Danilo Elia , 15 Giugno 2017
La repressione delle manifestazioni di Mosca stavolta è stata particolarmente dura. E a qualcuno ha ricordato la reazione della polizia ucraina dei primi giorni di Euromaidan. Be’, c’è un motivo.
La faccia di
Sergei Kusyuk non è sfuggita alla rete. L’ex vicecapo dei Berkut, la polizia speciale di Yanukovich, fuggito dall’Ucraina all’indomani della Maidan, è stato
avvistato a Mosca durante manifestazioni antigovernative del 12 giugno.
La risposta della polizia ai manifestanti è stata particolarmente decisa. Secondo gli ultimi dati, sono state
arrestate più di 1600 persone, non solo a Mosca ma in diverse città della Russia.
In un video della dispersione dei manifestanti sulla Tverskaya si vede chiaramente Kusyukin divisa mimetica grigia, dare ordini ai poliziotti antisommossa. Si sente anche un poliziotto rivolgersi a lui chiamandolo “colonnello”, lo stesso grado che ricopriva nei Berkut.
Kusyuk– secondo molti testimoni dell’epoca – fu il responsabile dei primi
pestaggi della polizia sui manifestanti pacifici nei primi giorni di Euromaidan, la notte del 30 novembre 2013. Fu, quello, anche l’episodio che poi portò in piazza dell’Indipendenza molte più persone e che, di fatto, diede il via a quella che sarebbe poi diventata una rivoluzione con oltre cento morti.
In carriera
Il nome di Kusyuk in quei giorni era sinonimo di violenza e brutalità. Nessuna meraviglia che sia fuggito dall’Ucraina subito dopo la deposizione di Yanukovich. Secondo informazioni del ministero dell’Interno avrebbe
cercato rifugio in Crimea insieme a un’altra settantina di Berkut. Si sa per certo che ad alcuni di loro fu concesso il passaporto russo e che in almeno una decina erano
entrati a far parte della polizia russa già nel maggio 2014. Ma di Kusyuk
non si è saputo più nulla. Fino ai giorni scorsi.
La giornalista di Dozhd TV, la tv indipendente russa, Maria Karpukhina, lo ha fotografato durante le manifestazioni mentre indossa
la divisa degli Omon, le truppe speciali della polizia russa, e dà ordini alla radio. Nella foto si distingue chiaramente il distintivo del ministero dell’interno sul braccio. Gli Omon sono infatti entrati a far parte nella
Rosgvardija, la guardia nazionale recentemente creata da Putin e sotto il suo diretto comando.
Peraltro, Kusyuk non è l’unico ex Berkut della Maidan visto in azione
contro i sostenitori di Aleksey Navalny.
Viene da chiedersi come mai dei cittadini ucraini ricercati dalla magistratura per crimini contro la popolazione siano invece in carriera nei ranghi delle forze di polizia russe.
Pistola fumante
Contro alcuni ex Berkut ritenuti responsabili dell’omicidio di massa dei manifestanti il 20 febbraio 2014 in via Institutska, è ancora in corso un
procedimento penale presso il tribunale distrettuale Svyatoshinsky di Kiev. Ma tra di loro non c’è Kusiuk.
Lo scorso novembre è stato anche sentito come testimone in videoconferenza dalla Russia l’ex presidente fuggitivo, Yanukovich. Anche lui scappato in Russia.
È azzardato dire che la Russia sia diventata
il rifugio di ricercati per crimini gravissimi come aver sparato sui manifestanti disarmati della Maidan?
E se la risposta è no, come si può a questo punto continuare a ignorare il
diretto coinvolgimento del Cremlino nella crisi ucraina, sfociata poi nell’annessione militare della Crimea e nella guerra remota in Donbass?
È anzi una questione che meriterebbe di essere portata nell’agenda internazionale dei rapporti di Usa ed Europa con la Russia. Che dovrebbe arrivare
sul tavolo di Minsk, e nelle stanze in cui
si decidono le sanzioni.
La foto scattata da Karpukhina è (l’ennesima) pistola fumante nelle mani di Putin. Per quanto vogliamo continuare a ignorarle?
@daniloeliatweet
Russia | La polizia di Yanukovich ha fatto carriera a Mosca
A former Berkut commander now wanted in Ukraine for crimes against protesters is spotted working for Moscow's riot police — Meduza