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"Putin è un pazzo. Stiamo perdendo la guerra": i soldati russi in Ucraina intercettati al telefono
Nelle chiamate ottenute dall'intelligence di Kiev, verificate e pubblicate dal "New York Times", i racconti delle stragi di civili ma anche tutta…www.repubblica.it
"Putin è un pazzo. Stiamo perdendo la guerra": i soldati russi in Ucraina intercettati al telefono
di Enrico Franceschini
Una casa distrutta a Vysokopillya, villaggio da poco ripreso dagli ucraini (afp)
Nelle chiamate ottenute dall'intelligence di Kiev, verificate e pubblicate dal "New York Times", i racconti delle stragi di civili ma anche tutta la rabbia di un esercito impreparato: “C’erano 400 paracadutisti e ne sono sopravvissuti soltanto 38, perché i nostri comandanti ci mandano al macello”
LONDRA – “Putin è un pazzo, vuole conquistare Kiev, ma non riusciamo a farlo”. “Metà del nostro reggimento è stato ucciso”. “Abbiamo ricevuto l’ordine di uccidere tutti gli ucraini che incontriamo”. “Quanto torno a casa mi dimetto, vaffanculo l’esercito”. “L’offensiva è in stallo, stiamo perdendo la guerra”. Sono le voci dei soldati russi al fronte in Ucraina, nelle telefonate che hanno fatto a familiari ed amici in Russia. Conversazioni intercettate e pubblicate dal New York Times, che danno un quadro dell’invasione ben diverso da quello presentato dal Cremlino, sia sull’andamento dell’intervento militare di Mosca, sia sui sentimenti delle truppe
Un quadro che trasmette l’impressione di un crescente dissenso nei confronti del presidente russo e del conflitto, del resto confermato dalla fuga di massa dei coscritti chiamati alle armi dalla recente “mobilitazione parziale”: 175mila avrebbero già lasciato il Paese per non indossare l’uniforme su un totale di 300mila che dovevano essere arruolati per rafforzare un contingente militare in grave difficoltà davanti alla controffensiva ucraina.
Telefonate non autorizzate
I soldati russi hanno fatto migliaia di telefonate con i loro cellulari dal campo di battaglia nei sette mesi della guerra. Le chiamate di cui è entrato in possesso il quotidiano newyorchese si riferiscono soltanto alle prime settimane dell’invasione. Parlano di sconfitte impreviste, di esecuzioni sommarie e del disprezzo per la propria leadership politica e militare. I soldati chiamano dalle trincee, da nascondigli improvvisati, dalle case occupate di Bucha, un sobborgo di Kiev che fu teatro di cruciali combattimenti, violazioni dei diritti umani e veri e propri massacri di massa della popolazione civile ucraina.
Sono telefonate non autorizzate, fatte con i telefonini che ogni soldato porta in tasca, per sfogare con moglie, genitori e amici lo sconforto su come sta andando la guerra, in netta contraddizione con il modo in cui viene presentata a Mosca. Il New York Timesavverte i propri lettori che le conversazioni contengono parolacce, linguaggio esplicito e descrizioni impressionanti. A intercettare le chiamate è stato il servizio di intelligence ucraino, che ora ha messo parte di questi dialoghi a disposizione dell’autorevole giornale americano, che li ha verificati con i propri reporter ed esperti prima di pubblicarli per stabilirne l’autenticità.
Le bugie di Putin
Un terzo soldato, identificato come Ivan, chiama la propria madre: “Mamma, penso che questa guerra sia la decisione più stupida mai presa dal nostro governo. Cosa dice Putin? Quando metterà fine a questa cazzata?”. La madre lo informa che secondo il presidente tutto sta andando secondo i piani. “”Si sbaglia completamente”, commenta il figlio. “Non possiamo prendere Kiev”, dice il soldato Aleksandr. “Riusciamo solo a conquistare qualche villaggio, e basta. Volevano prendere l’intera Ucraina in un solo grande attacco e non è andata per niente così”. Dice il soldato Sergej alla fidanzata: “Vogliono ingannare la gente in tivù con frasi come ‘va tutto bene, non c’è alcuna guerra, è solo un’operazione speciale’, ma la realtà è che è una fottutissima guerra”. Dice senza mezzi termini il soldato Evegnij: “Stiamo perdendo”. Ancora il soldato Sergej, sempre parlando con la madre: “Siamo in una posizione di merda. La nostra offensiva è bloccata. Adesso ci stiamo difendendo. Ci sono carri armati e blindati in fiamme. Gli ucraini hanno fatto saltare un ponte e una diga, le strade sono allagate, non
La litania di lamenti e accuse continua. Il soldato Nikita alla sua ragazza: “La nostra artiglieria bombarda le nostre posizioni. Ho pensato che per noi fosse la fine. Alcuni hanno preso i giubbotti antiproiettili dal corpo degli ucraini morti e ora li indossano. Il materiale della Nato è migliore del nostro”. Il soldato Egor a un parente: “Un terzo del mio reggimento è stato ucciso”. Il soldato Nikita alla madre: “Il sessanta per cento del mio reggimento è morto”. Il soldato Evgenij alla madre: “Del mio reggimento sono rimasto soltanto io”. Il soldato Sergej alla madre: “C’erano 400 paracadutisti e ne sono sopravvissuti soltanto 38, perché i nostri comandanti mandano i soldati al macello”.
"Un mare di cadaveri"
Non mancano descrizioni e testimonianze delle stragi di civili ucraini. “Li abbiamo detenuti, li abbiamo fatti spogliare e poi bisognava prendere una decisione su cosa fare di loro”, racconta il soldato Sergej alla propria ragazza. “Se li avessimo lasciati andare, avrebbero potuto rivelare le nostre posizioni. Così è stato deciso di portarli nel bosco e fucilarli”. Gli hai sparato anche tu?, domanda la ragazza. “Certo che gli ho sparato”. Non potevate prenderli come prigionieri? “Avremmo dovuto dare loro da mangiare e non abbiamo abbastanza da mangiare nemmeno per noi”. Lo stesso Sergej parla poi con sua madre: “Sono entrato nel bosco e ho visto un mare di cadaveri in abiti civili. Un mare. Non ho mai visto tanti morti in tutta la mia fottuta vita”. Di nuovo Sergej alla sua ragazza: “Ci hanno dato ordine di sparare ai civili a vista. Di uccidere ogni civile che incontriamo e poi nascondere i corpi nella foresta. Sono diventato un assassino”.