Questo è quello che decide:
Biografia
La giovinezza e la militanza nel PCI
Nasce a
Napoli da genitori di
Gallo di Comiziano (
Napoli). Studente dal
1938 al
1941 al
Liceo Classico Umberto I di
Napoli, dove frequenta quarta e quinta ginnasio e salta poi alla seconda Liceo (erano gli anni della
guerra). Nel dicembre del 1941 si trasferisce con la sua famiglia a
Padova e lì si diploma presso il liceo Tito Livio.
[1] Nel
1942 Napolitano si iscrive alla facoltà di
Giurisprudenza all'
Università Federico II di
Napoli. Durante gli anni dell'Università, fa parte del
GUF, il gruppo universitario
fascista: collabora infatti con il settimanale
IX maggio tenendo una rubrica di critica teatrale. In questo periodo si forma tuttavia il gruppo di amici storico di Napolitano che, seppur militando ufficialmente nel fascismo, guardava alle prospettive dell'
antifascismo. Napolitano dirà più avanti: "Il
GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato".
[2] Il giovane Napolitano, appassionato di letteratura e teatro (un interesse coltivato tra i banchi del liceo Umberto di
Napoli, con amici come
Francesco Rosi,
Giuseppe Patroni Griffi,
Antonio Ghirelli,
Raffaele La Capria,
Luigi Compagnone), debutta anche come attore in un paio di piccole parti nella compagnia del GUF al
Teatro degli Illusi presso Palazzo Nobili.
Durante l'occupazione tedesca, con il gruppo formatosi all'interno del GUF prende parte alle azioni della
Resistenza in Campania.
[3] In particolare, tra queste, l'azione con cui si impadroniscono della redazione del
IX maggio, pubblicando brani di
Karl Marx mascherati come pezzi firmati di volta in volta dai diversi componenti del gruppo. Nel
1944 entra in contatto con il gruppo di comunisti napoletani come Mario Palermo e italo- tunisini come
Maurizio Valenzi, che prepararono l'arrivo a Napoli di
Palmiro Togliatti. Nel
1945 Napolitano aderisce al
Partito Comunista Italiano, di cui è segretario federale a
Napoli e
Caserta.
Due anni dopo, nel 1947, si laurea in Giurisprudenza con una tesi di economia politica dal titolo: "Il mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l'unità e la legge speciale per Napoli del 1904".
Eletto
deputato nel
1953 (e successivamente sempre rieletto, tranne che nella IV legislatura, nella circoscrizione di
Napoli, fino al
1996), diviene responsabile della commissione meridionale del
Comitato Centrale del PCI, di cui era diventato membro a partire dall'VIII congresso (
1956), grazie all'appoggio che
Palmiro Togliatti dette in quel periodo a lui e ad altri giovani dirigenti nell'ottica della creazione di una nuova e più eterogenea dirigenza centrale.
In quell'anno, tra l'ottobre e il novembre, si consuma da parte dell'
URSS la repressione dei
moti ungheresi, che la dirigenza del PCI condannerà come controrivoluzionari (
L'Unità arriva persino a definire gli operai insorti "teppisti" e "spregevoli provocatori"). Nel momento stesso degli eventi, egli stesso elogiò l'intervento sovietico dichiarando: «L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo»
[4].
In effetti - rispetto a coloro che, in quel periodo, affermavano che quella d'
Ungheria era da considerare una legittima rivoluzione e che nel comunismo si dovevano sviluppare le prospettive di una apertura democratica
[5] - il travaglio di Napolitano rimase, come ammise poi nella sua autobiografia politica "Dal PCI al socialismo europeo", a livello di "grave tormento autocritico" riguardo a quella posizione. Successivamente illustrò il proprio percorso politico - che seguiva la linea di
Giorgio Amendola, il quale contribuì alla prima evoluzione del partito
[6], di cui Napolitano si considererà sempre un allievo - dichiarando che "la mia storia" non è "rimasta eguale al punto di partenza", ma" è "passata attraverso decisive evoluzioni della realtà internazionale e nazionale e attraverso personali, profonde, dichiarate revisioni"
[7].