Mondo
14 Febbraio 2025
Dai droni sulle centrali nucleari all'attentato a Monaco. Tutti gli ostacoli alla conferenza
di Davide Malacaria
Tempo di lettura: 3 minuti
Trump ha dichiarato che funzionari russi, ucraini e americani si incontreranno a Monaco, dove si tiene la conferenza per la Sicurezza; tema centrale: la guerra ucraina. In realtà, al momento in cui scriviamo, non c’è alcuna conferma della presenza dei russi, ma già l’annuncio presidenziale è indice della velocità che
Trump vuol dare al processo.
Diverse le pressioni ostative, ma dovrebbero essere risolte, anche se avranno un effetto sulla tempistica, che andrà a prolungarsi. Ieri una bomba è caduta sulla centrale nucleare di Chernobyl, attacco che Kiev ha attribuito a Mosca, ma i russi non hanno alcun motivo di compiere un attacco del genere, soprattutto in un momento come questo in cui le loro prospettive sul conflitto si stanno realizzando.
Qualcosa di simile è accaduto ieri, quando una bomba è esplosa poco lontano la delegazione dell’Aiea in visita ispettiva alla
centrale nucleare di Zaporizhye, controllata dai russi.
Insomma, sulla Conferenza di Monaco aleggia un alone di sfortuna, come denota anche l’attentato terroristico avvenuto ieri, con un afghano che ha investito la folla con un’automobile (circa 30 feriti, mentre la notizia di un decesso, rilanciata dai media nell’immediato, non è stata confermata).
Sempre in tema di sfortuna, il
guasto tecnico all’aereo che trasportava il Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio a Monaco, il quale ieri ha dichiarato che l’Ucraina non può chiedere il ritorno ai confini pre-guerra. Il velivolo è stato costretto a virare per tornare in patria. Rubio si recherà alla Conferenza con un altro aereo.
Da notare che la stretta di Trump sul conflitto ha ripercussioni anche in Ucraina. Ieri il Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale (NSDC) ha imposto delle sanzioni contro l’ex presidente Petro Poroshenko e altri. Da tempo Poroshenko ha assunto posizioni critiche contro l’attuale dirigenza, a volte in maniera aperta, più volte nel segreto.
Le misure comminate contro di lui gli impongono “severe restrizioni all’attività economica e legale e perfino alla circolazione all’interno del Paese, il blocco dei beni, la privazione dei sussidi statali, ecc”, scrive
Strana.
“L’obiettivo – aggiunge il media ucraino – è quello di ridurre al minimo la sua influenza politica, mediatica ed economica sui processi del Paese, tenendo conto della probabilità della fine della guerra e delle successive elezioni. Poroshenko non è un grande antagonista e difficilmente potrà rappresentare una grande minaccia per Zelensky come avversario alle elezioni”.
“Ma ha una sua grande infrastruttura politica e mediatica: controlla una parte dei parlamentari e ha rappresentanti in molti consigli locali, inoltra controlla media, tra cui due canali televisivi, una rete di blogger” e ha ingenti capacità finanziarie.
Se anche non si presentasse come candidato alla presidenza, “Poroshenko potrebbe offrire questa infrastruttura a qualsiasi concorrente di Zelensky alle elezioni. Ad esempio, Zaluzhny”, conclude Strana, alludendo all’ex Capo di Stato maggiore che Zelensky ha spedito a Londra in qualità di ambasciatore e che gode di una grande popolarità in patria.
Si tenga conto che l’America ha chiesto che si svolgano nuove elezioni in Ucraina e che quattro giorni fa la
CNN ha fatto notare che Trump potrebbe preferire Zaluzhny a Zelensky per finalizzare le trattative con la Russia (nulla di nuovo, ma il fatto che l’abbia riportato la CNN dà risalto a tale possibilità).
La stretta sulle opposizioni avviata da Zelensky, dunque, non riguarda solo il ristretto orizzonte della lotta politica ucraina – con Strana che paragona le misure prese contro gli avversari politici a quelle proprie delle dittature latinoamericane – ma anche le prospettive di una pacificazione con la Russia.
Nonostante sia un fiero combattente, Zaluzhny ha un approccio più realistico al dramma ucraino ed è meno dipendente dai suggerimenti stranieri di Zelensky, legato soprattutto con la Gran Bretagna (che sta spingendo perché la guerra prosegua). Da cui le conseguenze del caso.
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