Ma il caso più clamoroso accade alla Scala di Milano, dove la dedica di una sala all’Anpi da parte del soprintendente suscita le ire funeste di altri partigiani. Lo riporta il Giornale. “Un «affezionato scaligero» milanese, Carlo Guidi, ha firmato una lettera aperta al sovrintendente del Teatro alla Scala, Alexander Pereira, per esprimere il suo dissenso (e sembra di capire di molti altri frequentatori del Piermarini). Un atto offensivo, dice chiaro e tondo. “Avere concesso all’Anpi, l’autorizzazione ad aprire all’interno del teatro una sezione «che si prefigge di promuovere e tutelare i valori della Costituzione». Di per sé, obiettivo nobilissimo. Ma – si chiede il firmatario della lettera, «nipote di partigiano e ugualmente nipote di un combattente della Repubblica sociale» – perché non limitarsi a un richiamo alla Resistenza da parte del Teatro alla Scala (dedicare per esempio una sala a un grande partigiano o promuovere un concerto per l’anniversario della Liberazione) e invece arrivare a coinvolgere l’istituzione scaligera in un sodalizio con un’associazione «che non rappresenta affatto tutti i partigiani d’Italia, ma solo una parte?», riporta nell’articolo Luigi Mascheoni. Si spiega ancora meglio: «Da sempre l’Anpi è stata la succursale partitica del mito della Resistenza, ovvero quanto di più lontano dalla Liberazione: l’ha trasformata in un valore di partito e non di tutti gli italiani». «Trovo assai grave – è la conclusione della lettera- che un’associazione come l’Anpi, ancora purtroppo non del tutto scevra da logiche di partito e di contrapposizione ideologica, abbia messo un piede nel tempio sacro della musica milanese».