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È stata un’alba da incubo per una donna di sessant’anni,
residente nella zona di Tor Tre Teste a Roma,
derubata e abusata mentre passeggiava con il suo cane in un’area verde del quartiere.

L’episodio si è verificato intorno alle sei del mattino di domenica,
in un momento in cui il parco era ancora pressoché deserto.

La donna, in stato di forte shock, è riuscita comunque a fornire ai carabinieri una descrizione dettagliata del suo aggressore.
Si tratterebbe di un uomo dalla carnagione scura, probabilmente straniero, che indossava un berretto.

Gli investigatori ritengono che possa essere un soggetto noto nella zona
o un frequentatore abituale del parco in via Francesco Tovaglieri,
dove spesso si segnalano presenze.




...........ma nessuno fa nulla.........
 
Mi chiedo ormai da tempo immemore.
Perchè - da sinistra - solo buffonate e mai qualcosa di concreto ?

A Venezia i vip progressisti cancellano gli attori pro Israele​


La rassegna veneziana è una Mostra d'arte,
crediamo nell'arte come metodo di riflessione, illuminazione, confronto anche duro, ma corretto.

Le epurazioni non appartengono alla cultura, sono la negazione del dibattito e del pensiero.

Qui la questione è un'altra: gli artisti che firmano appelli contro i colleghi ci credono davvero?

Il rischio è che sia (o che appaia, non fa molta differenza) tutta pubblicità.
 
Buffonata due. Si cerca di condizionare e reprimere l'informazione
sul modello comunista urss


- Le lodi di Le Monde al governo Meloni.

- I sondaggi pubblicati dal Journal du dimanche che mostrano il crollo di credibilità del duo Macron-Bayrou.

Gennaro Sangiuliano racconta tutto sul Giornale e subito parte la contraerea di Avs.

Non è giornalismo, spiega Sergio Bonelli, ma propaganda.

Anche se fra virgolette,
NON ci sono le opinioni dell'ex ministro della cultura, ma quelle della stampa parigina.

Così scatta la scomunica perché Sangiuliano è oggi corrispondente della Rai da Parigi e il caso è già pronto per la Vigilanza.


Combinazione, proprio ieri Bayrou ha affermato che l'8 settembre chiederà la fiducia.
Le probabilità di una bocciatura sono alte e la data, già funesta per la storia italiana,
potrebbe segnare anche il calendario francese.
 
"Annunciamo un'interrogazione in Commissione di Vigilanza Rai - fanno sapere Angelo Bonelli e Giuseppe De Cristofaro -
dopo l'articolo di Sangiuliano. Un giornalista del servizio pubblico ha il dovere di garantire informazione imparziale
e non può trasformarsi in opinionista politico al servizio del governo Meloni".

Gli appigli per andare all'attacco di Sangiuliano sono davvero evanescenti.

La propaganda che scandalizza l'ala sinistra
è il resoconto di quello che in queste settimane abbiamo letto più o meno ovunque
.

Le Monde, ripreso da Sangiuliano, scrive:

"Ai francesi, sentirlo fa male. Ma, agli occhi di gran parte degli investitori, non ci sono più dubbi:
l'Italia di Meloni è attualmente credibile quanto la Francia in materia di finanze pubbliche. O anche di più".
 
Anatema.

Raccontare questa clamorosa virata,
dopo tutto quello che era stato scagliato da Parigi contro Meloni & soci nei mesi precedenti
è considerato un tradimento del quarto potere.

Che evidentemente dovrebbe schierarsi contro a prescindere.

E forse non dovrebbe nemmeno divulgare i sondaggi
che certificano il crollo nel gradimento del Presidente e del primo ministro francesi.

In ogni caso, come ambasciatore del servizio pubblico,
Sangiuliano dovrebbe - a quanto si capisce astenersi - da qualunque commento con un pizzico di sale.


La coppia Bonelli-De Cristofaro insiste:
"Il contratto di Servizio Rai e il Codice etico vietano conflitti di interesse
e impongono indipendenza e pluralismo.
Chiederemo alla Rai se ritenga compatibile che un corrispondente estero
scriva editoriali di parte su un quotidiano privato,
e quali misure intenda assumere per garantire il rispetto delle regole".


"Vorremmo dirci stupiti, ma purtroppo non lo siamo.
In pratica Sangiuliano non dovrebbe più esercitare la sua professione".
 
"Sto valutando con i miei avvocati un'azione presso la Corte europea dei Diritti dell'uomo
e alla magistratura italiana per le gravi dichiarazioni contenute nel comunicato di Avs.
Nel merito, il mio articolo virgoletta articoli di Le Monde e sondaggi ampiamente riportati dalla stampa francese.
Il comunicato di Avs è una violazione della Costituzione
oltre che di tutte le Carte europee che salvaguardano il diritto e la libertà di espressione".
 
Ma dai. Cosa ci tocca leggere.

I numeri non mentono, ed ora raccontano una verità piuttosto dura.

Mentre l’Europa si interroga sul futuro della sua economia,
dalla Germania arriva un campanello d’allarme che non può essere ignorato.

Il numero di fallimenti aziendali nel cuore industriale del continente sta esplodendo,
toccando livelli che non si vedevano da un decennio.
 
Questo non è un semplice dato statistico,
ma il segnale di una crisi economica e strutturale
che sta mettendo in ginocchio interi settori
e che è frutto di errori successi in diversi anni.

Le statistiche ufficiali sono impietose.

A luglio, le insolvenze aziendali in Germania sono aumentate
del
19,2% rispetto all’anno precedente.

Un’escalation che ha fatto svanire le speranze di una ripresa, dopo un breve, effimero calo a maggio.

Secondo l’Ufficio federale di statistica, l’onda di fallimenti non si è mai fermata,
e la realtà è che “spesso le misure di bonifica vengono adottate troppo tardi o in modo non sufficientemente esaustivo.”
 
Creditreform, agenzia di credito leader, dipinge uno scenario ancora più cupo.

Nel primo semestre del 2025, ben 11.900 aziende tedesche hanno gettato la spugna,
un aumento del 9,4% rispetto all’anno precedente.

I fallimenti di giganti come Gerry Weber e Lilium
mostrano come la crisi può colpire sia aziende con decine d’anni di vita,
sia strtup in settori potenzialmente esplosivi.


Fallimenti in Germania nel primo semestre 2025 confrontato con i primi semestri degli anni precedenti.


A farne le spese sono soprattutto le piccole e medie imprese, che rappresentano l’80% delle insolvenze.

Ma il vero dramma si sta consumando in settori vitali.

L’industria automobilistica, pilastro dell’economia tedesca, è sull’orlo del collasso.

La debolezza della domanda, la sovracapacità produttiva e la difficile trasformazione verso l’elettromobilità
stanno spingendo molti produttori a “reinventarsi o almeno intraprendere una dieta dimagrante”,
come ha notato Jens Stobbe di Atradius.
 

L’ondata di fallimenti non si fermerà ai confini della Germania.​

La crisi si sta diffondendo, e gli esperti stimano che il trend continuerà,​

con un’eco drammatica in tutta Europa.​

Le perdite per i creditori sono già stimate in 33,4 miliardi di euro nella prima metà dell’anno,​

e si teme che oltre 141.000 posti di lavoro siano a rischio,​

soprattutto negli ospedali e nelle strutture di assistenza,​

colpiti duramente dalle insolvenze su larga scala.​

Se prosegue la crisi colpirà anche duramente le aziende italiane.​

 

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