Buongiorno,
cento ne pensano, dieci ne fanno ......una non la indovinano.....
Un emendamento del Partito democratico passato qualche giorno fa alla Camera impone ai produttori italiani di usare nelle bibite almeno il 20% di arance.
Il limite prima era al 12%.
Il Parlamento ha infatti introdotto un limite impensabile nel resto dell'Europa (e per il quale rischiamo paradossalmente un richiamo di Bruxelles).
La percentuale di frutta che devono contenere le bibite in tutti gli altri Stati europei è inferiore (si parla di bibite gassate, non di succhi di frutta o di nettare che hanno un contenuto di frutta più alto).
Nessun obbligo in Francia, Gran Bretagna, Danimarca, Finlandia, Germania, Svezia. In Austria, Olanda e Belgio il limite è del 10%, in Portogallo all'8%.
La nuova normativa non prevede infatti nessun obbligo sulle bevande in vendita in Italia, ma solo su quelle prodotte nel Belpaese.
Potremo continuare a comprare «aranciate senza arancia» prodotte all'estero, ma non made in Italy.
Peccato che, come sempre quando si esagera con leggi e regolamentazioni (e agli italiani capita spessissimo), gli effetti siano opposti rispetto a quelli dichiarati.
Nel caso specifico Assobibe, associazione di Confindustria tra gli industriali di bevande analcoliche, ha calcolato circa duemila posti di lavoro persi.
Con il rischio concreto che marchi storici, vengono in mente Fanta e San Pellegrino, portino all'estero tutte le loro produzioni.
Magari verso paesi dove già operano.
L'Albania nel caso del gruppo Coca Cola, oppure in Austria.