PSICOLOGIA

e poi dite che non esistono le coincidenze...

al punto 8. (il + importante nel nostro caso) è uscita sua sponte la faccina...

<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: pierrot il 2002-05-13 12:36 ]</font>
 
In data 2002-05-13 15:10, bany scrive:
Interessante il discorso della cristallizzazione. :)

Ora continuerò con le emozioni, per l'appunto con quella più attinente al post di Pierrot, la PAURA...........

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Emozioni e trading (3) by Pietro Di Paolo (Psycho)
Bene ragazzi, siamo arrivati alla terza tappa del nostro viaggio sulle emozioni nel trading e, come anticipatovi sabato, oggi parleremo della "paura".

Una prima considerazione importante da fare: questa emozione si differenzia da tutte le altre quattro perché è un'emozione "del durante" e non "finale".

Per capirci meglio, viene provata mentre (stato emotivo del "durante") sta succedendo qualcosa che rappresenta una minaccia a qualcos'altro che viene da noi considerato come "nostra proprietà" o, per restare in campo psicologico, "nostro dominio cognitivo".

Se poi ciò si realizza (stato emotivo "finale") alla minaccia si sostituisce la perdita e, quindi alla paura subentra la tristezza.

Una piccola annotazione: che l'oggetto minacciato sia effettivamente nostro o meno non importa, quello che conta, ai fini di un'analisi emotiva, è che noi lo consideriamo tale.

Quindi, ancora una volta, dall'emozione provata possiamo risalire alla "rappresentazione mentale" di ciò che è in pericolo: uno scopo importante che ci siamo posti di raggiungere, di studio o di lavoro; un sogno che sta andando in frantumi; l'affetto di una persona importante che minaccia di lasciarci o, per tornare al nostro campo, un'operazione di trading che sta andando diversamente da come sperato (quindi pericolo di perdere soldi e di non raggiungere gli altri scopi "psicologici" che per noi rappresenta il trading (stima di sé, degli altri, realizzazione di futuri obiettivi ecc).

Da quanto abbiamo detto finora è evidente che questa emozione viene per lo più provata mentre l'operazione è in corso e rappresenta l'espressione di un'eccessiva esposizione operativa, sia in termini economici che psicologici: si è puntato troppo, si sta giocando al "tutto per tutto": o "la va o la spacca".

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Ancora una volta è evidente l'importanza dell'analisi e conoscenza delle motivazioni che sono a monte del nostro operare in Borsa e, secondo me, della necessità di considerare il trading per quello che è (un difficile modo per fare soldi) senza attribuirgli significati "altri" (essere bravi nel riuscire a fare previsioni e stabilire in anticipo come andranno le cose, cioè voler dimostrare a sé stessi o a qualcun altro le proprie capacità).

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Ma sulle motivazioni penso torneremo a parlare quando avremo finito il nostro viaggio nelle emozioni. Una seconda possibilità a monte di questa emozione è l'essere entrati sul Mercato senza aver considerato prima la possibilità di uscita con rigorosi stop-loss in funzione di quanto siamo disposti a perdere in quell'operazione, anticipando cioè psicologicamente la possibilità che le cose potrebbero non andare come vorremmo e quindi, nella malaugurata ipotesi che si verificasse, ciò non sarebbe una "minaccia improvvisa" ma solo uno "spiacevole evento previsto".

La differenza, anche in questo caso, sarebbe notevole in termini operativi: non rimarremmo paralizzati dalla paura, né reagiremmo spinti dal panico del momento ma metteremmo in atto quelle strategie già previste a priori, quando nella mente, ancora lucida, la minaccia della potenziale perdita era solo un'ipotesi, una fra le tante, di come sarebbero potute andare le cose; la più spiacevole ma, purtroppo, per questa volta quella giusta.

In conclusione provare paura è umano, ma non per questo dobbiamo rimanerci intrappolati. Anche la paura, come le altre emozioni, ha la funzione di comunicarci qualcosa e se impariamo a capire cosa vuole dirci, continueremo sì a provare paura ma saremo capaci, in quel momento, a reagire ad essa prontamente in modo da fronteggiare la "minaccia" in corso nel miglior modo possibile. Saluti a tutti e arrivederci alla prossima puntata









<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: bany il 2002-05-13 15:17 ]</font>
 
In data 2002-05-11 21:09, Voltaire scrive:
Per diventare dei buoni trader dovete essere capaci di entrare al settimo segnale del sistema dopo aver perso 6 volte di seguito...



E farlo deve essere la cosa piu' naturale di tutte: allora vuol dire che si sta mettendo in pratica il proprio sistema convinti della bonta' dello stesso.

Se, invece, dopo 6 stop loss consecutivi ci si inizia a fare domande vuol dire che qualcosa nel nostro atteggiamento non e' ancora come dovrebbe essere.

é proprio vero la penso anche io così, ma è difficilissimo. Comunque per riuscire a farcela si deve considerare il rapporto rischio rendimento. Io ho avuto un'esperienza negativa con il dax: ho perso sette volte di seguito (sono stato costretto ad abbandonare il mio metodo (e sinceramente mi c'è voluto qualche mese per ritornare al mio metodo e riprendere coraggio e fiducia di nuovo). Per avere di nuovo la fiducia ho ridotto le mie aspettative. Adesso sono pochi giorni che ho ricominciato e l'ho fatto con il minifib e non con il dax o il fib: questi ultimi non sono ancora alla mia portata sopratutto economica che è poi in relazione con l'aspetto psicologico.

Un saluto da geronimos
 
In data 2002-05-13 20:42, geronimos scrive:
In data 2002-05-11 21:09, Voltaire scrive:
Per diventare dei buoni trader dovete essere capaci di entrare al settimo segnale del sistema dopo aver perso 6 volte di seguito...



E farlo deve essere la cosa piu' naturale di tutte: allora vuol dire che si sta mettendo in pratica il proprio sistema convinti della bonta' dello stesso.

Se, invece, dopo 6 stop loss consecutivi ci si inizia a fare domande vuol dire che qualcosa nel nostro atteggiamento non e' ancora come dovrebbe essere.

é proprio vero la penso anche io così, ma è difficilissimo. Comunque per riuscire a farcela si deve considerare il rapporto rischio rendimento. Io ho avuto un'esperienza negativa con il dax: ho perso sette volte di seguito (sono stato costretto ad abbandonare il mio metodo (e sinceramente mi c'è voluto qualche mese per ritornare al mio metodo e riprendere coraggio e fiducia di nuovo). Per avere di nuovo la fiducia ho ridotto le mie aspettative. Adesso sono pochi giorni che ho ricominciato e l'ho fatto con il minifib e non con il dax o il fib: questi ultimi non sono ancora alla mia portata sopratutto economica che è poi in relazione con l'aspetto psicologico.

Un saluto da geronimos

Parliamoci chiaro, chi ha preso l'ondata rialzista a fine 97 e inizio 98 oppure quella di fine 99 inizio 2000 credo abbia fatto fatica a non guadagnare, non dico con il FIB, ma anche con qualsiasi azione... se poi hanno avuto l'ardire di usare il FIB o i cw i guadagni devono essere stati stratosferici... credo che persone che hanno avuto questa fortuna lavorino decisamente a cuor leggero se hanno saputo gestire bene i loro guadagni... e questo è già un buon primo passo. Io nonostante abbia deciso di destinare una somma che se perderò non mi cambierà la vita non riesco ancora a lavorare con la scioltezza di chi mette in palio soldi veramente guadagnati... e questo dal punto di vista psicologico ha un'importanza enorme, credetemi.
Poi c'è anche un'altra barriera, diciamo così, sociale: se tu investi i tuoi risparmi per comprarti un negozio o un'attività commerciale e poi per una serie di motivi indipendenti dalla tua volontà ti va male, sei stato sfortunato. Se perdi 20 milioni lavorando (giocando per gli altri) in Borsa, sei un folle.
Comunque qualsiasi sistema alla fine è vincente se puoi lavorare sia short che long, bisogna avere la fortuna di essere capaci di seguirlo sempre e di potersi permettere di incassare le perdite che sono fisiologiche e questo purtroppo non è alla portata di tutti. Della serie: piove sempre sul bagnato...
ciao
Fibo76
 
Allora.... adesso un'altra emozione, la rabbia.
Scagli la prima pietra chi non la ha mai provata nel trading.

Emozioni e Trading (4)
by Pietro di Paolo(Psycho)
Più passano i giorni, più parlare di aspetti psicologici del trading assume, almeno per questo forum, un significato "scontato" sull'importanza che questi hanno circa la possibilità di entrare in guadagno in questa difficile "professione".
Oggi ci occuperemo della "rabbia".

"La rabbia ci rende ciechi", dice un detto popolare, se i è ciechi non si vede e, quindi, si commettono errori, è evidente, quasi banale... infatti non è solo questo. La nostra attenzione, se ricordate, va all'emozione che si prova quando l'operazione è stata chiusa in perdita, quindi, se vogliamo, l'errore è stato già commesso. La rabbia che si può provare allora diventa un effetto, non la causa dell'errore e ci da la "lettura" che noi facciamo di quell'errore.

Provare rabbia, in termini di psicologia cognitiva, significa "sentire" di aver subito un torto o un'ingiustizia; attribuire a qualcuno diverso da noi le conseguenze (negative) di qualcosa. Anche in questo caso che l'ingiustizia o il torto siano reali o meno, poco importa ai fini emotivi.

Se il torto o l'ingiustizia sono reali, ben venga la rabbia, ma nel trading, la responsabilità dei nostri errori è solo nostra e prendersela con qualcuno o qualcosa, la cui misura è appunto la rabbia, significa mettere in atto, per dirla alla Freud, i meccanismi di difesa di negazione e proiezione, significa l'incapacità di prendersi le proprie responsabilità e le relative conseguenze. Significa l'impossibilità di tollerare la frustrazione che deriva dalla semplice accettazione di aver commesso un errore senza per questo sentirsi "meno capace", l'incapacità quindi di avere una visone di sé che tenga conto anche della possibilità di fare errori.

E' evidente che una tale narcisistica e ipertrofica visione di sé non può essere che di ostacolo nelle proprie performances, siano esse operazioni di Borsa o altro.

La "negazione" dei propri errori e la "proiezione" su altri degli stessi impedisce quel basilare processo di apprendimento che è alla base del comportamento umano di "apprendere dall'esperienza" che significa avere la capacità di riconoscere, con un profondo senso di umiltà verso noi stessi, i propri errori... e non per colpevolizzarsi o denigrarsi, ma con l'unico scopo di migliorarsi cercando di evitare di commetterne in futuro.

Da quanto sopra è evidente che provare rabbia in modo costante ed intenso durante il trading è forse "l'indice" più importante riguardo un atteggiamento di fondo verso lo stesso non solo sbagliato ma molto pericoloso in quanto non attribuirsi la responsabilità della perdita fa sì che queste (le perdite) non vengano messe "nel bilancio" delle proprie operazioni: a nessuno verrebbe in mente di mettere sotto la voce "uscita" del proprio "budget" l'eventuale furto subito di dieci milioni... o no?!
 

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