di
Viola Rita
23 FEB, 2018
I vaccini esavalenti obbligatori della GlaxoSmithKline non presentano rischi per la salute rispetto alla presenza di contaminanti inorganici, secondo una perizia realizzata dalla facoltà di Biotecnologie dell’università degli studi di Torino. La perizia è stata ordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, nell’ambito di un’inchiesta per somministrazione di farmaci imperfetti, avviata dalla magistratura torinese. Nonostante la rassicurazione dei periti le analisi hanno effettivamente identificato la presenza di tracce micro e nanoscopiche di tungsteno ed altri elementi chimici, in quantità, è bene sottolinearlo, che non sollevano alcun rischio per la salute. Ma il pm Pacileo ha disposto comunque un supplemento di indagine per capire come queste tracce microscopiche o nanoscopiche (delle dimensioni di nanoparticelle) siano arrivate nei vaccini.
L’inchiesta è stata avviata sulla base di un esposto del Codacons alla Procura, fondato sulle ricerche di due
ricercatori indipendenti su cui ci sono state diverse
polemiche in passato, Antonietta Gatti e Stefano Montanari. In base ai risultati di un loro recente
studio, pubblicato su International Journal of Vaccines and Vaccination (
rivista in generale reputata poco affidabile dagli scienziati), gli esami di laboratorio rivelavano
“una contaminazione da micro e nanoparticelle”, soprattutto di tungsteno, la cui dimensione, si legge nelle conclusioni,
“può entrare nel nucleo delle cellule e interagire col dna”.
Per questo, il Pm torinese ha richiesto una perizia agli esperti in biotecnologie dell’università di Torino, che hanno ristudiato l’argomento, confermando effettivamente la presenza di micro e nanoparticelle di tungsteno, alluminio, rame, zinco, manganese e anche piombo (quest’ultimo trascurabile). Il risultato dell’università di Torino è però diverso da quello di Gatti e Montanari, dato che gli esperti sottolineano che le tracce microscopiche o nanoscopiche di questi elementi chimici “
sono paragonabili a quelle che si riscontrano nell’acqua”, come si legge nella consulenza consegnata al pm e riportata dal
Corriere e che “
i prodotti hanno mostrato di non contenere contaminanti inorganici che possano avere un risvolto tossicologico”. Insomma, le micro e nanoparticelle di tungsteno sono sotto la soglia di rischio, secondo gli esperti di Torino.
“Questi risultati non mettono assolutamente in dubbio la sicurezza dei vaccini. Nulla di anomalo. Queste particelle si trovano un po’ ovunque, nell’acqua, negli alimenti, ad esempio in alcune carni, e in farmaci di uso comune”, ha spiegato a Wired Fabrizio Pregliasco, virologo presso il dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano.
“A chi obietta che l’assunzione di queste tracce di sostanze chimiche tramite gli alimenti ha un impatto minore rispetto a quanto avviene con l’inoculazione del vaccino, bisogna ricordare che l’iniezione avviene una volta sola, mentre gli alimenti vengono assunti quotidianamente e c’è un effetto accumulo”.
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Tungsteno nei vaccini, nessun allarme. Le particelle sotto la soglia del rischio - Wired
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