Racconto gastroerotico

Non ti piace la storiella?
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Io adoro il fondente di modica, leggermente friabile in bocca, schiacciandolo con i denti , dopo lo scrunch un bouquet di pistacchio e limoni pervade il palato e perdura per istanti che sembrano eterni
 
Nella vasta pianura dello Stompton settentrionale scorrevano in quel punto placide le acque del grande fiume. Treesome. Era un'area geologicamente fragile sotto il livello del mare che soffriva la.subsidenza e le cui acque superficiali erano regolate artificialmente da un complesso reticolo di tubazioni e.invasi. La parte tecnologica era gestita da una grossa azienda, la Hydro Logic spa che in quel punto, di cui narriamo la storia, aveva una sottostazione di pompaggio. Si trattava di un plesso rettangolare 6mt x 12 circa in pianta, su due livelli, con tetto piano calpestabile e protetto da ringhiera. Lo stabile era incastonato pee un lati in una scarpata altissima di un argine. Tutto intorno il nulla di presenza umana, una strada bianca un cancello scorrevole zincato, una vetusta rete di recinto smollacciata e erba ovunque bassa che arrivava al ginocchio al massimo. Al primo piano un unico vastissimo ufficio con scrivania alcuni monitor e uno scarno arredamento un bagno e il vano scala che portava al tetto e al piano sotto dove erano allocate le pompe i tubi e tutta l'insieme degli impianti. Tutto questo era sorvegliato da un unico uomo, Alfred.
 
Mangiare un quadrettino di cioccolato è un'esperienza che coinvolge tutti e cinque i sensi.
Quando sopraggiunge la voglia irresistibile, per prima cosa il cioccolato va accarezzato con lo sguardo: deve essere scuro, lucido e sottile.
Poi va toccato, brevemente, affinché il calore delle mani non ne pregiudichi la durezza.
Va spezzato e se il suono che ne risulta è uno snap secco abbiamo la garanzia di un prodotto di qualità.
Ora lo si può annusare per percepire l'odore intenso del cacao.
Infine va messo in bocca, ma non va masticato, va sciolto lentamente, aiutandosi con la lingua e tenuto in bocca un po' per assaporarne la ricchezza aromatica.
Il calore della bocca permetterà di cogliere anche gli aromi secondari del cacao.
Se l'aroma persiste svariati minuti dopo averlo mangiato, il prodotto è valido, da riprovare.
 
Alfred, sui 45, l'aspetto di una giovinezza sfiorita, schiacciato nello spirito e anche nel corpo da quel lavoro che sulla carta richiedeva un tecnico ma che di fatto richiedeva la pazienza di un guardiano del farò, si riprometteva ogni mattina varcando il cancello fra se e se "dignità, dignità, oggi sarà una giornata dignitosa".
Sichè subito commutava l'impianto in logica uomo presente e una volta controllato che non ci fossero anomalie si dedicava a quelli che erano i suoi rituali. Una cosa aveva imparato Alfred in tutti quegli anni e ne aveva fatto controvoglia la sua filosofia alla HidroLogic: -se spia non si accende problema non esiste.-
Era un di invernale e la tarda alba di un giorno fosco e senza.sole in cui il grigio prevaleva sull'azzurro. Alfred come il solito butto il pane vecchio in un angolo lontano agli animali selvatici, in genere fagiani tenebrosi che lo venivano a trovare, poi fece un giro lungo l'invaso. Era martedì il giorno che doveva controllare il pescato nelle nasse ma visto che le corde erano assicurate ai picchetti vista.la.giornata uggiosa rimando quel lavoro al pomeriggio momento in cui avrebbe anche messo a dimora le tirlindane.
 
Quei venti minuti laffuori tanto bastavano per far duolere le giunture a Alfred il quale accese la.macchina del caffè e lo scaldaletto elettrico da mettersi sulle ginocchia mentre era al PC. L'ambiente non era freddo, il calore delle pompe.sotto si faceva sentire ma da quando Alfred aveva letto in un forum di finanza che lo scaldaletto dava un comfort.impareggiabile aveva deciso anche lui che "mai più senza".
Non era ancora giunto a metà della lettura dei 10 quotidiani on line che era solito sfogliare quando suonò il campanello dell'ingresso che capiamoci in un plesso industriale anche lui ha requisiti industrial ed era ricavato da una badenia antincendio dismessa. Il risultato era che il trillo era da caserma dei pompieri e l'improvviso suono era da infarto. Al si alzò in piedi di pessimo umore per guardare dalla finestra. Di solito era contento di ricevere visite ma stavolta proprio no.temeva di.vedere sfumare le fiorenti attività del pomeriggio.
Una volta spostata la.tenda vide il furgone con le scritte.WC quello della Walter Clean la ditta che veniva a fare la pulizia periodica della centrale.al piano terra. Dietro però ci stava un secondo.furgone un Mercedes vtri privacy e cerchi in lega, bianco senza.scrittr. "Mmm strano" pensò Al "non è la prima.volta che vengono con due mezzi ma quelli della Walter devono aver fatto i schei per prenderne un tedesco".
Fatto sta che apri il cancello e anche i portoni del locale sempre seccato più che altro seccato con se stesso per non aver tenuto.presente che era Dicembre e che l'incombenza di quel.giorno non era data certa.ma era pur sempre un lavoro programmato. Fortuna che era tutto in ordine, il personale tutto femminile.doveva solo togliere quel velo di polvere e qualche ragno affinché fosse tutto splendente come esigevano per.fissa in HidroLogic. Ma più che virtù si trattava.di passare lavoro facile alla Walter Clean visto che Walter era cognato del CEO della HL.
I furgoni entrarono lentamente e molto diligentemente Alfred si apprestò alle adempiere del caso prima ancora di ricevere le ragazze. Per prima cosa commutò il selettore di stato in F5 " presenza.estranei in centrale" che era presente nel.grande pannello in ufficio e.che inviava il segnale alla megacenteale di supervisione che era locata in Sassonia o cosi si vociferava fosse. Poi prese i moduli F5 da compilare e velocemente si sposto dall'ufficio alla sala pompe sotto.
 
Un vecchio bar di periferia. La luce soffusa e prossimo alla chiusura. Lei era seduta di fronte a me. Un' occhiata profonda mi mette in soggezione. Fingo disinteresse. Lei sa che mi piace. Cerco di sfuggirne lo sguardo. Non amo essere solo predatore. Adoro, quando ne sento l'odore, trovare la belva che cerca la sua vittima sacrificale. Così le sfuggo, cerco di evitarla. Riguardo con apparente calma il mio cellulare. Non resisto, devo rilanciarle uno sguardo e poi negarglielo, metterla in difficoltà, provocarne dubbi. Il tempo scorre lento, ma il battito del cuore aumenta il ritmo. Sento il suo sguardo. Fingo con la mia faccia da pokerface e indirizzo la mia attenzione nei confronti della barista. Non è bella, non è interessante, ma percepisco che innesca un meccanismo di rivalsa nei confronti di questa nuova amica. Alterno lo sguardo tra le due possibili prede e cerco ancora di nascondermi, di farmi preda. Lei, la mora dagli occhi verdi da gatta, inizialmente pare infastidita, ma tutti e due sappiamo che ho colpito nel segno. Mi faccio desiderare, poi la riguardo avvertendo che i miei occhi sono diventati lucidi, probabilmente per l'imbarazzo... probabilmente per l'eccitazione.
Chiedo alla barista, con molta gentilezza, se può consigliarmi un cioccolato al cacao da gustare. Le sorrido, quasi come se fossimo uniti da una atavica complicità. La barista mi porta due quadratini di cioccolato sceltissimo. La ringrazio, ne afferro un pezzo e lo annuso guardando la mia mora con gli occhi da gatta. Me lo strofino sulle labbra e mi accorgo che il suo sguardo segue ogni mia mossa. Potrebbe essere divertita, come essere turbata, ma non lo saprò mai. Non voglio darle vantaggi, non voglio che capisca cosa voglio fare. Assaggio il quadratino molto lentamente e poi chiedo dove sia la Toilette. Sapevo di mentire, sapevo che sarei passato dietro la mia gatta. Il locale stava veramente per chiudere, ma quel momento avrei voluto non finisse mai. Avrei voluto bloccare il tempo. Avrei voluto rallentare le emozioni: sia le mie e sia le sue. Le passai accanto, ignorandola... come se non l'avessi mai notata, come se non esistesse, come se non mi avesse mai imbarazzato, come se fosse solo un elemento di arredo. Lei rimane impassibile. Probabilmente tenta di smarcarsi. Dopo qualche minuto, rientro in sala e molto lentamente, mi avvicino a lei. Probabilmente mi aspettava. Sapeva che sarei ripassato accanto a lei. Ma questa volta non le passai accanto. Misi le mie mani sui suoi occhi. Il mio cuore sembrava impazzire. Notai il suo splendido profumo che cercava di inebriarmi. Un profumo dannatamente femminile, dannatamente sexy, dannatamente folle. Lei rimase ferma, accettò questa situazione con apparente freddezza. Presi delicatamente il quadretto di cioccolato e lo avvicinai alle sue labbra. Delicatamente cercai di farlo penetrare affinchè la sua saliva potesse già iniziare a sentirne il gusto. Le strofinai delicatamente il cioccolato tra le labbra e attesi il momento in cui avvenne il suo si. Apri la bocca sfidando la sua paura e iniziò a succhiare la prelibata leccornia con quella lingua calda, desiderosa e che ogni tanto sdrusciava tra le mie dita. Sentivo il suo piacere che aumentava il mio piacere. Sentivo che due sconosciuti, in quel momento, erano diventati una cosa unica. Lei si voltò lentamente verso di me. Mi guardò con quello sguardo che può paralizzarti, quello sguardo che potrebbe essere persino l'ultimo prima di lasciarsi morire....
Avvicina le sue labbra carnose alle mie, assieme alla sua lingua curiosa e avida che mi penetra per un bacio. Un bacio di passione, di condivisione, un bacio che trasporta il sapore del desiderio, del cioccolato, dei sensi.
Ci baciamo per qualche minuto. Il tempo che il cioccolato fondente fosse terminato. Consumato da questi minuti di follia.
Poi mi guardò negli occhi e mi disse: Sciau belu.... tengu anghiu u sciocculato nel postu giuscto.
Una lascrima mi sgorgò...lei mi disse: No piangiii
Avrei voluto morire. Tutta colpa di uno scioccolatino!!!!!
Fine
 

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