Eurogruppo: Dijsselbloem in uscita, Rehn sull'uscio
Giuseppe Latour | 05 Febbraio 2014 |
Economia e Finanza
[URL="http://www.euractiv.it/it/news/economia-finanza/8583-eurogruppo-dijsselbloem-in-uscita-rehn-sull-uscio.html#"]1[/URL]
Rivoluzione in arrivo all’Eurogruppo. L’attuale presidente Jeroen Dijsselbloem sembra destinato a chiudere il suo mandato prima del tempo. Al suo posto potrebbe arrivare il finlandese Olli Rehn. Ma solo dopo le elezioni europee.
Ombre nere si addensano sul presidente
dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen
Dijsselbloem. Prima erano semplici voci, adesso cominciano a prendere consistenza e, nel giro di pochi mesi, potrebbero tramutarsi in realtà. Tra i paesi membri sta nascendo un asse trasversale per rimuovere il ministro delle
Finanze di
Amsterdam dal suo incarico, ben prima della scadenza naturale. Al suo posto prende corpo la candidatura del commissario finlandese agli Affari economici, Olli
Rehn.
La crisi di Cipro
In teoria il mandato di
Dijsselbloem, partito a gennaio del 2013, si dovrebbe concludere a metà del 2015. Difficilmente, però, il 47enne di
Eindhoven riuscirà a mangiare – per usare il gergo calcistico – un altro panettone. Diverse ragioni hanno fatto ricredere della loro scelta i paesi che avevano sostenuto la sua candidatura lo scorso anno,
Germania in testa. Anzitutto, nei mesi passati si è insinuato qualche dubbio sullo spessore del neopresidente. La gestione della crisi di
Cipro, a marzo, ha lasciato molti osservatori perplessi. In quell’occasione il ministro olandese ha gettato nel panico i mercati, annunciando che la soluzione della crisi dell’isola, passata da un prelievo forzoso sui conti correnti, sarebbe stata applicabile anche ad altri Stati.
Accuse di parzialità
Ma non solo. Sulla sua testa hanno cominciato a pendere accuse di parzialità eccessiva. Secondo fonti di
Bruxelles, infatti,
Dijsselbloem “si batte per gli interessi del suo paese invece di sforzarsi di essere neutrale come capo
dell'Eurogruppo”. Un atteggiamento che è risultato evidente in molte delle partite giocate nell’ultimo anno.
Presidente a tempo pieno
Ci sono, poi, considerazioni di ordine generale.
Germania e
Francia lo hanno detto chiaramente a fine maggio: la
governance economica della zona euro va rivista e rafforzata. E, in questo quadro, servono riunioni più frequenti dei
ministri delle Finanze e un presidente a tempo pieno, che vigili sulla situazione in maniera costante. Insomma, il modello sperimentato per anni con il lussemburghese Jean Claude
Juncker non funziona più. L’Eurogruppo non può più essere un’appendice dell’Ecofin.
La scadenza delle elezioni
Dijsselbloem, allora, sembra arrivato al capolinea. Lo testimoniano anche le riunioni che, in queste settimane, stanno ridefinendo gli equilibri politici di
Bruxelles per i prossimi mesi. La scadenza chiave, ovviamente, è quella delle
elezioni europee del prossimo maggio, alla quale seguirà un pesante rinnovo di molte cariche. Nello scacchiere delle posizioni di responsabilità, tra
Commissione,
Consiglio e
Parlamento, sta cominciando a insinuarsi anche la presidenza dell’Eurogruppo. Anche perché aggiungere una poltrona avrebbe l’indubbio vantaggio di rendere più facile la composizione dei diversi interessi.