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perché la speculazione attacca gli stati
di Morya LongoCronologia articolo05 giugno 2010
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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2010 alle ore 08:05.
«Le grandi banche internazionali hanno ormai l'imperativo categorico di non comprare titoli di stato del Sud Europa. E questa non è una decisione dei singoli operatori, ma dei gestori dei rischi delle banche». Il trader di un istituto internazionale, anonimamente, sembra quasi giustificarsi: non posso più aumentare la mia esposizione sui titoli di stato spagnoli, greci, portoghesi e italiani – dice in sostanza –, perché non me lo permettono i risk manager. Dalla sua postazione di trading, tre computer davanti agli occhi e telefono sempre attivo, è un testimone oculare di quello che accade sul mercato. «Vedo vendite sui titoli di stato del Sud Europa in arrivo dalla Cina», afferma. «E vedo pochi compratori», aggiunge. «Ormai il mercato è così ingessato, che ad acquistare titoli italiani sono solo le banche italiane», conclude.
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Sul mercato di tutta Europa (non solo in Italia) c'è la bufera. Ieri i BTp sono arrivati a offrire tassi d'interesse di 1,70 punti percentuali più alti rispetto ai Bund tedeschi. Questo significa che il Tesoro italiano, per trovare investitori disposti a comprare il suo debito, deve pagare tassi d'interesse quasi due punti percentuali più alti del Tesoro tedesco. Non si era mai visto dai tempi della vecchia lira. Ma cosa sta succedendo? Chi sta colpendo l'Europa? Se si pone questa domanda agli esperti, si ricevono decine di risposte diverse. Probabilmente c'è una tale concomitanza di fattori, che le spiegazioni di questa bufera sono tante. Per capirle, però, bisogna partire dalla causa: quello che accade ora è diretta conseguenza di una "bolla" che nessuno ha mai notato mentre si gonfiava. Quella dei titoli di stato.
Lo chiamavano rischio zero