“è molto attento acurare la sua immagine e a calibrare la sua popolarità, sia presso la società civile sia presso quella politica, con un sapiente dosaggio di moniti sufficientemente generici per non scontentare nessuno, né la maggioranza né le opposizioni, e di esternazioni sapientemente calibrate per correre in soccorso del Governo che l’ha nominato all’Anac ogni volta che appare in difficoltà.
Renzi è in crisi per il caso De Luca?
Cantone si fa intervistare da Repubblica per attaccare Rosi Bindi che ha osato infilare il condannato De Luca nella lista dei candidati condannati e per dire che, se De Luca restasse governatore in barba alla legge Severino, non sarebbepoi questo scandalo.
Renzi si sputtana salvando Azzollini dall’arre-sto? Riecco Cantone, sempre su Repubblica, affermare con grave sprezzo del ridicolo: “È giusto e doveroso che il Parlamento possa dissentire quando non condivide i provvedimenti della magistratura”. Come se le Camere fossero un quarto grado di giudizio per sindacare gli atti della magistratura, sostituendosi a essa e decidendo non sul fumus persecutionis, ma sulle esigenze cautelari al posto del solo soggetto preposto dalla Costituzione: il giudice.
Ora Renzi si gioca la pelle sulla controriforma del Senato e corteggia Ncd e FI per neutralizzare l’opposizione interna, offrendo in cambio l’unica merce appetibile per quei due partiti: le leggi contro la Giustizia, dal bavaglio sulle intercettazioni allo stop della norma blocca-prescrizione all’ennesima riforma del Csm (non per cacciarne i politici, ma per politicizzarlo vieppiù) e magari dell’obbligatorietà dell’azione penale. Si rifà vivo Cantone, stavolta alla presentazionedi un libro di Claudio Cerasa e dell’ex pm Piero Tony che è un po’ la bibbia del Foglio, […] che fino aieri lo attaccava e ora invece si sdilinquisce ai suoi piedi (“Cantone choc sulla magistratura”).
Dice Cantone che il “cancro della magistratura” non sono le toghe ossequienti alle pressioni politiche, ma “le correnti” (strano: anche Falcone ne fondò una, il Movimento per la giustizia). E un po’ anche l’Anm, non perché troppo timida sulle controriforme del Governo (ai tempi di Berlusconi scioperava per molto meno), ma anzi perché “si batte per tenere il numero di ferie a 45 giorni” contro il Governo che le ha ridotte a 30 […] facendo credere che il problema della giustizia sia la fannulloneria dei magistrati italiani (i più produttivi d’Europa).
Poi, già che c’è, definisce l’obbligatorietà dell’azione penale “bellissima ma inattuabile”, portando altra legna al falò di chi vorrebbe dettare politicamente le priorità alle Procure, con tanti saluti alla loro indipendenza e alla legge uguale per tutti.
Cantone è liberissimo di dire ciò che vuole dove e a chi gli pare, ma non può essere così ingenuo da non porsi il problema delle conseguenze delle sue parole. Sa benissimo di essere un testimonial del Governo Renzi, che a ogni scandalo tira fuori il suo nome come foglia di fico per coprire le proprie vergogne.