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Il braccio di ferro di Cina e Russia contro l’Occidente
giugno 12, 2012
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Brendan O’Reilly
Questions Critiques, 8 giugno 2012, Copyright 2012 –
Asia Times Online
Beijing e Mosca hanno inviato un chiaro messaggio al mondo dopo il vertice dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO). I leader russi e cinesi hanno tracciato due linee sul campo della politica internazionale –
un “No” inequivocabile al bombardamento dell’Iran e un altro “no” inequivocabile al cambiamento di regime in Siria, che si avrebbe dopo una campagna di bombardamenti occidentale.
Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato a Pechino per iniziare la sua prima importante visita all’estero dalla sua rielezione a presidente della Russia [aveva incontrato Francois Hollande, il nuovo presidente francese, a Parigi la settimana precedente].
Questo dimostra l’importanza che attribuisce alle relazioni tra il suo paese e la Cina.
E a Beijing, ha incontrato il suo omologo iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, fornendo un’indicazione della comune strategia geopolitica esistente tra Cina e Russia.
La portavoce degli esteri cinese, Liu Wenmin, ha spiegato chiaramente l’opinione condivisa dai cinesi e dai russi sulla crisi in Siria: “
Sulla questione siriana, Cina e Russia sono rimaste in stretto contatto per coordinarsi a New York, Mosca e Beijing. … La posizione delle due parti è perfettamente chiara: ci dovrebbe essere la fine immediata delle violenze e il processo di dialogo politico deve essere iniziato al più presto possibile“. Oltre all’elogio sulla cooperazione sino-russa su questo tema, Liu ha esposto esplicitamente l’obiezione costante dei due paesi ad usare la forza per risolvere il problema della Siria: “
La Cina e la Russia condividono la stessa opinione su questi temi, ed entrambe si oppongono a un intervento esterno nella situazione siriana, e al cambio di regime con la forza.”
Il guanto di sfida è stato gettato.
Cina e Russia non autorizzeranno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’uso della forza contro il governo siriano. Inoltre, Beijing e Mosca stanno giocando la carta della difesa contro ciò che v
iene percepito come un’aggressione militare occidentale. Per comprendere gli interessi e i metodi che questi due paesi condividono nell’arena globale, è utile esaminare le origini della stessa SCO.
La SCO è nata dal “
Gruppo dei cinque di Shanghai“, un blocco formato nel 1996 che comprendeva la
Cina, la Russia e i nuovi Stati indipendenti di
Kazakhstan, Tagikistan e Kirghizistan. L’obiettivo iniziale di questo gruppo era allentare le tensioni ai confini dei suoi membri. Nel giugno 2001, questo gruppo si
allargò all’Uzbekistan e venne ribattezzato Organizzazione della Cooperazione di Shanghai.
L’obiettivo cardine di questo nuovo gruppo è combattere i cosiddetti “tre demoni“, cioè terrorismo, separatismo ed estremismo. La concentrazione sui “
tre demoni” suggerisce la strategia fondamentalmente conservatrice di Russia e Cina. Russia e Cina hanno grandi territori popolati da minoranze etniche a volte turbolenti. Russia, Cina e gli “-stan” affrontano gli islamisti politici che sfidano la loro autorità. La missione primaria della SCO è, quindi, perpetuare la politica dello status quo in Asia centrale.
Dalle sue modeste origini, la SCO è diventata un alleanza politica e quasi-militare. Nei primi mesi del 2003,
gli Stati membri hanno effettuato una esercitazione militare congiunta chiamata “Missioni di pace“.[hanno imparato dalla NATO] Sotto l’egida della SCO, Cina e Russia hanno condotto le loro prime esercitazioni militari congiunte nel 2005. L’ultima e più grande di queste
“Missioni di pace” ha coinvolto più di 5.000 soldati russi, cinesi, del Kirghizistan, Tagikistan e Kazakhstan, partecipando alle manovre militari in Kazakhstan. Mongolia, India, Pakistan e Iran sono, per ora,
“osservatori” nella SCO.
Nel 2008, l’Iran ha ufficialmente chiesto l’ammissione come membro a pieno titolo, ma è stato rinviato a causa delle sanzioni dell’ONU contro il paese. Bielorussia e Sri Lanka hanno aderito come “interlocutori”.
Gli Stati Uniti e l’Europa occidentale sono preoccupati per il fatto che la SCO possa svilupparsi in una futura alleanza anti-occidentale. Anche se tale sviluppo è confutata dagli stati membri della SCO, ci sono segni che mostrano che una tale coalizione potrebbe prendere forma. Tuttavia, tale alleanza non sarebbe naturalmente aggressiva. I suoi Stati membri cooperano tra di loro, in modo significativo, per impedire effettive pressione occidentali che invocano il cambiamento delle politiche e dei dirigenti nazionali.
I due pesi massimi
Russia e Cina sono chiaramente gli stati più grandi della SCO. Questi due paesi, nonostante una lunga storia di reciproca diffidenza e di conflitti,
hanno interesse comune a resistere all’egemonia statunitense. La Russia si sente minacciata dall’espansione continua dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO). Gli stati ex sovietici dell’Europa dell’est sono considerati parte della sfera d’influenza russa. La Russia è particolarmente preoccupata per la potenziale
espansione della NATO in Ucraina e Georgia. Questa espansione, se formalizzata, costringerebbe gli Stati Uniti e i suoi alleati europei ad andare in guerra contro la Russia, in caso di scoppio delle ostilità tra la Russia e gli Stati limitrofi.
Da parte sua, l
a Cina è preoccupata dal perno nordamericano che si sposta in Asia.
La vendita di armi a Taiwan e il sostegno incessante alle Filippine nell’impasse nel Mar Cinese Meridionale, sono argomenti specifici di preoccupazione.
Russia e Cina si sentono minacciate dallo sviluppo e dal continuo dispiegamento della tecnologia missilistica degli Stati Uniti. Queste due potenze, in particolare la Russia, sono preoccupate che questo sistema di difesa sia destinato a rimettere in discussione la loro influenza strategica, con la dottrina della mutua distruzione. Gli statunitensi sostengono che questa tecnologia è diretta contro i cosiddetti “stati canaglia” come l’Iran, ma ciò è stato accolto con scetticismo. Al di là di queste preoccupazioni strategiche, i due leader sono preoccupati da ciò che percepiscono come tentativi degli Stati Uniti di interferire nella politica interna dei loro due paesi.
I problemi in Medio Oriente
I recenti colloqui a Baghdad tra l’Iran e il “
Gruppo dei Cinque più Uno” (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania) non hanno dato più di un accordo per programmare, verso la fine di giugno, un altro incontro a Mosca. Il punto su cui i negoziati si scontrano, è l’insistenza continua delle potenze occidentali a fermare l’arricchimento dell’uranio dell’Iran a oltre il 20%, e il rifiuto dell’Iran ad accondiscendervi.
Il punto nodale è costituito dal prezzo del Brent, salito del 18% negli ultimi dodici mesi, in gran parte per i timori speculativi di una campagna di bombardamenti aerei contro l’Iran, e della capacità di ritorsione di questo paese. La Cina dipende in larga misura dalle importazioni di petrolio e la sua economia sta soffrendo le conseguenze dell’aumento dei suoi prezzi. Nella possibilità di attacchi contro l’Iran da parte di Israele e /o degli USA, e del blocco iraniano dello Stretto di Hormuz che ne risulterebbe, i prezzi del petrolio potrebbero aumentare notevolmente. La crescita impressionante della Cina negli ultimi trent’anni, potrebbe fermarsi all’improvviso, con imprevedibili conseguenze sociali e politiche.
Le obiezioni della Russia ad un’azione militare contro l’Iran, sono essenzialmente strategiche, ma contengono anche una dimensione economica. L’Iran è un ponte tra l’Asia meridionale, il Golfo Persico e l’Asia centrale. L’Iran confina con gli stati dell’ex Unione Sovietica come Turkmenistan, Armenia e Azerbaigian. Qualsiasi attacco contro l’Iran potrebbe avere conseguenze imprevedibili in una regione che la Russia considera sua sfera di influenza.
Il governo russo è irremovibile nella sua opposizione a qualsiasi azione militare contro l’Iran. Il viceministro degli esteri russo, Sergei Rjabkov, ha recentemente ribadito questi avvertimenti. Oltre a prevedere un “
effetto negativo per la sicurezza di molti paesi”, in caso di attacco all’Iran, ha detto che ci sarebbero
“conseguenze disastrose per l’economia globale, a causa dell’inevitabile aumento dei prezzi dei carburanti, rallentando l’uscita dalla recessione“.
Cina e Russia condividono comuni ragioni politiche ed economiche per opporsi a un possibile attacco contro l’Iran. Come al solito, le loro motivazioni più comuni sono essenzialmente conservative – entrambi i paesi vogliono evitare le incertezze economiche e geopolitiche.
La cooperazione contro ciò che viene percepito come avventurismo occidentale in Medio Oriente, va oltre la Siria. Come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Russia e la Cina hanno posto il veto alle risoluzioni proposte recentemente contro il governo siriano.
Cina e Russia temono una ripetizione in Siria della campagna occidentale di attacchi condotta contro il regime di Muammar Gheddafi in Libia. La Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza fu votata per stabilire una
no-fly zone sulla Libia, apparentemente per proteggere la popolazione civile. Russia e Cina si erano congiuntamente astenute dal voto, permettendo alla risoluzione di passare. Due giorni dopo, una coalizione di Stati del Golfo e della NATO ha usato questa risoluzione come opportunità per iniziare una campagna aerea con l’obiettivo finale di formalizzare il cambiamento di regime in Libia.
Cina e Russia vogliono davvero evitare una duplicazione dello scenario libico in Siria e hanno bloccato, quindi, le due risoluzioni del Consiglio di sicurezza che chiedevano sanzioni contro Damasco. Nessuno dei due paesi darà all’Occidente l’occasione per lanciare operazioni militari in Siria. La Russia vuole mantenere i suoi interessi strategici in Siria, in particolare il suo solo accesso nel Mediterraneo, il porto di Tartous. La Cina teme il diffondersi della violenza settaria dalla Siria agli altri paesi della regione, e un conseguente aumento dei prezzi del petrolio. Inoltre, entrambi i paesi vogliono ostacolare la pratica del “
cambio di regime“, condotta per motivi ideologici e geopolitici dagli occidentali.
Si tratta di una questione di sovranità
L’ambasciatore cinese alle Nazioni Unite, Li Baodong, ha definito il punto di vista del governo cinese sul conflitto in Siria, dicendo: “
Non abbiamo intenzione di proteggere nessuno contro chicchessia. (…) Ciò che vogliamo veramente garantire è che la sovranità di questo paese sia salvata, e che il destino di questo paese possa rimanere nelle mani del popolo siriano“.
Li ha efficacemente sintetizzato la prospettiva globale geostrategica e politica di Russia, Cina e SCO. La sovranità di ogni singolo paese è sacrosanta. Non importa chi dirige un determinato paese, se il suo governo non è imposto dall’esterno.
Vi è una chiara sfida alla politica estera degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali. Dall’Afghanistan all’Iraq attraverso la Libia, gli Stati Uniti hanno utilizzato il potere militare per effettuare il cambiamento di regime contro i loro rivali regionali. Questi interventi sono stati giustificati facendo riferimento a “
diritti umani“, “
lotta al terrorismo” e “
fermare la diffusione delle armi di distruzione di massa“. Tuttavia, Cina e Russia ritengono che queste campagne siano state lanciate al fine di favorire gli interessi geopolitici degli USA.
L’alleanza sino-russa, di cui la SCO è un esempio perfetto, ha essenzialmente un atteggiamento difensivo e conservatore. Cina e Russia non tollereranno alcuna ulteriore intrusione dell’Occidente nei settori strategicamente sensibili dell’Africa occidentale e centrale. Useranno la loro influenza economica e politica per bloccare i tentativi occidentali di cambio di regime in Siria, Iran e altri paesi in cui Cina e Russia hanno interessi geopolitici.
Brendan O’Reilly è un autore originario di Seattle e residente in Cina.
Traduzione di Alessandro Lattanzio –
SitoAurora