SI PUO' ESSERE PADRONI Di CIO' CHE SI FA, MA MAI DI CIO' CHE SI PROVA

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Ma un bel movimento di massa per andare fuori da questa europa di merda ? no eh ?


Avete comprato da poco un televisore ultra-fino, magari di quelli che si appendono al muro, nella speranza di ridurre al minimo l'impiccio dei vari decoder? Mai scelta poteva rivelarsi peggiore.

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Nessun cittadino, infatti, ha fatto i conti con la "zia" Europa, che obbligherà tutti i telespettatori a cambiare televisore. Oppure ad aggiungere un decoder ai soprammobili in salotto.

La commissione europea, infatti, ha deciso di anticipare al 2020 il cambio di frequenze in tutti i Paesi dell'Ue. Questo significa che le emittenti nazionali dovranno cambiare la tecnica di trasmissione ora in uso, obbligando i telespettatori a dotarsi di un televisore che sappia ricevere questi "nuovi" segnali. I problema è che nessuo degli attuali apparecchi è in grando di farlo. Così le scelte sono due: o si compra una nuova tv, relegando al cassetto dei ricordi quello comprato - magari - appena lo scorso natale; oppure dotarsi di un nuovo decoder.
 
La demenza ha superato i nostri confini.......
Il problema è che - per paura - si concede di tutto.....ma la spina dorsale ce l'abbiamo ? o no ?

Sta suscitando un putiferio in Svizzera la notizia che due studenti musulmani, A. e N., della scuola secondaria di Therwil, nel Cantone di Basilea-Campagna, nella Svizzera nord-occidentale, sono stati autorizzati a non stringere la mano alla maestra, in quanto donna, dalla direzione dell’istituto scolastico.
La vicenda, rivelata da un articolo della Schweiz am Sonntag, era venuta alla luce a novembre scorso quando due fratelli siriani di 14 e 15 anni, supportati dalla propria famiglia, avevano rifiutato di dare la mano alla loro docente di classe, contrariamente alla pratica in vigore nella scuola come tradizione da anni. La docente, che si sentiva discriminata, ha protestato più volte con il rettore chiedendogli di essere tutelata e di prendere posizione a sua tutela.
A dicembre c’è stata una riunione fra i due allievi e la docente e, secondo quanto riferisce il giornale domenicale, la direzione della scuola secondaria che si trova a Känelmattweg, ha, alla fine, raggiunto un accordo con i due ragazzi musulmani, che sono cresciuti in Svizzera, accordo in base al quale non saranno più tenuti a stringere la mano alla docente, per tenere conto del fatto che secondo un certo insegnamento islamico un uomo non può toccare una donna che non sia la moglie.
Immediate le reazioni di condanna alla decisione. «Non è così che mi immagino l’integrazione», è insorta il ministro della giustizia Simonetta Sommaruga. Il rito di stringere la mano ai propri docenti è considerato molto importante, è una vera e propria tradizione e una pratica sociale diffusa.
«Non possiamo accettare questo in nome della libertà di credo. La stretta di mano è parte della nostra cultura», ha sottolineato citata dalla stampa.
Anche l’associazione degli insegnanti del cantone di Basilea-Campagna ha contestato la scelta della direzione della scuola: si tratta di una rottura con la tradizione e di una discriminazione delle donne, ha affermato Beat W. Zemp, presidente dell’associazione citata dall’agenzia di stampa elvetica Ats: «Io certamente come preside avrei deciso diversamente. La stretta di mano è parte della nostra cultura».
Intervistata dalla televisione, un’insegnante in un liceo basilese, musulmana, Jasmina El Sonbati, ha detto che il rifiuto di stringere la mano non ha nulla a che vedere con l’Islam, si tratta piuttosto di una “moda neo-islamica” che non può in alcun modo venir tollerata.
 
Banche: per aumenti capitale ipotesi fondo investimento
Palazzo Chigi riunisce istituti per progetto con fondi privati. Nuovo piano banche, paracadute aumenti e maxi fondo Npl. Aperta trattativa con Ue-Bce.
  • Il governo prova a prendere di petto il problema dei crediti deteriorati delle banche e delle situazioni più a rischio del comparto, in primis i due istituti veneti - Popolare Vicenza e Veneto Banca - che devono varare cospicui aumenti di capitale. In un vertice a Palazzo Chigi al massimo livello, che ha messo attorno a un tavolo i principali soggetti, non è stata trovata una soluzione immediata ma si è avviato un percorso comune sulla base di un progetto di vasto respiro, basato su due gambe entrambe private e senza garanzia statale per non incorrere nel veto della Ue e della Bce.

    Il progetto però, da quanto si apprende, avrebbe avuto un'accoglienza 'tiepida' da parte dei presenti che attendono maggiori dettagli sull'operazione. Si tratterebbe di un maxi fondo per le sofferenze che non rientrano nel meccanismo Gacs e un fondo aperto a investitori italiani (anche la Cdp) che sottoscriva l'inoptato degli aumenti come sorta di 'paracadute' per le banche garanti, prima fra tutte Unicredit. Uno strumento che, una volta in campo, potrebbe essere usato anche per altri aumenti di capitale anche se non per Mps, per la quale Unicredit ha seccamente smentito un progetto di acquisizione.

    E così, dopo che il premier Matteo Renzi ha tenuto una breve introduzione, il 'brain storming' è proseguito alla presenza del ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, dei vertici della Cdp Giuseppe Costamagna e Fabio Gallia, del presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti e degli ad di Unicredit Federico Ghizzoni, di Intesa Sanpaolo Carlo Messina e di Ubi Victor Massiah. Il sistema bancario italiano infatti nonostante abbia elementi di solidità e l'aiuto delle misure straordinarie della Bce, non riesce ad uscire dalle secche e mostra un aumento del credito ancora scarso a causa della grande massa di sofferenze. Ma sugli Npl un mercato non è ancora partito e la garanzia Gacs, strappata alla Ue dopo mesi di negoziato, non si è dimostrata quel colpo risolutore che molti si attendevano. Le ancora poche offerte dei fondi stranieri per i crediti deteriorati (vedi quelli del fondo Apollo su Carige) hanno evidenziato come in questa fase i prezzi li fanno i compratori, facendo emergere forti perdite nei bilanci e scompaginando gli assetti azionari. Inoltre i problemi della Veneto Banca e Popolare Vicenza rischiano di trascinare con loro anche Unicredit e Intesa. I due grandi istituti infatti garantiscono gli aumenti di capitale imposti dalla Bce alle due venete. Ma se l'operazione di Veneto Banca è rimandata a giugno quella da 1,76 miliardi della Vicenza deve essere realizzata entro aprile in un contesto di mercato difficilissimo e Unicredit rischia così di ritrovarsi con il cerino in mano per scarse sottoscrizioni.

    Da qui l'idea di creare un fondo investimento aperto a diversi operatori (come le fondazioni, la stessa Cdp e le altre banche) che sottoscriva l'inoptato. Certo bisognerà vedere se la Bce, che ha imposto tali aumenti dopo aver portato allo scoperto le gravi perdite nei bilanci, sarà d'accordo. E le stesse fondazioni, oramai con munizioni ridotte, si sono dimostrate caute chiedendo dettagli sulla certezza dei rendimenti di un tale impegno, visto che devono garantire le erogazioni e tutelare il patrimonio.

    Altra partita, meno urgente ma ugualmente importante è quella delle sofferenze. Nel maxi fondo allo studio confluirebbero quindi i crediti di bassa qualità non rientranti nella Gacs assieme a degli immobili strumentali delle banche, come garanzia per elevare un poco la qualità del pacchetto e rendere il tutto più appetibile. Qui la regia potrebbe essere di Cdp ma appunto per non incorrere nel veto di Bruxelles non ci sarebbe garanzia statale.
 

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