertirsi (in un senso del tutto eufemistico), perchè "alla prossima" salteranno anche "loro".


Pubblicato da Quarantotto a 06:55 24 commenti: Link a questo post
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martedì 27 settembre 2016
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QUAESTIONES D€ REFERENDI SUBTILITATIBUS (1...?) [/paste:font]


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(Il punto interrogativo nel titolo è dovuto all'incertezza sulla proseguibilità del lavoro svolto sul blog: la shadow-censura dei links permane...)
1. Cominciamo dal quesito: secondo alcuni costituzionalisti, il quesito al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe "corretto".
Ceccanti, utilizza un argomento formale-testuale: "le prassi seguite finora sui referendum che riguardano la conferma di riforme costituzionali sono chiare. Il quesito ha sempre riprodotto testualmente il titolo della legge di modifica approvata".
Ma questo costituzionalista, ordinario di diritto pubblico comparato, già senatore per il partito principale proponente della riforma:
"oltre ad essere uno tra gli ispiratori del progetto del Partito Democratico ed eletto all’Assemblea Costituente (ndr; di tale partito), è anche uno dei principali autori dello Statuto del PD...
Da sempre[3] sostenitore della necessità di riformare la Costituzione[4], prende più volte posizione a favore del sì al referendum costituzionale dichiarando, tra l'altro, agli inizi del 2016: "Dubito che l'opinione pubblica, al di là delle appartenenze politiche e culturali, voglia tenersi un sistema che ci potrebbe far ricadere nell'impasse del 2013 per la formazione del Governo e che in assenza di una Camera delle autonomie scarica i conflitti sulla Corte costituzionale. Il Presidente del Consiglio ci ha messo la faccia perché è la riforma che giustifica la prosecuzione della legislatura, ma il quesito è soprattutto su una indifferibile riforma, giusta nel merito che resterà anche dopo Renzi e che in realtà nella sua elaborazione era stata condivisa, sin dai lavori della Commissione di esperti del Governo Letta, anche dall'intero centro-destra" (sic, ex multis, il sunto di Wikipedia).

2. Più improntata a una ricostruzione problematica del quesito, in virtù della maggior distanza da propensioni politiche personali, risulta dunque la valutazione di Ainis:
"Purtroppo il vizio, se così si può dire, è all'origine. Risulta dalla tendenza ad attribuire alle leggi titoli accattivanti, con intuizioni che hanno solo un obiettivo di resa comunicativa.
I precedenti ci sono e i primi che mi vengono in mente sono il decreto definito Salva Italia o la legge sul mercato del lavoro chiamata Jobs Act. Ma anche il governo Monti si distinse con un nome particolarmente ammiccante come il decreto Crescita Italia. L'effetto, quando si passa al referendum su modifiche costituzionali, è che come in uno specchio il quesito riporta il titolo della legge...
All'origine dovevano accorgersi in parlamento anche di quale titolo andavano approvando. Non si può obiettare ora quando, purtroppo, tutto è stato fatto".
Dubitiamo, per come sono andate le votazioni nelle due camere, che qualcuno, anche volendo, potesse far notare, e formulare diversamente, la natura "comunicativa e accattivante" del titolo.

3. Però è vero che ormai quello che troverete sulla scheda elettorale è questo:

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Mentre, per fare un esempio, altrettanta verosimiglianza e "resa" di quel che i cittadini saranno chiamati a decidere, avrebbe potuto rivestirla questa versione alternativa del quesito che trovate subito sotto; che, tra l'altro, non condivido pienamente, perché fa risaltare aspetti casta-cricca-corruzione-spesa-pubblica-improduttiva-per-la-politica, e non ne emerge, invece, il punto fondamentale della riforma, cioè la €uropean connection, cioè la vera posta in gioco nel referendum:
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4. Ma il "vizio" di impostazione logico-giuridica del fronte del "no", è cosa di cui non ci si può stupire.
Fa parte di un frame sempre più radicato e inestirpabile nell'opinione di massa: scollegare la riforma costituzionale dalla questione europea, è l'altra faccia dell'atteggiamento per cui l'euro è sbagliato e porta all'austerità "cattiva", ma rimane comunque una scelta irreversibile a fronte dei presunti "costi" dell'€xit, che vengono regolarmente sovrastimati, mentre si tace sui costi, in crescita esponenziale, del rimanere nella moneta unica.
5. Come rendersi conto della €uropean connections, ve lo indico in una breve sintesi suddivisa in semplici steps:
a) prendete il testo della riforma costituzionale col raffronto del testo originario della Costituzione del 1948;

b) verificate il testo dei "nuovi" articoli artt. 55 - "Le Camere": cioè conformazione, struttura e "mission" istituzionale delle Camere- e 70 - "La formazione delle leggi": cioè procedure e contenuti generali, ma anche "tipizzati", della funzione legislativa, ripartiti per competenze tra le due "nuove" Camere; e quindi definizione delle procedure in base a cui, certe leggi, con certi contenuti, devono esserci immancabilmente, violandosi altrimenti il dettato costituzionale, sia quanto alla mission che all'oggetto deliberativo delle Camere stesse-;

c) vi accorgerete, dunque, che l'effetto aggiuntivo più eclatante, rispetto alle previsione della Costituzione del 1948 è che "la partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea" è divenuta un contenuto super-tipizzato e dunque, potere-dovere immancabile, della più importante funzione sovrana dello Stato (quella legislativa): ergo, la sovranità italiana è, per esplicito precetto costituzionale, vincolata, per sempre, ad autolimitarsi attraverso l'adesione alla stessa UE che, per logica implicazione, diviene un obbligo costituzionalizzato.

d) Non potrebbe dunque non essere, lo Stato italiano, parte dell'Unione, così com'è (dato che la previsione costituzionale non parla di alcuna iniziativa tesa alla revisione e al dinamico aggiornamento dei trattati stessi), altrimenti il parlamento, cioè il teorico massimo organo di indirizzo politico-democratico, non sarebbe in grado di adempiere al suo dovere costituzionalizzato.

ADDENDUM: sottolinerei, senza perderci troppo tempo, che se si è sentito il bisogno di questa interpolazione costituzionale su mission e configurazione contenutistica della funzione legislativa, evidentemente una ragione c'è (v. infatti il successivo n.4):


6. E, infatti, questo non può che avere riflessi sulla stessa propensione della Corte costituzionale a sindacare, con effettività e concreta comprensione della natura delle politiche che ci impone l'Unione europea, la violazione dei principi immodificabili della Costituzione (da parte dell'imposizione di tali politiche).
Queste nuove formulazioni appaiono avere una potenziale funzione omogenea a quella già avutasi con l'altra "grande" riforma imposta dall'Unione €uropea: il nuovo art.81 con il "pareggio di bilancio".
E, rispetto alla "consapevolezza" mostrata finora dalla Corte, il rischio è del tutto identico: nel costante conflitto tra tali previsioni costituzionali e i principi fondamentali che definiscono i diritti indeclinabili dei cittadini in una Repubblica fondata sul lavoro (cioè sull'obbligo statale di perseguimento di politiche economiche e fiscali di "pieno impiego"), la Corte non scorgerà alcuna esigenza di ristabilire una gerarchia", tra le fonti (dato che la Costituzione primigenia è superiore a quella derivante da revisione) nonché tra i valori storici della democrazia (norme "economiche", secondo una consolidata giurisprudenza della Corte, non sarebbero, infatti, capaci di incidere sui rapporti sociali e politici. Cioè l'ordine politico-sociale sarebbe indifferente all'assetto economico, lasciato alla insindacabile ideologia perseguita dai trattati!).

7. Concludendo (sul punto riforma & €uropa), autocito una mail inviata a un amico con cui ci dolevamo delle difficoltà "a sinistra" - incluse quindi le ragioni esposte dai comitati per il "no"- a trattare con consapevolezza e senso della realtà la questione €uropea:
Non era affatto difficile portare all'attenzione dei non-colti e dei semicolti il legame cogente della riforma con l'€uropa. Era certamente più facile rispetto a qualsiasi altro aspetto: risparmi di spesa, semplificazione istituzionale, potenziamento dell'esecutivo e "governabilità: tutti elementi su cui infatti si litiga strenuamente perché oggettivamente contraddittori nel testo.
Ed infatti: basta vedere gli artt.1 e 10 della riforma (che ne sono il clou): si costituzionalizza l'obbligo di attuare il diritto UE come mission del parlamento e sostanza immancabile della funzione legislativa.
E' probabilmente l'unico aspetto precettivo non controvertibile di tutta la riforma.
Ergo, l'adesione all'UE-M, COSI' COM'E', risponde ora a un obbligo costituzionale, dato come presupposto indefettibile (superando le "giustificazioni" imposte dell'art.11 Cost. che si tenta di bypassare definitivamente): ciò impedirà, con forza ancor più travolgente, alla Corte cost. di sindacare qualsiasi aberrazione proveniente dall'UEM e renderà il diritto UEM integralmente e incondizionatamente superiore a ogni fonte nazionale.

Ma i "nostri" per evidenziare questo aspetto assolutamente centrale della riforma, avrebbero dovuto litigare con tutto lo Stato maggiore dei costituzionalisti ventoteniani (dalla Z. di Zagrelbesky...etc).. Invece se ne sono altamente strafregati: et pour cause.
Faccio notare, cosa che rileva rispetto allo stesso Lapavitsas, che neppure in Grecia sono giunti a manipolare il testo costituzionale per rendere irreversibili l'UE e l'euro.

8. Magari, un una prossima occasione, - essendo il referendum ormai fissato per il 4 dicembre (concomitante, pensate un po', col rinnovo del voto presidenziale in Austria), e quindi non mancando il tempo a disposizione- approfondiremo la "sostanza" della legittimità costituzionale della revisione..."costituzionale".
Una riforma il cui oggetto referendario non solo è vincolato da un quesito prestabilito nella versione "accattivante e comunicativa" sopradetta, non solo ha oggetti talmente multipli e diversificati, nonché sfuggenti agli stessi elettori (come quello attinente all'€uropa), da non poter essere riassumibili in alcun modo in un unico quesito ragionevole e intelleggibile; ma una riforma che, in più, ha un contenuto e un titolo-quesito che sono anche stati prestabiliti dall'Esecutivo.
Un Esecutivo che gestirà la campagna referendaria come una prova, una vera e propria "ordalia", per la prosecuzione del suo mandato e della legittimità della maggioranza parlamentare che lo sostiene.

Pubblicato da Quarantotto a 14:45 25 commenti: Link a quest
 
(EU)GENETICA: UNA F€DE PER RIPLASMAR€ L'UOMO (PERCHE' ESSI VIVONO-2) [/paste:font]


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1. Questo è un post di "recupero" dell'interessante materiale fornito da Stopmonetaunica nei commenti al post precedente.
Ma per inquadrarne l'attualità occorre una premessa: la cinghia di trasmissione delle idee totalitarie, nel senso qui precisato (cioè non solo concettualmente, ma attivamente e istituzionalmente instauratore della "vera natura" dell'uomo), è la propensione di chi stia in cima alla gerarchia strutturale della società ad investire una parte, tutto sommato modesta, delle risorse accumulate, al fine di rendere accettabili e prevalenti tali idee presso la maggioranza degli esseri umani assoggettati (il "paradosso €uropeo" è un mero corollario localizzato e specializzato in una certa area economico-culturale, di tale principio di controllo sociale).
Questa direzione dell'investimento che potremmo definire "cultural-conservativo"ha a che vedere con l'idea, connaturata ad un certo grado di involuzione del consorzio umano, della cristallizzazione (scientificizzata o magico-religiosa) dei rapporti di forza economici comunque instauratisi in un certa fase storica.
2. Che il meccanismo sia questo, lo sanno benissimo gli analisti più accreditati sul tema, strettamente connesso, del terrorismo islamico (cit. di Alan Chouet ex capo dei servizi segreti francesi):
"Chiunque può nutrire pensieri malvagi, orribili e disgustosi. Ma questi restano dei semplici fantasmi a meno che trovino un mezzo di manifestarsi in concreto nel mondo che ci circonda. Così, per comprendere come l'ideologia che anima lo Stato islamico sia riuscita a raccogliere le risorse materiali necessarie per conquistare un territorio più vasto del Regno Unito, dobbiamo indagare più da vicino il suo contesto materiale".
Nella presente situazione, il maglio del controllo sociale basato su queste idee, già più volte evidenziate, colpisce secondo una logica sempre più evidente e apertamente dichiarata:





3. In sintesi, esiste un continuo flusso di idee deragliate dalla razionalità umana, che limiterebbe le ragioni di conflitto tra individui della stessa specie all'indispensabile e si servirebbe, normalmente, di elementi rituali abbastanza riconoscibili, capaci di stabilizzare la convivenza umana: e questo, affinché l'esistenza di ciascuno possa essere dedicata ad attività che veramente gli danno un senso, piuttosto che al doversi difendere dalla costante aggressione di altri esseri umani (divenuti in pratica dei sociopatici), agenti per finalità miopemente egoistiche.
Queste idee deragliate si diffondono per grandi filoni, capaci di plasmare il "senso comune", e si arricchiscono di corollari che sottendono tutti uno stesso messaggio: esistono individui "dominanti" cui spetta il governo, possibilmente mondiale, del consorzio umano e una moltitudine di soggetti unfit e recessivi, che non solo non possono sindacare la manifesta illogicità di queste idee, ma che vengono indotti a condividerle...o a essere "terminati" in quanto superflui.
Tutto questo ci spiega il "perché ESSI vivono".

4. Svolta questa premessa, lascio la parola all'interessante report svolto da Stopmonetaunica:
"Dall'eugenetica non solo nacque il settore della genetica, largamente finanziato dagli stessi interessi danarosi alla ricerca del controllo sociale, ma fu così anche per il settore del controllo della popolazione.
Nella letteratura ambientale e nella retorica, un concetto che gioca una parte significativa, emerso nel corso degli anni, è quello del controllo della popolazione.
La popolazione è vista come un problema ambientale, in quanto maggiore è la popolazione, più risorse essa consuma e maggiori terre occupa. All'interno di questo concetto, più persone ci sono e peggio diventa per l'ambiente. Così, i programmi volti a controllare la crescita della popolazione sono spesso concepiti sotto la lente ambientalista. Vi è in questo settore anche un elemento decisamente radicale, che vede la crescita della popolazione non semplicemente come una preoccupazione ambientale, ma che invece inquadra la gente, in generale, come un virus che deve essere eliminato se la Terra vuole sopravvivere.

4.1. Tuttavia, visto dall'elite, il controllo della popolazione riguarda più il controllo del popolo piuttosto che la salvezza dell'ambiente. Le elite sono sempre state attratte dagli studi sulla popolazione che hanno aiutato a costruire, in molti settori, la loro visione del mondo.
Le preoccupazioni sulla crescita della popolazione furono realmente prese in considerazione con Thomas Malthus alla fine del XVIII secolo.
Nel 1798, Malthus scrisse una "teoria sulla natura della povertà" e "chiese il controllo della popolazione senza vincoli morali", citando la carità come promotrice di "povertà di generazione in generazione che semplicemente non aveva alcun senso nel sistema naturale di progresso umano." Così, l'idea di carità divenne immorale. Il movimento eugenetico stesso si legò alla teoria di Malthus per quanto concerne il "rifiuto del valore dell'aiuto dei poveri."[28]
Le idee di Malthus e più tardi quelle di Herbert Spencer e Charles Darwin furono rimodellate all'interno dell'etichetta dell'ideologia d'elite di "Darwinismo Sociale", che era "l'idea che nella lotta per sopravvivere all'interno di un mondo duro, molti esseri umani erano non solo meno degni, ma erano in realtà destinati a scomparire come un rito del progresso.
La conservazione dei deboli e dei bisognosi, era, in sostanza, un atto contro natura."[29]

4.2. Questa teoria ha semplicemente giustificato l'immensa ricchezza, potere e dominio di una piccola elite sul resto dell'umanità, perché queste elite si sono sempre viste come gli unici esseri veramente intelligenti, degni di possedere tale potere e privilegio."
nwo-truthresearch: La rivoluzione tecnologica e il futuro della libertà: Parte 4
Oggi la cesoia è stata usata invece per tagliare il welfare, componente essenziale della socialdemocrazia keynesiana, ed è rimasta invece, anzi è fiorita, la carità stracciona del dare due centesimi ai poveri tanto per far vedere che si è tanto BBBUUONI...una carità che, alla luce dei fatti, non migliora per nulla la condizione di povertà in cui si trovano gran parte delle persone negli strati sociali più bassi...anzi, questa carità sembra essere una morte assistita...

4.3. "Francis Galton coniò poi il termine di "eugenetica" per descrivere questo settore emergente. I suoi seguaci credettero che il 'geneticamente inadatto' "dovrebbe essere spazzato via", usando tattiche come "la segregazione, la deportazione, la castrazione, il divieto di matrimonio, la sterilizzazione obbligatoria, l'eutanasia passiva - e in definitiva lo sterminio."[30]
La reale scienza eugenetica mancava di prove evidenti, e in definitiva Galton "sperava di rielaborare l'eugenetica come una dottrina religiosa," che doveva "essere presa come fede, senza nessuna prova."[31]
Mentre era in corso il tentativo di rietichettare "l'eugenetica", un'edizione del 1943 di Eugenical News pubblicò un articolo intitolato "L'eugenetica dopo la guerra", che citava Charles Davemport come uno dei fondatori e principali progenitori dell'eugenetica, nella sua visione "di una nuova umanità divisa in caste biologiche, con la razza superiore che controlla e schiavizza le razze che sono al suo servizio."[32]

4.4. Un articolo di Eugenical News del 1946 affermava che: "Popolazione, genetica [e] psicologia sono le tre scienze verso le quali gli eugenetisti devono guardare per l'effettivo occorrente su cui costruire una filosofia eugenetica accettabile e sviluppare e difendere proposte pratiche di eugenetica."[33]
Nel periodo post-bellico, dagli anni '50 fino ad arrivare agli anni '60, le colonie Europee, si stavano ritirando in qualità di nazioni dal "Terzo Mondo", che stava conquistando l'indipendenza politica. Questo in molti circoli rinforzò il supporto per il controllo della popolazione, perché:
"Per coloro che hanno tratto maggior beneficio dallo status quo a livello mondiale, le misure di controllo della popolazione erano un'alternativa molto più appetibile per porre fine alla povertà del Terzo Mondo o per promuovere un autentico sviluppo economico."[34]
Nel 1953, "John D. Rockefeller III convocò un gruppo di scienziati per discutere le implicazioni del drammatico cambiamento demografico. Essi si incontrarono a Williamsburg, in Virginia, sotto gli auspici dell'Accademia Nazionale delle Scienze, e dopo due giorni e mezzo convennero sulla necessità di una nuova istituzione che poteva produrre una scienza solida per orientare i governi e gli individui nell'affrontare le questioni della popolazione."[35]
Questa nuova istituzione diventò il Population Council (Consiglio sulla Popolazione). Sei dei dieci membri fondatori del Consiglio erano eugenetisti.

4.5. "Nel 2008, Matthew Connelly, professore alla Columbia University, scrisse un libro intitolato "Fatal Misconception: The Struggle to Control World Population" (Equivoco Fatale: la lotta per il controllo della popolazione mondiale), nel quale analizzava criticamente la storia del movimento per il controllo della popolazione. Egli documenta la crescita nel settore avvenuta attraverso il movimento eugenetico.
Nel 1927 uno studio sulla contraccezione finanziato da Rockefeller ricercò "qualche semplice misura che sarà disponibile per la moglie di un abitante dei quartieri poveri, di un contadino, di un operaio, anche se sordi di mente."
Nel 1935 un rappresentante disse al Consiglio di Stato Indiano che il controllo della popolazione era una necessità per le masse, aggiungendo che "Non è quello che vogliono, ma è un bene per loro". Un funzionario della sanità pubblica nell'Indocina francese disse nel 1936 che il problema con gli indigeni era che "sono nati in troppi e non ne muoiono abbastanza".[38]

La tesi generale di Connelly era di "come alcune persone abbiano lungamente cercato di ridisegnare la popolazione mondiale riducendo la fertilità degli altri."
Inoltre: Connelly esamina il controllo della popolazione come un movimento globale, transnazionale, perchè l'obiettivo dei suoi principali sostenitori e praticanti era quello di ridurre la popolazione mondiale attraverso la governance globale e spesso i governi nazionali venivano visti come un mezzo per raggiungere questo fine. Fatal Misconception è perciò un'intricata relazione del network di individui influenti, organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative e governi nazionali.[39]".

4.6. "Come riportato dal New Scientist, mentre la contraccezione e i diritti di fertilità delle donne erano in fase di espansione: "Per gran parte dell'ultimo mezzo secolo, il controllo della popolazione venne prima dei diritti umani che furono sacrificati."
Inoltre, il New Scientist scrisse che Connelly "mette a nudo gli oscuri segreti di un ethos autoritario neo-malthusiano che ha creato un programma internazionale sulla popolazione costruito attorno al controllo." Uno dei concetti orribili fu che "le politiche ufficiali che resero accettabili la distribuzione degli aiuti alimentari alle vittime di carestie solo se le donne accettavano di essere sterilizzate."[43] In una triste ironia, questo movimento dei diritti delle donne apparentemente progressista, in realtà, ebbe l'effetto di tradursi in una catastrofe umanitaria, con forti ripercussioni sulle donne dei paesi in via di sviluppo.

Nel 1969 il biologo Paul Erlich scrisse il libro, molto influente, "The Population Bomb", in cui predisse che la sovrappopolazione mondiale avrebbe causato carestie di massa già negli anni '70."[44]
Nel suo libro, egli si riferisce al genere umano come ad un "cancro" per il mondo:
"Un cancro è una moltiplicazione incontrollata di cellule, l'esplosione demografica è una moltiplicazione incontrollata di persone. Trattare solo i sintomi del cancro può rendere più confortevole la vita della vittima in un primo momento, ma alla fine essa muore - spesso orribilmente. Un destino simile attende un mondo con l'esplosione della popolazione, se vengono trattati solo i sintomi.
Dobbiamo spostare i nostri sforzi dal trattamento dei sintomi all'asportazione del cancro. L'operazione richiederà molte decisioni apparentemente brutali e senza cuore. Il dolore può essere intenso. Ma la malattia è molto avanzata di modo che solo con la chirurgia radicale il paziente ha la possibilità di sopravvivere.[45]"
nwo-truthresearch: La rivoluzione tecnologica e il futuro della libertà: Parte 4


4.7. Ma anche qui:
"Reardon documenta quindi il discredito dell'eugenetica e il viraggio verso il basso della retorica proveniente dai suoi sostenitori. Uno dei fattori, citato da Reardon, che frenò l'entusiasmo, fu l'obiettivo della sterilizzazione delle classi superiori, dovuto alla loro detronizzazione finanziaria a causa della Grande Depressione.

Reardon scrive:
"Improvvisamente, molti degli appartenenti alle classi medie e alte, che avevano precedentemente giudicato la "non idoneità" ereditaria sulle basi della povertà economica, adesso si trovarono impoveriti. Questi "nuovi poveri" temevano che la selezione della "non idoneità" potesse essere confusa. Trovandosi classificati dagli eugenetisti come "l'aristocrazia dei non adatti", temevano di poter diventare coloro a cui è applicata la sterilizzazione obbligatoria, non solo ad appannaggio del "veri inadatti". [3]

4.8. James Lovelock, un importante attivista ambientalista, recentemente ha fatto notizia con i suoi commenti su ciò che egli considera come un'imminente catastrofe ambientale.
E' interessante notare che Lovelock afferma che il mondo affronta una crisi ambientale che è in gran parte causata dalla sovrappopolazione dalla quale egli vorrebbe vedere sopravvivere "il meglio della nostra specie".[4]
Questo ci porta all'era dell'eugenetica post Seconda Guerra Mondiale.
Gli eugenetisti che mettono in conto il discredito dei principi eugenetici, adesso si affezionano a queste idee dell'ambientalismo e del controllo della popolazione in un tentativo di portare avanti l'eugenetica in una forma più velata. Adesso veniva enfatizzato il controllo Malthusiano della popolazione.

4.9. I Rockefeller e gli Osborns.
Frederick Henry Osborn (1889—1981)
Un'importante puntualizzazione da fare, quando si affrontano tali questioni, è che le stesse famiglie che in precedenza avevano finanziato e reso popolare l'eugenetica in America prima della Seconda Guerra Mondiale, nell'era post seconda guerra mondiale spostarono le loro risorse e i loro finanziamenti verso la promozione della riduzione e del controllo della popolazione.

Diverse importanti famiglie furono responsabili del finanziamento e della promozione dell'eugenetica in America, vale a dire le famiglie Rockefeller, Carnegie, Harriman e Osborn. Due famiglie, i Rockefeller e gli Osborns, furono particolarmente significative. John D. Rockefeller Sr. contribuì con una gran quantità di denaro alla costruzione del Cold Spring Harbor Laboratory nei primi anni del '900, che ospitò l'Eugenics Records Office dal 1910 al 1944. L'influenza di Rockefeller si diffuse anche all'estero in Germania, dove risiedevano il Kaiser Wilhelm Institute per la Psichiatria, e il Kaiser Wilhelm Institute per l'Eugenetica, l'Antropologia e l'Eredità Umana. Gran parte del denaro utilizzato per far funzionare queste strutture venne da Rockefeller.[5]
Questi istituti divennero i centri dei programmi eugenetici nazisti durante il regno di Adolf Hitler."etc etc...
su: nwo-truthresearch: Eugenetica e Ambientalismo: dal controllo della qualità al controllo della quantità

Pubblicato da Quarantotto a 16:24 8 commenti: Link a questo post
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DEUTSCHEBANG: SCELTE "CONSIGLIATE" TRA ELEZIONI PRESIDENZIALI E BOLLE VECCHIE E NUOVE [/paste:font]


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1. Sono cose che ben sapevamo, e da molto tempo; però che in queste ore Zerohedge senta il bisogno di ribadirlo con tanta dovizia di particolari è certamente significativo:
"Dovrebbe esserci una connessione tra gli investimenti del settore economico e i prestiti contratti per attività commerciali e industriali. Gli operatori tipicamente prendono in prestito fondi per l'acquisto di macchinari o per finanziare la realizzazione di impianti fisici.
Dal 1999 fino al 2014, questi prestiti si sono approssimativamente mossi in modo coordinato con gli investimenti delle imprese. Non soltanto la tempistica ma anche la direzione erano simili.
Ma nel 2012 le direzioni relative delle curve delle due serie hanno cominciato a divergere laddove la crescita in investimenti di impresa ha rallentato mentre i prestiti contratti decollavano.
Nel 2014-2015, tale normale relazione si è completamente scardinata.
Le imprese sono state super-caute nel fare investimenti reali, ma hanno continuato a incrementare esponenzialmente i prestiti.
I prestiti delle imprese avevano sempre seguito l'economia reale fino al 2014.
Poi, le imprese hanno cessato di investire in impianti e macchinari. Ma hanno proseguito a contrarre debiti a rotta di collo. Pare quasi che i fondi siano scomparsi in un buco nero. Ma nonostante non risultino nuovi assets tangibili a fronte dei nuovi prestiti, le banche sono state ben contente di proseguire tali affari. Come risultato, la bolla creditizia si è espansa a livelli da togliere il fiato.
A un certo punto, all'inizio del 2015, il credito (per costruzioni e impianti) cresceva al rateo annuale del 13%. Che è rallentato a una crescita solo del 9,5% attuale, mentre gli investimenti reali si sono ridotti.
Dove va questa massa di denaro in prestito?
Dovremmo ormai conoscere la risposta.
Sospinte dagli interessi nominali prossimi allo zero e dal massiccio volume di liquidità in eccesso nel sistema, le grandi imprese prendono in prestito per riacquistare le loro stesse azioni.
Gli amministratori delegati e i loro colleghi executives si concertano per garantire a se stessi consistenti premi di stock options. Quindi inducono le società a prendere fondi praticamente gratis per acquistare le azioni emesse a fronte di queste gratifiche di opzioni. Riducono così le quote di azioni in mano al pubblico e alla proprietà e spingono con ciò più in alto i prezzi delle azioni. E quando prendono il controllo delle loro stesse società, ognuno è contento perché i prezzi delle azioni salgono.
I consigli di amministrazione e le autorità di vigilanza non fanno nulla per fermare questo saccheggio, perché questo schema fraudolento appare win-win per tutti.

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Ma non lo è. E' solo un'altra gigantesca bolla, una bolla dell'ingegneria finanziaria. E' una bolla guidata dal freddo calcolo delle menti criminali degli executives della corporations americane. E' una bolla messa in atto e finanziata dalla follia di massa di banchieri centrali e investitori ignari in tutto il mondo. Ed è una bolla sospinta dalle cheerleaders di Wall Street e dalle loro cameriere nei media finanziari".

2. Ora, a voler essere "lucidi", in questo scenario, che si va di per sé aggravando, si può comprendere come il teatrino del "settlement" (accordo bonario di riduzione) sulla mega multa inflitta dal Dipartimento di Giustizia USA a Deutschebank,


un accordo da cui, in superficie, pare dipendere la tenuta dell'intero settore bancario €uropeo e, di riflesso, di tutti i mercati finanziari globali, equivalga a fumare dentro un deposito di carburanti con una perdita nelle tubature.


3. Il governo tedesco può anche decidere di non intervenire, e reagire con apparente "fermezza" nazionalistica (sì, molto nazionalistica: come si conviene sempre tra players dominanti nel liberoscambismo a concorrenzialità imperialistiche).

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Ma non può ignorare di essere prigioniero di un'opinione degli elettori che, a sua volta, è il frutto della propria stessa propaganda ordoliberista (ab origine monetarista e deflazionista).

4. Tuttavia, prima ancora che possa stabilizzarsi questa posizione politica assunta in proiezione dei suoi effetti deterrenti sull'eurozona (leggi: intervento pubblico sul settore bancario italiano), i mercati, - quegli stessi mercati che l'ordoliberismo considera i regolatori inappellabili che l'intervento pubblico deve assicurare nella loro preminenza politico-sociale-, potrebbero "intervenire" in un modo che renderebbe questa posizione comunque insostenibile. A pena di vedere un 1929 a epicentro Germania invece che Wall Street. Una situazione che costituirebbe una sorpresa per quello stesso elettorato che, ormai, è stato privato di ogni elementare strumento cognitivo per interpretare la propria situazione reale.

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Sempre Zerohedge:
"Come mostra il grafico, l'indice della Borsa tedesca è attualmente sotto il picco della tendenza rialzista post-2011 e sopra la tendenza al ribasso post-2015.
Ha in pratica toccato entrambe le linee di tendenza nel caotico trading di venerdì scorso. Possiamo attenderci che il DAX rimanga in questo "limbo" tra tendenze fino a che decide dove vuole andare in ultima analisi. E, sebbene abbiamo visto molte situazioni di false notizie dell'ultima ora, quando l'indice si muoverà decisamente in una direzione o in un'altra, crediamo che ciò possa stavolta condurre ad una direzione più sostanzialmente significativa".
5. Nota in calce non superflua: questo genere di analisi previsionali dei trend di Borsa sono cosa comune nell'informazione finanziaria. Quello che appare rilevante è che il mercato finanziario - e il sistema bancario- tedeschi siano "attenzionati" in questi termini da una fonte USA.
L'impressione è che "si voglia" che il governo tedesco faccia qualcosa...
E questo qualcosa non è certo lasciar andare la logica del mercato insita nel bail-in e nel burden sharing, con il collasso del risparmio privato tedesco già duramente "provato" dai tassi negativi conseguenti alle "mosse" della BCE. Non alla vigilia delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, situazione che, già di per sè, implica di tirare un grosso calcio al barattolo della bolla finanziaria che oggettivamente pende su Wall Street.
Ma questo "qualcosa" equivale a un colpo imparabile per la linea Merkel-Schauble-Weidman rispetto ai propri partners UEM e, più ancora, rispetto alle menzogne con cui hanno raccolto il consenso in Germania.
Pare dunque che ambienti indubbiamente influenti, da oltreoceano, siano stanchi di qualcosa che in €uropa è già andato fin troppo avanti.
Poi i tedeschi decidano quale compromesso sia meglio adottare. E non solo sulla megamulta di Deutschebank: ma non pare che abbiano molta scelta. Quantomeno sul fare i duri nell'applicare le regole dell'eurozona che loro stessi hanno imposto così spietatamente ai propri debitori....

Pubblicato da Quarantotto a 11:55 9 commenti: Link a questo post
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sabato 1 ottobre 2016
 
orizzonte 48 di cui vengono riproposti i post,,,,nn e altri che il presidente della vi sezione del consiglio di stato a roma ...luciano barra caracciolo
 
economici.itil
attualita' ottobre 4, 2016 posted by admin
Ne uccide più la penna che la spada!

Parlare di rapporti epistolari oggi sembrerebbe anacronistico .
Ci sono sicuramente altri strumenti di comunicazione più immediati e diretti, ciò non di meno “ l’epistola” continua ad avere un ruolo rilevante nella nostra vita di relazione , così come in letteratura, in politica, in economia ed in religione .
La lettera è uno strumento al contempo formale ed informale .
Consente di istituire un dialogo con chi la riceve e, se ha finalità pedagogiche, è più efficace dell’insegnamento dottrinale.
A tal uopo basti ricordare le “lettere morali a Lucilio” di Seneca o in tempi più recenti le “ lettere di Antonio Gramsci “ dal carcere .
Anche il “Vangelo” riporta innumerevoli lettere scritte dagli Apostoli.
Dalla letteratura abbiamo altri esempi, quali “La lettera semiseria di Grisostomo”, manifesto del romanticismo italiano di Giovanni Berchet o le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo ( n.d.r. della serie “vatti a fidare dei francesi”!).
Fatta questa premessa, esamineremo alcune “lettere” quasi ignote agli italiani, anche se scritte in tempi a noi più vicini da oscuri personaggi di potere, alcuni ancora in vita ed altri deceduti di recente, per valutare gli effetti che esse hanno prodotto e che produrranno sul nostro quotidiano.
Correva l’anno del signore 1981, era il dodici febbraio ed il Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta così scriveva al Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi:
“Caro Governatore,
ho da tempo maturato l’opinione che molti problemi di gestione della politica monetaria siano resi più acuti da un’insufficiente autonomia della condotta della Banca d’Italia nei confronti delle esigenze di finanziamento del Tesoro.
In particolare l’esistenza di un obbligo di acquisto residuale in sede d’asta di BOT… omissis…
E’ mia intenzione perciò riesaminare la opportunità della deliberazione del 23 gennaio 1975 del Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio… omissis…
Tale riesame dovrebbe portare ad un sistema in cui l’intervento della Banca d’Italia all’asta dei BOT sia una libera decisione della Banca stessa, e in cui l’offerta della Banca concorra, su un piano di parità con le altre, a determinarne il prezzo… omissis
Gradirei conoscere, su queste proposte, il pensiero della Banca d’Italia, sempre in quadro di rapporti di collaborazione stretti e proficui.
Con viva cordialità”.

Ma leggiamo il riscontro del Governatore Ciampi datato sei marzo 1981:
“Caro Ministro,
rispondo alla Sua (…omissis…), le cui linee di ragionamento mi trovano sostanzialmente d’accordo. A conclusioni similari ero pervenuto nel preparare la conferenza del 16 febbraio all’Associazione Nazionale di Banche e Banchieri.
Perché la politica monetaria non subisca vincoli imposti dalla dimensione e dall’andamento nel tempo del disavanzo statale è necessario che il finanziamento al Tesoro della Banca d’Italia possa essere da questo regolato in piena autonomia al fine di raggiungere gli obiettivi di controllo monetario.
…omissis…
Mi è gradita l’occasione per ricambiarle i sentimenti di viva cordialità”.

Queste due lettere, dalla stesura così garbata, anonime quasi quanto una comunicazione condominiale, avrebbero in realtà avuto una ricaduta epocale sugli italici destini.
Infatti, senza alcun dibattito sia nel Parlamento che nella società civile , si sceglieva con questo semplice scambio epistolare di spostare la ricchezza nazionale (PIL) dallo stato sociale, dallo sviluppo delle infrastrutture e dalla creazione di posti di lavoro alla remunerazione della rendita finanziaria.
Si era posto in essere il cosìddetto “divorzio” tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia.

Come riconosciuto da Andreatta successivamente, il “divorzio” nacque come “congiura aperta” tra Ministro del Tesoro e Governatore della Banca d’Italia, “nel presupposto che, a cose fatte, fosse poi troppo costoso tornare indietro”.
Dopo tale improvvida decisione, lo Stato italiano dovette collocare i titoli del debito sovrano, senza alcun intervento calmieratore della Banca d’Italia, in aste pubbliche a tassi di mercato, mentre gli altri stati europei continuarono nella aste “more solito” ovverosia con l’intervento delle rispettive banche centrali ad acquistare i titoli invenduti .
Negli anni a seguire questa condizione determinò una vera e propria esplosione della spesa per interessi passivi e quindi del deficit annuale e del debito complessivo.
Il deficit annuo rispetto al PIL, a causa della maggiore spesa per gli interessi passivi, passò dal 56,86 % del 1980 al 94,65% del 1990, fino al 105,20% del 1992. Attualmente tale rapporto è pari al 135,4%.
Questo è il motivo dell’enorme debito italiano, non di certo la corruzione o gli sprechi.
In questo modo, rendendo il sostegno alla domanda interna e quindi la creazione di nuovi posti di lavoro praticamente impossibile poiché non c’erano più le risorse per attuarle, si era cancellato di fatto un pezzo della nostra Costituzione, in particolare il Titolo III della Parte Prima (dall’art. 35 al 47). Ma ormai la politica abdicava al proprio ruolo e per contro nasceva il cosiddetto “vincolo esterno”.
Infatti tale “divorzio” pose anche le necessarie premesse per la successiva adesione all’euro ed al Trattato di Maastricht.
Secondo il pensiero dominante dell’epoca, l’adozione dell’euro avrebbe consentito il finanziamento del debito pubblico a tassi più vantaggiosi.
La cosa era sicuramente vera ma la perdita della sovranità monetaria aveva un lato oscuro che nessuno aveva evidenziato “illo tempore” se non alcuni liberi pensatori come Franco Modigliani.
Il debito italiano veniva tramutato in valuta straniera. In buona sostanza l’Italia faceva le stesse scelte dei governanti dell’Argentina che negli anni ’90 dollarizzarono il loro debito pubblico. Come è andato a finire è cosa nota.
Se prima il debito italiano era virtuale, perché definito in lire, con l’adesione all’euro diventava reale.
Da quel momento esso sarebbe stato garantito non più dallo Stato Italiani, che aveva perso lo status di prestatore di ultima istanza in uno con la sovranità monetaria, ma dal popolo italiano .
Con Maastricht poi l’indipendenza della Banca Centrale Europea divenne uno dei cardini dell’Unione Europea ed il mandato della BCE fu solamente quello di contenere l’inflazione al 2%, non di certo promuovere lo sviluppo e la crescita, cosa che ha fatto egregiamente la Federal Reserve dal 2008 ad oggi servendo il proprio paese con puntualità e tempestività.
Ma arriviamo a tempi a noi più vicini.
Correva l’anno del Signore 2011 ed era il cinque agosto, Mario Draghi e Jean-Claude Trichet, rispettivamente Governatore della Banca d’Italia e Presidente della BCE, così scrivevano al Capo del Governo, Onorevole Silvio Berlusconi:

“Caro Primo Ministro, Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori… omissis…
Nell’attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:
1. … omissis…
a) E’ necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. …omissis…
b) C’é anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione… omissis…
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti… omissis…
2.Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche… omissis…
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. …omissis… E’ possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi… omissis…
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’é l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (n.d.r. come le Province). …omissis…
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione.
Mario Draghi, Jean-Claude Trichet”.

Questa lettera, dal carattere velatamente minaccioso, contiene una vera e propria lista di “desiderata”, i così detti compiti a casa, solamente che non ci troviamo di fronte ad uno scolaretto poco diligente, ma ad un Capo di Governo, eletto democraticamente, di una nazione sovrana.
Poichè l’On. Berlusconi era uno scolare riottoso, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si affrettò a sostituirlo con allievi più diligenti, ma questa è storia recente.
Abbiamo avuto, infatti, ben tre Governi che non sono usciti dalle urne e precisamente il Governo Monti, il Governo Letta e da ultimo il Governo Renzi attualmente in carica.
Sono Governi che non hanno alcun mandato popolare e per giunta nell’ambito di un Parlamento eletto in maniera incostituzionale.
Questi Capi di Governo, dimentichi del loro ruolo istituzionale ovverossia di rappresentanti degli interessi del popolo italiano, come umili famigli o servi sciocchi, si sono affrettati a realizzare quanto richiesto da Draghi con la lettera del cinque agosto 2011, con i seguenti provvedimenti:
-abolizione delle tariffe professionali (tranne quelle notarili);
-pareggio di bilancio inserito in Costituzione;
-modifica delle pensioni (innalzamento età pensionabile, esodati etc.);
-abolizione delle provincie;
-blocco dei contratti del pubblico impiego;
-stravolgimento dello Statuto dei lavoratori con il nuovo Jobs act;
-riforma della scuola statale su modello privatistico;
-riforma costituzionale con abolizione del bicameralismo perfetto.
I risultati prodotti sull’economia italiana sono stati praticamente nulli se non deleteri. La crescita è latitante (forse + 0,8% a fine d’anno… sic…), la disoccupazione è ben lungi dal dato quasi ottimale del 2008, il rapporto debito/PIL è in costante aumento.
L’unica cosa che è diminuita, purtroppo, non è il debito pubblico ma l’attesa di vita, cosa che non avveniva in Italia dal secondo dopoguerra.
E’ proprio vero che la penna uccide più della spada!
Raffaele Salomone Megna
 

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