Il messaggio è una frecciata al governo che ha sempre e solo incolpato i russi.
Il premier Donald Tusk, dal canto suo, ha tentato di rigirare la frittata, affermando che
“tutta la responsabilità ricade sui responsabili della provocazione dei droni, ovvero la Russia”.
Una dichiarazione che non cancella la figuraccia e, soprattutto,
l’enorme problema di efficienza e strategia che questo episodio solleva.
Bisogna sottolineare che la casa semidistrutta nel villaggio di frontiera
è stato l’unico vero danno causato dal presunto attacco russo.
Al di là della cronaca, l’incidente di Wyryki mette a nudo l’assurdità della strategia difensiva della NATO.
Analizziamo i numeri, perché sono quelli che contano:
- Costo del missile (difesa): Un singolo AIM-120 ha un costo che oscilla tra 1 e i 2 milioni di dollari,
- a seconda della versione e di quando siano stati acquistati, essendo un modello in produzione da molti anni.
- Costo del drone (attacco): Un drone come il Geran (o Shahed), presunto obiettivo, ha un valore di circa 10-20 mila dollari.
- Un Gerbera costa 10 mila dollari.
In pratica, si è utilizzata un’arma che costa cento volte il suo bersaglio,
e per di più lo si è mancato, rischiando una tragedia.
Inviare caccia F-16 per intercettare droni a basso costo non è solo inefficiente,
è economicamente insostenibile
e strategicamente stupido.