Situazione Ucraina

Questo articolo è per te. Ahahahah


Se non fosse tutto vero, penseremmo ad uno scherzo.

Da diverse ore assistiamo ad un incredibile gioco del destino:

la beatificazione in vita di Kamala Harris.

Colei che per anni e per sua stessa ammissione
veniva “ghettizzata” dal presidente Joe Biden e dal suo staff,

la vicepresidente quasi per caso (in realtà per mero opportunismo)
tenuta in disparte e considerata per lo più una ingombrante zavorra,

la numero due di un uomo che lei stessa quattro anni fa aveva accusato di razzismo

è oggi dipinta come la donna in grado di salvare gli Stati Uniti


dalle grinfie di quel “bifolco pregiudicato” (copyright Nancy Pelosi, of course) di Donald Trump.
 
Tornando a Kamala, occorre ora fare un piccolo passo indietro,
giusto per rinfrescare la memoria
a quanti si abbeverano alle fonti informative nostrane
che fotocopiano gli articoli dei media americani
.

Forse pochi ricordano che quattro anni fa, correva l’annus horribilis 2020,
le primarie democratiche furono interrotte a causa della pandemia da Covid e del conseguente lockdown.

Inizialmente, tra i candidati, c’era anche Kamala Harris,
oltre a due campioni dell’ultrasinistra radicale come Bernie Sanders ed Elizabeth Warren.

Kamala fece un passo indietro prima ancora che i primi Stati iniziassero a votare,
gli altri due rimasero in competizione contro Biden.

Entrambi, sia Sanders che Warren, racimolarono un bel gruzzolo di delegati fin dall’inizio
ma la Warren decise di ritirarsi quasi subito.

Contro Biden rimase però in corsa Sanders,
che in quel momento storico poteva realmente conquistare la nomination,
perché voce molto ascoltata dalla sinistra radicale, dai giovani e dalla popolazione afroamericana.
 
Ma chi prendere come candidato vicepresidente?

Quale migliore ruffianissima scelta,
in un momento di proteste dilaganti del popolo afroamericano,
che la mediocre ex procuratrice di colore della California, Kamala Harris?


Un’esponente politicamente collocabile tra i moderati del centro democratico
ma ben vista dalla sinistra radicale e apprezzata dall’astro nascente Alexandria Ocasio-Cortez,
la stessa che pochi mesi dopo, insieme a tutta l’ala sinistra del partito,
si ricrederà quando la Harris pronunciò in Centroamerica quelle parole che rimarranno un marchio indelebile per la vicepresidente

– “non vi vogliamo negli Stati Uniti, ma vi aiuteremo a rimanere nel vostro Paese” –

con tutte le ripercussioni successive.
 
Tornando a Kamala, occorre ora fare un piccolo passo indietro,
giusto per rinfrescare la memoria
a quanti si abbeverano alle fonti informative nostrane
che fotocopiano gli articoli dei media americani
.

Forse pochi ricordano che quattro anni fa, correva l’annus horribilis 2020,
le primarie democratiche furono interrotte a causa della pandemia da Covid e del conseguente lockdown.

Inizialmente, tra i candidati, c’era anche Kamala Harris,
oltre a due campioni dell’ultrasinistra radicale come Bernie Sanders ed Elizabeth Warren.

Kamala fece un passo indietro prima ancora che i primi Stati iniziassero a votare,
gli altri due rimasero in competizione contro Biden.

Entrambi, sia Sanders che Warren, racimolarono un bel gruzzolo di delegati fin dall’inizio
ma la Warren decise di ritirarsi quasi subito.

Contro Biden rimase però in corsa Sanders,
che in quel momento storico poteva realmente conquistare la nomination,
perché voce molto ascoltata dalla sinistra radicale, dai giovani e dalla popolazione afroamericana.
E questo cosa stracazzo c'entra col fatto che sará lei il nuovo presidente Usa?
Bah
 
Oh Jedd, ma ci credi veramente ?

Non ti pensavo così boccalone da pendere dalle notizie dei giornalai.

Questi sono i migliori.
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Poi c'è il genio.

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Cioè ? Tutti hanno dimenticato cosa hanno scritto i giornalai sulla
harris in questi 4 anni ? Cercate e rileggete. Ahahahahahahah penosi.
 

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