Nuovi rialzi dei tassi USA non dovrebbero creare problemi
di Christian Vecchi
16 settembre 2004 18.00 stampa l'articolo invia l'articolo
Nonostante qualche recente segnale di rallentamento, il ritmo della crescita economica statunitense si mantiene solido e sostenibile, mentre gli impatti del forte rialzo delle quotazioni petrolifere sui prezzi al consumo sono stati per il momento abbastanza circoscritti.
Stati Uniti
Nonostante qualche recente segnale di rallentamento, il ritmo della crescita economica statunitense si mantiene solido e sostenibile, mentre gli impatti del forte rialzo delle quotazioni petrolifere sui prezzi al consumo sono stati per il momento abbastanza circoscritti. Alan Greenspan, il Signore della Fed, ha recentemente tracciato un quadro della situazione americana che ricalca lo stesso scenario di un paio di mesi or sono: crescita in moderato e fisiologico rallentamento, mercato del lavoro in consolidamento ed inflazione sotto controllo.
L’utilità e la credibilità di uno scenario aumentano nella misura in cui esso è capace di confermarsi nel tempo. Ed in un contesto di elevata volatilità delle aspettative, che si ripercuotono in particolar modo sulle strutture a termine dei tassi di interesse, il fondamentale ruolo della banca centrale più rilevante del pianeta è quello di offrire cardini di riferimento e canoni di lettura convincenti su cui imperniare decisioni di investimento negli ambiti dei mercati reale e finanziario.
La Fed sarà presto chiamata ad esprimersi nuovamente sulla situazione congiunturale e sulle previsioni per l’economia statunitense. Nella riunione del FOMC del prossimo 21 settembre si assisterà ad un nuovo episodio della serie dei rialzi graduali dei tassi di interesse, con il fine di riportare la cloche della politica monetaria in posizione neutrale ma non ancora di iniziare ad applicare misure più restrittive, che al momento non parrebbero giustificate da un contesto inflazionistico fondamentalmente sotto controllo.
Si ha una buon riscontro della credibilità della Fed nell’osservare il comportamento del mercato obbligazionario che, con un pesante processo di appiattimento della curva dei rendimenti, dimostra per il momento di riporre fiducia in un prossimo futuro in cui i tassi non dovranno essere rialzati tanto quanto inizialmente temuto. E tassi di medio periodo più bassi dei recenti picchi rappresentano un eccellente risultato per l’autorità monetaria, che è riuscita a guadagnare tempo moderando l’impeto dell’altalena delle aspettative. Evidentemente resta la perplessità di quanto l’inerzia del dinamismo dell’attività economica possa perdurare, nella misura in cui gli interventi anticiclici stanno perdendo l’efficacia della spinta impartita diversi trimestri or sono, mentre l’annoso problema dei deficit gemelli non è stato nemmeno scalfito dopo un paio d’anni di svalutazione del dollaro.