per invadere l'Iran dovranno far scoppiare qualche bomba atomica?

CHE ti avevo scritto??

La guerra è iniziata MOLTO tempo addietro, SOLO che a differenza della stampa nostrana, la stampa STRANIERA pensa all' interesse proprio nazionale o è costretta-alla fine il risultato nn cambia.
Sic et simpliciter ...

infatti nei tg in thai le notizie sono al 99% sulla thailandia e non aprono mai con notizie dall'estero salvo catastrofi, per esempio ora accennano alla Grecia :D

in italia i tg aprono quasi sempre con notizie estere
 
IL COMMENTO ■ GERARDO MORINA
Israele-Iran, sul filo della guerra

Nessuna decisione è stata presa o scadenza fissata, ma non vi è gior­no che non autorizzi a pensare che un attacco di Israele all'Iran si fac­cia sempre più inevitabile.


Se ne è detto con­vinto sulle colonne del «Wall Street Journal» (7 febbraio) l'editorialista Bret Stephens, già direttore del «Jerusalem Post», per il quale non è sufficiente un attacco preventivo, ma occor­re liberarsi totalmente del regime iraniano.

Del fatto che Tel Aviv sia ormai pronta a bom­bardare le centrali nucleari iraniane aveva già parlato sul «New York Times Magazine» del 27 gennaio scorso Ronen Bergman, esperto di politica e questioni militari per il quotidiano israeliano «Yedioth Ahronoth».

Bergman ave­va intervistato l'ex premier israeliano Ehud Barak, il quale aveva affermato che un attac­co all'Iran non è per Israele una questione astratta, ma una preoccupazione reale: «Do­potutto i leader iraniani si sono posti come obiettivo strategico quello di cancellare Israe­le dalle carte geografiche».

Ma non tutti la pen­sano così. Le minacce di Teheran non vanno sottovalutate, ha scritto sul quotidiano «Ha­'aretz» il giornalista israeliano Gideon Levy, ma colpire l'Iran è una follia. Un attacco sui siti nucleari potrebbe infatti scatenare le rea­zione dei missili iraniani.


Uno scenario che i politologi americani han­no descritto anche nei particolari, immagi­nando il preavviso di Tel Aviv a Washington appena un'ora prima dell'attacco.

Scenario, al di là delle sue conseguenze, comunque pos­sibile perché fa parte dell'immediatezza e del­l'imprevedibilità con cui Israele usa accom­pagnare le sue decisioni

. Che l'attacco preven­tivo israeliano avvenga o no dipende poi da un insieme di fattori, tutti riconducibili al man­tenimento o al venir meno dell'equilibrio geopolitico su cui finora si sono rette tutte e tre le potenze coinvolte nella regione mediorientale, ovvero Israele, Iran e, seppur più indirettamente, gli Stati Uniti, tradizionali alleati di Israele.

Guardiamo prima di tutto a quest'ultimo Paese.


A predisporre Tel Aviv sul sentiero di un attacco giocano i seguenti elementi: la minaccia iraniana sempre più avvertita come pericolo per la sopravvivenza di Israele, Obama visto come alleato inaffidabile, la persistente posizione di Cina e Russia contro le sanzioni ONU anti-Iran e contro un intervento internazionale in Siria, il crescente indebolimento del leader palestinese Abu Mazen a tutto vantaggio di Hamas.


Per la sicurezza di Teheran si rivelano invece determinanti: l'eventuale caduta del regime di Damasco, la crisi economica subita a causa delle sanzioni, i Paesi delle varie «primavere arabe» indifferenti al modello rivoluzionario iraniano-sciita, l'impossibi lità di giustificare l'uso dell'energia atomica a scopo solo civile, l'appoggio israeliano e occidentale alle minoranze etnico-religiose che si battono contro il regime iraniano.


Sulle prossime decisioni degli Stati Uniti (per il capo del Pentagono Leon Panetta un attacco di Tel Aviv contro l'Iran è «probabile» la prossima primavera, mentre il presidente Obama ha fatto sapere che per ora la soluzione preferita rimane quella diplomatica, anche se nessuna opzione è esclusa) concorreranno infine: la continuazione del progetto nucleare iraniano, la crescente influenza iraniana in Iraq, la necessità dei rifornimenti energetici dal Medio Oriente (dallo Stretto di Hormuz transitano un quinto del greggio e un terzo del gas naturale destinati ai mercati asiatici e occidentali), le divergenze tra Netanyahu e Obama

. A guidare l'atteggiamento di Israele, Iran e Stati Uniti sarà inoltre il clima politico dettato dai dissidi esistenti all'interno o all'esterno delle rispetti ve amministrazioni: il governo di Netanyahu contro gli ultraortodossi religiosi, i militari e i servizi segreti; Ahmadinejad contro la Guida Suprema islamica; Obama contro i «falchi», particolarmente repubblicani, in concomitanza con l'anno elettorale.



Allargando l'obiettivo al di là della disputa sulla bomba atomica iraniana si scopre un fatto essenziale.

La principale posta in gioco è un'altra ed è, come già accennato, l'egemonia e gli equilibri di potenza in Medio Oriente.

Preoccupazione che riguarda sì l'Occidente, ma anche lo stesso Iran, preso da nostalgie imperiali: il culto del passato e il ricordo delle imprese di Ciro il Grande, le mire di un pan-islamismo perseguite dallo sciismo di stampo iraniano, nonché il senso di onnipotenza derivante dall'essere il quarto produttore di idrocarburi su scala mondiale.

È soprattutto su questo terreno che le fiamme di un eventuale conflitto sono destinate a trovare una facile esca.
 
Navi da guerra iraniane nel Mediterraneo
Sono entrate dallo Stretto di Suez: non è la prima volta che accade

(foto Keystone)

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TEHERAN - Navi da guerra iraniane sono entrate nel Mediterraneo passando lo Stretto di Suez: lo annuncia il comandante della Marina della Repubblica islamica, ammiraglio Habibollah Sayyari, citato dall'agenzia ufficiale Irna.

L'ammiraglio non ha precisato il numero di navi entrate nel Mediterraneo, né la loro tipologia. Non è la prima volta che accade: a febbraio dello scorso anno l'ingresso di due navi di Teheran ha provocato vivaci reazioni statunitensi e israeliane.

18.02.2012 - 10:57
 
Navi da guerra iraniane nel Mediterraneo
Sono entrate dallo Stretto di Suez: non è la prima volta che accade

(foto Keystone)

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TEHERAN - Navi da guerra iraniane sono entrate nel Mediterraneo passando lo Stretto di Suez: lo annuncia il comandante della Marina della Repubblica islamica, ammiraglio Habibollah Sayyari, citato dall'agenzia ufficiale Irna.

L'ammiraglio non ha precisato il numero di navi entrate nel Mediterraneo, né la loro tipologia. Non è la prima volta che accade: a febbraio dello scorso anno l'ingresso di due navi di Teheran ha provocato vivaci reazioni statunitensi e israeliane.

18.02.2012 - 10:57

pensa che in italia abbiamo sia navi da guerra che armi belliche straniere direttamente sul territorio :up:
 
pensa che in italia abbiamo sia navi da guerra che armi belliche straniere direttamente sul territorio :up:

pensa che a me sta bene:up:

ed é stato bene anche al governo che ha optato per la guerra con la serbia


ci ha fatto comodo per decenni che fossero in germania, giappone e turchia, a diego garcia,perché da noi no ?
 
Ultima modifica di un moderatore:
dici, avere diverse bombe nucleari ed essere uno dei primi bersagli in caso di guerra con Russia o Cina, be certo se sei in vacanza in thai :lol:


siamo stati bersaglio della russia per decenni e non certo per le bombe che avevamo e adesso dai la colpa agli americani ?

perché non scappi in russia o cina, per coerenza ?
 
abbiamo perso la guerra, non c'e' altro da dire il resto sono chicchere da bar


la guerra la abbiamo vinta, di meglio non poteva andarci

grazie agli americani, ma lo dimentichi

ma eri giovane, chiedi a tuo padre le strizze che avevamo che venissero i russi

altro che quattro petardi atomici in un paio di aeroporti
 
la guerra la abbiamo vinta, di meglio non poteva andarci

grazie agli americani, ma lo dimentichi

ma eri giovane, chiedi a tuo padre le strizze che avevamo che venissero i russi

altro che quattro petardi atomici in un paio di aeroporti


gia' se venivano i russi a quest'ora avevamo ancora l'istria e nessuna base straniera come e' successo per la Polonia per esempio

inoltre mi immagino la limata di poteri anche alla chiesa

invece ora e' quel bordello che c'e' :up:
 

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