Altro argomento. Molto più serio e pericoloso per il futuro.
Un’inchiesta che cerca di far luce su quanto accaduto e che è interessante perché aiuta a capire alcune dinamiche dio quel feroce scontro di febbraio,
è quella dei reporter del Der Spiegel che, insieme ai giornalisti dell’
Euphrate Post, hanno trascorso due settimane intervistando sia i testimoni che i partecipanti alla battaglia. Il team di giornalisti ha anche parlato con un membro dello staff dell’unico ospedale di Deir Ezzor e con un dipendente dell’aeroporto militare locale.
L’inchiesta è giunta a questa descrizione degli
eventi. Alle ore 5:00 del 7 febbraio, circa 250 combattenti a sud di Deir Ezzor hanno tentato di attraversare la riva occidentale dell’
Eufrate usando una serie di pontili militari. Tra le forze, sembra ci fossero anche membri delle milizie di due tribù,
Bekara e
Albo Hamad, che stanno combattendo per il governo siriano, combattenti
afghani e
iracheni delle brigate di
Fatimiyoun e
Zainabiyoun, che sono sotto il comando iraniano. I testimoni dicono che
nessun mercenario russo ha preso parte al tentato attraversamento.
Americani e russi hanno concordato di rendere il fiume Eufrate una linea di “de-escalation”. Le truppe siriane e dei suoi alleati sono a ovest del fiume mentre il lato est è controllato dalle forze curdo-siriane sotto la protezione degli americani. Il lato est è importante anche sotto il profilo energetico. Come ricorda lo
Spiegel, l’area è sede di un insieme di giacimenti di gas naturale generalmente noto come
campo di Conoco. Da quello che si evince, gli americani presenti sulle rive orientali hanno percepito l’avanzata come un attacco e hanno sparato una serie di colpi di avvertimento verso il ponte. Nessuno sarebbe rimasto ferito e gli aggressori si sono ritirati.
Ma le cose erano destinate ad andare in maniera diversa. Dopo molte ore, con il calare del buio, il doppio degli uomini delle milizie ha attraversato un altro ponte improvvisato pochi chilometri più a nord, vicino all’aeroporto militare di Deir Ezzor. Approfittando dell’oscurità e senza essere rilevati dai droni, sono arrivati quindi al villaggio di Marrat. Intorno alle
22:00, mentre le milizie avanzavano verso sud dirette alla base Sdf di Khusham, le
forze speciali americane, di stanza nella base curda, hanno aperto il fuoco. Gli Stati Uniti hanno dichiarato in
una nota alla Cnn che le forze della coalizione “hanno bersagliato gli aggressori con una combinazione di attacchi aerei e artiglieria”.
Nello stesso arco temporale, a tarda notte, un altro gruppo di membri delle milizie tribali siriane e combattenti sciiti provenivano dal villaggio di
Tabiya a sud e attaccavano anche loro la base della Sdf. Gli americani, in questo caso, hanno risposto pesantemente. Stando alle fonti locali, hanno schierato
droni dotati di razzi, elicotteri da combattimento, aerei
AC 130, artiglieria a terra. E il 9 febbraio, hanno attaccato ancora una volta un’unità degli stessi combattenti che erano spuntati sul lato orientale del fiume.
Due membri della
milizia al-Bakir dei Bekara hanno rivelato al
Der Spiegel che “è stato principalmente il secondo attacco notturno dal villaggio di Tabiya a scatenare il parossismo americano”. Tra quelli di stanza a Tabiya c’era anche un piccolo contingente di mercenari russi, che però le due fonti della milizia hanno detto che non hanno partecipato agli scontri. Tuttavia, hanno detto, “
tra i 10 e i 20 di loro hanno effettivamente perso le loro vite“. Dei 200 miliziani morti, ci sono circa 80 soldati siriani, un centinaio di iracheni e afghani e circa 70 combattenti tribali, per lo più della al-Baqir.
Un membro dell’ospedale di Deir Ezzor ha affermato che sono stati consegnati circa una dozzina di corpi russi. Nei giorni seguenti, le identità dei russi uccisi sono iniziate a trapelare e si è iniziato a fare il nome di alcune contractors della Wagner. Tuttavia, mentre arrivavano queste notizie, si è fatta largo una versione completamente diversa degli eventi dove si diceva che erano 100, 200, 300 o addirittura 600 i russi uccisi in battaglia. Ma
nessuno, dei locali, conferma questa strage. Le fonti occidentali hanno iniziato a parlare di almeno un centinaio di morti, ma la situazione sul terreno, tra Khusham e Tabiya, non conferma la partecipazione dei mercenari russi né all’attacco né ai combattimenti successivi. Solo alcuni erano presenti e molti, tra i tribali, parlano di
pura fatalità.