lupoalberto66
Forumer storico
Buona serata a tutti anche da me
Bello son mesi che dici " a breve..." nel tempo massimi e minimi crescenti.
Cagamussen, Vi saluto, mi hanno smaronato pure il gesso.
certo ma son mesi che deve volare il nostro listino.......invece è sempre li
aloa.....cmq mai detto di avere la ragione dalla mia
S&P’s declassa 17 banche italiane
ma non le big Intesa Sanpaolo e Unicredit
Per l’agenzia internazionale le banche italiane operano in un ambiente con alti rischi economici
Standard & Poor’s taglia il rating di lungo periodo di 17 banche italiane salvando però Intesa Sanpaolo e UniCredit. È quanto si legge in una nota, in cui si precisa che la decisione segue il downgrade dell’Italia. Sotto la scure dell’agenzia di rating finiscono quindi Ubi Banca, Credem che scendono a livello ‘BBB-’; Fga Capital, Iccrea e Mediocredito a ‘BB+’; Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Banco Popolare a ‘BB’; infine Unipol Banca a ‘BB-’.
LE ECCEZIONI - D’altro canto, tra le banche che si salvano, oltre a UniCredit e Intesa Sanpaolo, S&P’s segnala l’Istituto per il Credito Sportivo, Banca Fideuram, Mediobanca, Banca Popolare dell’Alto Adige e l’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane, i cui rating restano confermati. Per l’agenzia internazionale, le banche italiane operano in un ambiente con alti rischi economici, lasciando le banche più esposte a una recessione più profonda e lunga di quanto pensavamo.
LE PREVISIONI - Standard & Poor’s mantiene invece l’outlook negativo su tutto il comparto bancario italiano. È quanto si legge in una nota dell’agenzia, in cui viene precisato che le due eccezioni sono Banca Carige e Dexia Crediop, i cui rating restano in ‘Creditwatch’ negativo, ovvero sotto osservazione per un possibile taglio.
LA CRESCITA - Il Pil dell’Italia, dopo il -1,9% previsto per il 2013, «avrà segnato un calo in termini reali del 9% negli ultimi sei anni» con un -25% per gli investimenti e un prodotto pro-capite inferiore ai livelli del 2007., aggiunge Standard & Poor’s: «Non ci aspettiamo che questa tendenza si inverta significativamente nel 2014».