Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

Magno istituì molte nuove zecche, ognuna posta sotto il controllo di ricchi mercanti-banchieri, e questi sicuramente lo ricompensarono non facendogli mancare armi ed eserciti.

In corrispondenza di questo periodo storico, che aveva visto la transizione delle città-stato greche al sistema monetario basato sui metalli preziosi, con una resistenza più straordinaria del solito di Sparta con le leggi di Licurgo (che magari vedremo in un altro articolo), alcuni storici segnalano anche la "singolare iniziativa" nel V secolo a Clazomene (nel Golfo di Smirne): una piccola crisi era scoppiata perché il debito di 20 talenti di argento contratto per pagare delle truppe mercenarie aveva imposto per molti anni l'incombenza del pagamento di 4 talenti di interessi annui, senza che i clazomenei fossero riusciti ad ammortizzare tale debito. I regnanti pensarono allora di emettere 'denaro rappresentativo' in ferro del valore nominale totale di 20 talenti, che i cittadini furono obbligati a prendere in cambio delle monete di argento. L'argento così ottenuto fu usato per estinguere immediatamente il debito, e ne avanzò per essi una rendita annua di 4 talenti, precedentemente assorbita dal pagamento degli interessi sul debito, che fu usata per risarcire in pochi anni il denaro rappresentativo emesso.

Il passaggio dal sistema monetario basato su argento e oro a quello delle ricevute-denaro create dai banchieri è stata una costante nella storia dell'umanità.

Un esempio per tutti, quello del Regno di Napoli nel XVI secolo, a dimostrazione dell'instabilità intrinseca del sistema monetario basato sull'argento; a dimostrazione del fatto che, dopo la sua introduzione, una crescente carenza di metalli preziosi fosse un pericolo continuo per uno stato, e del fatto che il passaggio alla legalizzazione delle ricevute dei banchieri è una tappa obbligata in seguito alle inevitabili crisi di liquidità.

Nel Regno di Napoli, all'epoca di Filippo II di Spagna (1543-1598), c'era un'enorme fuoriuscita di fondi, sia a beneficio del Regno Papale (grazie agli istituti religiosi operanti nel Regno di Napoli), sia a beneficio di Fiorentini e Genovesi (cioè i banchieri che operavano nel Regno e inviavano i profitti alle loro terre natìe). Un'altra causa di fuoriuscita di argento era che il Regno dipendeva dall'importazione della maggior parte delle materie prime e prodotti industriali (Serra, 1994). Per ultimo, ma certo non in importanza, la madre-patria spagnola operava un ulteriore prosciugamento sul budget del Regno di Napoli, soprattutto per le guerre che finanziava senza sosta (più di 2 milioni di ducati delle finanze del regno furono inviate all'estero tra il settembre 1564 e il febbraio 1569 come pagamenti per gli eserciti, in munizioni, vitti e stipendi) (De Rosa 1987).

Queste fuoriuscite impoverivano la circolazione monetaria del Regno, che era basata sul ducato d'argento e quindi essenzialmente denaro metallico.

Come rimedio per la carenza di moneta il governo era spesso obbligato ad importare argento per coniare monete. Riscontriamo comunicazioni con carattere di estrema urgenza, come nel 1556, quando il Fiduciario della Zecca, Gio. Batt. Ravaschiero, viene spronato dal viceré a procedere “quanto prima possibile, dato l'urgente bisogno di pagare i mercanti che avevano fatto dei prestiti alla Corte" (Archivio Generale de Simanca, Visitas de Italia, fascio 348, fasc.n.7). Per inciso, indovinate un po' chi erano i Ravaschiero? Essi erano i potenti banchieri di Genova aventi una filiale in quel tempo anche a Napoli !! Cioè la zecca era sotto il controllo del banchiere privato.

Nuovi fondi erano necessari per sostenere le guerre spagnole contro olandesi e turchi e, poiché in una situazione di cattivi raccolti non era possibile incrementare il carico fiscale, terre demaniali e fortezze del Regno (come quelle di Montecorvino e Olevano nel Principato citra), dovevano essere vendute (Palermo 1846). Quando ciò non era possibile, il governo era una volta ancora obbligato a chiedere a mercanti e banchieri nuovi prestiti e, in vista dell'urgenza, ad accettare di pagare interessi fino al 15%. (Camera della Sommaria, 1576).

Nel luglio 1582, il viceré dovette riconoscere che il denaro circolante nel Regno era scarso e impose nuovamente il divieto di esportare denaro d'argento, sotto pena di severe sanzioni (Vario 1772). Eppure i provvedimenti ebbero scarso effetto, anche quando il viceré stabilì la pena di morte per coloro che effettuavano tale contrabbando. Due anni dopo, nel 1584, era chiaro che la scarsità di moneta stava compromettendo il commercio e l'economia.
Il viceré tentò un altro approccio per ottenere una certa quantità di denaro circolante. Il 27 ottobre 1594 fu stipulato un accordo con il banchiere Antonio Belmosto, che garantì il trasferimento entro 2 anni al regno di Napoli di 1 milione di scudi (in moneta sonante e in lingotti di argento), in cambio di certi benefici finanziari (De Rosa 1987).

A peggiorare e complicare il disastro economico ci furono gli errori commessi in materia monetaria: il rapporto tra valore intrinseco della moneta napoletana e valore nominale fu mantenuto alto, in un tempo in cui le altre nazioni vicine, tutti gli stati europei tra cui la Sicilia, avevano ridotto il contenuto di argento nelle loro monete (Turbolo 1626). I sovrani del Regno di Napoli, involontariamente e forse mal consigliati, avevano creato una situazione in cui era vantaggioso esportare metalli preziosi, sia in monete che in lingotti, perché il ducato aveva un valore maggiore delle valute straniere.

Assaliti dalla necessità di fornire denaro per il commercio e non potendo più continuare ad acquistare metalli preziosi da inviare alla zecca, intorno al 1570 il governo iniziò a permettere la circolazione dei certificati di credito, "fedi di credito", emesse dai Monte di Pietà che erano stati istituiti a Napoli nel 1539, autorizzando le casse dello stato ad accettarli come pagamenti delle tasse e per altri pagamenti. Poco tempo dopo, nel 1597, Girolamo Ramusio riferisce che “nel Regno di Napoli ci sono ora lettere di credito per il valore di mezzo milione di monete d'oro, che appartengono a gentlemen napoletani ed altre persone che cercano titoli nobiliari e cariche, offrendo molto denaro, alcuni di essi per acquistare tali riconoscimenti nobiliari, altri per non perderli. Questi desideri e ambizioni sono molto utili al Re, perché Sua Maestà vende il titolo di principe a 20.000 scudi, di duca a 15.000, di marchese a 10.000, e di conte a 5.000…”. (Relazioni, 1992).

Certificati di credito non erano nuovi nel Regno di Napoli. Ora però le fedi non solo erano prova di depositi (allo stesso modo dei depositi notarili), non solo esse venivano emesse come prestiti, ma soprattutto esse erano trasferibili per girata, così che esse diventavano il mezzo di scambio del popolo.

Concedendo ad un certo numero di istituzioni lo status di banche, il governo aveva raggiunto due scopi:
1) quello di rimpiazzare parte della moneta metallica del regno (che era diventata sempre più costosa a causa della necessità di importare argento) con denaro a prezzo zero per il re;
2) quello di assicurare per il regnante dei prestatori, poiché tali banche potevano dare prestiti al governo e alla città di Napoli a tassi di interesse inferiori a quelli di mercato.

Per dare a tali istituti di prestito un'autorevolezza maggiore, i regnanti gradualmente trasferirono nelle loro casse i fondi del Regno.
Un altro vantaggio era che le banche, per le transazioni tra i loro clienti, semplicemente registravano e trasferivano le cifre su acconti, cioè vigeva l'appianamento dei crediti per intermediazione bancaria (venne adottato il sistema bancario del registro a partita doppia).

Entro l'inizio del 17° secolo si era innestata una tendenza sempre maggiore contro i pagamenti in contanti, come sottolinea Marc'Antonio De Santis, "mentre in passato i banchieri consideravano un affronto il non pagare tutti quelli che si presentavano per monetizzare le ricevute”, le banche ora consideravano un grande affronto il fatto che qualcuno si presentasse da loro e domandasse di essere pagato in contanti, per lettere di credito fino a 200 scudi” (De Santis 1997).

Pietro Colletta descriverà, nel capitolo IX della Storia del Reame di Napoli (edita da G. Capponi, 1834), le vicende disastrose tra il 1791 e il 1799, quando i Napoletani scoprirono a loro spese che il volume di fedi di credito superava di gran lunga i depositi di tali istituti di credito (massa monetaria creata dunque moltiplicando riserve):
"I pubblici officii, i privati, la stessa casa del re, depositavano al banco il proprio danaro, là tenuto sicuro perché guardato o guarentito. Una carta detta fede di credito, accertava il deposito. Le fedi circolavano come danaro, nulla perdevano al cambio, guadagnavano ai tempi delle maggiori fiere del regno per il comodo e la sicurezza di portare in un foglio somme grandissime.
Milioni di ducati stavano in quelle casse. I pagamenti dei legati e molto danaro del regno si facevano per carte di banco. Il credito le sosteneva: ma il loro abuso fu svelato: le fedi già soperchiavano di decine e decine di milioni la moneta. (..) I depositari, traendo in folla ed a furia i loro crediti, fecero vóte le casse; e, trattenuti gli ultimi pagamenti, fu distrutto il prestigio della fedeltà. Essendo grande il danno perché infinite le relazioni coi banchi, divenne unanime nella popolazione il grido e lo spavento contro i reali. Il governo svergognò e punì molti uffiziali di banco per frodi vere o apposte. E non però migliorando le condizioni, e vedendo le polizze rifiutate nel commercio, comandò che valessero nelle private contrattazioni antiche o presenti: così, offendendo e nuocendo alle ragioni dell'universale.
Nacque allora nei fogli di cambio la indicazione di moneta fuori banco, la quale regge ancora, e forse, scordata la origine (perciò ne parlo) starà in eterno" (Colletta 1834).
Colletta intende dire che l'emissione di banconote da parte di privati aveva senso fin tanto che erano promesse di qualcosa, l'oro, ma oggi ci si dimentica di questa origine del denaro, di questa promessa del controvalore (eventualmente tenuta in deposito dall'emettitore), e si consente ai privati di creare masse monetarie senza contropartita o deposito alcuno, e con danno per la popolazione.

L'obiettivo era raggiunto.

Il passaggio da questi metalli preziosi al pagamento con ricevute non era né casuale né una novità. Era già avvenuto nell'antica Mesopotamia e avverrà inevitabilmente in ogni altra parte del mondo ed in ogni epoca come conseguenza delle distorsioni e stress enormi che venivano procurati naturalmente e artificialmente alle popolazioni che se ne servivano.

Era proprio per questo motivo che l'elite internazionale di mercanti-banchieri teneva tanto che fosse introdotto il sistema monetario basato sull'argento. Si contava di poter usare il suo potere destabilizzante a proprio vantaggio più e più volte nel corso della storia. Di lì il passo era breve a che i governi delle nazioni fossero costretti a far nascere la massa monetaria di interi popoli come debito verso una classe privilegiata di banchieri internazionali.

Le Banche Centrali
Storicamente si fa risalire il “baco” della creazione delle Banche centrali alla Bank of England. Essa inizierà a creare banconote, a dare prestiti, e in breve ad esercitare il solito vecchio abuso: la creazione del mezzo di pagamento, gravato di un interesse, a vantaggio di una banca privata che non aveva in deposito tutto il valore delle ricevute.

William III ed i suoi successori non s'interesseranno più della natura matematica o dell'origine dei prestiti fatti dai "banchieri riconosciuti".

La storia della civiltà, da questo punto di vista, ha visto silenziosamente sconfitti quasi tutti i 'grandi.' Anche per Napoleone fu impossibile resistere alla pressione dei poteri addetti all'emissione di denaro.

Nell'aprile del 1800 il grande generale francese permise l'istituzione della National Bank of France, una banca privata che emetteva banconote dal nulla, o meglio dal privilegio concessogli di moltiplicare riserve.

Non avrebbe Napoleone potuto decidere di far emettere il denaro dallo Stato stesso invece che da banchieri privati? La risposta la troviamo nelle sue contingenti necessità militari. Essendo un gruppo interconnesso di potenti mercanti-banchieri di diversi stati divenuti fedeli tra di loro, essi avevano guadagnato una posizione tale da poter negare, a coloro che meno rendevano loro omaggio e privilegi, sia approvvigionamenti di monete che delle armi del tempo. Un generale di un esercito si muoveva in quello che era un terreno ideale per l'affermarsi dei banchieri, la necessità di diventare forte militarmente lo obbligava a dover chiedere il loro appoggio.

Lo sapeva Napoleone cosa stava facendo istituendo (nel 1800) tra i suoi sudditi un sistema economico dove l'emissione di denaro era impacchettata e regalata ai banchieri emissari dell'elite internazionale?
Si, lo sapeva. La questione dell'emissione del denaro da parte di questi tizi non era a lui ignota, come testimoniano alcuni passaggi nelle sue Memorie:
"Quando una nazione dipende dal denaro di banchieri privati, sono questi e non i leader di governo a controllare la situazione, poiché la mano che dà sta sopra quella che prende. Il denaro non ha fazione, i finanzieri non hanno né patriottismo né decenza; il loro unico scopo è il guadagno".
Sta di fatto che egli permise ad "alcuni sostenitori del colpo di stato del 18 brumaio di fondare la National Banque of France, a cui venne concesso il monopolio privato dell'emissione di banconote francesi (Ferguson 2001).

Nel 1806 Napoleone dirà: "La Banque National non appartiene solo ai suoi azionisti; appartiene anche allo stato che le ha concesso il privilegio di creare denaro" (Crouzet 1999). Se l'elite dei banchieri avesse avuto la possibilità di rispondergli pubblicamente avrebbe gridato: "E noi ti abbiamo concesso il privilegio di diventare Napoleone I" (il 2 dicembre 1804 egli assume su proposta del senato la corona di Imperatore).
A questo punto l'imperatore, in questo dialogo semi-segreto con i banchieri, avrebbe concluso ribadendo con fermezza: "L'Etat c'est moi" (lo Stato sono io), cioè sono io come regnante a dover garantire al mio popolo la sorgente del mezzo di scambio, la moneta, e non voi!".

Ma con i creatori del denaro dal nulla Napoleone dovette convivere. Non gli fu possibile resistere alle pressioni e dunque creare una realtà che non concedesse anche in Francia il monopolio privato dell'emissione di denaro ai banchieri internazionali.

Vedere quello che hai davanti al naso richiede una lotta costante”. (George Orwell;)
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Le Banche Centrali
Storicamente si fa risalire il “baco” della creazione delle Banche centrali alla Bank of England. Essa inizierà a creare banconote, a dare prestiti, e in breve ad esercitare il solito vecchio abuso: la creazione del mezzo di pagamento, gravato di un interesse, a vantaggio di una banca privata che non aveva in deposito tutto il valore delle ricevute.

William III ed i suoi successori non s'interesseranno più della natura matematica o dell'origine dei prestiti fatti dai "banchieri riconosciuti".

La storia della civiltà, da questo punto di vista, ha visto silenziosamente sconfitti quasi tutti i 'grandi.' Anche per Napoleone fu impossibile resistere alla pressione dei poteri addetti all'emissione di denaro.

Nell'aprile del 1800 il grande generale francese permise l'istituzione della National Bank of France, una banca privata che emetteva banconote dal nulla, o meglio dal privilegio concessogli di moltiplicare riserve.

Non avrebbe Napoleone potuto decidere di far emettere il denaro dallo Stato stesso invece che da banchieri privati? La risposta la troviamo nelle sue contingenti necessità militari. Essendo un gruppo interconnesso di potenti mercanti-banchieri di diversi stati divenuti fedeli tra di loro, essi avevano guadagnato una posizione tale da poter negare, a coloro che meno rendevano loro omaggio e privilegi, sia approvvigionamenti di monete che delle armi del tempo. Un generale di un esercito si muoveva in quello che era un terreno ideale per l'affermarsi dei banchieri, la necessità di diventare forte militarmente lo obbligava a dover chiedere il loro appoggio.

Lo sapeva Napoleone cosa stava facendo istituendo (nel 1800) tra i suoi sudditi un sistema economico dove l'emissione di denaro era impacchettata e regalata ai banchieri emissari dell'elite internazionale?
Si, lo sapeva. La questione dell'emissione del denaro da parte di questi tizi non era a lui ignota, come testimoniano alcuni passaggi nelle sue Memorie:
"Quando una nazione dipende dal denaro di banchieri privati, sono questi e non i leader di governo a controllare la situazione, poiché la mano che dà sta sopra quella che prende. Il denaro non ha fazione, i finanzieri non hanno né patriottismo né decenza; il loro unico scopo è il guadagno".
Sta di fatto che egli permise ad "alcuni sostenitori del colpo di stato del 18 brumaio di fondare la National Banque of France, a cui venne concesso il monopolio privato dell'emissione di banconote francesi (Ferguson 2001).

Nel 1806 Napoleone dirà: "La Banque National non appartiene solo ai suoi azionisti; appartiene anche allo stato che le ha concesso il privilegio di creare denaro" (Crouzet 1999). Se l'elite dei banchieri avesse avuto la possibilità di rispondergli pubblicamente avrebbe gridato: "E noi ti abbiamo concesso il privilegio di diventare Napoleone I" (il 2 dicembre 1804 egli assume su proposta del senato la corona di Imperatore).
A questo punto l'imperatore, in questo dialogo semi-segreto con i banchieri, avrebbe concluso ribadendo con fermezza: "L'Etat c'est moi" (lo Stato sono io), cioè sono io come regnante a dover garantire al mio popolo la sorgente del mezzo di scambio, la moneta, e non voi!".

Ma con i creatori del denaro dal nulla Napoleone dovette convivere. Non gli fu possibile resistere alle pressioni e dunque creare una realtà che non concedesse anche in Francia il monopolio privato dell'emissione di denaro ai banchieri internazionali.

Egli comunque pretese di acquisire delle quote della Banca Nazionale (Koerner 1995), e ciò gli fu consentito anche perché portava sempre nuove riserve d'oro alla Banca stessa. Infatti nel 1803, Napoleone vendette il territorio ad ovest del Mississippi al terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, per 3 milioni di dollari in oro ("Louisiana Purchase"). Successivamente avrebbe cercato di svuotare le Banche degli stati conquistati (a volte senza successo, come testimonia il famoso l'episodio in cui scoprì che le camere di sicurezza della Bank of Amsterdam erano assolutamente vuote).
L'ombra dei banchieri internazionali fu su di lui durante tutto il periodo dell'impero (durante cui costruì e armò eserciti con somme ingenti di denaro), finanche nel 1815 quando, dopo il ritorno dall'isola d'Elba, fu un prestito della Eubard Banking House di Parigi che permise l'equipaggiamento dell'esercito napoleonico dei "100 giorni".

Goethe scrive: "La storia di Napoleone produce in me un'impressione come quella procuratami dalla lettura dell'Apocalisse nella Bibbia. Tutti noi abbiamo la sensazione che ci deve essere qualcosa di più in essa, ma non abbiamo idea di cosa sia."
Quel qualcosa così mirabilmente intuito e descritto da Goethe, e che la gran parte delle popolazioni e degli storici non sono riusciti a vedere: l'esistenza di forze internazionali molto ricche che dietro le quinte possono dare poteri enormi a regnanti ambiziosi e a favore di guerre (da Ciro il Grande ad Alessandro il Grande, a Cesare, etc. etc., vedi capitolo II), e che in cambio chiedono solo di poter controllare l'emissione di denaro.

A quel tempo c'era la dinastia dei Rothschild, banchieri internazionali, di cui Carmack (1998) scrive: "Mayer Rothschild aveva cinque figli: il primo, Amschel, rimase nella città natale Francoforte, il secondo Salomon fu spedito a Vienna, il terzo Nathan fu mandato a Londra, il quarto, Karl, si recò a Napoli, il quinto, Jakob, andò a Parigi." (v. correlati)

Le banche dei Rothschild, cooperando all'interno della famiglia e utilizzando le tecniche di riserva frazionale bancaria, diventano incredibilmente ricche, tanto che lo scrittore Ignatius Balla nel 1913 stimerà che la loro ricchezza personale ammonti ad oltre due miliardi di dollari (di allora). Già nel 1818 il segretario del principe austriaco Metternich, scrivendo dei Rothschild, affermava che "essi sono le persone più ricche d'Europa", e in effetti già allora avevano quasi completamente assunto il controllo azionario della Banca centrale d'Inghilterra. Con essi erano indebitati la Prussia, l'Austria e la Russia, avendo accettato grosse somme per armare gli eserciti contro Napoleone. Fu il giovane Nathan Rothschild (il volto dell'elite dei banchieri a Londra) a far pervenire al Duca di Wellington l'oro necessario per organizzare l'attacco di Waterloo!
Aveva ragione Napoleone, scrivendo che di queste persone non ci si poteva fidare. L'imperatore aveva, è vero, messo alcuni suoi parenti nel Consiglio della Banca di Francia, ma non aveva potuto impedire che, contemporaneamente a lui, i Rothschild finanziassero anche i suoi nemici.

In generale, coloro tra i sovrani ai quali poteva sembrare che le loro azioni e piani più sordidi fossero finalizzati al semplice gioco dell'imperialismo o del dominio di uno contro l'altro, non si rendevano conto che per il vertice della piramide di potere tutto ciò fosse funzionale al progredire del controllo monetario internazionale.

David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan bank, ha spiegato nel 1991 al Congresso di Baden Baden: “Siamo riconoscenti al Washington Post, al New York Times, al Time Magazine ed altre eccezionali riviste i cui direttori hanno partecipato alle nostre riunioni ed hanno rispettato le loro promesse di mantenere la discrezione per quasi 40 anni (sul piano "neo-liberale" di bypassare la volontà delle singole nazioni, ideando e finanziando istituti quali FMI e WTO, N.d.A.). Non ci sarebbe stato possibile sviluppare tale piano per il mondo se fossimo stati esposti alle luci dei riflettori dei mass-media e della pubblicità durante questi anni” (Bilderberger Meeting, giugno 1991).

E aggiungeva:
“Il mondo è pronto a marciare verso un governo mondiale. La sovranità sovra-nazionale di un'elite di controllo di banchieri internazionali è sicuramente molto più auspicabile della auto-determinazione nazionale praticata nei secoli scorsi”.
Più volte nella storia della civiltà, erano fioriti (quasi istantaneamente e dal nulla) potenti mercanti-banchieri, nonostante un generale stato di assenza di contanti; a Londra, Amsterdam, Venezia, Firenze, persino nell'antica Atene e nelle città-stato dei Sumeri.

L'attività dei mercanti-banchieri di Londra nel XVIII secolo sarà così descritta da Jevons: "Una piccola stanza fa da ufficio, ricevute di prestiti e debiti ammontanti in media a 20 milioni di sterline al giorno sono liquidati dagli operatori senza l'uso di un sola moneta o banconota. E di ciò il pubblico non sa nulla, si usa questo meccanismo tenendolo in assoluta segretezza". Ignoto alle masse era soprattutto il fatto che grazie a questo tipo di appianamento dei pagamenti e grazie alla confidenza del pubblico nel denaro-cambiale bancario, tali istituti venissero messi nella condizione di moltiplicare riserve.

Parte dell'articolo è tratto dal saggio The Babylonian

Vedere quello che hai davanti al naso richiede una lotta costante”. (George Orwell;)
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crisi giugno 8, 2016 posted by Mitt Dolcino
La presidenza Obama verrà connotata dalla storia in forza della più grande manipolazione dei valori finanziari a memoria d’uomo. Le dinamiche nascoste e cosa ci aspetta

Osservo come tutti l’estrema resilienza del mercato borsistico, incredibile, nonostante tutti abbiano l’impressione che non esista un domani veramente florido per il mondo occidentale le borse comunque non ne vogliono sapere di scendere. In realtà abbiamo l’economia reale, i valori macro come dicono alcuni (Credit Suisse,) che vanno in una direzione [in peggioramento] mentre i valori finanziari vanno dall’altra [ossia salgono].



A me sembra una strategia molto ben programmata, dovrei dire chapeau se non fosse che prima o poi tutti noi ne pagheremo amarissime le conseguenze.

In buona sostanza temo che, con il fine di far rieleggere un democratico alla Casa Bianca oltre che di lasciare ai posteri l’impressione di un’economia in perenne salita durante il suo mandato (falsa impressione, Obama ha ucciso di fatto il sogno americano fatto di benessere, il futuro è di impiegati a basso reddito che pagano le tasse anche per coloro che, ricchissimi, di fatto le evitano [visto che la segretaria di Warren Buffet continua a 8 anni dalle promesse prelettorali a pagare aliquote di tassazione ben maggiori del suo ricchissimo datore dia lavoro, ndr]), la corrente presidenza non abbia esitato a chiamare all’appello tutti i sodali finanziatori e finanzieri con lo scopo di far rieleggere un altro sodale (Hillary), finanzieri e finanziatori che arricchitisi a dismisura durante la sua presidenza sono comprensibilmente dem (abbiamo ad es. incredibilmente visto lo scorso mese il dem Warren Buffet sostenere i prezzi di borsa comprando azioni Apple, prima volta nella storia). A scanso di equivoci la salita attuale dei prezzi di borsa e dei bonds, a è stata giustificata livello macro dai sistematici QEs, utilissimi per evitare il default post subprime ma inutili ed anzi dannosi per la razza umana successivamente – ma utilissimi per far arricchire gli extra super ricchi globali che votano dem, ndr -. In USA anche i sassi sanno che se l’economia va male o peggio se le borse crollano la speranza di una rielezione del presidente o del partito al governo è pressochè nulla. Dunque oggi, per far rieleggere un democratico super soldale all’amministrazione Obama – H. Clinton – le borse NON devono scendere. Cosa succederà dopo Dio solo lo sa ma temo che sarà un perfetto disastro.

Oggi i fondamentali economici USA e globali sono da schifo, solo i mercati emergenti – in cui io oggi investirei a piene mani, almeno in quelli non a rischio di svolta autoritaria – sembrano aver fermato la caduta e probabilmente aver toccato il fondo. Ritengo in ogni caso di aver decifrato gli eventi con una certa dose di confidenza, ecco i risultati della mia analisi.

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In buona sostanza si sapeva che l’economia USA soffre e soffriva, da tempo. Gli occupati americani non sono veramente saliti dal 2008, sono invece scomparsi dal mercato del lavoro – perché stufi di non trovarlo – un numero sempre crescente di teste. Di conseguenza il credito è asfittico, la gente non vuole più indebitarsi anche a tassi bassissimi visto che il capitale va comunque restituito. State sulla parola, non è qui il caso di appesantire il discorso con statistiche a riprova, se volete andate a verificare guardate le splendide analisi di Bottarelli, sarebbe stupido da parte mia rielaborare quanto già fatto benissimo da altri*. Per far capire come gli USA siano in crisi riprendo solo i nove grafici by zerohedge.com twittati da Trump e tanto criticati la scorsa settimana dai Dem (Washington Post in primis), pensate che li avevo commentati già in un mio pezzo di aprile**…



Peggio, oggi stanno salendo solo gli occupati USA con stipendio basso e non quelli di qualità, da notare che è precisamente la stessa cosa che sta capitando in Italia, la ricetta è la stessa (Dem): come sempre l’Italia copia gli USA, o meglio gli USA indirizzano e l’Italia esegue, peccato che quest’anno con Obama sarà la prima volta dal dopoguerra in cui la ricetta è fatta anche per farci suicidare, lo capiremo nei prossimi 3 anni quando rischieremo anche l’integrità e soprattutto l’Unità nazionale, pochi ci hanno spiegato che la strategia basata su una EU a due velocità vuole un nord Italia con Germania e Francia ed il Meridione a fare da avamposto USA nel mediterraneo (ci guadagneranno i nostri sudisti…).

Bene, per evitare la debacle dei mercati da una parte l’attuale Amministrazione USA ha cooptato grandi banche salvate dai QEs e grandi imprese che si finanziano a tassi zero con lo scopo di spingere sui buyback azionari, con ottimi risultati, le borse stanno su con volumi bassissimi. Dall’altra si è prima fatto scendere il petrolio quando i tassi erano in discesa e la situazione relativamente florida ed ora si gettano le basi per farli risalire in futuro – dopo novembre prossimo – nel momento stesso in cui si è giunti a far capire al parco buoi che il ciclo di discesa dei tassi è finito, anche perché i tassi a zero NON sono sostenibili nel lungo termine pena il fallimento delle banche. Chiaramente la salvifica salita dell’oil avviene con tempismo perfetto, per sostenere i prezzi azionari pre-elezione USA. Parimenti, con la svalutazione del greggio si è tentato di ammazzare l’orso russo, mossa stupida che non ha fatto altro che rinsaldare la collaborazione strategica tra Cina e Russia in veste anti USA, complimenti all’amministrazione Obama (ma questa è un’altra storia).

Nelle ultime settimane infatti le borse salgono solo grazie alla recente la salita dell’oil e dei titoli collegati, il resto del mercato è asfittico. Ottima strategia, era tutto calcolato, il timing di salita e discesa è stato fantastico [della serie, non aveva senso l’oil scendesse tanto, non ha oggi alcun senso che risalga così repentinamente].

Parallelamente, il dollaro è stato mantenuto forte per non far crollare l’EU e per giustificare una grande “forza” globale degli USA in presenza di una presidenza debole – Obama non ha avuto le camere a suo favore per lungo tempo –: si deve difendere almeno l’apparenza di vera forza globale e finanziaria americana anche e soprattutto in presenza di una presidenza fallimentare…. Ora che si cambia capo in USA e che l’EU non è più un vero problema, o meglio i problemi se li dovrà risolvere il paese che ha tratto maggiori benefici – la Germania, stiamo freschi… -, il dollaro è destinato ascendere a partire dal secondo semestre 2016/fine anno. Da tempo preconizzo una discesa a valori normali, più o meno dove era due anni fa, attorno ad 1.30 sull’euro (a maggior ragione se va su Trump). Piccolo dettaglio: se il dollaro crolla l’EU si sfracella o meglio per tenerla in piedi sarà necessario davvero qualche atto “autoritario” ed in questo vedo la vittima, senza dubbio e senza esitazione nell’affermarlo, nell’Italia da depredare per tenere in piedi gli altri paesi EU in crisi con le nostre sostanze (in assenza di supporto USA l’Italia è destinata a rompersi in due o tre parti, che entreranno poi nelle sfere di influenza centro europee, fatta salva una salvifica guerra). L’impoverimento dell’Europa è un dato di fatto che gli euroburocrati [che stanno fallendo] ci stanno ben nascondendo, ormai l’Asia sta diventanddo più ricca di noi, tempo tre anni:



Piaciuto il palinsesto? Direi che sembra interessante a patto di non vivere nell’ex Balpaese, ormai ci hanno portato via anche le squadre di calcio (sogno che i tifosi di Inter e Milan capiscano un giorno di chi è la colpa di tutto questo, parlo della deindustrializzazione che ha ucciso i nostri imprenditori proprietari dei clubs a partire dal novembre 2011 costringendoli a vendere i gioielli di famiglia): in Italia le tasse sono destinate a salire all’inverosimile, scordatevi le balle di una discesa delle imposte. Una patrimoniale è già nelle carte così come il taglio certo di pensioni (e sanità) a partire da quelle più alte oltre a qualche forma di esproprio delle ricchezze della ex-classe media travestendola da giustizia o qualcosa di simile, aspettiamo tutti di vedere come vestiranno la fregatura di questa volta (nuovo catasto?).

A meno di uscire dall’euro… [i tempi non sono ancora maturi, il problema è sopravvivere nel mentre ndr]



Finchè dura… Per inciso, vedo alto il rischio di una vera svolta autoritaria in Italia nei prossimi 24/36 mesi, complice una crisi che invece di risolversi si acuirà. A meno che gli italiani siano disposti ad accettare supinamente ingiustizie in serie fino ad uno stato autoritario [finalizzato al pagamento del debito in mano a coloro che ci impongono l’austerità, che non fa altro che peggiorare la situazione, ndr] che userà – temo, encore – gli stessi strumenti dei delinquenti, l’antipasto potrebbe essere già stato servito, ad es. gli odiosi casi di quotidiana ingiustizia che vedono implicati l’Agenzia delle Entrate, cfr. Striscia la Notizia.

E ricordatevelo, se la crisi non si risolverà si innescheranno rischi reali e rilevanti per l’integrità (e l’Unità) del nostro paese fomentati dall’estero, se gli USA toglieranno la coperta protettiva all’Italia i vicini francesi e tedeschi punteranno a rompere la Penisola (per depredarla, già mi vedo proteste di piazza anche da noi, soprattutto al sud). Il nostro alleato restano solo gli UK.

Per inciso, spero di sbagliarmi. Ma non mi sbaglio, purtroppo.

Mitt Dolcino
 
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    • clearsTREAM 2: LE PIEGNE OSCURE DEL CLEARING
posted by Redazione luglio 1, 2014 Denuncie
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Al fisco la banca commerciale non paga niente per la creazione di denaro. Il denaro prestato non viene tassato né al momento della creazione e nemmeno al momento della restituzione. La giustificazione usata è che nei registri contabili della banca, insieme con l’aspettativa del rientro della massa monetaria creata dal nulla, è stata inserita un’altra voce, una voce artificiale di passivo di quella somma. Perciò la restituzione dei prestiti determinerà un pareggio con quella voce al passivo e dunque ci sarà un “nulla di fatto”. Ma i soldi rientrano e questi soldi restituiti da chi ha preso in prestito non vengono distrutti. Prima non esistevano, dopo non vengono bruciati, allora… sono rientrati in nero! Non vanno alla banca commerciale e nemmeno ai suoi azionisti. Questo è sicuro! Ma la banca nemmeno una volta ha dichiarato di bruciarli.

Di Lorenzo Acerra
VociDallaStrada

Nel libro “Soldi. Il libro nero della finanza internazionale“ (traduzione di Marco Saba, Nuovi Mondi Edizioni 2004), Denis Robert narra la scoperta di Clearstream, un’organizzazione privata fondata in Lussemburgo che aveva conti correnti per poche migliaia di potenti del mondo, con il ruolo di banca e di camera di compensazione interbancaria internazionale, I conti creati su Clearstream hanno la caratteristica di fatto che non possono essere monitorati a livello nazionale (fiscalmente, contabilmente e come eventi sottoposti alle leggi vigenti). La stessa compensazione è una valuta a sè stante: business a costo zero.
http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/clearstream-la-scatola-nera-del.html) abbiamo visto che non può essere vero il discorso filosofico che nessuno si accredita all’attivo il valore nominale della moneta che viene stampata dai popoli! Infatti la creazione di questa massa monetaria non viene seguita dalla distruzione, e poiché colui che ha preso in prestito restituisce, e poiché la banca commerciale ha un pareggio di contabilità (grazie ad una voce di passivo emessa nei bilanci contabili nello stesso momento della creazione), avremo che questi soldi rientrati non li reclama nessuno. Se questi soldi che chi ha preso in prestito restituisce non li distruggiamo e non li bruciamo al loro rientro, questi soldi a chi li stanno dando? Come per tante altre circostanze dove un business o un sopruso creano un vantaggio o un super-potere, entra in gioco la Clearstream-Connection: i volti sotto gli occhi di tutti e quelli che devono pagare le tasse simulano una perdita nei bilanci contabili e cedono quelli che sarebbero stati i loro privilegi al personaggio oscuro che tiene i conti su Clearstream.


Dunque in un certo modo dobbiamo credere al bilancio di fine anno della banca commerciale, quando ci dice che la creazione di massa monetaria gli ha creato il solo beneficio degli interessi maturati fino all’estinzione del prestito. Il denaro che ogni anno rientra dai prestiti viene accettato ma non è un incasso della banca commerciale. Ma non essendo dichiarato da nessuna parte che venga distrutto, finisce in un fondo in nero di qualcuno, vedere la presenza su Clearstream delle dinastie del signoraggio.

Nel libro del 2001 Denis Robert si è interrogato se per caso, anche grazie all’aiuto di un insider e di alcuni tabulati e microchips, non si potessero scoprire abusi e crimini finanziari. Nelle successive opere il giornalista si è posto soprattutto la domanda se il fatto di mettere sotto controllo questa camera oscura della finanza che è Clearstream non possa essere utile a cambiare il corso degli eventi del mondo.
Il libro citato risulta esaurito e fuori catalogo nell’estate 2014. Comunque era anche un po’ vecchiotto (stampato in Francia nel 2001). Quindi l’ho recentemente riassunto in un video di 20 minuti su youtube, con un’enfasi su tutti gli sviluppi successivi fino al 2011: https://www.youtube.com/watch?v=6RtDFZHNTgw

Questo video, questo articolo e quello precedente (http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/clearstream-la-scatola-nera-del.html) hanno richiesto da parte mia un’impegno non da poco, nato dalla motivazione che parlare della globalizzazione e della volatilizzazione della ricchezza solo in termini puramente filosofici non basta. Se una nazione ribelle ai soprusi della globalizzazione non si vuole semplicemente chiudere in sè stessa, si deve come prima cosa interrogare su quali camere di compensazione sta usando. Gheddafi ne voleva costruire una per i popoli africani che non li costringesse al debito perpetuo (UMA, Unione Monetaria Africana, mai decollata). L’Iran ne ha creata un’altra alternativa (Asian Clearing Union, nata nel 1974), che ha 5 o 6 aderenti. Chavez ha iniziato il SUCRE, cioè una camera di compensazione interna dei paesi del Sud America. Altre notizie sul fronte delle camere di compensazione?

Ma non è finita! Pure Germania e Cina, per superare il problema del costo delle masse monetarie hanno istituito una camera di compensazione diretta che si chiama Renminbi-Clearing. È stata pianificata tra la banca centrale cinese e la Deutsch Bundesbank (banca centrale tedesca). L’accordo è stato raggiunto in occasione della visita del presidente della Cina Xi Jinping in Germania tra il 28 e il 30 marzo 2014. È notizia invece del 31 marzo 2014 che la Cina con piacere ha accettato di Putin di creare una centrale di Clearing con la Russia. Il discorso è questo per quasi tutti gli stati del mondo: avere una grossa massa monetaria costa, perché tutta la massa monetaria è emessa a debito, dopo essere stata spolpata del valore nominale dal tipografo, e viene prestata a destra e a manca e anche ai governi.
Chi si serve di una camera di compensazione fa affari senza dover allargare la propria base monetaria per i grossi affari, quindi senza essere gravato da debiti per far carburare l’economia! Questo l’avevano capito già gli antichi e lo sfruttavano bene bene (vedi: www.anticorpi.info/2014/05/storia-della-moneta-prestito-sistema.html ). La camera di compensazione è pensata per agire molto e minimizzare la necessità di scambi e di contante.

Dunque in un modo o nell’altro bisogna iniziare a parlare di quella che abbiamo in Europa, Clearstream, le cui regole attuali forniscono ai potenti del mondo una leva di archimede per il perpetrarsi dei soprusi e delle distorsioni sugli eventi del mondo. Partecipano solo i potenti, ma diventano vittime tutti i mercati e tutti i popoli. Ma vediamo alcuni esempi ben documentati dalle fonti di Denis Robert, e soprattutto esempi a prova di querela (il francese ha superato brillantemente questa sfida: 312 procedimenti giudiziari, 62 dei quali hanno seguito l’intero corso, con Denis Robert che è passato relativamente indenne a tutto quello che aveva detto e scritto):

1. La vicenda degli ostaggi americani trattenuti in Iran all’inizio degli anni ’80. Reagan ha sempre affermato che non fu pagato alcun riscatto per la loro liberazione. Ed aveva ragione: il denaro fu pagato allo scopo di tenere prigionieri per ulteriori tre mesi gli americani dell’ambasciata, fino ad elezioni presidenziali avvenute. Una loro liberazione anticipata avrebbe favorito la rielezione di Carter a scapito di Reagan (e il suo vice Bush). Gli americani saranno liberati il 18 gennaio 1981, dopo 444 giorni di detenzione, due giorni dopo l’ordine di versamento ricevuto da un impiegato di Clearstream, Ernest Backes. Quest’ultimo si ricorda molto bene di quell’ordine perché per effettuare il trasferimento c’era bisogno di soprassedere al regolamento interno. Due suoi superiori erano assenti, così dovette rivolgersi al presidente del consiglio amministrativo della sua azienda, un certo Edmond Israel. Queste e altre deviazioni dai regolamenti e dalle leggi lussemburghesi costarono poi il posto a Lussi, che nel 2002 dovette rassegnare le dimissioni.

2. I tre libri di Denis Robert su Clearstream, i due documentari, i tre fumetti di FRANCE-info e tutti i suoi interventi in Tv, presso i giudici e presso la commissione parlamentare d’inchiesta attingono a tabulati, microchip e informazioni forniti da ben tre “gole profonde” (cioè Ernest Backes, Régis Hempel e Florian Bourges). In particolare nel suo libro del 2001 Robert si sofferma su Roberto Calvi, Michele Sindona, lo IOR, il Vaticano, lo scandalo Iran-contra, la BCCI, Gladio, la mafia, il riciclaggio, l’ONU, le organizzazioni non governative, la Bilderberg e la Trilaterale, l’Opus Dei, Saddam Hussein, massoneria, P2, ecc…
Albino Luciani, poche ore prima di essere trovato morto, disse: “Voglio che siano interrotti tutti i nostri rapporti con il Banco Ambrosiano, e ciò deve avvenire nell’immediato futuro”. Disse questo rivolto al segretario di Stato Jean Villot, e poi aggiunse: “Ci sono altri cambiamenti all’interno dello IOR che devono esser operati immediatamente. Marcinkus, Mennini, De Strobel e Monsignor De Bonis devono essere sostituti… subito! ”. Questo perché già nel 1978 persino la Banca d’Italia aveva commissionato un dossier che confermava alcuni dettagli delle accuse della gestione del Vaticano sul Banco Ambrosiano. Visto che i trasferimenti in questione avvennero attraverso Clearstream ci viene da pensare che Ernest Backes potesse essere la gola profonda già allora. Tra le tante attività del Banco Ambrosiano, un miliardo e trecento milioni di dollari erano stati investiti nel finanziamento dei regimi militari di Argentina, Uruguay e Paraguay, nell’acquisto di missili Exocet per la guerra nelle isole Falkland, per pagare tangenti ai politici e nei fondi neri pronti ad ogni evenienza.

3. All’inizio degli anni ’80, dietro la richiesta di Calvi, Sindona e di varie banche tedesche, Cedel-Clearstream passò alla fase della creazione di un sistema di conti “non pubblicati”, ovvero “conti invisibili” che non appaiono nelle liste ufficiali. Un dirigente che s’impuntò di non concedere tutte le autorizzazioni all’apertura dei conti invisibili richiesti era Gèrard Soisson. Soisson venne fuori con l’idea che almeno la Cedel accettasse di farsi controllare da un Ente Pubblico. Indovinate che fine a fatto? Gèrard Soisson è morto il 28 luglio 1983 durante una vacanza in Corsica. Il certificato medico non precisa l’origine del decesso. Si parla di “morte naturale”. Eppure Gèrard Soisson era un quarantenne sano, sportivo, cintura nera di karatè. Ma muore improvvisamente dopo aver fatto jogging mentre beve un bicchiere d’acqua al bar dell’albergo. Può capitare. Ciò che non si capisce però è perché subito dopo la morte il corpo di Gèrard Soisson sia stato stranamente eviscerato (certo è che, una volta tolte le viscere ad un corpo, diventa difficile trovare tracce di avvelenamento). Dopo la sua morte il capo di Soisson, Ernest Backes, è stato licenziato e da allora più del 50% dei conti sono diventati “non ufficiali” o “non pubblicati” (“UNPUBLISHED PARTICIPANT”).

4. Una riforma di Clearstream verso la trasparenza è stata auspicata di recente da Montebourg e Peillon, due parlamentari francesi a capo della Commissione parlamentare che ha indagato su Clearstream. Essi hanno pure parlato della necessità che non si lascino operare società di Clearing come Clearstream senza che ci sia un ente pubblico che monitori le transazioni e gli afflussi di capitale.
Montebourg (2008): “..questi ex-impiegati di Clearstream hanno pienamente comprovato che l’opacità è un problema reale… A partire dai testimoni che abbiamo ricevuto, a partire dagli elementi di prova raccolti, siamo stati indotti a scrivere nella relazione parlamentare che questa camera di compensazione che al momento è privata, dovrà essere nazionalizzata.. o in ogni caso dovrà essere messa sotto il controllo degli stati europei, in un modo organizzato da loro stessi, secondo regole prudenziali definite… riguardo alla compensazione inter-bancaria.”
Giornalista di LaTeleLibre: “Che cosa resta da fare allora? ”
Montebourg: “TUTTO resta da fare! Perché niente è cambiato! i meccanismi sono ancora lì. “
Ora siamo nel 2014, per così dire siamo diventati coscienti della situazione, perché abbiamo finalmente molte informazioni su Clearstream, cosa ci impedisce allora di rendere più trasparente il motore della tesoreria degli attivi accentrati che compaiono sui conti delle camere di compensazione?
Detto in parole più chiare, perché non poniamo Clearstream sotto il controllo di un organismo pubblico?

Il 21.06.2014 scrive Marco Saba (http://www.ilnord.it/c-3167_LA_LETTERA_DI_MARCO_SABA__SUICIDI_BANCARI_QUESTA_VOLTA_TOCCA_ALLAMMINISTRATORE_DELEGATO_DI_BANCA_SELLA):
“Proprio recentemente ho partecipato alle assemblee degli azionisti di tre primarie banche italiane [Carige, Intesa e Unicredit] denunciando la creazione di 860 miliardi “in nero”, denaro cioè che non era stato contabilizzato in bilancio a favore degli istituti. Questa pratica riguarda tutte le banche italiane e deriva dall’interpretazione erronea delle regole contabili internazionali che permettono alle banche di simulare di essere esclusivamente degli istituti di intermediazione quando invece la funzione principale che svolgono è quella della creazione di nuovo denaro ogni volta che effettuano degli impieghi.

In sostanza, quando la banca presta, crea denaro direttamente nel conto del cliente senza prima accreditarselo, il che le permette poi, quando reincassa il denaro, di pareggiare la contabilità mantenendo l’incasso come provvista extracontabile, in nero. Si tratta di denaro fantasma che ammonta a più di 1.400 miliardi di euro per il solo 2013, secondo i dati sugli impieghi di Bankitalia. Questi soldi virtuali vengono poi riciclati tramite i sistemi di compensazione interbancaria che sono gestiti dalle pochissime persone autorizzate all’interno del sistema bancario: gli addetti ai sistemi di pagamento internazionali. Sarà un caso, ma anche nella recente ondata di suicidi bancari accaduti all’estero – almeno 16 dall’inizio dell’anno – spesso si trattava di persone che avevano accesso a questi sistemi. Non si meraviglierà il lettore se sapesse che fu proprio Roberto Calvi, trovato impiccato sotto un ponte presso la City di Londra nel 1982, ad elaborare il primo sistema dei conti neri non pubblicati all’interno della CEDEL, che poi diventò la Banca Clearstream e che è uno dei tre sistemi che compongono il triangolo europeo delle Bermuda dove sparisce il denaro fantasma. Gli altri due punti d’accesso sono: Euroclear e SWIFT. Se la pista è questa, mi auguro che i prossimi banchieri facciano almeno a tempo a fare “outing”, prima di fare quella misera fine, che sia per accidente o per senso del pudore…
Magari rettificando i bilanci bancari potremmo evitare tanti altri suicidi, e non solo quelli dei banchieri, oltreché recuperare all’erario qualcosa come 400 miliardi all’anno. Chissà. Cordialmente, Marco Saba.

5. Spessissimo ci sono eventi che passano sotto gli occhi, alcuni dei quali passano anche alla storia, ma ignorando la natura di Clearstream non si ha proprio la possibilità di vedere la struttura che li ha generati o favoriti. Per esempio il 1 gennaio 2013 la finanza internazionale escluse la città papale del Vaticano dalla camera di compensazione internazionale Swift, proprio come era stato fatto con l’Iran (http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/clearstream-la-scatola-nera-del.html ). I turisti, i pellegrini non potevano più utilizzare le loro carte di credito e ancor meno utilizzare i distributori di biglietti. Ma soprattutto, lo IOR (vedi elenco Clearstream del 2001) aveva 21 conti non-pubblicati per dei suoi clienti di elite! Tutto tornò alla normalità 39 giorni dopo, con la sostituzione di Papa Ratzinger con il nuovo Papa dell’ordine dei gesuiti, Papa Francesco.
Danni stimati del black-out di 39 giorni? Inestimabili, se si considera che lo Swift è una stampella essenziale per la camera di compensazione Clearstream, nella quale i possessori dei conti IOR hanno avuto la possibilità di depositare valori centinaia di volte più elevati dei 6 miliardi di euro di attivo che compaiono nei rendiconti della banca IOR che sono sotto gli occhi di tutti.
 
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6. Tutto questo per dire che Clearstream permette di trasportare elettronicamente titoli e valori per i propri clienti, permette di detenere ricchezza, alle quali fornisce opacità e sicurezza. Sicurezza al di sopra dei governi, sicurezza dai prelievi fiscali, sicurezza di fare le cose sotto gli occhi di tutti i potenti ma lontano da occhi indiscreti.

7. Altro esempio discusso a lungo è che Clearstream abbia continuato ad accettare ordini di trasferimento per una banca russa notoriamente coinvolta in attività criminali, anche svariati mesi dopo che la banca era collassata portando perdite agli azionisti.
(http://www.thekomisarscoop.com/2002/03/clearstreamexplosive-revelations/#sthash.8YhBoCgc.dpuf)
Dice Backes: “Dalle microfiches di cui sono in possesso risulta che dopo il fallimento di Menatep, Clearstream ancora autorizzò trasferimenti dai conti di Menatep, ed erano trasferimenti di cash e non di titoli, quindi assolutamente fuori dall’ordinario e contrari allo statuto di Clearstream.”

Alla fine, su questa vicenda la coppia Denis Robert e Ernest Backes vinsero tutte le cause contro la Menatep e l’allora presidente di Clearstream, Andrè Lussi, accettò di dimettersi (seppure con una buonuscita di 8 milioni di euro!). Era stato Lussi che il 15 maggio 1997 aveva visitato a Mosca il presidente della Banca Menatep invitandolo ad aprire un conto su Cedel- Clearstream. Alla fine fu aperto un conto non-pubblicato (il numero 81738). Non avendo Menatep nessun conto pubblicato, questo violava le regole stesse che Clearstream dice di essersi data.

8. Un’ altra regola della prima ora, resa obbligatoria dalla legislatura lussemburghese, sulla quale Clearstream però ha dovuto soprassedere più volte, è quella di poter servire utenti che non fossero banche. Secondo rivelazioni uscite sulla stampa tedesca, la multinazionale Siemens ha (o aveva) fondi in nero dedicati alla corruzione di ufficiali e politici, nell’ordine di 1.3 miliardi di euro. Questo argomento è stato affrontato dalla Commissione parlamentare francese su Clearstream del 2001, dove sono stati rivelati i conti non pubblicati tenuti da Clearstream per la Siemens (http://thekomisarscoop.com/wp-content/uploads/2007/08/clearstream-list-of-siemens-accounts-2001.jpg).

9. Il problema di Clearstream è che uno non può fare controlli su quello che non sa e non ha sotto gli occhi.
Però sia il parlamento belga nel 2004 che la Commissione Europea nel 2002 hanno deciso di rigettare la proposta di alcuni parlamentari d’istituire una Commissione parlamentare per indagare su Clearstream, motivando ciò con il discorso che il Lussemburgo ha sempre “trasposto ed applicato correttamente la direttiva relativa allo sbiancamento dei capitali”.
Ora questo perlomeno appare assai strano nel quadro della persecuzione giudiziaria che lo stesso Lussemburgo ha praticato dal 2001 al 2008 nei confronti di Denis Robert, appensantendolo con una decina di procedimenti giudiziari che però hanno portato alla sua assoluzione.

10. Ricapitoliamo: delle cose ben precise sono successe sulle scrivanie di Clearstream in Lussemburgo. Strano che il Lussemburgo come stato se la prenda con il messaggero, Denis Robert, e non contro i veri responsabili!
Fatto sta per esempio che Ernest Backes movimentò denaro del Banco Ambrosiano verso il sud america e verso i paradisi fiscali, poco prima della bancarotta del Banco ambrosiano.
Dice Ernest Backes in un’intervista con “In These Times” a Neuchâtel (2002): “Nessuno nemmeno sapeva che c’era una sede del Banco Ambrosiano a Lima. Fummo io e Soissons ad instradare gli ordini di pagamento a quella e altre sedi offshore.” ( http://www.thekomisarscoop.com/2002/03/clearstreamexplosive-revelations/#sthash.8YhBoCgc.dpuf )
Shockato da questo discorso e dalla morte sospetta del collega Soissons, dopo aver lasciato la camera di compensazione Backes trovò lavoro nella Borsa del Lussemburgo e poi manager di una cooperativa di macellai. Ma iniziò a raccogliere informazioni e microchips della camera di compensazione grazie a degli amici fedeli ancora impiegati che avevano grossa fiducia in lui.

11. La pubblicazione del libro di Denis Robert incoraggiò vari altri personaggi a rivelare come Cedel/Clearstream aveva facilitato corruzione. Per esempio Joël Bûcher, ex direttore generale del ramo di Taiwan della banca Société Générale. Nell’ambito di una discussione molto sentita dai mass-media francesi Bûcher ha testimoniato che nei primi anni ’90 Cedel fu usata per veicolare molte centinaia di milioni di dollari in tangenti per facilitare il contratto della vendita di sei fregate da guerra francesi a Taiwan.
Bûcher disse alle autorità di Taipei che un terzo delle tangenti andarono a generali e politici Taiwanesi, mentre il resto furono intascate da ufficiali francesi. La giustizia di Taiwan condannò 13 ufficiali militari e 15 venditori di armi a pene tra I diciotto mesi e l’ergastolo per corruzione e uso improprio di segreti militari.

Il vero scandalo, fa notare Lucy Komisar, una giornalista sempre presente su questioni che riguardano Clearstream, è che l’azienda francese Thompson ha pagato oltre un miliardo di dollari in tangenti connesse a quella vendita di sei fregate a Taiwan e sia il vecchio governo socialista che i governi conservatori hanno rifiutato di dare ai magistrati incaricati dell’inchiesta i documenti della dogana nascondendoli dietro il segreto militare (http://www.thekomisarscoop.com/2007/10/french-finance-minister-not-sufficiently-aware-of-frigates-case/)

12. Creando Clearstream, le banche dei potenti hanno materializzato un livello dove controllarsi tra di loro, hanno creato un livello dove fare i loro comodi, incluse le azioni di distorsione su personaggi chiave della politica e sulle economie di qualunque luogo della terra. Non c’è modo che i governi o le magistrature maneggino con agilità il programma informatico usato da Clearstream (che è stato ispezionato solo in un’occasione e solo per poche ore, da Régis Hempel) e quindi non c’è modo di comprendere o limitare cosa sta succedendo. Infatti tra le altre cose, queste camere di compensazione permettono di riciclare i proventi del signoraggio primario delle banche centrali oltre che il signoraggio secondario delle altre banche tradizionali (vedi: http://vocidallastrada.blogspot.it/2014/06/clearstream-la-scatola-nera-del.html ehttp://marra.it/component/k2/item/67-il-signoraggio-primario-e-secondario-l-illiceita-del-sistema-fiscale.html).

13. Nessuno prima delle rivelazioni di Denis Robert e Ernest Backes (2001) aveva mai discusso l’esistenza delle centrali di compensazioni come Clearstream ed Euroclear (negli Stati Uniti la DTC e il CHIPS), che operano come una sorta di “notaio internazionale”. Nessuno quindi aveva mai potuto sapere del modo in cui sono organizzate al momento, che è compatibile con il loro assorbire buona parte del denaro sporco del mondo e rimetterlo in ballo, ovvero farlo accettare dalle economie di tutto il mondo.

Denis Robert annuncia il suo successo. È il 4 febbraio 2011: “Diffamazione, parti civili, etc. etc.., banche russe e banche lussemborghesi, su quel fronte ho sempre vinto in tribunale. Frontalmente contro Clearstream (una ventina di cause) ho anche vinto, soprattutto ora con questo risultato della Corte di Cassazione che mi assolve e aggiunge che ho fatto un giornalismo serio e di grande utilità sociale. A volte no, avevo perso in primo appello, per affermazioni fatte nel corso di articoli di giornale. Ma ora che con questa Corte di Cassazione posso andare in appello anche per le poche cause di diffamazione perse.
Con questa sentenza della Corte di Cassazione ora si può, certo io, ma soprattutto gli altri giornalisti, mettere il dito nei misfatti di questi strumenti bancari, come spiegato nei miei libri, Rischi di diffamazioni ora non ce ne sono più.

Prima di dare ulteriori informazioni in un ulteriore articolo, volgiamo rapidamente lo sguardo al libro di Robert del 2001, “Soldi. Il libro nero della finanza internazionale“:

– Tutte le operazioni tra gli attori del mercato finanziario (i venditori, i compratori, i banchieri) si svolgono ormai tramite un sistema elettronico fondato “sulla fiducia reciproca degli attori”, spiega Backes.
Diremo dunque che il denaro è smaterializzato. Il problema di tutti coloro che possiedono delle ricchezze è sempre quello di investirle, di convertirle in titoli: in Sicav, Sicam, in azioni, in obbligazioni. Anche questi titoli sono smaterializzati. Esistono sempre meno in supporto cartaceo. Milioni di titoli sempre più virtuali, cioè non aventi nessuna esistenza fisica- sono scambiati ogni giorno grazie alle società di clearing.

[..] Mi ci è voluto del tempo ad accettare l’idea che veramente Ernest Backes poteva essere l’uomo che mi avrebbe permesso di guardare dietro lo specchio della Borsa, nel back office del villaggio finanziario. Se, nel linguaggio finanziario, la borsa è il luogo degli scontri (front office), il clearing è quello del coordinamento (back office).

Questo mangiatore di insalata di cento chili che spesso annega i suoi racconti sotto tonnellate di particolari di cui nessuno sa i significati, possiede un tesoro, una chiave di accesso ai piccoli e ai grandi segreti del Global village, quell’universo di cifre, di tic e di codici, dove essere informati prima degli altri è il primo segno del potere. Ernest Backes, pensionato lussemburghese che maneggia frequentemente nei suoi dossier le vicende mafiose italiane e le attività di misteriose società segrete come la Bilderberg o la Trilaterale, che tira fuori dalla tasca un influentissimo venditore d’armi chiamato Henry che si suppone tutti conoscano, che connette troppo velocemente i fatti, le persone e gli avvenimenti che, per noi, non hanno nessun rapporto, non è un buon insegnante. Piuttosto è una persona non contenibile.
Ernest trae la sua forza e le sue convinzioni dalle sue ricerche. Ha capito, ad un certo punto della sua vita professionale, che lavorava sul punto cieco delle transazioni finanziarie internazionali. Ha afferrato ciò che succedeva. Ha visto ciò che nessuno intorno a lui vedeva. Deve essere un sentimento molto particolare.

La società di clearing è il luogo dell’accelerazione e della registrazione delle transazioni. Anche dell’occultamento.
Torniamo indietro di qualche decennio. Se un agente assicurativo di Chicago voleva vendere una parte del capitale della sua società ad un armatore greco, come faceva? Andava a trovare il proprio banchiere, supponiamo presso la Bank of New York, e gli affidava la missione di vendere i titoli. Quest’ultimo prendeva l’aereo per Atene, dove entrava in contatto con il banchiere dell’armatore, supponiamo presso la filiale greca dell’ABN Amro Bank. Innanzitutto il clearing ha consentito di guadagnare tempo, dunque denaro. Non c’è più bisogno di spostarsi. Oramai un organismo centrale garantisce la realtà dello scambio. Il principio di base è semplice: raggruppiamoci tra banchieri di diversi paesi, e creiamo un luogo di fiducia dove sarà registrato e avallato lo scambio bancario. A differenza di una Borsa, che comprende le diverse parti di una transazione, la società di clearing è un’infrastruttura apparentemente passiva. I titoli non cambiano posto, cambia soltanto il nome del proprietario. La società di clearing s’incarica di registrare e avallare la modifica”.
 
crisi giugno 8, 2016 posted by Mitt Dolcino
La presidenza Obama verrà connotata dalla storia in forza della più grande manipolazione dei valori finanziari a memoria d’uomo. Le dinamiche nascoste e cosa ci aspetta

Osservo come tutti l’estrema resilienza del mercato borsistico, incredibile, nonostante tutti abbiano l’impressione che non esista un domani veramente florido per il mondo occidentale le borse comunque non ne vogliono sapere di scendere. In realtà abbiamo l’economia reale, i valori macro come dicono alcuni (Credit Suisse,) che vanno in una direzione [in peggioramento] mentre i valori finanziari vanno dall’altra [ossia salgono].



A me sembra una strategia molto ben programmata, dovrei dire chapeau se non fosse che prima o poi tutti noi ne pagheremo amarissime le conseguenze.

In buona sostanza temo che, con il fine di far rieleggere un democratico alla Casa Bianca oltre che di lasciare ai posteri l’impressione di un’economia in perenne salita durante il suo mandato (falsa impressione, Obama ha ucciso di fatto il sogno americano fatto di benessere, il futuro è di impiegati a basso reddito che pagano le tasse anche per coloro che, ricchissimi, di fatto le evitano [visto che la segretaria di Warren Buffet continua a 8 anni dalle promesse prelettorali a pagare aliquote di tassazione ben maggiori del suo ricchissimo datore dia lavoro, ndr]), la corrente presidenza non abbia esitato a chiamare all’appello tutti i sodali finanziatori e finanzieri con lo scopo di far rieleggere un altro sodale (Hillary), finanzieri e finanziatori che arricchitisi a dismisura durante la sua presidenza sono comprensibilmente dem (abbiamo ad es. incredibilmente visto lo scorso mese il dem Warren Buffet sostenere i prezzi di borsa comprando azioni Apple, prima volta nella storia). A scanso di equivoci la salita attuale dei prezzi di borsa e dei bonds, a è stata giustificata livello macro dai sistematici QEs, utilissimi per evitare il default post subprime ma inutili ed anzi dannosi per la razza umana successivamente – ma utilissimi per far arricchire gli extra super ricchi globali che votano dem, ndr -. In USA anche i sassi sanno che se l’economia va male o peggio se le borse crollano la speranza di una rielezione del presidente o del partito al governo è pressochè nulla. Dunque oggi, per far rieleggere un democratico super soldale all’amministrazione Obama – H. Clinton – le borse NON devono scendere. Cosa succederà dopo Dio solo lo sa ma temo che sarà un perfetto disastro.

Oggi i fondamentali economici USA e globali sono da schifo, solo i mercati emergenti – in cui io oggi investirei a piene mani, almeno in quelli non a rischio di svolta autoritaria – sembrano aver fermato la caduta e probabilmente aver toccato il fondo. Ritengo in ogni caso di aver decifrato gli eventi con una certa dose di confidenza, ecco i risultati della mia analisi.

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In buona sostanza si sapeva che l’economia USA soffre e soffriva, da tempo. Gli occupati americani non sono veramente saliti dal 2008, sono invece scomparsi dal mercato del lavoro – perché stufi di non trovarlo – un numero sempre crescente di teste. Di conseguenza il credito è asfittico, la gente non vuole più indebitarsi anche a tassi bassissimi visto che il capitale va comunque restituito. State sulla parola, non è qui il caso di appesantire il discorso con statistiche a riprova, se volete andate a verificare guardate le splendide analisi di Bottarelli, sarebbe stupido da parte mia rielaborare quanto già fatto benissimo da altri*. Per far capire come gli USA siano in crisi riprendo solo i nove grafici by zerohedge.com twittati da Trump e tanto criticati la scorsa settimana dai Dem (Washington Post in primis), pensate che li avevo commentati già in un mio pezzo di aprile**…



Peggio, oggi stanno salendo solo gli occupati USA con stipendio basso e non quelli di qualità, da notare che è precisamente la stessa cosa che sta capitando in Italia, la ricetta è la stessa (Dem): come sempre l’Italia copia gli USA, o meglio gli USA indirizzano e l’Italia esegue, peccato che quest’anno con Obama sarà la prima volta dal dopoguerra in cui la ricetta è fatta anche per farci suicidare, lo capiremo nei prossimi 3 anni quando rischieremo anche l’integrità e soprattutto l’Unità nazionale, pochi ci hanno spiegato che la strategia basata su una EU a due velocità vuole un nord Italia con Germania e Francia ed il Meridione a fare da avamposto USA nel mediterraneo (ci guadagneranno i nostri sudisti…).

Bene, per evitare la debacle dei mercati da una parte l’attuale Amministrazione USA ha cooptato grandi banche salvate dai QEs e grandi imprese che si finanziano a tassi zero con lo scopo di spingere sui buyback azionari, con ottimi risultati, le borse stanno su con volumi bassissimi. Dall’altra si è prima fatto scendere il petrolio quando i tassi erano in discesa e la situazione relativamente florida ed ora si gettano le basi per farli risalire in futuro – dopo novembre prossimo – nel momento stesso in cui si è giunti a far capire al parco buoi che il ciclo di discesa dei tassi è finito, anche perché i tassi a zero NON sono sostenibili nel lungo termine pena il fallimento delle banche. Chiaramente la salvifica salita dell’oil avviene con tempismo perfetto, per sostenere i prezzi azionari pre-elezione USA. Parimenti, con la svalutazione del greggio si è tentato di ammazzare l’orso russo, mossa stupida che non ha fatto altro che rinsaldare la collaborazione strategica tra Cina e Russia in veste anti USA, complimenti all’amministrazione Obama (ma questa è un’altra storia).

Nelle ultime settimane infatti le borse salgono solo grazie alla recente la salita dell’oil e dei titoli collegati, il resto del mercato è asfittico. Ottima strategia, era tutto calcolato, il timing di salita e discesa è stato fantastico [della serie, non aveva senso l’oil scendesse tanto, non ha oggi alcun senso che risalga così repentinamente].

Parallelamente, il dollaro è stato mantenuto forte per non far crollare l’EU e per giustificare una grande “forza” globale degli USA in presenza di una presidenza debole – Obama non ha avuto le camere a suo favore per lungo tempo –: si deve difendere almeno l’apparenza di vera forza globale e finanziaria americana anche e soprattutto in presenza di una presidenza fallimentare…. Ora che si cambia capo in USA e che l’EU non è più un vero problema, o meglio i problemi se li dovrà risolvere il paese che ha tratto maggiori benefici – la Germania, stiamo freschi… -, il dollaro è destinato ascendere a partire dal secondo semestre 2016/fine anno. Da tempo preconizzo una discesa a valori normali, più o meno dove era due anni fa, attorno ad 1.30 sull’euro (a maggior ragione se va su Trump). Piccolo dettaglio: se il dollaro crolla l’EU si sfracella o meglio per tenerla in piedi sarà necessario davvero qualche atto “autoritario” ed in questo vedo la vittima, senza dubbio e senza esitazione nell’affermarlo, nell’Italia da depredare per tenere in piedi gli altri paesi EU in crisi con le nostre sostanze (in assenza di supporto USA l’Italia è destinata a rompersi in due o tre parti, che entreranno poi nelle sfere di influenza centro europee, fatta salva una salvifica guerra). L’impoverimento dell’Europa è un dato di fatto che gli euroburocrati [che stanno fallendo] ci stanno ben nascondendo, ormai l’Asia sta diventanddo più ricca di noi, tempo tre anni:



Piaciuto il palinsesto? Direi che sembra interessante a patto di non vivere nell’ex Balpaese, ormai ci hanno portato via anche le squadre di calcio (sogno che i tifosi di Inter e Milan capiscano un giorno di chi è la colpa di tutto questo, parlo della deindustrializzazione che ha ucciso i nostri imprenditori proprietari dei clubs a partire dal novembre 2011 costringendoli a vendere i gioielli di famiglia): in Italia le tasse sono destinate a salire all’inverosimile, scordatevi le balle di una discesa delle imposte. Una patrimoniale è già nelle carte così come il taglio certo di pensioni (e sanità) a partire da quelle più alte oltre a qualche forma di esproprio delle ricchezze della ex-classe media travestendola da giustizia o qualcosa di simile, aspettiamo tutti di vedere come vestiranno la fregatura di questa volta (nuovo catasto?).

A meno di uscire dall’euro… [i tempi non sono ancora maturi, il problema è sopravvivere nel mentre ndr]



Finchè dura… Per inciso, vedo alto il rischio di una vera svolta autoritaria in Italia nei prossimi 24/36 mesi, complice una crisi che invece di risolversi si acuirà. A meno che gli italiani siano disposti ad accettare supinamente ingiustizie in serie fino ad uno stato autoritario [finalizzato al pagamento del debito in mano a coloro che ci impongono l’austerità, che non fa altro che peggiorare la situazione, ndr] che userà – temo, encore – gli stessi strumenti dei delinquenti, l’antipasto potrebbe essere già stato servito, ad es. gli odiosi casi di quotidiana ingiustizia che vedono implicati l’Agenzia delle Entrate, cfr. Striscia la Notizia.

E ricordatevelo, se la crisi non si risolverà si innescheranno rischi reali e rilevanti per l’integrità (e l’Unità) del nostro paese fomentati dall’estero, se gli USA toglieranno la coperta protettiva all’Italia i vicini francesi e tedeschi punteranno a rompere la Penisola (per depredarla, già mi vedo proteste di piazza anche da noi, soprattutto al sud). Il nostro alleato restano solo gli UK.

Per inciso, spero di sbagliarmi. Ma non mi sbaglio, purtroppo.

Mitt Dolcino

I miei complimenti per il lavoro svolto in questi anni sul forum :bow::clap: Potrei avere qualche link su chi ha scritto queste cose, grafici tra l'altro inseriti anche sugli amici di fibonacci
 
La nuova banca centrale irachena dopo l’invasione


Come in Italia abbiamo avuto il CLN – Comitato di Liberazione Nazionale – alla fine della guerra per garantire ai vincitori il nostro controllo così l’Irak, dopo l’invasione della coalizione, ha avuto il CPA, Coalition Provisional Authority – l’Autorità Provvisoria della Coalizione – onde garantire la “indipendenza” della Banca centrale irachena, sia pur con i dovuti distinguo: il CLN non fu apparentemente imposto dall’esterno, il CPA invece lo è stato spacciatamente. Il parallelismo si fa più pertinente poi con l’imposizione del modello bancario europeo, con una BCE e BCN “indipendenti”, che da noi fu imposto dalla lettera di Andreatta che predispose il divorzio tra BC e Tesoro nel 1981 e dal successivo vincolo del trattato di Maastricht….L’esplicito formale scopo è la “indipendenza” della Banca centrale del paese, indipendente dalla politica per essere meglio e più dipendente dai banchieri privati e anonimi.

E infattinell’Ordine 18 del 7 luglio 2013dell’Autorità Provvisoria della Coalizione si legge nelle premesse che la legge bancaria della Banca centrale irachena permette il finanziamento dei ministri “il che mina il potere della BCI di controllare la crescita monetaria”, in quanto “la politica monetaria e creditizia della BCI dev’essere libera da qualsiasi interferenza governativa”

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Articolo 1

Prestiti ai ministri del governo

Gli articoli 21 e 22 della legge n. 64/1976 della Banca Centrale Irachena sono abrogati in quanto autorizzano la Banca Centrale a finanziare i ministri del governo iracheno.

Articolo 2

Controllo della politica monetaria e creditizia della BC

La BC irachena avrà la facoltà di determinare e attuare la politica monetaria e creditizia senza l’approvazione del ministero delle Finanze. Le misure dell’articolo 14 della legge bancaria sono abrogate in quanto richiedono l’approvazione del Ministero delle Finanze per le decisioni di politica monetaria e creditizia. Unicamente i membri del consiglio di amministrazione della BC irachena, funzionari della stessa e accreditati dall’Amministratore [Paul Bremer] possono decidere in merito a questioni relative alla determinazione e all’attuazione di politiche monetarie e creditizie.

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E poi la firma:

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Guerra e controllo privato della banca centrale dei paesi occupati, è il modello imperante di questo colonialismo monetario.

Nforcheri 11/6/2016
 

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