Tiscali intraday 24 settembre 2004...ieri il CDA.....

Capitan Miki ha scritto:
patatino ha scritto:
e siamo a 11.000.000............ :eek:
Come sono lontani i giorni in cui si faceva il milione all'ora di pranzo.... :rolleyes: ........ :-D



:lol: vero Capitano!!


0.96


Avvio di giornata senza scosse per Piazza Affari. Tiscali incerta, dopo il rally degli ultimi giorni. Ieri sul titolo c’è stato un balzo dei volumi, con quasi 140 milioni di pezzi scambiati. I vertici della società hanno smentito di avere allo studio l’ipotesi di stringere accordi strategici con altri soggetti del settore. Intanto, oggi è in agenda il consiglio di amministrazione che esaminerà i dati semestrali.
 
Usa: ancora in calo le scorte di petrolio
di Marco Delugan
22 settembre 2004 18.04
La flessione è stata registrata da entrambe le agenzie che svolgono la rilevazione. L'uragano Ivan ha rallentato importazioni e raffinazione.



Secondo le rilevazioni dell'Energy Information Agency, le scorte di petrolio sono scese del 3,3% durante la settimana che si è conclusa il 17 settembre e hanno raggiunto i 269,5 milioni di barili, dai 278,6 MB della settimana precedente: 9,1 MB in meno. Rispetto all'inizio dell'anno, la flessione è stata del 4,9%. Anche l'American Petroleum Institute ha registrato una riduzione consistente delle scorte: -12,9 MB, a quota 266,7 MB.

Scorte di petrolio, tabella dati
In cosa consiste questo indice

Secondo l'EIA, il passaggio dell'uragano Ivan ha causato una riduzione delle importazioni di 1,5 milioni di barili al giorno, in media, e ha inciso significativamente sulla riduzione delle scorte.

Dopo essere scese quasi costantemente dalla seconda metà di giugno, le scorte di petrolio sono adesso al di sotto della soglia inferiore dell'intervallo di fluttuazione tipico di questo periodo dell'anno.

I dati diffusi oggi potranno contribuire alla crescita del prezzo del greggio, salito sopra i 47 dollari al barile in seguito alla diffusione del rapporto dell'EIA.

Sia le scorte di benzina sia quelle degli altri distillati sono scese per entrambe le agenzie. Anche per queste misure il calo è almeno in parte dovuto all'uragano Ivan, che ha provocato anche la riduzione dell'attività di molte raffinerie.
 
Nuovi rialzi dei tassi USA non dovrebbero creare problemi
di Christian Vecchi
16 settembre 2004 18.00 stampa l'articolo invia l'articolo

0.82
Nonostante qualche recente segnale di rallentamento, il ritmo della crescita economica statunitense si mantiene solido e sostenibile, mentre gli impatti del forte rialzo delle quotazioni petrolifere sui prezzi al consumo sono stati per il momento abbastanza circoscritti.








Stati Uniti
Nonostante qualche recente segnale di rallentamento, il ritmo della crescita economica statunitense si mantiene solido e sostenibile, mentre gli impatti del forte rialzo delle quotazioni petrolifere sui prezzi al consumo sono stati per il momento abbastanza circoscritti. Alan Greenspan, il Signore della Fed, ha recentemente tracciato un quadro della situazione americana che ricalca lo stesso scenario di un paio di mesi or sono: crescita in moderato e fisiologico rallentamento, mercato del lavoro in consolidamento ed inflazione sotto controllo.

L’utilità e la credibilità di uno scenario aumentano nella misura in cui esso è capace di confermarsi nel tempo. Ed in un contesto di elevata volatilità delle aspettative, che si ripercuotono in particolar modo sulle strutture a termine dei tassi di interesse, il fondamentale ruolo della banca centrale più rilevante del pianeta è quello di offrire cardini di riferimento e canoni di lettura convincenti su cui imperniare decisioni di investimento negli ambiti dei mercati reale e finanziario.

La Fed sarà presto chiamata ad esprimersi nuovamente sulla situazione congiunturale e sulle previsioni per l’economia statunitense. Nella riunione del FOMC del prossimo 21 settembre si assisterà ad un nuovo episodio della serie dei rialzi graduali dei tassi di interesse, con il fine di riportare la cloche della politica monetaria in posizione neutrale ma non ancora di iniziare ad applicare misure più restrittive, che al momento non parrebbero giustificate da un contesto inflazionistico fondamentalmente sotto controllo.

Si ha una buon riscontro della credibilità della Fed nell’osservare il comportamento del mercato obbligazionario che, con un pesante processo di appiattimento della curva dei rendimenti, dimostra per il momento di riporre fiducia in un prossimo futuro in cui i tassi non dovranno essere rialzati tanto quanto inizialmente temuto. E tassi di medio periodo più bassi dei recenti picchi rappresentano un eccellente risultato per l’autorità monetaria, che è riuscita a guadagnare tempo moderando l’impeto dell’altalena delle aspettative. Evidentemente resta la perplessità di quanto l’inerzia del dinamismo dell’attività economica possa perdurare, nella misura in cui gli interventi anticiclici stanno perdendo l’efficacia della spinta impartita diversi trimestri or sono, mentre l’annoso problema dei deficit gemelli non è stato nemmeno scalfito dopo un paio d’anni di svalutazione del dollaro.
 
I Mercati
L’allentarsi della pressione sulle quotazioni petrolifere e l’assenza di attentati terroristici macroscopici che potessero far detonare le valvole della paura, hanno consentito che una serie di sedute pressochè tranquille riportassero i principali indici azionari nell’ambito delle fasce di trading range in cui sono rimasti intrappolati per gran parte dell’anno. Lasciatosi alle spalle una nutrita serie di dati macroeconomici americani rimasti generalmente nell’ambito delle aspettative degli operatori, il mercato azionario sta riprendendo lentamente quota.

Nel frattempo, sul mercato obbligazionario, le strutture dei rendimenti si sono drasticamente mosse al ribasso, con un significativo ridimensionamento dei tassi a media e lunga scadenza. Si è trattato di un progressivo movimento di appiattimento della curva (flattening) che era iniziato mesi or sono con il ravvivarsi dei timori di una jobless recovery e che è proseguito recentemente in funzione del processo di short covering di molti operatori che avevano precedentemente creduto in un percorso più aggressivo di rialzi dei tassi.

In un mercato non particolarmente generoso di opportunità, dopo la stabilizzazione dei forti guadagni del primo trimestre scorso, la classe dei mercati emergenti, sia Bond che Equity, presenta ancora una volta delle convincenti prerogative per offrire buoni rendimenti in un clima generale di volatilità sotto controllo.

I paesi emergenti stanno infatti offrendo una dimostrazione di sostanziale stabilità macroeconomica, grazie al massiccio ridimensionamento della attese di rialzi dei tassi americani e ad un proscenio generale benigno, garantito da un contesto di bassa volatilità e di sostanziale trading range delle principali variabili finanziarie globali.
 

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