Bellissimo articolo di Rampini uscito poco fa sul CdS
Nelle ore in cui si consumava la rivolta della Wagner, in Russia, in Italia si svolgeva una manifestazione durante la quale si affermava che Prigozhin «si è venduto alla Cia». Ma la teoria del complotto non ha il minimo fondamento: ecco perché
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Le ultime notizie sulla Russia e la guerra in Ucraina, in diretta
ORIENTE | OCCIDENTE
DI FEDERICO RAMPINI
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Se la Wagner è «manovrata dalla Cia»
di Federico Rampini
26 giugno 2023
Nelle ore in cui si consumava la rivolta della Wagner, in Russia, in Italia si svolgeva una manifestazione durante la quale si affermava che Prigozhin «si è venduto alla Cia». Ma la teoria del complotto non ha il minimo fondamento: ecco perché
Nelle stesse ore in cui si consumavano la ribellione della Divisione Wagner contro le forze armate russe accusate di aggredirla, l’occupazione della città russa di Rostov, il tentativo di «marcia su Mosca» da parte dei mercenari agli ordini di Prigozhin, in Italia si svolgeva una manifestazione di piazza con la partecipazione di forze che si auto-definiscono pacifiste. Giornali e tv che seguivano quella manifestazione hanno riferito alcuni pareri dei manifestanti. Mi trovo dall’altra parte del mondo, letteralmente (in Sudafrica) ma ho avuto l’occasione di ascoltarli.
Ho sentito dichiarare da alcuni manifestanti di fronte alle telecamere, per esempio, che il capo della Wagner, Prigozhin, «si è venduto alla Cia» e quindi il suo ammutinamento è una manovra dell’America. Ho sentito definire la Nato «un’organizzazione criminale», sempre in quel corteo.
Chi faceva queste affermazioni non sembrava isolato né stigmatizzato, bensì accompagnato da cori di consenso tra i compagni di corteo. Immagino che molti di voi abbiano seguito quelle cronache e notato quei commenti.
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina e la rivolta in Russia, in diretta
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L’idea che la Wagner sia passata al servizio dell’America, dietro congruo pagamento, è una teoria del complotto che non ha il minimo fondamento, com’è ovvio. La storia della Wagner è quella di un corpo di mercenari, sì, ma legati a doppio filo a Vladimir Putin e da lui utilizzati spesso quando non voleva esporre direttamente le sue forze armate ufficiali. La Wagner ebbe un ruolo in Siria, paese dal quale Putin iniziò a ricostruire l’influenza di Mosca in Medio Oriente puntellando il regime di Assad e sfidando Barack Obama sull’uso di armi chimiche contro la popolazione civile. La Wagner fu decisiva nella prima aggressione contro l’Ucraina, quella del 2014 che sfociò nell’annessione della Crimea. La Wagner si è installata in diversi paesi africani, talvolta sostituendovi dei contingenti militari francesi, com’è accaduto da ultimo nel Burkina Faso e nel Mali. Nell’Africa subsahariana i mercenari di Prigozhin si auto-finanziano facendosi pagare dai dittatori locali, spesso «in natura» cioè con l’accesso a risorse minerarie. Tuttavia è chiaro che uniscono il business privato alla missione geopolitica, che resta quella di consolidare l’influenza russa in Africa ogni volta che hanno l’opportunità di sostituire l’influenza occidentale.
Anche nell’invasione dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022 i mercenari di Prigozhin sono stati a lungo coperti di elogi da Putin per i loro successi sul terreno contro le forze di Kiev. L’ammirazione dello Zar verso i mercenari è andata avanti fino a quando Putin ha cessato di tollerare gli attacchi sempre più frequenti e furibondi di Prigozhin contro i vertici delle forze armate regolari della Russia.
In altre parti del mondo la Wagner continua e continuerà a fungere da longa manus per l’imperialismo russo; in Ucraina si è aperta una frattura legata all’andamento di quel conflitto, ai rovesci subiti dall’esercito di Putin, alle divergenze strategiche e tattiche, ai conflitti d’interessi, alla corruzione, all’incompetenza e così via.
Come si può da questo quadro estrarre una teoria del complotto per cui Prigozhin è diventato improvvisamente un agente americano? Tutto è possibile alla mente umana, chi ci dimostra che Prigozhin non sia un extraterrestre? Oppure che sia Putin in ultima istanza ad essersi venduto alla Cia, la quale lo starebbe usando per distruggere quel che resta della sfera d’influenza russa? Quest’ultima ipotesi avrebbe perfino un briciolo di verosimiglianza, in base alla teoria del «cui prodest» (a chi giova?).
Ripassiamo in rassegna la concatenazione di errori strategici di cui Putin si è macchiato dal 24 febbraio 2022, quando ha dilapidato un patrimonio d’influenza e di prestigio per scatenare un’invasione mal preparata, sconclusionata, e ha distrutto insieme alla reputazione del suo esercito anche il potere di pressione energetico sull’Europa occidentale (un’arma costruita in decenni di pazienti investimenti dai leader dell’Unione sovietica). Alla luce di questo disastro sarebbe un po’ meno strampalato immaginare Putin al servizio degli interessi americani, anziché Prigozhin il quale si è comportato con maggiore efficacia militare finché ha potuto. Ma gli stessi che oggi sfilando nelle piazze italiane vedono l’America come il regista occulto e onnipotente dietro i recenti accadimenti, all’inizio della guerra ascoltavano incantati le analisi dei putiniani da talkshow: quelli che descrivevano lo Zar come un genio di geopolitica e strategia, contro il quale era assurdo e pericoloso fare resistenza. Gli stessi avevano gioito per la disastrosa ritirata degli Stati Uniti da Kabul nell’estate del 2021, e avevano descritto quella débacle come la prova che l’impero americano è finito, distrutto, agonizzante. In quell’estate 2021 avevano descritto la Cia come un’accozzaglia di dilettanti allo sbaraglio, incapaci di prevedere un’ovvietà come il rapido ritorno al potere dei talebani in Afghanistan.
L’antiamericanismo ha tutte le caratteristiche di una fede religiosa, è un sentimento profondo, viscerale: non ha bisogno di mostrare coerenza, né aderenza ai fatti. Le teorie del complotto d’altronde sono una forma moderna di «pensiero magico». Nell’antichità ogni fenomeno aveva una spiegazione divina, oggi siamo circondati di persone che si definiscono laiche, magari fanno professione di ateismo e dicono di avere un enorme rispetto per la scienza, ma in realtà si sono costruiti il loro «pensiero magico» al quale obbediscono ciecamente. Se hanno deciso che l’America è l’unico Impero del Male, l’unica superpotenza guerrafondaia, imperialista e sfruttatrice, ogni dettaglio dal mondo reale che possa disturbare quella rappresentazione viene cancellato per non disturbare un quadro di certezze. È il meccanismo ben noto agli psicologi, per cui la mente umana non gradisce la «dissonanza cognitiva»: un nuovo fatto, una nuova informazione che «stona», che contraddice le certezze consolidate, i pregiudizi a cui ci si è affezionati, deve essere eliminato per evitare turbamenti.
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È irrilevante quel che fa Putin, quand’anche dovesse sterminare il popolo ucraino fino all’ultimo bambino, quand’anche dovesse ripiombare il popolo russo nella miseria, la «causa ultima» sarebbe sempre il peccato originale dell’America. Siamo nell’ambito dei dogmi teologici, verità della fede, che si accettano senza metterle alla prova dei fatti. Quelli, i fatti, possono sempre essere piegati e stropicciati in seguito, per dimostrare a posteriori l’esistenza di trame oscure, complotti segreti, visibili solo a chi ha lo sguardo illuminato dalla fede.
.... Il giorno in cui Putin non ci sarà più, il cuore antiamericano batterà ancora più forte per un autocrate cinese, o iraniano, pur di non rinnegare mai la scelta di campo originaria