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SINIBALDO

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BIG BEN SHALOM BERNANKE
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Competere con le monete asiatiche, sgonfiare la bolla immobiliare e mantenere la crescita: così il nuovo capo della Fed cambierà la finanza del pianeta.

Della sua rinomata capacità di persuasione Big Ben avrà bisogno ora di convincere i mercati finanziari, che di solito accolgono il nuovo presidente della Fed con una crisi.

Due mesi dopo il suo insediamento nel 1987 Greenspan dovette affrontare l'emergenza del crollo di Wall Street.

Poi vennero 18 anni segnati da due recessioni, il primo crac dei mercati globali nel 1998, lo scoppio della bolla speculativa di internet nel 2000.

Nel corso del suo regno travagliato Greenspan è riuscito comunque ad assicurare agli Stati Uniti forte crescita economica e bassa inflazione.

Però ha trascurato una serie di problemi che metteranno alla prova il suo successore.

Su Bernanke incombe il problema del deficit della bilancia commerciale, che di recente ha raggiunto i 700 miliardi di dollari: senza i 2 miliardi al

giorno pompati nel sistema da investitori stranieri, la moneta Usa arretrerebbe ancora (oggi 1 euro uguale 1,23 dollari).

Inoltre mai prima d'ora gli americani erano stati tanto indebitati: circa 11 mila miliardi di dollari secondo gli ultimi calcoli.

Soldi che per la maggior parte servono a pagare mutui in un mercato immobiliare che secondo alcuni crollerà.

Sul futuro s'allunga anche l'ombra di uno shock petrolifero.

Intanto il caro energia ha rimesso in moto l'inflazione.

Soprattutto, con l'addio di Greenspan può finire l'era del denaro a basso costo, non solo negli Stati Uniti.

Il governatore si prepara a lasciare con un rialzo dei tassi di interesse, dopo 13 ritocchi contenuti.

«Almeno all'inizio Bernanke si muoverà sulla stessa strada, anche se magari ci sarà un leggero rallentamento della crescita» prevede l'economista Allen Sinai.

«L'importante per lui ora è dimostrare di avere la mano dura contro il rialzo dei prezzi».

A Bernanke non mancano certo le credenziali giuste.

Mentre Greenspan prese un dottorato ad honorem, lui si è laureato a Harvard, ha preso il phd al Massachusetts institute of technology di

Boston, ha insegnato a Stanford e Princeton, dove ha guidato il dipartimento di economia più prestigioso d'America.

Ma il nuovo presidente non è ancora riuscito a cancellare la fama che si fece quando, in un convegno per festeggiare il suo idolo Milton Friedman, parlò della sua ricetta contro i rischi di deflazione:

«In questo caso non esiterei a mettere mano agli elicotteri per inondare le strade di denaro: la Fed ha la tecnologia per farlo, è una stampatrice» disse Bernanke, da allora soprannominato Elicottero Ben.

Una volta alzati in modo dimostrativo i tassi, Bernanke tornerà al metodo che preferisce, da lui definito in un libro «inflation targeting»: stabilito un livello di inflazione ottimale (di solito tra l'1,5 e il 2,5 per cento), i tassi vengono alzati o abbassati per mantenersi all'interno di quella fascia.

Il vantaggio secondo lui è di comunicazione: conoscendo le intenzioni della Fed le imprese possono calmierare prezzi e stipendi.

Dopo gli anni del «greenspanese», l'oscuro linguaggio adottato dal suo predecessore, il mondo dovrà ora abituarsi alla chiarezza di Bernanke, considerato uno dei più eloquenti economisti della sua generazione.

Ma le sue teorie sui tassi saranno sottoposte alla prova del fuoco: Bernanke deve modulare i rialzi in modo da togliere liquidità senza provocare crac.

Solo se riuscirà a farlo, la bolla del mercato immobiliare si sgonfierà senza creare panico in altri settori.

Spiega Glenn Hubbard, che insegna alla Columbia dopo essere stato uno dei consiglieri economici di George Bush: «Un crollo improvviso diminuirebbe il potere di acquisto delle famiglie, e questo Ben lo sa bene».

Un crollo improvviso del prezzo del mercato immobiliare che si estendesse ai consumi degli americani avrebbe conseguenze globali, sia per l'Europa sia per la Cina, le cui esportazioni finiscono per il 40 per cento negli Stati Uniti.

Cina e America sono state negli ultimi anni le locomotive dell'economia globale, l'una nella produzione di beni e l'altra nei consumi, e Bernanke vorrebbe mantenere questo equilibrio.

«La crescita cinese negli ultimi anni ha aiutato il lavoro del governatore della Fed: se si dovesse arrestare, Ben sarebbe costretto ad aumentare i

tassi molto più di quanto richiesto dalle sue convinzioni» dice Kenneth Rogoff, che insegna economia a Harvard, ma che per anni è stato collega di Bernanke a Princeton.

«Fondamentale sarà il comportamento del dollaro, che è destinato a indebolirsi, nei confronti sia dell'euro sia delle monete asiatiche: rispetto a queste deve perdere almeno il 40 per cento».

Ma se questo avvenisse troppo velocemente Bernanke si troverebbe in guai seri:

«I mercati non hanno mai visto movimenti tanto ampi della valuta americana.

Se si dovessero verificare sarebbe inevitabile una crisi dell'economia globale di cui Ben sta per diventare il maggiore esponente».

I «Fed watchers», ovvero gli osservatori del comportamento del governatore, si chiedono quale livello di autonomia dal presidente avrà Bernanke.

Greenspan è stato più volte accusato di assecondare Bush nella sua politica di tagli delle tasse, che da una parte ha rivitalizzato la crescita ma dall'altra ha ingigantito il deficit.

«Bernanke ha già detto di non volere intervenire su questioni di non stretta pertinenza della Fed, quindi ha implicitamente criticato il suo predecessore» ricorda Paul Samuelson, premio Nobel per l'economia che insegna al Mit di Boston.


Davanti a Big Ben si apre, insomma, un lungo orizzonte, anche se oscurato da nubi minacciose.

Profondo conoscitore della Grande depressione degli anni Trenta, di recente ha firmato un contratto per scrivere un libro intitolato L'era delle delusioni: come politici e banchieri centrali hanno creato la Grande depressione.

Dopo essere stato nominato alla Fed voleva restituire l'anticipo, ma la casa editrice ha rifiutato: pur di avere il suo libro sono disposti ad attendere.

E ora Bernanke spera che quando dovrà scriverlo non debba aggiungere un capitolo sulla sua esperienza nel fronteggiare una grande crisi finanziaria.
(di M.DeMartino)
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