A gennaio di quest’anno il flusso delle
assunzioni ha conosciuto una brusca frenata.
Dai dati dell’ultimo
Osservatorio sul precariato dell’
Inps , che prende in considerazione solo i lavoratori dipendenti del settore privato, emerge infatti che i nuovi
contratti a tempo indeterminato sono stati 106.697, il 39,5% in meno rispetto allo stesso mese del 2015, quando ne erano stati attivati 176.239.
E’ la riprova, se fosse servita, del fatto che l’anno scorso
a trainare i rapporti di lavoro stabili sono stati
i generosi sgravi contributivi concessi dal governo e non il
Jobs Act, come sostenuto invece dal premier
Matteo Renzi, dal responsabile economia del Pd
Filippo Taddei e, solo pochi giorni fa, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio
Tommaso Nannicini.
Ed ecco la cartina di tornasole: nel primo mese del 2016, cioè da quando la decontribuzione non è più totale (contributi azzerati per tre anni) bensì limitata al
40% e per soli due anni, c’è stato un calo non solo delle assunzioni ma anche delle
trasformazioni di rapporti a termine in tempi indeterminati.
Che sono scese da 43.445 a 41.221. Lo stesso Inps scrive che l’esonero totale, destinato a costare allo Stato almeno 12 miliardi, “risulta avere avuto un
effetto determinante sull’incremento dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato”:
“Su
2,5 milioni di attivazioni di posizioni di lavoro a tempo indeterminato (sommando le instaurazioni di nuovi rapporti e le trasformazioni di rapporti a termine), oltre 1,5 milioni, pari al 62% del totale, risultano beneficiarie dell’esonero contributivo triennale”.