PSICOLOGIA (2 lettori)

Max Breakeven

Forumer attivo
Questo post è riservato alle considerazioni di natura psicologica attinenti all'operatività.

Riporto di seguito una mia riflessione del 25 marzo 2001, poi pubblicata anche su IO il 13 agosto 2001 e alla quale tengo molto. Alcuni di voi probabilmente la hanno già letta ...

Spero sia un utile spunto di riflessione.

Max
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C'era una volta ...

I mercati finanziari sono la sintesi estrema dei pregi e dei difetti dell'essere umano. Creatività e ottusità, coraggio e paura, buon senso e follia, pragmatismo ed improvvisazione si riflettono non solo quotidianamente ma persino ogni ora, anzi ogni secondo nell'apparentemente indistinta somma di quantità "lettera" e "denaro" che si dirige verso i singoli titoli azionari quotati nelle borse di tutto il mondo.

Dietro quei numeri si nascondono però uomini e donne che hanno storie molto diverse tra loro, pur essendo tutti accomunati dall'aver fatto delle ipotesi e quindi compiuto una precisa scelta: quella di vendere o acquistare un certo numero di azioni ad un certo prezzo.

Forse, e sottolineo forse, un tentativo anche grossolano di riassumere le caratteristiche principali di tutta questa folla di protagonisti può aiutare a capire il perché del verificarsi di andamenti di mercato altrimenti difficilmente comprensibili.

In buona sostanza, i protagonisti della nostra storia sono questi:

1. I bambini.

I bambini, è noto, credono nelle favole. Il titolo xxx è salito vertiginosamente e si diffondono le voci secondo cui l'ascesa sarà miracolosamente inarrestabile? Ecco che i bambini seguono in fila il pifferaio magico di turno comprando il biglietto, anche caro, di questo viaggio nei sogni. Il titolo xxx è invece caduto rovinosamente e aumentano le voci secondo cui si è prossimi alla fine del mondo? Ecco che tutti insieme si spaventano del lupo cattivo e, ad occhi chiusi, vendono tutto per riuscire a svegliarsi il più in fretta possibile da quest'incubo.

2. I furbi.

I furbi raccontano o costruiscono le favole. Conoscono bene i comportamenti dei bambini e ne approfittano senza scrupoli. Decidono quando iniziare il racconto e quando metterci la parola fine. Per questo sanno bene quando iniziare a comprare il titolo xxx (prima dell'inizio della fiaba e/o quando è definitivamente conclusa) e quando venderlo (normalmente a metà storia). Il loro guadagno è quindi assicurato dal prevedibile comportamento dei bambini e su questo fanno la loro fortuna finanziaria.

3. Gli adulti.

Gli adulti non credono alle favole, ma sono coscienti che nella vita può capitare di incontrare bambini e furbi. L'acquisto o la vendita del titolo xxx è quindi motivato da ragioni estremamente concrete pur nella piena consapevolezza che questo non implica necessariamente di aver effettuato le scelte giuste, ma solo che l'esito finale dipende dal verificarsi o meno di alcune precise circostanze e non da fattori contingenti.

Nelle bolle speculative è possibile riconoscere i volti di molti bambini e molti furbi. E' così che l'andamento dell'economia reale conta poco o nulla, mentre rilevantissimo è il tasso di emotività. Solo quando nei mercati finanziari aumenterà il numero di adulti si potrà ritornare a vedere nelle quotazioni dei titoli il valore reale delle imprese, la loro capacità di produrre utili e di rendere concretamente il mondo migliore.

Attenzione però perché l'uomo non vive senza sogni e quindi la storia si ripeterà ancora.

E forse è giusto così.
 

bany

Nuovo forumer
Che bello. :) Un argomento dove posso "argomentare".

Se vi va posso postare articoli tipo questo che segue (non miei, sic !) e partecipare alla discussione.

L'autore della serie più corposa e interessante è Pietro Di Palo (bravissimo psicologo professionista)che scriveva su Borsanalisi negli anni passati.

Emozioni e trading (1)
by Pietro Di Paolo


Riprendendo il discorso lasciato nei giorni scorsi, dunque, operare sul Mercato in situazione di "assenza emotiva" è, a mio parere impossibile. Le emozioni, così come il pensiero e le azioni, contribuiscono al nostro stesso "essere" rispetto al mondo che ci circonda e non possiamo non tenerne conto anzi, esse aumentano il livello di critica e giudizio su ciò che facciamo quindi, imparare a riconoscerle e comprenderle in situazioni di stress complesso come l'operare sui mercati finanziari, può contribuire ad aumentare le nostre performances.

Le "Emozioni di base" sono 5: Gioia, Tristezza,Rabbia,Paura e Disgusto ed ognuna di esse "significa" qualcosa rispetto a ciò che succede intorno a noi e dentro di noi. Piano piano impareremo a conoscerle.

La Gioia, ad esempio, ci comunica che abbiamo "aumentato" il nostro "dominio cognitivo" rispetto a qualcosa: la scoperta di un nuovo amico, per esempio o, per essere più venali, un aumento di stipendio o, per restare nel campo, un guadagno in Borsa. In questi ed in tutti gli altri casi dove proviamo gioia, se analizziamo bene, scopriamo che il nostro bagaglio culturale, sociale, relazionale od economico è "aumentato".

Torniamo ora al trading e proviamo a pensare: qual'è l'emozione che sentiamo quando, invece di guadagnare, perdiamo?

Per ognuno di noi la risposta è variabile e spesso, varia anche in noi con il passare del tempo. E' evidente anche dagli interventi qui sul forum. Quando scriviamo, tra le righe, si possono leggere anche le emozioni che stiamo provando, così, senza fare nomi, è evidente che qualcuno sta provando tristezza, altri rabbia, altri ancora paura o disgusto. In ognuno di questi casi il significato che stiamo attribuendo all'esperienza di perdita è diverso e, riconoscerlo significherà capire meglio il nostro modo di porci rispetto al "fare trading" e, come già detto, aumentare le nostre performances.

Vi lascio ora con queto piccolo Test: Pensare all' ultima operazione "in perdita" e cercare di ricordare qual'è stata l'emozione principale che ha accompagnato questa esperienza. Nei prossimi giorni esamineremo in dettaglio le altre 4 emozioni di base e cercheremo di capire cosa esse "significano"... vedrete che la cosa sarà molto interessante.


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Bye
 

fibo76

Forumer attivo
Personalmente nei primi 5 mesi di trading a tempo pieno penso di aver provato una serie di emozioni (positive e negative) che nemmeno in 10 anni di vita "normale" avevo provato. Nonostante la preparazione sia tecnica che mentale che mi ero costruito al momento di iniziare ho cominciato a comportarmi in modo totalmente schizofrenico, saltando da un'idea all'altra e, ovviamente, accumulando perdite.
E badate bene che al di là delle perdite monetarie (non bisognerebbe ai perdere più di quello che si può sopportare di perdere) le più gravi sono le perdite psicologiche. C'è poi un'ulteriore componente negativa per gl intraday trader, che è quella di essere completamente concentrati sull'andamento giornaliero, perdendo di vista quello che è l'andamento di breve, di medio e di lungo e di solito operano come se non esistesse un domani o come se domani potesse essere solo un giorno contrario alle posizioni che abbiamo preso.
Chiudo qui per non diventare prolisso, ma se c'è qualcuno tra di voi che partecipa a questo forum con l'idea di diventare trader sia a tempo parziale che a tempo pieno, tenga conto che l'aspetto psicologico è assolutamente il più importante di tutti gli aspetti della formazione di un trader e generalmente il più sottovalutato. Paradossalmente per operare in borsa serve di più essere convinto delle proprie possibilità ed essere capace di reagire i maniera positiva alle avversità che saperne di analisi tecnica (non si spiegherebbe altrimenti perchè esistano gli analisti tecnici: se sanno analizzare così bene l'andamento di un'azione perchè non fanno trading a tempo pieno?). Quindi se siete ben preparati psicologicamente e siete capaci di sopportare il rischio, potete usare anche una monetina dove testa è long e croce è short, avete il 50% di possibilità che vi vada bene.
Capiamoci bene: con questo non voglio dire che l'analisi tecnica non serva, serve eccome. Però anche un buon sistema creato con l'analisi tecnica, se va bene vi fa guadagnare 7 volte su 10. Però non vi fa guadagnare 2 volte si e 1 no, 3 volte si e 1 no ecc. ecc. può anche darsi che vi faccia perdere le prime 6 volte e guadagnare le 14 successive. Per diventare dei buoni trader dovete essere capaci di entrare al settimo segnale del sistema dopo aver perso 6 volte di seguito... più facile a dirsi che a farsi, credetemi... mi scuso volevo essere breve ma come al solito la mia logorrea ha preso il sopravvento...
fibo76
 

Max Breakeven

Forumer attivo
Mi sembrano decisamente in tema i post riportati e molto utili. Ne aggiungo allora ancora uno (sempre da me scritto tempo fa)in verità un pò lungo ma che potrebbe essere utile da commentare insieme.

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Gli investitori e l’effetto ZOOM

Immaginiamo di aver vissuto questi ultimi 3 anni dei mercati finanziari come semplici spettatori. Da una postazione privilegiata avremmo potuto notare un sostanziale mutamento nella psicologia di massa. Il vantaggio? Non cercare di capire noi stessi da soli, ma ascoltare la voce di chi ci guardato da una prospettiva diversa e disinteressata. Abbiamo sempre qualcosa da imparare …

Probabilmente non vi è cosa più difficile che conoscere se stessi. Spesso infatti, soprattutto a causa di un ineliminabile e naturale istinto di sopravvivenza, si è portati a esemplificare il mondo che ci circonda, con il pericolo di riprodurre un'immagine di se e delle situazioni che viviamo fortemente deformata. Non solo diciamo continuamente bugie agli altri, ma mentiamo costantemente con noi stessi pur di conquistare uno spazio crescente di rassicurante tranquillità.

A questo punto mi potreste chiedere cosa c’entra tutto questo con i mercati finanziari. C’entra. Se avrete la pazienza di seguirmi in questa breve analisi, credo che potreste riconoscere una peculiare psicosi collettiva i cui effetti sui mercati si sono fatti sentire. Ognuno di noi potrà decidere poi di trarne o meno precise indicazioni operative.

Per semplicità, dividiamo gli ultimi intensi anni di mercato in alcune fasi:

1. i primi passi;

2. l’entusiasmo;

3. l’euforia;

4. le prime delusioni;

5. la depressione;

6. il panico;

7. la riflessione.

Ovviamente vi sono molti modi di analizzare e schematizzare ogni periodo finanziario. Qui si vuole dare solo un piccolo contributo alla riflessione, probabilmente nemmeno molto originale. Ma su questo lascio ovviamente a chi legge il giudizio finale.

E’ importante sottolineare subito l’ipotesi di lavoro: gli investitori hanno cambiato il modo di utilizzare e considerare le informazioni ottenibili sull’andamento dei mercati finanziari e ciò ha avuto un riflesso concreto sulle loro operazioni condotte sui mercati stessi. Vediamo ora come.

1. I PRIMI PASSI. In questa fase l’atteggiamento prevalente può essere sintetizzato con una frase: “va bene, allora proviamoci!”. Dopo aver seguito con interesse superficiale le notizie dei grandi guadagni che dalle borse venivano amplificati nei più diffusi canali di informazione, i risparmiatori hanno progressivamente deciso di avvicinarsi ai mercati azionari diversificando i loro risparmi, in precedenza quasi esclusivamente mantenuti (nell’ipotesi più rischiosa) in titoli di Stato.

L’avvicinamento è stato molto graduale e piuttosto scettico, ma va sottolineato che la percezione comune era soprattutto quella di non aver bisogno di particolari informazioni. D’altronde chi prima comprava BOT era essenzialmente interessato al tasso di rendimento e “quanto mi rende” rimaneva l’unica informazione che si desiderava ottenere. Il resto era considerato inutile.

Conclusione: il basso coinvolgimento personale ha prodotto una moderata attenzione nei confronti dei brevi … notiziari economici inseriti nei telegiornali!

2. L’ENTUSIASMO. Riscontrata con piacere la clamorosa facilità di lievitazione dei propri investimenti, i nuovi pionieri dell’assalto alle borse hanno fatto rapidamente proseliti. La frase in questo caso è stata: “non voglio mica essere l’unico che investe ancora in BOT!”. I rendimenti, spesso spettacolari, invece di contribuire a correggere il tiro verso l’esigenza di maggiori competenze e informazioni hanno avuto un effetto perverso: chi possedeva già azioni si è spinto verso strumenti ancora più complessi e rischiosi (vedi il boom dei covered warrant e i titoli del nuovo mercato o del nasdaq); chi acquistava adesso per la prima volta era meno condizionato dal problema di “quanto” investire e spesso riservava alle azioni un peso che solo poco tempo prima sarebbe stato considerato eccessivo.

Conclusione: il maggiore coinvolgimento personale ha semplicemente esteso una sorta di avida curiosità, diretta principalmente a scovare dove e come trovare chi (intermediari) fosse in grado di tradurre la propria volontà di investimento nella realtà dei mercati finanziari.

3. L’EUFORIA. E’ il tempo dei miraggi. Sull’onda dell’entusiasmo si vive la materializzazione dei sogni più inconfessabili e proibiti. La frase di questo momento è: “ho trovato il modo per smettere di lavorare!”. L’avidità è ai massimi livelli ed è seguita da una dose massiccia di assoluta irrazionalità e da una fede incrollabile. Così, molti arrivano a pensare non sia necessario rivolgersi ad altri per ottenere “solo” rendimenti a due cifre: meglio fare da soli! E’ il boom dei trader on line o dei fai da te che coinvolge qualsiasi segmento sociale, qualsiasi età. Chi non ha tempo da dedicare agli investimenti, mostra insoddisfazione crescente nei confronti di risultati inferiori alle medie dei colleghi, amici o parenti e chiede di più anche a costo di maggior rischio.

Eh già, compare il termine “rischio”, fino ad allora considerato un tabù, ma adesso ammesso nel proprio vocabolario perché percepito come virtuale, come un evento di cui si può parlare … intanto non si verificherà mai!

Conclusione: si acquistano giornali specializzati, libri, pc e ci si collega da internet. Alcune semplici terminologie diventano di uso comune: orso e toro, storno, sospensione al rialzo, nuovo collocamento, target, strong buy, guru e cosi via. Si legge, si ascolta, si acquista e si vende ma con la stessa attenzione che si ha quando si prende una moneta e si toglie la pellicola argentata su un nuovo biglietto “gratta e vinci”. Tanto si vince quasi sempre!

4. LE PRIME DELUSIONI. Quasi improvvisamente si rompe l’incantesimo: i guadagni - si noti bene si parla ancora di guadagni, non di perdite - iniziano a ridursi. La frase è: “va beh, se quel mio titolo era buono a 50, a 40 è ottimo!”. Si cercano alcune spiegazioni sul perché sia in atto una flessione dei propri investimenti, ma l’orientamento generale è “mediare i prezzi”, senza approfondire più di tanto quello che sta succedendo. Nel frattempo non si disdegna però di ascoltare i suggerimenti di qualche “esperto” e si trattiene in memoria solo quella parte delle analisi che rafforza la propria indomabile convinzione che il momento di difficoltà è solo un fenomeno passeggero. In buona sostanza, o si investe ulteriormente (spesso mediando i prezzi), o non si fa nulla.

Conclusione: l’attenzione nei confronti dell’informazione specializzata cresce considerevolmente. Quello che rimane è però la necessità di capire in fretta e di ottenere soluzioni semplici. Il tutto senza dover considerare di ridurre la propria esposizione azionaria, ma semmai di cambiare titoli, mercati o settori.

5. LA DEPRESSIONE. Incominciano qua e la a comparire i segni “meno”. Una novità assoluta che coglie impreparati su come gestire le perdite accumulate. I tempi di recupero dei “prezzi medio di carico” si dimostrano più lunghi del previsto, nonostante molti abbiano provveduto a riacquisti spesso significativi. La frase è: “ci credo così tanto che posso aspettare anche anni!”.

L’attenzione si rivolge ora al ciclo economico, a dati e termini prima di allora assolutamente sconosciuti: NAPM, FED, BCE, rapporto TANKAN, ma anche supporti, resistenze, trend di lungo periodo, ecc. Non aumenta lo sforzo di comprensione, ma solo il numero degli alibi a cui potere appoggiare le proprie speranze. Speranze appunto e non sforzo di valutazioni obiettive.

Conclusione: la sensibilità nei confronti di tutto ciò che tratta di economia e finanza è massima. Lo scopo ultimo non è però quello di valutare consapevolmente per prendere una decisione, ma piuttosto quello di creare una costellazione di numeri e grafici per essere confortati nella decisione “giusta” di non fare assolutamente niente. In alcuni casi però è questo uno sforzo psicologicamente non sopportabile e si decide di capitalizzare le perdite e uscire definitivamente dalla maledetta (e “sfortunata”) avventura.

6. IL PANICO. Sono adesso le perdite e non i guadagni ad essere a due cifre e allo sconforto si aggiunge un sentimento di rabbia. Si pensa di aver provato tutto il possibile, di aver atteso a sufficienza e ormai anche le ultime illusioni sono giunte al capolinea. Si dice: “erano meglio i BOT!”. Se prima si faceva attenzione anche ai pettegolezzi circa un possibile raffreddore di Greenspan, di Duisenberg o di Koizumi, i riflessi sui mercati delle terribili tensioni internazionali hanno azzerato tutto.

Conclusione: non si crede più a niente e a nessuno. Nel migliore dei casi, si lascia l’investimento senza il desiderio di curarsi di quello che potrebbe succedere e perché. Il sentimento generale è quello di un rifiuto a sentir parlare di qualsiasi cosa che sia riferibile anche lontanamente ai mercati, alle borse. Spesso si decide di “salvare il salvabile” senza prestare alcuna attenzione né al tipo di titoli in portafoglio, né all’entità delle perdite.

7. LA RIFLESSIONE. Il mercato tende a fare la selezione non solo tra le aziende, ma anche tra gli operatori. Tra chi è rimasto nel mercato cresce il numero di chi cerca di affinare il suo metodo e di arricchire le sue conoscenze. In una frase: si specializza e opera scelte consapevoli, misurando nel modo più preciso possibile l’entità del rischio e le opportunità di profitto. Dimenticavo la frase dei superstiti: “non mi interessa fare previsioni, mi accontento di riconoscere la direzione del trend!”.

Conclusione: è il ritorno sulla Terra. E’ più chiara la linea di distinzione le reali opportunità e le illusioni, tra professionisti e improvvisati, tra lavoro e gioco. Nessuna informazione è determinante, ma ogni informazione deve essere valutata correttamente prima di utilizzarla per decisioni operative.

*****

Siamo così arrivati alla fine del nostro percorso. Da un campo visivo molto largo si è arrivati a restringere sempre più … “l’obiettivo”: da informazioni generiche e considerate poco importanti alla necessità di disporre magari di meno dati ma sempre più precisi; da un ammasso confuso di notizie (spesso inutili) all’obbligo di organizzare correttamente le variabili ritenute rilevanti; da un popolo indistinto di negoziatori a una cerchia più ristretta di operatori consapevoli.

Non si vuole ora dire che la situazione sia semplice e definita, anzi è forzatamente in continua evoluzione. Una cosa sembra però certa: abbiamo assistito ad un potente “effetto zoom” che, modificando la psicologia di massa dominante, ha avuto la sua influenza sui mercati finanziari.

Non credo si debba sottovalutare che le decisioni sono sempre prese da uomini e donne (nonostante l’evoluzione dell’informatica anche in questo settore) e quindi cercare di capire chi giornalmente si confronta sui mercati non dovrebbe essere trascurato.

La vera ricchezza è ancora l’acquisizione della maggior conoscenza di se, delle proprie reazioni e dei propri comportamenti. O non è vero che senza lucidità e freddezza anche il migliore dei metodi finisce per mostrare tutta la sua inefficacia alle prime difficoltà?
 

pierrot

Nuovo forumer
penso che l'atteggiamento del trader on line nei confronti della borsa sia amplificato dal fatto di trovarsi da solo davanti al video

la solitudine (intesa nel senso più ampio della parola) e il continuo confronto con un mezzo (il monitor) che riverbera le emozioni, spesso deformandole o addirittura distorcendole, possono trasformarsi in un cocktail micidiale e giocare strani scherzi

per questo ritengo che solo una corretta disciplina mentale possa realmente aiutarci ad affrontare con il necessario self control le varie (e stressanti) situazioni che di volta in volta si presentano nell'arco della giornata, archiviandole come esperienze positive anche nel malaugurato caso di loss

in sintesi, e per tornare al nostro corso di AT, credo che l'analisi tecnica possa contribuire enormemente a rafforzare queste nostre "difese immunitarie"... e questa è la ragione principale per cui mi trovo qui ;)
 

bany

Nuovo forumer
La vera ricchezza è ancora l’acquisizione della maggior conoscenza di se, delle proprie reazioni e dei propri comportamenti. O non è vero che senza lucidità e freddezza anche il migliore dei metodi finisce per mostrare tutta la sua inefficacia alle prime difficoltà?

Lucidità e freddezza. Le possediamo tutti.
Il problema è che non le sappiamo usare molto bene, ci sforziamo di acquisirle, ma ci troviamo davanti un percorso irto di difficoltà. Che sono appunto create dalle nostre emozioni che ci deviano dalla strada maestra, quella dell'obbiettività.
Credo che la strada più breve per guadagnare la lucidità di cui sopra sia comprendere che cosa e perchè talvolta (o spesso) ce la occulta.
Un metodo per imboccarla è quello di penetrare in una maniera abbastanza profonda il mondo delle emozioni, dei meccanismi di difesa, dell'autostima, dell'oggettività, dell'autodistruzione ed altro ancora.
Tutto questo per imboccare la strada che porta ad un punto di vista che potremmo definire "rovesciato" rispetto a quello abituale, cioè che è il nostro interno/inconscio che guida le nostre azioni e il nostro esterno/razionale che gli obbedisce. Non è una operazione semplicissima. Per fare questo ci vuole sensibilità e voglia di ascoltarsi e specchiarsi nelle proprie emozioni ed imparare a leggersi da quel punto di osservazione "rovesciato" o rivoluzionato, per usare una parola più evocativa ma che desta anche timore, generando resistenza al cambiamento..

Io penso che chi perde è perché vuole perdere, desiderando riconoscersi (per esempio) nello “sfortunato” con tutto il corredo del personaggio.
Questo potrebbe essere un esempio semplice di visione “rovesciata” della realtà.

Ma ora è tardi e sto per perdere l’obbiettività. :)

Buonanotte



Bye





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<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: bany il 2002-05-11 01:56 ]</font>

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Red Erik

Forumer attivo
Un metodo per imboccarla è quello di penetrare in una maniera abbastanza profonda il mondo delle emozioni, dei meccanismi di difesa, dell'autostima, dell'oggettività, dell'autodistruzione ed altro ancora.

Grande Bany :)
(Argema, ci vuole uno smile che applauda)

Quando ho pensato di fare intraday per la mia palestra psicologica mi sono trovato, alla chiusura delle sedute, a uno straccio: sudato, teso, nervoso anche se le cose erano andate bene. Sfinito, più che dopo una giornata di lavoro, e incapace di restare ancora davanti al PC.
Però, prima di questa fase, ero il bambino del primo post di Max, e contavo di fare il furbo... Ottima palestra, quella che mi sono fatto, che forse ha un po' accelerato la mia presa di coscienza sul mercato, aiutandomi ad avvicinarmi agli investitori adulti.

Per assurdo, sono state le perdite accumulate prima di quell'estate a darmi una calma e una freddezza che non mi erano proprie e senza le quali non credo davvero avrei superato immune quei mesi; anche se, ripeto, non ero messo tanto bene alla fine.

Calma e freddezza l'abbiamo tutti, è vero. Ma è così facile perderle quando vedi in ballo qualche mese del tuo stipendio; o quando contavi di "farti" la vacanza o la rata della macchina e invece ti trovi con meno $$ di prima :(
Se ti lasci andare, la frenesia e la voglia di recuperare ti fanno fare c...ate ancora maggiori. Soprattutto devi fare i conti con questo nostro istinto così terribilmente umano che ci fa pensare di essere comunque nel giusto, di essere noi i più forti... di aver visto giusto. La resa, allora, è ancora più dolorosa.
Qunado si arriva ai punti 5 e 6 del secondo post di Max si capisce se si ha la stoffa e la convinzione per poter riuscire: se non si arriva convinti di sè stessi al punto 7, allora è meglio lasciar perdere.
Un mio amico (ciao Ryz :) ) mi ha scritto una volta: "se vuoi investire borsa, ricordati che la borsa, come la vita, premia solo i migliori: pochi la vivono, molti l'attraversano, alcuni si arrendono".

Non mi stancherò mai di ripetere che alla base di tutto c'è il metodo e la disciplina: il primo viene costruito su sé stessi e sulle regole (che siano AT, AF, astrologia, lancio della monetina... affari di ognuno di noi), basate sulla disciplina che DOBBIAMO conoscere PRIMA di iniziare un cammino come questo. Dobbiamo conoscere i nostri limiti per fermarci prima, per arrivarci senza oltrepassarli e andare a farci del male dentro al fosso. E ci vuole tempo, tanto tempo, e costanza e pazienza.
 

giuseppe.d'orta

Forumer storico
Per diventare dei buoni trader dovete essere capaci di entrare al settimo segnale del sistema dopo aver perso 6 volte di seguito...



E farlo deve essere la cosa piu' naturale di tutte: allora vuol dire che si sta mettendo in pratica il proprio sistema convinti della bonta' dello stesso.

Se, invece, dopo 6 stop loss consecutivi ci si inizia a fare domande vuol dire che qualcosa nel nostro atteggiamento non e' ancora come dovrebbe essere.
 

bany

Nuovo forumer
Qui di segiuto il 2° articolo su psicologia e trading, (sono + di venti :) ) che analizza un'altro tipo di emozione.
Leggetelo con attenzione.
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Emozioni e trading (2) by Pietro Di Paolo (Psycho)
Eccoci di nuovo con il nostro appuntamento sulle "emozioni"... avete fatto il test?... Bene. Oggi continueremo con la "tristezza", per comodità in quanto, in questo come in molti altri casi, gli opposti sono molto simili tra loro. L'esperienza emotiva di tristezza rimanda alla rappresentazione cognitiva di perdita.

E' comune a tutti l'esperienza di tristezza provata quando si "perde" qualcosa: un regalo di qualcuno per noi "importante", un amico con cui si è litigato o, peggio ancora, qualcuno a noi caro che la "Grande Sorella" ha deciso di prendersi. Per restringere il campo alle operazioni di "trading", oltre alla perdita economica, la tristezza può rimandarci ad altre perdite. In particolare, come sottolineato in precedenti interventi, spesso il trading è un po' una scommessa, solitaria contro tutti, riguardo i futuri andamenti ed il ritorno o non-ritorno economico è la conferma o meno alle nostre ipotesi. Perdere quindi significa dover riconoscere di essersi sbagliati, aver perso la scommessa e quindi "essere tristi".

L'emozione di "tristezza" è la più sintonica con l'esperienza di una operazione borsistica "in perdita". E' abbastanza evidente: se si guadagna si gioisce, se si perde si è tristi.


Vedremo in seguito che le cose non sono proprio così semplici per le altre tre emozioni (rabbia, paura e disgusto) di cui parleremo in seguito. Come dire: chi al test ha risposto "sono triste" è sulla buona strada, sempre che l'emozione di tristezza sia meno frequente della gioia altrimenti sono dolori...significherebbe che le perdite superano i guadagni e sarebbe allora necessaria un'ulteriore analisi per scoprire le ragioni di questa ostinazione.

Un'ultima considerazione: se oltre essere tristi si prova anche una prolungata diminuzione della "stima di sé" e minor fiducia nelle proprie capacità, allora significa che il trading non è solo una scommessa contro il mondo ma anche una scommessa contro sé stessi, un "cercare conferme" delle proprie capacità e questo può risultare nel tempo molto pericoloso. Quella sulla "stima di sé" è una partita che si gioca da soli, nel silenzio della notte, e non di una sola, ma di parecchie... pensare di potersela giocare in una "botta" sola di trading "giusto", credetemi, è pura follia. Saluti a tutti ed appuntamento a lunedì prossimo
 

pierrot

Nuovo forumer
ANALOGIE ESISTENZIALI...

sul finire degli anni cinquanta, lo psicoanalista Erik Erikson -elaborando la nota teoria freudiana- propose otto stadi di sviluppo psichico:

1) fiducia o sfiducia di base
2) autonomia o vergogna
3) iniziativa o sensi di colpa
4) operosità o senso di inferiorità
5) identità o confusione di ruoli
6) intimità o isolamento
7) generatività o stagnazione
:cool: integrità dell'Io o disperazione

in particolare, Erikson pose l'accento sul concetto di sé e sulla conquista dell'identità nei soggetti adolescenti, e individuò due situazioni principali in cui il processo di identità può avere esiti negativi:

a) quando si verifica una cristallizzazione prematura dell'identità
b) quando la ricerca dell'identità si prolunga indefinitamente

per cristallizzazione dell'identità egli intese essenzialmente l'interruzione del processo di formazione dell'identità stessa e rilevò che i giovani la cui identità si è prematuramente cristallizzata, tendono a ricercare ossessivamente l'approvazione altrui (sulla quale si basa in gran parte la loro autostima)

studi più recenti hanno dimostrato che l'identità professionale costituisce una parte importante dell'identità complessiva, e che i soggetti la cui identità si è cristallizzata possono avere difficoltà a comportarsi in modo flessibile e a reagire in modo adeguato quando si trovano ad affrontare compiti cognitivi ansiogeni...
 

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