Addio ai trend degli ultimi sette anni.
"Spesso  e' difficile per molti investitori rinunciare a strategie   che si sono  dimostrate a lungo efficaci. Lo ricordano i danni causati   da ogni  inversione di tendenza, come la fine della preminenza dei   titoli  tecnologici nel 2000, dei titoli finanziari del 2008 e delle   materie  prime nel 2011.
 Siamo oggi convinti che sia giunto il momento di rimettere in discussione le tendenze di mercato degli ultimi sette anni. 
Negli Stati Uniti nel III trimestre gli utili aziendali hanno iniziato a contrarsi.    Oggi, la diminuzione del tasso di disoccupazione sta innescando un    aumento dei costi salariali e l'andamento dei tassi d'interesse sta per    diventare sfavorevole. Di conseguenza, i margini delle aziende    diminuiranno, a maggior ragione se il dollaro si apprezza e gli    investimenti conseguenti tenderanno ad indebolirsi. 
Potranno essere sostituiti dai consumi ? Da ormai tre anni, il tasso di risparmio non diminuisce piu' e la fiducia delle famiglie sta venendo meno da inizio anno. 
Anche in presenza di un lieve aumento dei redditi medi, un'accellerazione dei consumi negli Stati Uniti e' molto improbabile.    Infine, anche il motore delle esportazioni oggi e' molto vulnerabile.    Questa prospettiva globale non viene contemplata dall'indice  S&P500   principalmente per il fatto che l'ingegneria finanziaria,  in  particolare  i massicci programmi di buy back, continua a  moltiplicare  gli utili per  azione. 
L'anticipato rialzo dei  tassi combacera'  con  l'indebitamento netto delle aziende Usa ed  inevitabilmente  mettera' un  freno al doping degli utili per azione.  In  Europa la ripresa  ciclica in corso da inizio anno ha sfruttato  quasi  tutto il suo  potenziale. Secondo le ultime statistiche  disponibili la  ripresa  dovrebbe confermarsi nel IV trimestre. 
Tuttavita, i segnali che portano a prevedere una decellerazione dell'Eurozona nei prossimi trimestri sono sempre piu' numerosi. Infatti,    il forte deprezzamento dell'euro, il crollo del prezzo dell'energia,   la  ridotta austerita' fiscale ed il miglioramento della fiducia stanno    progressivamente perdendo efficacia, mentre il contesto globale    diventa sempre meno favorevole. Allo stesso tempo, i prestiti delle    banche, che avevano iniziato a registrare un miglioramento da febbraio    2014, oggi stentano a crescere ad un tasso annuo superiore all'1% e in    ottobre sono addirittura scesi del 0,4%. Di sicuro, il trilione di  euro   di prestiti con interessi non percepiti ancora dormienti nei  registri   delle banche europee c'entra nel discorso. La Francia e  l'Italia sono   gli ultimi due paesi ad aver manifestato una coraggiosa  volonta' di   riforma senza pero' alcun risultato degno di nota in  termini di ritmo   d'investimento, che resta tutt'ora molto debole.  Questa analisi puo'   sembrare allarmistica o prematura. 
Si deve  tuttavia constatare che a   sette anni dalla grande crisi del 2008, le  mosse delle Banche Centrali   sono riuscite solo a conseguire una  crescita economica molto debole,   mentre i rischi legati al sistema  finanziario sono aumentati."
Lo scrive un manager di Carmignac. Credo illustri perfettamente la congiuntura attuale. Piu' che alle scie chimiche credo bisogna stare attenti alle bolle. 
