Tbond Bund (VM69) 2013: Bandits Unchained tra Krug bubbles and balls

Materie prime, all’orizzonte si profila la fine del superciclo


Gli investitori delusi accelerano la fuga da fondi e Etp Il recupero di oro e greggio non convince Anche il rame entra in «bear market»
 
Al di fuori dello scenario illustrato sul commento sul blog un occhiata all'andamento del Nikkei è necessario. L'indice giapponese sta scalando vette importanti usando leva rispetto alla perdita del cross che in queste ultime sedute si è un momentino fermata anche perchè solitamente la stagionalità indica il mese a cavallo tra marzo ed aprile come un mese di sovlta sui trend del mercato giapponese. Solitamente questo cambio di trend avviene a fine marzo ma la seduta decisiva della BOJ del 4 di Aprile ha in realtà modificato la percezione del mercato ed ha cambiato almeno sul breve dei trend che esisotno da anni. PUrtroppo nel lungo le trendlne perdono di valore comunque l'indice sta per raggiungere un fascio di resistenze importanti in condizioni di ipercomprato significativo. Dal punto di vista macro certamente l'economia giapponese ha da fare molto di piu ma il rischio di una perdita di controllo della valuta da una parte e/o del fallimento delle misure monetarie se non implementate da misure fiscali che potrebbero portare ad una situazione di deficit senza controllo.

Una delle chiavi di volta per uscire dalla deflazione è aumentare i redditi dei lavoratori dipendenti soprattutto del settore non manifatturiero ed aumentare i lavoratori a tempo pieno rispettto a quelli part time che sono aumentati dal 1995 ad oggi dal 17% al 29%.

Per ritornare al discorso dell svalutazioni competitive teniamo conto che il Giappone dal 1993 al 2008 ha avuto un cross mediamente stabile ma questo non ha impedito di penalizzare via via nel tempo i propri lavoratori dipendenti sopratutto orientati ai consumi interni per preservare la struttura economica del paese.
 

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gooooooooood morning bbbanda !!

dal blog Gipiano :up::up:


l’economia tedesca che ha sfruttato l’export cinese e dei paesi asiatici potrebbe subire un più marcato rallentamento salvo che non si orienti maggiormente sulla crescita domestica che è su nuovi massimi rispetti al 2007 ma visti i livelli molto bassi raggiunti dovrebbe crescere più in fretta per riequilibrare l’economia dell’area.



Tra parentesi per la gioia dei non euristi il grafico del Credit Suisse mostra palesemente due cose: uno che il peso dell’export sulle economia domestiche dell’euro rispetto all’economia interna è insignificante e che da un punto di vista complessivo i paesi periferici dal 2011 stanno recuperando quote di export a ritmo impressionante segno che le loro economie stanno recuperando competitività molto più rapidamente della Germania la quale ha avuto una crescita superiore grazie alla tenuta dei consumi interni che al contrario nei periferici sono collassati a causa delle politiche fiscali e non a causa del cambio o delle politiche monetarie che sono quelle attualmente in gestione alle autorità europee. Quindi la discussione da fare in area euro non è certo una fuoriuscita ma politiche fiscali più pro cicliche ed un impegno tedesco a rendere più forte i propri consumi interni visto che nel loro caso le politiche fiscali sono state molto meno pesanti e visto appunto la minaccia di un rallentamento emergente che avrebbe un impatto sulla sostenibilità dell’export.




:up:
 
Il cantiere Ue contro il credit crunch
Allo studio nuovi veicoli e piattaforme ad hoc per i corporate bond

Alla ricerca del credito negato. Mentre la Bce e la Ue scendono in campo e in Italia si infiamma il dibattito sulle modalità per superare il credit crunch, qualcosa si muove anche tra gli altri big europei per cercare nuove fonti di ossigeno per le imprese. Un cantiere aperto per dotare l’economia reale di spalle più larghe per affrontare la crisi, con nuove iniziative che si aggiungono a quelle già esistenti (si veda «Il Sole 24 Ore» del 16 aprile).
Una prima breccia è stata aperta durante l’Ecofin informale di metà aprile a Dublino. «In una fase di carenza di credito, soprattutto nei Paesi della periferia – ha detto il ministro delle Finanze irlandesi Michael Noonan, presidente di turno della Ue – stiamo valutando alternative al canale bancario». I progetti dei governi appena avviati o sulla rampa di lancio si snodano lungo due principali direttrici: da un lato la leva della liquidità con la creazione di nuovi organismi, dall’altro l’estensione alle imprese più piccole di strumenti finanziari tradizionalmente riservati a quelle più grandi, come le obbligazioni societarie.
Dal 2014, fanno sapere dal Dipartimento britannico per l’Innovazione, sarà pienamente operativa la British Business Bank. Londra è pronta a mettere sul piatto 3,9 miliardi di sterline per sostenere i "piccoli" che oggi restano fuori dai radar degli istituti di credito: le imprese che non riescono a fornire garanzie adeguate o le start up
 
Il cantiere Ue contro il credit crunch
Allo studio nuovi veicoli e piattaforme ad hoc per i corporate bond

Alla ricerca del credito negato. Mentre la Bce e la Ue scendono in campo e in Italia si infiamma il dibattito sulle modalità per superare il credit crunch, qualcosa si muove anche tra gli altri big europei per cercare nuove fonti di ossigeno per le imprese. Un cantiere aperto per dotare l’economia reale di spalle più larghe per affrontare la crisi, con nuove iniziative che si aggiungono a quelle già esistenti (si veda «Il Sole 24 Ore» del 16 aprile).
Una prima breccia è stata aperta durante l’Ecofin informale di metà aprile a Dublino. «In una fase di carenza di credito, soprattutto nei Paesi della periferia – ha detto il ministro delle Finanze irlandesi Michael Noonan, presidente di turno della Ue – stiamo valutando alternative al canale bancario». I progetti dei governi appena avviati o sulla rampa di lancio si snodano lungo due principali direttrici: da un lato la leva della liquidità con la creazione di nuovi organismi, dall’altro l’estensione alle imprese più piccole di strumenti finanziari tradizionalmente riservati a quelle più grandi, come le obbligazioni societarie.
Dal 2014, fanno sapere dal Dipartimento britannico per l’Innovazione, sarà pienamente operativa la British Business Bank. Londra è pronta a mettere sul piatto 3,9 miliardi di sterline per sostenere i "piccoli" che oggi restano fuori dai radar degli istituti di credito: le imprese che non riescono a fornire garanzie adeguate o le start up

ti ricordi che l'anno scorso a marzo avevo detto alla riunione che quella dei bond societari per le medie e piccole imprese era una strada... :)
 
ti ricordi che l'anno scorso a marzo avevo detto alla riunione che quella dei bond societari per le medie e piccole imprese era una strada... :)


il problema è quellodella certificazione, per non restare incastrati
in teoria, busienss interessante, ma imho assai rischioso:
un professionista che fa due diligence e una banca che mette la garanzia prima di collocare al retail...
 

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