Il dissidente e fondatore di Memorial al Corriere: "Putin dittatore fin dall'inizio. Dopo di lui potrebbe arrivarne un altro al Cremlino, e sare…
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03 Gennaio 2025 alle 09:13
"A me, e a chi era accanto a me, era chiaro fin da subito che fosse un dittatore". Dalle pagine del Corriere della Sera, Oleg Orlov, biologo, attivista, fondatore di Memorial e dissidente russo fin dai tempi dell'Urss, motivo per cui è stato in carcere prima di essere espulso dal sul paese, parla del regime di Vladimir Putin in occasione del venticinquesimo anniversario, di come negli anni è cambiato mostrando il suo vero lato, di come detiene oggi il potere su un popolo "annientato" e di come bisogna essere pronti fin da adesso per quando lo Zar non ci sarà più, così da evitare la "catastrofe".
Il primo cambiamento di Putin viene svelato alla Conferenza di Monaco del 2007, durante un discorso in cui "c'era già tutto. La rabbia per gli Stati Uniti, l'attenzione per l'Ucraina e la Georgia, le armi". Alle parole ha dato seguito con i fatti, annettendo la Crimea nel 2014 e, otto anni dopo, provando a prendersi tutta l'Ucraina. Un irrigidimento che ha interessato anche la Russia stessa, annichilita sotto la paura. "La repressione voi non credo possiate capirla, ma funziona", afferma Orlov. "Nessuno fa pù politica se il prezzo è così alto. Uomini del governo a livello locale controllano persino le conversazioni: era da Brezhnev che non si stava così". In cella ci è finito anche lui, un'esperienza "umiliante, crudele, spaventosa" sebbene "sono sorpreso di esserne uscito meglio di come io stesso mi aspettassi".
Anche da dietro le sbarre, non ha mai smesso di lottare. Lui, come la sua organizzazione, Memorial, che già si sta preparando per il dopo-Putin. Qualora il presidente russo morisse, urge "un'amnistia, una nuova legge elettorale. Non essere vaghi è fondamentale, siamo già sull'orlo di una catastrofe. Dopo Putin potrebbe venire un altro Putin". Magari qualcuno che finora è restato nell'ombra, pronto a salire alla ribalta e a conquistarsi il favore internazionale svendendo a basso prezzo quello il meglio che la Russia sa offrire: l'energia. Uno scenario già visto agli inizi dell'era putiniana, quando l'Europa "ha visto segnali preoccupanti", ma "si è detta 'non esageriamo' e ha continuato a comprare gas".
Tra tutti i desideri, Orlov vorrebbe vederne realizzato presto uno. Il più importante: tornare in Russia. "Mi mancano la neve, le foreste, i miei cari. Ma se rientro mi arrestano, e sarebbe irresponsabile verso i prossimi scambi di prigionieri".