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È confronto-scontro con Trump ma l’Europa è ormai ridotta a un teatro dell’assurdo
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Politica /
Fulvio Scaglione
15 Febbraio Era scontato che la seconda presidenza Trump, arrivata tra l’altro dopo un successo elettorale quasi trionfale, potesse infastidire (dal punto di vista ideologico) o agitare (dal punto di vista dei rapporti di forza) l’arrangiaticcia Commissione Von Der Leyen, nata sulla base della più risicata maggioranza nella storia della Ue. Era difficile però aspettarsi che le tensioni esplodessero così in fretta e così clamorosamente, e mostrassero un’Europa così palesemente sull’orlo di una crisi di nervi.
Il vicepresidente Usa,
J.D. Vance, è sbarcato in Europa sulla scorta dei dazi trumpiani contro l’acciaio e l’alluminio europei, e nel giro di qualche giorno
ha rifilato ceffoni a destra e a manca. Il Digital Service Act della Ue? Regole assurde, un conto è proteggere i bambini dai pedofili e un altro è pretendere di dire a una persona adulta che cosa può o non può leggere. L’Intelligenza artificiale? Non la temiamo, la lasceremo libera e saremo il punto di riferimento del mondo. Avete paura della Russia e della Cina? Preoccupatevi piuttosto di
ciò che avete fatto in Romania e volete fare anche in Germania… A parte le orecchie di
Thierry Breton, grande esaltatore dell’opera dei servizi segreti rumeni che ha portato all’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali rumene (compreresti un’auto usata dai servizi segreti rumeni?), che si saranno riempite di fischi, bisognava vedere le facce di Von der Leyen e soci.
Il ridicolo di Kaja Kallas
Ma la vera scintilla che ha dato fuoco alle polveri è stato il
veni vidi vici di Donald Trump sull’ipotesi di negoziato tra Russia e Ucraina per mettere fine alla guerra generata dall’invasione ordinata dal Cremlino il 24 febbraio del 2022.
In un paio di settimane Trump ha ripreso i contatti con Vladimir Putin e ha convinto lui e Volodymyr Zelensky a esplorare l’ipotesi di una trattativa. Apriti cielo! Lì i nervi europei sono saltati di colpo e il tracollo ha messo in scena uno spettacolo tra il ridicolo e il penoso. Tutto piuttosto incomprensibile: gli europei non hanno voluto cercare la pace, non hanno saputo vincere la guerra e si sono schiacciati sulla ellittica dei Democratici americani come se questi fosse inquilini eterni della Casa Bianca. Sarà una
pax americana, ovvio, ma che pretendiamo?
Nella sezione ridicolaggini va arruolata per prima
Kaja Kallas, l’ex premier di un Paese di un milione di abitanti incredibilmente assurda al ruolo di Alta rappresentante di un’Unione Europea che di abitanti ne ha 450 milioni. Guardatevi il video in cui la Kallas scandisce che senza la partecipazione della Ue “nessun accordo (sull’Ucraina, n.d.r) avrà valore”, non crederete alle vostre orecchie. E questo non riguarda tanto il rapporto tra gli Usa trumpiani e la Ue vonderleyeniana, quanto il rapporto con l’Ucraina.
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Perché anche Zelensky ha detto sì al negoziato. È chiaro che la cosa non gli piace, ma mettetevi nei suoi panni: i russi avanzano, sta cercando di arruolare persino i ragazzini tra i 18 e i 24 anni (gli danno il mutuo casa a 0% di interessi, che culo) e sa benissimo (e lo dice un giorno sì e un altro no) che senza gli Usa (ovvero con la sola Ue accanto) le speranze sarebbero ridotte al lumicino. Lui lo sa ma la Kallas no. Perché che cosa pensa la signora quando dice che senza la Ue, anche se Russia, Usa e Ucraina si mettessero d’accordo, nulla varrebbe? Che la Ue spingerebbe l’Ucraina a continuare a combattere? O che bisognerebbe continuare la guerra anche contro la volontà dell’Ucraina?
L’Europa ridotta a teatro dell’assurdo
È un teatro tragico dell’assurdo a cui bisognerebbe metter fine. E che non conosce confini.
Emmanuel Macron, il retore, già esorta: “Che la pace non sia una capitolazione alla Russia”. Lui, ovviamente, non si chiede chi abbia contribuito a portare la situazione a questo punto, quali siano stati i politici (lui compreso) a ripetere per tre anni che si andava a sconfiggere la Russia sul campo, a piegarla cn le sanzioni, a stroncarla. E adesso, ops, succede il contrario e la colpa è… di Trump. Chiudo con l’ineffabile
Frank-Walter Steinmeier, presidente della Germania. Lui non vuole che “le nostre società siano distrutte da TikTok o da X”. deve aver già dimenticato di essere stato il ministro degli Esteri della Germania proprio durante la crisi del Donbass (2014-2022) e come tale garante dell’allora abortito processo di pace e degli Accordi di Minsk. Si sente a posto, lui, con la coscienza? È contento dei risultati del suo operato, che tanta bella influenza hanno avuto sulle nostre società?
Una buffonata via l’altra, con qualche intermezzo purtroppo serio. Per esempio, il rapporto dei servizi segreti della Danimarca, che prevedono una guerra su vasta scala della Russia contro l’Europa entro cinque anni. Lo stesso scenario più volte ipotizzato anche dai polacchi, che hanno per ministro degli Esteri lo stesso
Radoslaw Sikorski che era nello stesso ruolo già nel 2014 dell’Euromaidan e oltre, e per il quale vale lo stesso discorso già fatto per Steinmeier. O gli azzardati paragoni tra l’invasione russa del 2022 e il nazismo, insostenibili di fronte a qualunque seria analisi storica, politica e militare ma che inevitabilmente vanno a tenere alta la tensione nel confronto con la Russia.
La reazione della Russia
Pare incredibile che non si pensi a quanto tutto questo possa nuocere all’Ucraina sull’orlo del tracollo. E che non si rifletta sui danni che, negli anni, ha fatto questa smania di assimilare qualunque evento contemporaneo al fascismo o al nazismo (tranne ovviamente i militanti del Battaglione Azov, ché quelli leggono Kant), e che è, nella sua speciosità, e nel mondo in cui le democrazia abbattono uno Stato dopo l’altro e massacrano i palestinesi, una delle ragioni per cui le destre vere avanzano dappertutto, dalla Francia alla Germania, dall’Austria all’Olanda e all’Europa del Nord (e l’Italia?). Forse sarebbe il momento, per l’alta politica, di
credere meno ai mediocri soffietti dei media interessati o finanziati, e di rendersi conto che il mondo va da un’altra parte.
A certe sortite la Russia ha reagito molto in ritardo e molto imbufalita. Ci sono i fessi che continuano a raccontarsi che i russi sono tutti degli stupidoni che mangiano i bambini. Ma pensateci su, una buona volta e guardatevi intorno: trovate la diplomazia russa così sprovveduta? Se reagiscono così, a freddo, le ragioni sono solo due. La prima è:
Sergej Lavrov e soci hanno la sensazione che qualcuno stia lavorando per far abortire le prospettive di un cessate il fuoco in Ucraina. Seconda ragione, conseguente: la Russia tiene ad arrivare a un accordo. È stanca della guerra che ha iniziato tre anni fa. Sul campo stiamo perdendo, non è il momento di approfittarne?