Tronchetti aveva chiesto AIUTO al GOVERNO
Davide Corritore ad Affari: "Tronchetti Provera ha chiesto di incontrare Prodi"
Martedí 19.09.2006 09:11
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"E' Marco Tronchetti Provera che quest'estate ha chiesto di incontrare Romano Prodi. Il fatto emerge dalle cronache e non è mai stato smentito da nessuno. Del resto, una simile iniziativa è comune al capitalismo italiano. Nel '99, quando ero consigliere del governo guidato da Massimo D'Alema per l'economia e l'innovazione, Roberto Colaninno, in procinto di scalare Telecom, chiese un incontro con l'esecutivo. E pure nel 2001 Tronchetti Provera, dovendo a sua volta prendere il controllo di TI, prese contatti con il governo dell'epoca, informando, se non erro, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Insomma, si tratta di una consuetudine comune per le grandi imprese italiane. Quando c'è un passaggio cruciale, un'operazione importante si parla con il governo, per avere un assenso, un avallo formale da parte del mondo politico", spiega ad Affari Davide Corritore, grande esperto di tlc ed ex braccio destro e stratega di D'Alema, all'epoca della scalata di Colaninno, oggi vicepresidente del Consiglio comunale di Milano.
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In questo caso perché Tronchetti chiede di incontrare Prodi? Perché è in difficoltà?
"Senza dubbio Tronchetti Provera attraversa un momento difficile, una fase critica. E per questo ha voluto informare il governo di un imminente riassetto societario che prelude a un cambio di strategia. Il management di TI ha compreso che la strada non è quella di puntare sull'integrazione fisso mobile ma di investire di più sulla banda larga. Il gruppo tlc, però, non ha le risorse per farlo".
Tuttavia, nei giorni scorsi abbiamo assistito anche a un malcelato disagio di Prodi che ha affermato di non essere stato avvisato dello scorporo di Tim.
Non c'è ragione per dubitare delle parole di Prodi. Se ha detto che non sapeva nulla dell'operazione Tim, bisogna credergli. E certo appare poco coerente il comportamento di Tronchetti che, dopo aver informato il governo delle trattative per l'ingresso in TI di News Corp., non ha detto niente sullo scorporo di Tim".
A questo punto il piano di Angelo Rovati, che ipotizza il controllo pubblico della rete fissa attraverso la Cassa depositi e Prestiti potrebbe essere una conseguenza dell'incontro tra Prodi e Tronchetti, una delle ipotesi sul tavolo per salvare TI.
"Non credo che il progetto presentato a Tronchetti da Rovati sia attribuibile alla volontà di Prodi. In questo momento non ci sono le condizioni politiche per giustificare una partecipazione pubblica nelle tlc. Il piano non sarebbe compreso, in troppi griderebbero allo statalismo, al dirigismo pubblico nelle cose economiche. Penso piuttosto che sia stata un'idea di Rovati e forse di altri consiglieri attivi nell'entourage governativo, con la collaborazione di alcuni ambienti del mondo della finanza. Di certo, l'ipotesi di un controllo pubblico e di una gestione privata delle rete fissa avrebbe una logica molto valida".
Perché?
"Una proprietà pubblica delle reti è la via migliore per assicurare in fretta i grandi investimenti necessari per realizzare una rete in fibra ottica moderna e adatta a far passare la nuova tv su protocollo internet: film, contenuti video, servizi multimediali. E' quello che TI fino ad ora non ha fatto a causa del pesante debito che l'ha paralizzata. Serve una banda larga fino a 100 mega e più. E le infrastrutture attuali non bastano per simili capacità. Negli Usa tutti i municipi stanno investendo per reti internet pubbliche e gestite da privati proprio per questa ragione. E nessuno si scandalizza o immagina una eccessiva presenza dello Stato nell'economia. Ma in Italia su questi temi dobbiamo fare ancora un salto culturale notevole".
Bisogna ritornare all'idea di Ernesto Pasacale e del progetto Socrate con cui si voleva cablare l'Italia?
"Senza dubbio quella di Pascale era un'idea lungimirante, che molti oggi stanno rivalutando"
Proprio Pascale aveva detto che senza una rete telematica nazionale, l'Italia sarebbe stata colonizzata da Rupert Murdoch.
"E' quello che sta avvenendo. News Corp. ha puntato su internet, acquistando MySpace, lanciando un servizio broadband in Gran Bretagna e facendo un accordo con TI in Italia. Murdoch ha capito che per far viaggiare i contenuti serve il controllo delle reti. Senza una buona autostrada non si possono far circolare le automobili. E nelle tlc del futuro, dove esploderà la tv su Ip, vincerà chi avrà il controllo di reti ampie e avanzate".
Quindi è questa la via che ora deve seguire TI.
"Senza dubbio. TI si deve dotare di una rete moderna in fibra ottica. Se si fa questo anche l'eventuale cessione di Tim all'estero sarà meno dolorosa. I margini di guadagno sul mobile sono ormai ridotti, mentre il futuro delle tlc è sui contenuti video e i servizi a valore aggiunto, da veicolare sulle reti IP".
A suo avviso perchè Tronchetti si è fatto da parte?
"Si era ormai incrinata la sua credibilità. Da un lato si era spezzato il rapporto di fiducia con gli azionisti, visto il cattivo andamento del titolo di TI, dall'altro si erano irrimediabilmente deteriorate le sue relazioni con il governo e il mondo politico. Le sue dimissioni, in fondo, sono un'ammissione di inadeguatezza".
La nomina di Guido Rossi a capo dell'azienda è stata suggerita dall'esecutivo?
"Non credo. Immagino, invece, che sia stata una mossa di Tronchetti, che in questo modo ha pensato di fare cosa gradita all'esecutivo, vista la credibilità istituzionale di Rossi e la stima che il personaggio gode presso gli ambienti finanziari. Guido Rossi adesso avrà mano libera per compiere quelle mosse che a Tronchetti erano precluse, compresa la cessione all'estero di Tim. Certo, sarebbe stata opportuna una sua rinuncia immediata all'incarico in Figc al momento di accettare questo nuova impresa".
Il suo ragionamento rilancia l'importanza di Metroweb, con la sua moderna rete in fibra ottica nel sottosuolo di Milano. E' un modello da esportare nel resto d'Italia?
"Senza dubbio. La rete in fibra ottica di Milano è una delle più avanzate d'Europa".
Ma intanto il comune di Milano la sta vendendo. E' favorevole all'operazione lanciata dalla Provincia di Milano, finalizzata a creare insieme al Comune una società che prenda il controllo di Metroweb?
"Sì, sarebbe un'iniziativa validissima, che porterebbe in orbita pubblica il controllo della rete tlc del capoluogo lombardo. Solo così, come dicevamo prima, si potranno assicurare investimenti cospicui anche nelle aree meno popolate e, quindi, meno redditizie. Aree che un imprenditore privato finirebbe inevitabilmente per trascurare. Inoltre, convince poco il progetto di vendere Metroweb al fondo d'investimento Stirling Square".
Perchè?
"Il prezzo di vendita è troppo basso. Si tratta di una svendita. Tutta Metroweb viene venduta al prezzo di 32 milioni più i debiti, quando tre anni fa Aem Milano ha comprato da Fastweb un terzo della società per 37 milioni di euro. E poi i capitali di cui Stirling Square in questo momento sono inferiori al valore di Metroweb. Difficile pensare che il fondo britannico possa mobilitare le risorse necessarie a investire sullo sviluppo della società. E poi, chi c'è dietro Stirling Square?".