QUANDO SEI FELICE Ti GODI LA MUSICA, QUANDO SEI TRISTE CAPISCI I TESTI

alla fine la storia lo deve insegnare.. basta copiare da quelli più bravi di noi a far funzionare la macchina amministrativa... mika bisogna essere dei geni ....:wall::wall:

persone giuste al posto giusto... di casi ce ne sono stati... vedi quel generale messo nella asl in campania che ha fatto vedere che anche in campania le cose possono continuare.. ma qs non deve essere un'eccezione ..deve essere la regola :wall:

prima gli italioti lo comprendono prima vedranno la luce... o si fa squadra e si finisce di essere individualisti e meglio è per tutti..

studiare la storia... avete visto la storia di adriano olivetti ? quella è la strada da seguire....
 
giorno
 

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la storia ... si dovrebbe studiare sempre ogni anno ognuno di noi dovrebbe andare a scuola di storia....


Un uomo fuori dagli schemi, un imprenditore illuminato, un politico che credeva nei valori umani. Chi era Adriano Olivetti? Sicuramente una persona speciale, di fronte alla quale è legittimo chiedersi: ''si può essere industriali e rivoluzionari?''. A porre la domanda e a raccontare la sua storia è ora il giornalista e scrittore Valerio Ochetto in 'Adriano Olivetti. La biografia' pubblicata dalle Edizioni di Comunità che stanno riproponendo con successo tutte le opere di Olivetti. Stasera e domani su Rai1 la miniserie interpretata da Luca Zingaretti ne ripercorrerà la storia.

Autore di approfondimenti culturali per la tv, in passato responsabile del servizio Storia della Rai, Ochetto segue uno schema abbastanza classico, partendo dalla nascita di Adriano l'11 aprile 1901 sulla colina di Monte Navale, quasi in vista di Ivrea, per dare voce alle avventure di un innovatore che amava l'architettura e l'urbanistica e che ha messo al centro della sua vita il nuovo modo di vivere la fabbrica. Fino alla sua morte nel febbraio del 1960 in un vagone del direttissimo per Losanna. ''La luce della verità, usava dirmi mio padre, risplende soltanto negli atti, non nelle parole'' ricordava Adriano Olivetti in una citazione ora in apertura della biografia. E proprio l'agire è uno degli elementi centrali della vita di Olivetti, a partire dal fatto che non amava neppure parlare di sé, ''ne aveva quasi pudore, e rimaneva indecifrabile anche ai più vicini'' sottolinea Ochetto. Intrecciando il racconto familiare con la ricostruzione delle iniziative imprenditoriali, dove il profitto è un mezzo e non un fine, Ochetto mostra come Olivetti, partendo dalla fabbrica sia arrivato a un progetto di rinnovamento integrale della società.

''Adriano - racconta l'autore del libro - vede la fabbrica come un organismo vivente, che ha una infanzia, una giovinezza, una maturità, e che volgerebbe al tramonto se non si trasformasse continuamente in qualcosa di nuovo''. Da essa viene lo stimolo per una riforma globale. ''Il fine - spiega - e' molto ambizioso: conciliare l'uomo e la macchina, il problema sul quale si sono cimentati dalla prima rivoluzione industriale in poi utopisti, ideologi, politici''. Non c'è una ricetta ma l'idea proposta da Olivetti per superare la contrapposizione fra capitalismo privato e collettivismo è ''socializzare senza statizzare''. Quello che colpisce è che i viaggi americani, l'impegno antifascista, i successi internazionali, l'intuizione dell'elettronica che hanno portato l'Italia all'avanguardia non hanno mai fatto perdere ad Adriano Olivetti, anzi hanno rafforzato, la sua convinzione dell'importanza dei valori culturali, del rispetto della dignità della persona e del progresso come strumento per la costruzione di un mondo spiritualmente più elevato. Nei bagagli che Adriano Olivetti aveva con sè il giorno della morte, avvenuta ad Aigle, dove il treno su cui viaggiava si è fermato in attesa di soccorsi che saranno inutili, viene trovata, racconta l'autore della biografia, una copia di 'Città dell'uomo', la raccolta dei suoi più recenti scritti e discorsi.

E secondo una voce, diffusa fra i comunitari, ma non sicura, c'è ''anche un appunto - racconta Ochetto - che riguarda quello che è stato un suo caposaldo e il progetto più contrastato: la fondazione proprietaria, da creare trasferendo parte della proprietà ai lavoratori''. Frutto di anni di ricerche in archivi pubblici e privati, con la raccolta anche di testimonianze dirette, la biografia può essere letta seguendo diversi piani ma come ammette l'autore ''c'è un nucleo della personalità umana irriducibile a ogni ricerca, dove questa confina con il proprio mistero'' e nel caso di Adriano Olivetti è ancora più vero.
 
2 cose.
- Lascia perdere la politica economica.
Non serve una manovra economica se non hai la libertà di azione.
Se vuoi cambiare, non pensare a Roma. Non siparte dall'alto.
Si parte dal basso. Pensa molto ma molto più vicino a te. Pensa a cominciare acambiare da lì.
- Quelli erano gli anni post periodo bellico. Di ricostruzione. Già a metà degli anni 60 - in pieno boom economico - Olivetti era in difficoltà.......enfatizzare il passato serve a nulla.
 

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