Nato nel 1976 in una cittadina della provincia di Mosca,
fin da giovanissimo Alexei Navalny è attivo nell’opposizione russa,
finché nel 2008 viene cacciato dal partito
Narod (Popolo),
che aveva contribuito a fondare, per affermazioni xenofobe,
dopo che in un
comizio aveva paragonato i caucasici a degli «
scarafaggi scuri di pelle»
suggerendo di adoperare «le pistole» contro di loro, visto che non sarebbe bastata la paletta per schiacciarli.
Non ritrattò mai queste frasi: nel 2017, in un’intervista al
The Guardian,
aveva ammesso di non avere rimpianti per le sue dichiarazioni passate
e giustificò il suo paragone tra migranti e scarafaggi come una «licenza artistica».
Nel febbraio 2021
Amnesty International ritirò a Navalny la designazione di “prigioniero di coscienza”,
per via delle sue dichiarazioni nazionaliste,
ripristinandola a maggio dello stesso anno.
Riconosciuti il carisma e le innegabili qualità di leader,
Washington decide di puntare su di lui, “formandolo”, in modo da renderlo più presentabile.
È così che Navalny finisce nell’incubatore a stelle e a strisce e diventa
un prodotto mediatico.
Parte per gli USA, per un periodo di formazione all’Università di Yale,
come invitato nell’esclusivo
Greenberg World Fellows Program,
un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale
appena 16 persone con caratteristiche tali da farne dei “leader globali”.
Dopo la formazione, Navalny torna in Russia profondamente cambiato:
niente più comizi nazionalistici e xenofobi, inizia la lotta contro la corruzione,
per i diritti umani e contro il potere di Putin.
Fonda il movimento
Alternativa Democratica,
uno dei beneficiari, come confermato da Wikileaks,
della National Endowment for Democracy (NED),
un’agenzia statunitense fondata nel 1983
con l’obiettivo dichiarato di promuovere la “democrazia” all’estero.
In particolare, la NED è stata fortemente attiva in
Ucraina, dove ha sostenuto il colpo di Stato di piazza Maidan.
La tecnica, ormai consolidata, è quella delle “
rivoluzioni colorate” per fomentare una ribellione anti-governativa,
in modo da indebolire lo Stato dall’interno, mentre dall’esterno cresce su di esso la pressione militare, politica ed economica.
Il progetto degli aiuti internazionali in questa forma risale, infatti, all’ex presidente americano
Ronald Reagan:
grazie alla costituzione di una rete di associazioni non governative,
il governo americano controlla attivamente dal 1981 la politica estera, senza dovere più ricorrere ai fondi neri della CIA.