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Netta sconfitta in Svizzera al referendum per i favorevoli alla soppressione del canone radiotelevisivo.
Al termine di una lunga ed accesa campagna, il 71,6% dei votanti ha bocciato il testo promosso dalle sezioni giovanili di due partiti di destra
(Unione democratica di centro e Partito liberale radicale) che volevano l'abolizione della tassa in nome del libero mercato.
Se l'iniziativa fosse stata accettata, la Svizzera sarebbe stato il primo Paese in Europa ad abolire il servizio pubblico nel settore della radio e della televisione,
come aveva sottolineato il governo, fortemente contrario alla proposta che minacciava "la sopravvivenza" della Società svizzera di radiotelevisione (Ssr),
l'equivalente della nostra Rai in un mercato audiovisivo piccolo ma multilingue come quello elvetico.


Il responso delle urne è stato chiarissimo, con una valanga di 'No' superiore a quanto pronosticato dai sondaggi e una rara e totale unanimità dei cantoni,
con percentuali di voti contrari al testo che hanno raggiunto il 78,3% a Neuchatel e il 78,1% nel Giura. Anche il Ticino ha votato contro con il 65,5% dei voti.


Per i promotori del referendum - battezzato 'No Billag', dal nome della società che riscuote il canone
- il sistema del canone è antiquato nell'era di internet e delle Tv a pagamento ed i cittadini devono poter pagare solo quello che consumano.
Ma di fronte alla sconfitta, hanno fatto buon viso a cattiva sorte: "Non ho mai pensato che l'iniziativa potesse essere accettata",
ha detto la deputata dell'Udc Natalie Rickli, citata dall'agenzia svizzera Ats. "Eravamo in anticipo sui tempi",
ha aggiunto, ritenendo comunque positivo il fatto che sia stata avviata una discussione sul tema.

Tra i più soddisfatti per l'esito del voto, il direttore della Ssr Gilles Marchand che vede nel risultato odierno "un segnale forte per il servizio pubblico, per le radio e televisioni regionali, nonché per l'insieme della Svizzera".
Anche in Italia l'Usigrai, il sindacato dei giornalisti di Viale Mazzini, ha parlato di "vittoria del servizio pubblico" e "sconfitta di populisti e qualunquisti".


Oltre alla Ssr, che fornisce un servizio pubblico multimediale in tutte le regioni e le lingue nazionali (tedesco, francese, italiano e romancio),
i proventi del canone sono destinati a radio locali e Tv regionali che adempiono un mandato di servizio pubblico.

Pari a 451 franchi annuali (circa 390 euro), il canone svizzero è tra i più cari in Europa.
Dal primo gennaio del 2019 scenderà in ogni caso a 365 franchi all'anno.
 
Sesto titolo in carriera per Fabio Fognini, andato a segno nel Brasil Open, torneo ATP World Tour 250 dotato di un montepremi di 516.205 dollari che si è concluso sulla terra rossa di San Paolo, in Brasile.

In finale il 30enne di Arma di Taggia, numero 20 del ranking mondiale e seconda testa di serie, ha battuto in rimonta per 1-6, 6-1, 6-4, in un'ora e 33 minuti di partita,
il cileno Nicolas Jarry, numero 73 Atp, mai così avanti in carriera in un torneo del circuito maggiore.

Per Fognini si è trattato del primo da luglio dello scorso anno quando si era imposto a Gstaad. In carriera il ligure ha giocato 15 finali.
Fognini è diventato anche il primo azzurro ad aggiudicarsi il Brasil Open dopo le sconfitte in finale di Volandri (2012), Lorenzi (2014) e Vanni (2015).

Grazie a questo successo da lunedì guadagnerà un'altra posizione andandosi ad accomodare in 19esima posizione.
 
Ebbravo Fabio: se si riuscisse a concentrare a lungo, potrebbe... avrebbe potuto...
Vabbè, pazienza.



L'Italia è nettamente divisa in due dal voto.
Come ai tempi del primo referendum (il sud era repubblicano, e il nord monarchico se non mi confondo, data l'età), ma questa volta ancora di più.
Ma purtroppo non c'è più Bossi, sennò se ne poteva prendere atto e costituire due Stati indipendenti e felici: Leghia e Cinquestellia.
Vabbè, pazienza.
Comunque: diversi punti in comune ci sono.

La notizia politica che aspetto con ansia è se la graziosa pentastellata germano-campana sia stata eletta o meno.
I dati sono ancòra incerti.
Agropoli, crollo clamoroso di Alfieri. Seconda D'Alessandro, prima Ferraioli (centrodestra)

Speriamo bene, ovviamente per ragioni spirituali e non carnali.
 
Ragazzi, Vi rendete conto del potere di questa persona.......

BOLZANO – Maria Elena Boschi è stata eletta nel collegio uninominale per la Camera a Bolzano con il 41,23%.
Dopo lo scrutinio di tutte le 143 sezioni, Michaela Biancofiore (Forza Italia) arriva al 24,99%.
La candidata M5S Filomena Nuzzo è terza con il 20,55%,
mentre Norbert Lantschner (LeU) si ferma al 6,28%, Andrea Bonazza (CasaPound) al 4,29% e Michele Giancola (Potere al Popolo) all’1,16%.

Sotto l’1% Romana Cordova (Popolo della Famiglia) 0,91% e Hansjoerg Kofler (Partito valore umano) 0,54%. Schede non valide 5.610, di cui bianche 2.504.
 
Quando è iniziato il disastro? Quale è stato il momento in cui è iniziato a venire giù tutto? E come abbiamo fatto a non accorgercene? Come abbiamo potuto permetterlo?
Come è stato possibile che fare carne di porco dell’etica della responsabilità, del senso del ruolo, delle istituzioni, della loro dignità, diventasse prassi comune,
routine quotidiana di una classe media sulla quale da sempre si fondano le basi di uno Stato serio e che invece è ormai ridotta a fanghiglia, a pattume, a ciarpame, a suburra esposta alle pulsioni più inconfessabili?

Il caso penoso e, purtroppo, non incredibile della maestra di Torino immortalata nel bel mezzo di un corteo di sedicenti antifascisti in rivolta contro il rinascente fascismo
- roba fresca, roba forte - mentre urla, strepita, insulta, ingiuria e augura la morte ai poliziotti - “vigliacchi! mi fate schifo!! dovete morire!!!” - è il vero segno dei tempi.

Pura pedagogia. Metafora di una società allo sbando. Autobiografia della nazione. Album di famiglia di un mondo una volta tragico e ora ridotto a mera farsa, macchietta, avanspettacolo.
Da quanti anni, da quanti decenni il ruolo dell’insegnante è diventato spazzatura? Chi lo ha ridotto così?
Perché abbiamo trasformato un pilastro di educazione, buonsenso, attenzione pedagogica e rigore formativo in una poltiglia ideologizzata
dove grufola un sottobosco intellettuale malpagato, bistrattato e massificato dal tritacarne ministerial-burocratico-sindacale?

È vero che qui stiamo parlando di un caso singolo.
Ma questo caso singolo - del quale speriamo si occupi al più presto la magistratura e, soprattutto, il ministero della Pubblica istruzione con tanto di espulsione a pedate nel sedere - rivela un mondo.
Un modo di vedere le cose. Un modo di interpretare il ruolo che non ha più niente a che vedere con la formazione dei ragazzi,
quanto invece con il tardo e patetico ribellismo adolescenziale, il classico cialtronismo dello statale estremista e frustrato,
l’analfabetismo di andata e ritorno – devastante, se ricordiamo che sono insegnanti - di chi non sa niente e parla di tutto e quindi,
non sapendo niente e parlando di tutto, ripete a macchinetta slogan copiaincollati da chissà quale guru digitale o da chissà quale testo sacro della controinformazione apotropaica.

Ma ce n’è voluto di tempo. La distruzione della nostra scuola è frutto di una vasta opera che arriva da lontano.
Nel momento in cui è stata sancita la fine dell’autorità degli insegnanti - scambiata per autoritarismo dagli sfaccendati della rivoluzione proletaria davanti al tavolo del biliardo -
con conseguente sparizione del concetto di merito e di selezione, asfaltato dal mantra del sei politico, del diciotto politico, del lavoro di gruppo,
dell’autogestione, dell’occupazione, dell’autocoscienza nannimorettiana, in quel momento ci si è infilati sul piano inclinato che ha portato fino alla ululante maestra di Torino.

È un filo rosso lungo quarant’anni nel quale tutti quanti hanno mangiato a piene mani.

La politica, alla quale non è sembrato vero di trasformare la scuola in un immenso ammortizzatore sociale grazie al quale garantire
a una milionata di intellettuali o para intellettuali un posto di lavoro sicuro a prescindere dal rendimento, dal numero e dalla distribuzione degli studenti,
con orari comodissimi e infiniti, sterminati giorni di ferie in cambio di un reddito sempre più da fame.

Il sindacato, che di volta in volta ha potuto premere sull’acceleratore della sanatoria per l’immissione in ruolo senza concorso dei precari, giustificando così la sua centralità di preclaro intermediario sociale.

I presidi, che hanno potuto limitarsi al comodo ruolo di burocrati, privi di ogni vero potere e di ogni vera autonomia.

Gli studenti, sempre più certi di promozioni e diplomi come premio di una preparazione sempre più superficiale e inadeguata.

Le famiglie, che hanno invaso sempre più lo spazio vitale dei docenti, interferendo in ogni modo nell’attività didattica ed ergendosi a difensori a prescindere delle malefatte e degli asinismi dei loro pargoli.

Un sistema folle. Un mondo impazzito. Il trionfo del principio dell’irresponsabilità.

E’ vero che ci sono tanti professori bravissimi, presidi coscienziosi, studenti eccellenti,
famiglie con la testa sulle spalle e anche sindacalisti - sembra incredibile, ma è così – preparati e ben calati nel principio di realtà.
Questo è fuori discussione: ognuno di noi ne conosce più d’uno. Ma non sono loro a dettare l’agenda, a dare la linea, a soffiare il vento della storia.
Sono eccezioni. Mosche bianche. Variabili impazzite in un sistema che tende a far emergere inesorabilmente i mediocri, i peggiori e i più furbi,
che offre mille garanzie e zero rischi d’impresa, che vede il privato come il demonio e la libera scelta delle famiglie sul tipo di istruzione da dare ai propri figli come Satanasso,
che è ancora tutto incardinato sulle buffonate demagogiche della vulgata sessantottarda e post sessantottarda,
di cui il ridicolo, grottesco, violentissimo fascismo degli antifascisti è l’aspetto più folcloristico. E penoso.

Pensate a un intellettuale gigantesco come Gramsci, il teorizzatore dell’occupazione sistematica dei gangli culturali del paese, di fronte a questi esiti da avanspettacolo.
E pensate sempre a Gramsci di fronte a quelle centinaia di insegnanti che qualche tempo fa hanno definito come una “deportazione”
l’obbligo del trasferimento in altre regioni in cambio di una cattedra di ruolo. Deportazione. Degli insegnanti. Dei docenti. Dei pedagoghi. Dei laureati.

Hanno usato il termine deportazione. Tutto vero. Il termine deportazione.
Vi rendete conto cosa significhi nella storia del Novecento il termine deportazione?
E questi, questi insegnanti, questi docenti, questi pedagoghi, questi laureati hanno usato il termine deportazione.
Sì, sarebbe bello chiedere all’antifascista Gramsci cosa ne pensa di queste deportazioni e anche dell’antifascismo della maestra di Torino.


Minonzio

Diego Minonzio
 
Elezioni 2018

Camera
Proporzionale
sezioni 61039 / 61401

32,63%
18,72%
17,41%
14,03%
4,33%
3,38%
2,54%
1,31%
1,12%
0,94%
Maggioritario
sezioni 61039 / 61401
CENTRO DESTRA
112 Seggi
MOVIMENTO 5 STELLE
91 Seggi
CENTRO SINISTRA
28 Seggi
ALTRI
0 Seggi
LIBERI E UGUALI
0 Seggi
*Dati Temporanei

Senato
Proporzionale
sezioni 61185 / 61401

32,15%
19,14%
17,67%
14,46%
4,25%
3,26%
2,36%
1,20%
1,05%
0,85%
Maggioritario
sezioni 61185 / 61401
CENTRO DESTRA
58 Seggi
MOVIMENTO 5 STELLE
42 Seggi
CENTRO SINISTRA
15 Seggi
ALTRI
0 Seggi
LIBERI E UGUALI
0 Seggi
*Dati Temporanei

Fonte: Ministero Interno
 
Nel bene o nel male, qualcosa si muove...ed è importante lasciare lo stagno.


Sì, perché anche se non c’è ancora una maggioranza, al Cremlino non sembrano disdegnare né l’ipotesi di un governo di centrodestra, né quella di un esecutivo pentastellato.
“Non ho dubbi che il risultato di queste elezioni condurrà ad un’evoluzione costruttiva delle relazioni tra Italia e Russia”,
ha commentato a caldo il presidente della commissione Esteri della Duma di Stato, Leonid Slutsky.

“Sia la coalizione di centrodestra, sia il Movimento 5 Stelle, chiedono il rafforzamento della cooperazione con la Russia
e la rimozione delle sanzioni dell’Ue contro il nostro Paese”, ha detto il politico all’agenzia di stampaTass,
sottolineando come i rappresentanti di entrambe le formazioni abbiano “visitato la Crimea e incontrato le autorità locali”.

I risultati delle elezioni italiane non sorprendono il capo della commissione Esteri della camera bassa del parlamento russo.
“Sono in linea con il trend europeo”, afferma Slutsky, che scommette sul ruolo di Silvio Berlusconi “non solo nel futuro dell’Italia,
ma anche nell’architettura politica europea dei prossimi anni”.

Il capo della commissione Affari Internazionali del Consiglio Federale russo, Konstantin Kosachev,
ha paragonato invece il successo del centrodestra e l’affermazione del M5S alla vittoria del presidente americano Donald Trump.
In Italia come negli Stati Uniti, gli elettori vogliono “un nuovo corso politico”, ha scritto Kosachev su Facebook.
Ma il risultato delle elezioni italiane, ha aggiunto, sarà una sfida ancora più seria per l’Unione europea.
“Si prospetta un nuovo mal di testa per Bruxelles, che dovrà fare i conti non solo con i governi di Polonia e Ungheria, ma anche con il gigante italiano”, ha aggiunto citato dalla Tass.

Anche per il New York Times l’Europa, dopo aver scongiurato il pericolo di un governo euroscettico in Francia e Germania,
ora potrebbe doversi confrontare con un esecutivo lontano dalle posizioni delle istituzioni comunitarie, per giunta nella terza economia del continente.

L’exploit dei partiti “populisti” lascia l’Italia nell’istabilità secondo il Wall Street Journal.
Anche per i principali quotidiani europei i risultati preliminari delle elezioni politiche tracciano il quadro di un Paese “euroscettico” e “ingovernabile”.
Dalle urne, secondo il britannico The Guardian è emerso un “rifiuto di Bruxelles da parte degli elettori italiani" a meno di due anni dal voto in favore della Brexit.
 
Magari la recuperano da un'altra parte. Ma per il momento......a studiare.


Il ministro dell'Istruzione e della Ricerca, candidata all'uninominale in una regione rossa come la Toscana,
è stata sconfitta di mezzo punto percentuale dalla sfidante di centrodestra, Rossellina Sbrana.

La debacle della Fedeli
Durante la campagna elettorale i social avevano ironizzato sul fatto che la "ministra senza laurea"
si fosse candidata nella città della Normale, eccellenza nel mondo accademico italiano ed europeo.
E alla fine non le è andata bene. Da poco infatti sono state concluse le operazioni di spoglio al collegio due della Toscana,
in particolare nell'uninominale di Pisa per il Senato. Valeria Fedeli, sostenuta da Pd, +Europa, Insieme e la Civica Popolare della Lorenzin, si è fermata al 32,03%.

L'avversaria ha conquistato invece il 32,75%.
Il ministero dell'Interno ha già ufficializzato l'elezione della Sbrana e la sconfitta dell'ex vicepresidente del Senato. Game over.
 
Ahahahahahah si perdono per poco. Diamogli una bella damigiana di merlot come premio.

Simpatico siparietto durante la maratona di Enrico Mentana su La 7.
Durante uno dei tanti collegamenti dalle diverse sedi elettorali dei partiti, il direttore ha dato la linea al giornalista
inviato al ristorante dove Potere al Popolo aspettava i risultati delle elezioni politiche 2018.

Appena partita la diretta, alle spalle della leader politica di Pap, Viola Carofalo,
un gruppo di ragazzi si è messo a urlare e cantare con i pugni chiusi ben visibili alle telecamere.
E la Carofalo rivela: "Scusate sono così, hanno bevuto"
 
CAMERA DEI DEPUTATI - Risultati ancora parziali

CENTRO DESTRA 260 SEGGI
5 STELLE 221 SEGGI
CENTRO SINISTRA 112 SEGGI
LIBERI E UGUALI 14 SEGGI

ne mancano 26 da ripartire compresa la Valle d'Aostra.
 

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