Italia vittima di sistemazione portafogli
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 08 nov - "Occorre
stabilizzare questi livelli di spread e di rendimento. Ora
siamo vicini al fatidico 7%, dovremmo cercare di eliminare
l'incertezza e stabilizzarci attorno al 6%. Se uno guarda un
Btp a 10 anni al 6%, rendimento molto alto, questo puo'
essere un indice di opportunita' o un indice di rischio",
tutto dipende dai cambiamenti futuri del quadro generale in
cui si muovono i mercati. Lo ha detto a Radio24, nel corso
della trasmissione Salvadanaio, Lorenzo Pagani, head of the
European Government bond di Pimco, la piu' grande casa di
gestioni obbligazionarie mondiale. "Se ci fermiamo alla
situazione attuale, con un 6% di costo del finanziamento e
un 120% di debito rispetto al Pil, questo quadro non e'
assolutamente sostenibile nel lungo termine, viste le
condizioni attuali di crescita potenziale. Ci si deve
focalizzare sull'accelerazione della crescita con politiche
economiche credibili: questo attrarrebbe compratori, che
abbasserebbero il rendimento creando una spirale positiva
che renderebbe il debito sostenibile con rendimenti piu'
bassi". Commentando l'uscita dai titoli italiani, stretegia
che dalla scorsa estate accomuna i grandi fondi di
investimento americani, Pagani ha ricordato nel suo
colloquio a Radio24: "durante l'estate, in luglio e agosto,
arrivavamo da una crisi dell'area euro che aveva investito
Grecia, Irlanda, Portogallo e la Spagna prima. Di
conseguenza, la maggior parte degli investitori che
investivano in titoli di stato europei hanno avuto la
tendenza ad "usare" l'Italia: comprare rischio Italia come
sostituto del debito degli altri paesi in difficolta'". "La
sfortuna che ha avuto l'Italia - ha spiegato il manager - e'
stata di arrivare a luglio con la stragrande maggioranza
degli investitori istituzionali con portafogli sovrappesati
sull'Italia. A quel punto non e' stato un problema
esclusivamente italiano, e' stato un problema europeo: nel
continuare a protrarre quella che era l'incertezza della
soluzione della crisi greca che ha portato gli investitori a
riequilibrare i portafogli. E' stata la goccia che ha fatto
traboccare il vaso. Quando ci si trova a riequilibrare tutti
insieme, questo determina una specie di effetto valanga".
"Pimco non era tra i piu' grandi che riequilibravano, perche'
noi eravamo stati cauti ed eravamo arrivati gia' sottopesati
sull'Italia" ha sottolineato Pagani.
Col
(RADIOCOR) 08-11-11 16:10:52 (0301) 5 NNNN
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 08 nov - Ma come valuta
Pimco il "rischio Italia" in questo momento? "Quello che
domina adesso e' sicuramente la situazione politica, sia dal
punto di vista interno - per quello che riguarda la
chiarezza sulle politiche economiche - sia dal punto di
vista esterno" a livello europeo. Sulla Grecia c'e' il tema
della protezione rispetto al contagio e il perfezionamento a
lungo termine dell'assetto dell'Unione Europea, "al momento
un po' imperfetta, perche' abbiamo un'unione monetaria, ma
non abbiamo ancora chiarezza sull'obiettivo di un'unione
fiscale". Il problema fondamentale e' che "gli investitori
sono abituati a guardare gli investimenti, cercare di
analizzandoli e determinando quello che puo' essere il
rischio e il prezzo, come se ci fosse una macchina e fossero
abituati a guidare quella macchina. Oggi gli investitori
sono sul sedile posteriore e la macchina e' guidata dai
politici e dalle banche centrali. E il problema e' che i
politici invece di guardare fuori dal finestrino sembra che
stiano litigando tra loro, non sono chiari sulla
destinazione e al tempo stesso prendono delle deviazioni.
Stare sul sedile posteriore e' molto difficile per gli
investitori. E' difficile determinare quali sono gli
effettivi fattori di rischio in questo momento". E se il
rendimento del decennale italiano arriva al 7%? "E'
possibile ma non e' ancora tardi per non potercela fare - ha
spiegato Pagani a Radio24 - il 7% non e' un livello che ha
niente di speciale in se'. Il rischio e' che arrivando a
livelli cosi' alti di spread si possa determinare un danno
permanente alla domanda". Il protrarsi della crisi e
dell'incertezza per un tempo molto lungo a questi livelli di
rendimento corre il rischio che, anche qualora vi fosse
maggiore credibilita' e i rendimenti scendessero, la domanda
da parte degli investitori istituzionali potrebbe non essere
sufficiente per supportare l'abbassamento dei tassi di
rendimento. "Non credo che sia tardi, pero' bisogna fare in
fretta" sottolinea Pagani. Usciremo presto da questo tunnel?
"Noi gestiamo soldi per conto di clienti e anche noi, fino a
due anni fa, consideravamo i titoli di stato come puro
rischio di tassi di interesse (crescita, macro, inflazione).
Ora ci troviamo titoli che hanno in alcuni casi un chiaro
rischio credito e in altri casi sicuramente una grande
volatilita' e un rischio mark to market. Quando si tratta di
titoli di stato il problema fondamentale e la capacita' dello
stato di rifinanziarsi a livelli accettabili, quindi tutto
sta nella credibilita'. E quindi una delle cose principali
che in questo momento stiamo cercando di valutare e' la
capacita' della politica italiana di dare risposte chiare su
un processo economico di riforme per la crescita, questo e'
il primo passo necessario per ristabilire la credibilita'".
L'altro importante, e' il supporto che la Banca Centrale
europea sta dando ai titoli italiani: "Non dobbiamo
dimenticare che la Bce ha comprato circa 117 miliardi da
agosto, di cui molto probabilmente due terzi/tre quarti sono
titoli italiani, e questo e' uno dei motivi fondamentali per
cui finora riusciamo ad avere stabilita' nonostante la grande
incertezza".