SE TU AVESSI UN COLPO... O UN'OPPORTUNITA'

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Ci stanno in giro delle persone che sale in zucca...zero. Buonismo kulturale....ahahahah

Che senso ha far eseguire i canti natalizi se poi dai testi viene censurato il nome di Gesù?
Se qualcuno ha una buona risposta, lo segnali perché noi non ne troviamo.

Eppure è quello che è successo a Pontevico, in provincia di Brescia, dove la dirigente scolastica delle scuole elementari ha riscritto il testo della canzone "Canta perché è nato Gesù".
La nuova versione rivista e corretta recita ora "Canta perché è festa per te".

Naturalmente un omaggio al politically correct imperante.
Una decisione motivata dalla volontà di "non offendere i bimbi delle altre religioni".

"Gli spettacoli - spiega la dirigente scolastica Paola Bellini - sono stati organizzati all’interno di un progetto di propedeutica
in collaborazione con il Corpo bandistico Alessandro Vattrini.
Non saranno eventi di Natale, ma manifestazioni musicali nelle quali i bambini canteranno dei brani
che richiamano temi universali come quelli di pace e solidarietà."

Una scelta controversa, che vede contrario anche il sindaco del paese Roberto Bozzoni:
"In virtù di un non ben precisato pluralismo e di una accoglienza generalizzata - chiosa il primo cittadino -
si finisce per cancellare le nostre tradizioni e i valori nei quali la nostra comunità crede da sempre.
Non mi sembra una strada percorribile e, soprattutto, accettabile."
 
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La notizia, se confermata, è di quelle che dovrebbero cambiare la percezione di un evento storico; perciò non la troverete sui media che predicano la corretta informazione.

Ieri, l’ambasciatore di Siria alle Nazioni Unite, Bashar Al-Ja’afari, ha rilasciato una dichiarazione dirompente:
nella riunione del Consiglio di Sicurezza sull’emergenza umanitaria ad Aleppo, ha comunicato un’informativa in possesso al governo di Damasco
che riguarderebbe la presenza di agenti stranieri nella sacca residua di Aleppo est, insieme ai terroristi jihadisti:
in tutto 12 “foreign officers”, ufficiali dei servizi d’intelligence e militari.

L’ambasciatore siriano utilizza con precisione il termine “foreign officers” e non “foreign fighters” cioè volontari combattenti di nazionalità straniera;
ma veri e propri ufficiali regolari (consulenti militari o agenti d’intelligence), inviati dai loro rispettivi paesi a coadiuvare le operazioni dei jihadisti
e rimasti imprigionati nella sacca dopo l’avanzata dell’esercito arabo-siriano.
 
I 12 “foreign officers” di cui l’Ambasciatore comunica anche i nomi, appartengono a sei nazionalità diverse:
6 sauditi, 1 americano, 1 israeliano, 1 turco, 1 marocchino, 1 giordano.

La presenza saudita e turca non rappresenterebbe una novità, in quanto
il coinvolgimento delle monarchie del Golfo
e di Ankara nella guerra siriana, accanto a Isis e ribelli jihadisti, è cosa risaputa.
Anche la presenza americana in fondo non sorprende: l’amministrazione Obama rifornisce di armi i ribelli jihadisti
ed è facile immaginare che consiglieri militari di Washington siano presenti nel teatro delle operazioni.

Ovviamente la notizia va presa con il beneficio d’inventario,
innanzitutto perché i presunti 12 agenti non sono stati catturati ed il governo siriano, per ora,
non ha portato prove concrete oltre quella della dichiarazione del proprio ambasciatore all’Onu.
Eppure Bashar Al-Ja’afari ha affermato che le ragioni per cui nei giorni scorsi molte nazioni hanno cercato di rallentare
l’approvazione della Risoluzione Onu per Aleppo, era per dare il tempo agli agenti stranieri di esfiltrare dalla città prima dell’ingresso del gruppo di monitoraggio della Nazioni Unite.
 

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