Un vecchio bar di periferia. La luce soffusa e prossimo alla chiusura. Lei era seduta di fronte a me. Un' occhiata profonda mi mette in soggezione. Fingo disinteresse. Lei sa che mi piace. Cerco di sfuggirne lo sguardo. Non amo essere solo predatore. Adoro, quando ne sento l'odore, trovare la belva che cerca la sua vittima sacrificale. Così le sfuggo, cerco di evitarla. Riguardo con apparente calma il mio cellulare. Non resisto, devo rilanciarle uno sguardo e poi negarglielo, metterla in difficoltà, provocarne dubbi. Il tempo scorre lento, ma il battito del cuore aumenta il ritmo. Sento il suo sguardo. Fingo con la mia faccia da pokerface e indirizzo la mia attenzione nei confronti della barista. Non è bella, non è interessante, ma percepisco che innesca un meccanismo di rivalsa nei confronti di questa nuova amica. Alterno lo sguardo tra le due possibili prede e cerco ancora di nascondermi, di farmi preda. Lei, la mora dagli occhi verdi da gatta, inizialmente pare infastidita, ma tutti e due sappiamo che ho colpito nel segno. Mi faccio desiderare, poi la riguardo avvertendo che i miei occhi sono diventati lucidi, probabilmente per l'imbarazzo... probabilmente per l'eccitazione.
Chiedo alla barista, con molta gentilezza, se può consigliarmi un cioccolato al cacao da gustare. Le sorrido, quasi come se fossimo uniti da una atavica complicità. La barista mi porta due quadratini di cioccolato sceltissimo. La ringrazio, ne afferro un pezzo e lo annuso guardando la mia mora con gli occhi da gatta. Me lo strofino sulle labbra e mi accorgo che il suo sguardo segue ogni mia mossa. Potrebbe essere divertita, come essere turbata, ma non lo saprò mai. Non voglio darle vantaggi, non voglio che capisca cosa voglio fare. Assaggio il quadratino molto lentamente e poi chiedo dove sia la Toilette. Sapevo di mentire, sapevo che sarei passato dietro la mia gatta. Il locale stava veramente per chiudere, ma quel momento avrei voluto non finisse mai. Avrei voluto bloccare il tempo. Avrei voluto rallentare le emozioni: sia le mie e sia le sue. Le passai accanto, ignorandola... come se non l'avessi mai notata, come se non esistesse, come se non mi avesse mai imbarazzato, come se fosse solo un elemento di arredo. Lei rimane impassibile. Probabilmente tenta di smarcarsi. Dopo qualche minuto, rientro in sala e molto lentamente, mi avvicino a lei. Probabilmente mi aspettava. Sapeva che sarei ripassato accanto a lei. Ma questa volta non le passai accanto. Misi le mie mani sui suoi occhi. Il mio cuore sembrava impazzire. Notai il suo splendido profumo che cercava di inebriarmi. Un profumo dannatamente femminile, dannatamente sexy, dannatamente folle. Lei rimase ferma, accettò questa situazione con apparente freddezza. Presi delicatamente il quadretto di cioccolato e lo avvicinai alle sue labbra. Delicatamente cercai di farlo penetrare affinchè la sua saliva potesse già iniziare a sentirne il gusto. Le strofinai delicatamente il cioccolato tra le labbra e attesi il momento in cui avvenne il suo si. Apri la bocca sfidando la sua paura e iniziò a succhiare la prelibata leccornia con quella lingua calda, desiderosa e che ogni tanto sdrusciava tra le mie dita. Sentivo il suo piacere che aumentava il mio piacere. Sentivo che due sconosciuti, in quel momento, erano diventati una cosa unica. Lei si voltò lentamente verso di me. Mi guardò con quello sguardo che può paralizzarti, quello sguardo che potrebbe essere persino l'ultimo prima di lasciarsi morire....
Avvicina le sue labbra carnose alle mie, assieme alla sua lingua curiosa e avida che mi penetra per un bacio. Un bacio di passione, di condivisione, un bacio che trasporta il sapore del desiderio, del cioccolato, dei sensi.
Ci baciamo per qualche minuto. Il tempo che il cioccolato fondente fosse terminato. Consumato da questi minuti di follia.
Poi mi guardò negli occhi e mi disse: Sciau belu.... tengu anghiu u sciocculato nel postu giuscto.
Una lascrima mi sgorgò...lei mi disse: No piangiii
Avrei voluto morire. Tutta colpa di uno scioccolatino!!!!!
Fine