Oh parbleau, oh parbleau, adesso è diventata inconfutabilmente - nero su bianco - una sanzione amministrativa.........oh parbleau


Di certo c'è che ormai non si può tornare indietro: le motivazioni della sentenza con cui il 19 ottobre scorso la Corte d'appello di Milano inflisse a Berlusconi due anni di interdizione dai pubblici uffici come pena accessoria della condanna per frode fiscale nel processo diritti tv sono depositate in cancelleria, firmate, controfirmate e timbrate. Irrevocabilmente.
Doveva essere la pietra semi-tombale sulla carriera politica del Cavaliere, l'ultimo passaggio prima della sua estromissione per indegnità da Palazzo Madama. E invece, quasi buttato lì nella quinta delle nove pagine, c'è il sassolino che rischia di bloccare tutto l'ingranaggio. Due parole che per i difensori dell'ex premier e per numerosi esponenti del Pdl dimostrano che dal Parlamento Berlusconi non può essere cacciato. Non almeno con la legge Severino, il decreto anticorruzione sulla cui interpretazione si lacera da settimane la Giunta per le elezioni del Senato. E di cui paradossalmente sono proprio i giudici milanesi a dare la lettura che ora il centrodestra impugna per salvare il suo leader.