dal sole 24 ore
20/05/10
FRANCOFORTE. È una Germania pronta ad azioni unilaterali quella che in un momento di grande incertezza per la zona euro vuole segnare le priorità della futura politica europea. Ieri il cancelliere Angela Merkel ha pronunciato un accorato discorso al Bundestag in cui ha difeso senza se e senza ma la scelta di vietare le vendite allo scoperto. La decisione, presa con un occhio all'ipersensibilità anti-mercati dell'opinione pubblica tedesca, è giunta mentre il parlamento deve approvare il pacchetto europeo da 440 miliardi di euro.
Davanti ai deputati tedeschi a Berlino, la signora Merkel ha parlato di «test esistenziale» per l'euro. La moneta unica, ha spiegato il cancelliere tedesco, è «a rischio» e l'attuale situazione è «il più grande test» che l'Europa sia chiamata ad affrontare da decenni. «Se non riusciamo a contrastare questo pericolo, allora le conseguenze per l'Europa saranno inevitabili». E ha aggiunto: «Un fallimento dell'euro è un fallimento dell'Europa».
Questa settimana il parlamento tedesco deve approvare la partecipazione tedesca a un pacchetto finanziario europeo da 440 miliardi di euro. Il discorso ieri al Bundestag della signora Merkel, con la coalizione Cdu-Fdp ai minimi dal 2000, è stato il disperato tentativo di esortare i tedeschi ad accettare misure che molti non approvano. È proprio in questo contesto che martedì sera la Germania ha annunciato all'improvviso il blocco delle vendite allo scoperto.
«La mancanza di regole e di limiti può rendere distruttivo il comportamento dei mercati finanziari, guidati esclusivamente dal profitto. Può anche trasformarsi in una minaccia esistenziale per la stabilità finanziaria dell'Europa e del mondo», ha avvertito la signora Merkel. «Il mercato da solo non correggerà i suoi errori». Il cancelliere ha sottolineato che la scelta unilaterale tedesca rimarrà in vigore finché non ci saranno norme europee contro le vendite allo scoperto.
La decisione della Germania ha colto di sorpresa tutti. Ieri la Bafin ha smentito che vi sia il tentativo di proteggere in un modo o nell'altro le banche tedesche. Il governo ha vietato le vendite allo scoperto "nude" di alcuni derivati, dei titoli di stato e delle azioni delle 10 più grandi imprese finanziarie del paese. Da più parti in questi ultimi anni queste operazioni, nelle quali un investitore vende un titolo senza esserne in possesso con l'obiettivo di acquistarlo a un prezzo più basso, sono state accusate di avere contribuito al crollo dei listini.
La mossa tedesca ha due obiettivi, oltre al tentativo dichiarato di calmare la volatilità dei mercati. Da un lato vuole affermare a livello europeo la determinazione della Germania a regolamentare la finanza. Dall'altro, vi è l'obiettivo di lanciare un segnale rassicurante a un'opinione pubblica preoccupata e arrabbiata con le banche per le loro responsabilità nella crisi. Di qui anche la proposta di tassare le transazioni o le attività finanziarie. Questa strategia si associa a pressioni per un risanamento dei bilanci. Sempre ieri la signora Merkel ha spiegato di volere «che l'Europa si impegni ad adottare una nuova cultura della stabilità». E ha aggiunto: «La nostra cultura della stabilità ha fatto le sue prove».
Tra Berlino e Francoforte circola un piano in una decina di punti che la Germania dovrebbe a breve presentare a Bruxelles con l'obiettivo di rafforzare il patto di stabilità e di crescita. Il piano impone uno stretto controllo reciproco e prevede un eventuale iter di «insolvenza ordinata». Ai paesi che non riuscissero a tenere sotto controllo i propri conti pubblici verrebbero congelati i fondi strutturali. Gli stati potrebbero essere privati del diritto di voto nei consessi europei.
Con queste decisioni la Germania sta segnando il territorio in vista delle prossime trattative europee, pur di raggiungere i suoi obiettivi sia sul fronte della regolamentazione finanziaria che sul versante del risanamento dei conti pubblici. Giocare d'anticipo è un modo per influenzare il dibattito e le decisioni degli altri, anche se c'è il rischio evidente di creare animosità e incomprensioni in un'Europa che certo non ha bisogno di ulteriori divisioni.