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Certo che questo elemento fa di quei salti .........

Quando Conte guidava il governo​


L’impegno a portare le spese in difesa al 2 per cento del PIL
è stato ufficializzato dai Paesi della NATO a settembre 2014, a Newport, in Galles.

All’epoca il presidente del Consiglio era Matteo Renzi, del Partito Democratico.

Conte è diventato presidente del Consiglio il 1° giugno 2018,
alla guida di un governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega.

In quella veste ha partecipato al vertice NATO di luglio 2018.

In quel periodo, Trump era presidente degli Stati Uniti
e più volte aveva chiesto agli alleati europei di aumentare la spesa per la difesa,
per ridurre il peso sostenuto dagli Stati Uniti.

Nelle conclusioni di quell’incontro,
i capi di Stato e di governo dell’Alleanza avevano ribadito il loro impegno
«nei confronti di tutti gli aspetti del Patto sugli investimenti nella difesa [in inglese Defence Investment Pledge, ndr]
concordato al vertice del Galles del 2014 e a presentare piani nazionali credibili per la sua attuazione,
compresi gli orientamenti di spesa per il 2024, le capacità pianificate e i contributi».

«Tutti gli alleati hanno iniziato ad aumentare in termini reali la quantità di spesa destinata alla difesa
e circa due terzi degli alleati hanno piani nazionali per portare la spesa per la difesa al 2 per cento del loro PIL entro il 2024»,
si legge ancora nelle conclusioni.

Dopo il vertice, Conte ha tenuto una conferenza stampa
in cui non ha affermato che l’Italia avrebbe disatteso gli impegni del 2014. Anzi, li ha confermati.

«L’Italia ha ereditato degli impegni di spesa per quanto riguarda il contributo alla NATO
e impegni di spesa che noi non abbiamo alterato, quindi nessuna spesa aggiuntiva»,

aveva dichiarato
il presidente del Consiglio, aggiungendo che le richieste di Trump erano fondate.

«Vorrei dichiarare pubblicamente che
nel momento in cui gli Stati Uniti dicono che loro contribuiscono alle spese per la difesa
in modo eccessivamente gravoso per la loro nazione, rispetto ai contributi degli altri Paesi,
dicono qualcosa che corrisponde alla realtà».


A una domanda precisa sull’obiettivo del 2 per cento del PIL per la difesa,
Conte non ha risposto dicendo che l’Italia lo avrebbe disatteso perché troppo oneroso.

«Impegni sono stati assunti, quindi noi ci inseriamo in un percorso che in qualche modo è stato già tracciato.
Ogni governo che si insedia è chiaro che eredita delle linee di continuità,
ci mancherebbe che ogni volta si potesse resettare tutte le azioni politiche, di indirizzo, e di ripartire da zero»,

aveva sottolineato
il presidente del Consiglio.

«Poi in particolar modo nell’ambito della NATO ci sono degli impegni assunti che non si cambiano ovviamente dall’oggi al domani».
 
L’obiettivo del 2 per cento è stato riconfermato dai Paesi della NATO anche a dicembre 2019,
quando Conte guidava il suo secondo governo, sostenuto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali.


Nel 2020, durante la pandemia di COVID-19, non si sono tenuti vertici della NATO,
mentre nel 2021 un incontro è stato organizzato a giugno, quando Conte non era più presidente del Consiglio.

All’epoca, il suo successore Mario Draghi aveva confermato l’impegno del 2 per cento.

In ogni caso, durante i due governi di Conte la spesa militare dell’Italia è aumentata,
arrivando all’1,5 per cento del PIL, secondo le stime della NATO.


Non è chiaro a quale «accordo con la Cina» abbia fatto riferimento Conte alla Camera.

È molto probabile che si tratti dell’accordo sull’entrata dell’Italia nella Nuova via della seta,
firmato a marzo 2019 durante il primo governo Conte (e poi non rinnovato dal governo Meloni).

Come detto, però, il vertice NATO in cui Conte ha confermato l’impegno di portare le spese militari al 2 per cento del PIL
è avvenuto a dicembre 2019, mesi dopo la firma dell’intesa con la Cina.
 
Il governo Draghi era sostenuto da una larga maggioranza parlamentare,
in cui rientrava anche il Movimento 5 Stelle.

Nel 2022, tuttavia, l’obiettivo di aumentare le spese militari ha generato divisioni interne alla maggioranza.
Dopo settimane di trattative, a marzo di quell’anno è stato raggiunto un compromesso:
l’Italia avrebbe aumentato gradualmente la spesa per la difesa fino al 2 per cento del PIL, ma non entro il 2024, bensì entro il 2028.

Il Movimento 5 Stelle era tra i partiti più critici verso l’aumento della spesa,
ma senza mettere in discussione l’obiettivo fissato con la NATO.

Per giustificare la propria posizione, il partito guidato da Conte aveva pubblicato un articolo sul proprio sito ufficiale,
in cui si leggeva la seguente frase:

«Non mettiamo in discussione gli impegni internazionali, come quello del 2 per cento del PIL per investimenti militari,
ma la tempistica stabilita in via indicativa nel 2014, cioè in un’altra era politica, sociale ed economica
va rimodulata alla luce delle gravi crisi ancora in atto, pandemica ed energetica».


In quei giorni, ospite a Mezz’ora in più su Rai3, Conte aveva dichiarato:

«Io stesso non ho mai messo in dubbio che gli accordi,
anche quelli presi nel 2014 – otto anni fa, Galles, vertice NATO – siano da rispettare: il famoso 2 per cento di PIL».

Il presidente del Movimento 5 Stelle aveva detto che le tempistiche per raggiungere questa percentuale potevano, però,
essere spostate più in là rispetto al 2024.

In ogni caso, non aveva detto che l’obiettivo del 2 per cento non fosse da raggiungere.


Ricapitolando:
in base alle dichiarazioni pubbliche, quando era presidente del Consiglio
Conte ha sempre confermato durante i vertici della NATO l’impegno a portare le spese in difesa dell’Italia al 2 per cento del PIL.

Negli anni successivi, anche quando il Movimento 5 Stelle è passato all’opposizione,
il partito e il suo leader hanno continuato a sostenere formalmente questo obiettivo,
pur chiedendo di rivedere i tempi per raggiungerlo.
 
La politica di difesa.
ah perchè prima cosa eravamo? Anzi se l'Ammerica come pare si disinteressa dell'Europa e della NATO , casomai siamo meno vassalli di prima. Ma non illudiamoci ognuno fa la sua politica che è quella dell'impero
 
Ecco il futuro.


Il giovane politico socialista Zohran Mamdani è in largo vantaggio alle primarie del Partito Democratico
per scegliere il candidato a sindaco di New York;
l’ex governatore dello stato di New York Andrew Cuomo, inizialmente dato per grande favorito, ha riconosciuto la sconfitta.

Il risultato non è ancora ufficiale – ci arriviamo – ma il dato parziale è già una grossa notizia:
Mamdani, che tanti chiamano soltanto col nome, Zohran, è un deputato statale di 33 anni, musulmano,
che si definisce socialista e ha la cittadinanza statunitense dal 2018.


Non ci sono ancora dati ufficiali su chi abbia vinto le primarie
perché il sistema elettorale prevede che i candidati – a questo giro erano 11 –
siano votati in ordine di preferenza: ogni persona può esprimere una prima scelta, una seconda scelta, eccetera.

Se nessuno raggiunge il 50 per cento delle prime preferenze si considerano le seconde, le terze e via dicendo.

Con il 92 per cento delle schede scrutinate, Mamdani è stato la prima scelta del 43,5 per cento dei votanti, Cuomo del 36,4 per cento.

Il conteggio definitivo delle altre preferenze inizierà martedì prossimo.
 
La città di New York è saldamente Democratica,
e per questo è quasi sempre certo che chi vince le primarie del partito poi venga eletto sindaco;
ma ha una storia recente di sindaci moderati o indipendenti e molto apprezzati, come Michael Bloomberg.

Vincere le primarie renderebbe sicuramente Mamdani il candidato favorito alle elezioni comunali,
ma senza garanzie di vittoria: il sindaco uscente Eric Adams – eletto come Democratico e poi uscito dal partito tra scandali e polemiche –
si candiderà come indipendente; anche lo stesso Cuomo potrebbe farlo

Le elezioni saranno a novembre.

Mamdani è iscritto sia al Partito Socialista Democratico che al Partito Democratico,
e ha avuto il sostegno del senatore del Vermont Bernie Sanders e della deputata Alexandria Ocasio-Cortez,
anche lei eletta a New York, i principali leader della sinistra del partito.

Aveva fatto una campagna elettorale molto brillante sui social media e ricca di idee e iniziative in città,
nel tentativo di portare a votare persone che non lo avevano mai fatto
(l’affluenza è effettivamente cresciuta rispetto alle scorse primarie).

Ma proprio il fatto di essere radicalmente nuovo e diverso da Cuomo
e dai politici newyorkesi del passato ha dato a Mamdani una grande spinta.

Tra le altre cose, Mamdani ha promesso di rendere gratuiti

i trasporti pubblici di New York per i suoi abitanti,
gli asili nido e
le scuole per l’infanzia;
di bloccare l’incremento degli affitti a prezzi calmierati per i prossimi quattro anni e
di investire nella costruzione di oltre 200.000 appartamenti da mettere in affitto a prezzi calmierati;
di aprire supermercati gestiti dalla città con beni essenziali a prezzi molto bassi.

Durante la campagna Mamdani ha anche modificato un po’ la sua immagine,
indossando più spesso la giacca e la cravatta, e cambiato alcune posizioni
nel tentativo di attrarre un elettorato più ampio:
nel 2020 diceva che fosse necessario tagliare i fondi alla polizia,
mentre in questa campagna ha promesso di lasciarli inalterati
ma anche di aumentare le risorse per gli operatori sanitari,
il soccorso alle persone senzatetto e la salute mentale,
«così che gli agenti di polizia possano dedicarsi a combattere i reati più gravi».

Mamdani è favorevole alla legalizzazione della marijuana e ai diritti delle persone LGBTQ+.
 
“La rassicurante irrilevanza dell’Italia. L’Italia, grazie a Dio, conta poco o nulla.
Non siamo in guerra, non siamo mediatori, non siamo partner di particolare peso e rilievo.
Nessuno si aspetta le nostre decisioni, i nostri pronunciamenti,
siamo parte di un mondo a sua volta poco rilevante, comunque marginale, che si chiama Unione Europea.
Non abbiamo bombe atomiche né sontuosi apparati militari,
non abbiamo strumenti di dissuasione, se non logorroici politicanti e imbonitori…
e che il nostro unico, debole ombrello atomico si chiama Papa.
In questo momento è l’unico americano che ci protegge davvero, almeno in cielo”.
 
I media adottano un vocabolario che amplifica il senso di urgenza e minaccia.

Frasi come “stato di emergenza”, “lotta per la sopravvivenza” o “lotta per la libertà”
dominano il discorso pubblico, spingendo la società a interiorizzare la necessità del conflitto.

Parole neutre o ambigue, come “dialogo” o “negoziato”,
diventano sospette e vengono associate a debolezza o a compromesso.

Persino il linguaggio quotidiano si militarizza:
espressioni come “fronte interno”, “mobilitazione civile” o “resistenza” permeano le conversazioni,
trasformando ogni persona o meglio ogni followers in un potenziale soldato della causa “giusta” e “sacrosanta”.


Questa militarizzazione del linguaggio non è casuale, serve a consolidare il consenso e a ridurre lo spazio per il dubbio.

Le parole, in questo contesto, non descrivono la realtà: la creano
e così come scriveva George Orwell in 1984

“la guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza”.
 
E così inconsapevoli quanto frustrati frequentatori di piattaforme social
diventano i nuovi guardiani della “purezza”,


pronti a mettere all’indice chi devia dalla linea a cui personalmente aderiscono con devozione religiosa,
mentre chi esprime dissenso rischia l’ostracismo digitale o accuse di “intelligenza con il nemico”.


Ogni aspetto della vita si deve piegare alle esigenze del combattimento
ed in questo contesto, il pensiero critico, diventa un atto di resistenza,
ma anche un rischio ed il dissenso viene percepito come una minaccia
perché la libertà di espressione è sacrificata sull'altare dell’etica dell’obbedienza.



Chi mette in discussione certi dogmi o convincimenti si espone a un’accusa tanto antica quanto potente: il tradimento.


Questo termine, gravido di un significato quasi sacrale se pensiamo a quello di Giuda,
non si limita a indicare chi collabora attivamente col nemico,
ma si estende a chiunque esprima perplessità o proponga alternative
ed il “traditore” diventa il capro espiatorio, colui che mina l’unità nazionale in un momento di crisi.
 

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