l'ho messo varie volte ma andrebbe insegnato a scuola
Quando avevo iniziato a lavorare all’SCL, la società era impegnata in un programma di lotta al narcotraffico in una nazione sudamericana. L’operazione consisteva in parte nell’identificare possibili target per far collassare dall’interno il gruppo criminale.
La prima mossa era individuare i bersagli più facili, quelle persone che, secondo gli psicologi, avevano maggiori probabilità di sviluppare comportamenti inaffidabili e paranoidi. Poi ci si impegnava a inculcare in loro determinate idee: «I tuoi capi vogliono fregarti», oppure: «Ti useranno come capro espiatorio». L’obiettivo era farli rivoltare contro la loro stessa organizzazione. E, se una persona sente una storia un numero sufficiente di volte, ci sono buone probabilità che finisca per crederci. Appena i target iniziali si dimostravano permeati dalla nuova narrazione, arrivava il momento di farli incontrare,così che potessero far gruppo e organizzarsi. Avrebbero diffuso voci, spingendosi a vicenda nella paranoia più profonda. A quel punto si passava al livello successivo: soggetti la cui iniziale resistenza alle insinuazioni si stava ormai incrinando. Era così che, in modo graduale, si destabilizzava un’organizzazione dall’interno; e CA voleva fare la stessa cosa all’America, sfruttando i social media come truppa d’assalto. Quando il gruppo di una contea era ormai in in grado di autogestirsi lo si presentava a quello della contea vicina, poi si ripeteva l’operazione. Con il tempo si venne a creare un movimento a livello statale, composto da cittadini nevrotici e complottisti. L’alt-right.