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Crisi: Fmi, ratio patrimoniali banche italiane restano vulnerabili
ROMA (MF-DJ)--Le banche italiane si sono dimostrate solide nella fase iniziale della crisi finanziaria globale, grazie al loro peculiare modello di business, all'adeguata liquidita' e all'assenza di asset tossici. Non hanno avuto bisogno di un intervento diretto del Governo e anche il ricorso alle misure di supporto alla liquidita' adottate dalla Bce e' stato limitato. Con la recessione, tuttavia, il deterioramento dell'economia ha indebolito la qualita' degli asset e la redditivita' delle banche. E' quanto si legge nel rapporto sull'Italia compilato al termine della missione annuale del Fondo monetario internazionale. Le banche italiane sono state capaci di ricapitalizzare, con aumenti di capitale dei soci strategici, con cessioni di asset non strategici, con il taglio dei dividendi. Alcune banche hanno fatto ricorso ai Tremonti-bond.
Nonostante il rafforzamento patrimoniale, aggiunge tuttavia l'Fmi, le banche italiane presentano ratio patrimoniali piu' deboli rispetto ai rivali europei. Questo fa dire all'Fmi che, guardando in avanti, le banche italiane beneficeranno del miglioramento delle condizioni macroeconomiche, ma le vulnerabilita' rimarranno. I ricavi sono attesi in moderato aumento, a causa di un basso incremento degli impieghi, di una limitata crescita dei tassi di interesse e di un contributo positivo dalle commissioni. Uno scenario piu' favorevole per aziende e famiglie dovrebbe rallentare il ritmo di deterioramento della qualita' del credito;
tuttavia, con un'economia ancora fragile e con lo stacco fra la ripresa economica e il miglioramento della qualita' degli asset, le banche continueranno a fare i conti con alti livelli di rischio sul credito nei prossimi due anni. Secondo un'analisi condotta sui 5 principali istituti di credito italiani, essi non sarebbero capaci di generare sufficienti profitti per rafforzare significativamente i ratio patrimoniali. Lo scenario base, spiega l'Fmi, tiene in considerazione un outlook macroeconomico in linea con le stime dell'Fmi (Pil +0,8% in 2010, +1,2% in 2011): in questo scenario, gli impieghi sono previsti in crescita dell'1-3% nel 2010-11, i ricavi dell'1-3% nel 2010-11, gli accantonamenti per perdite su crediti salgono al 6-9% nel 2010 per poi calare allo 0-3% nel 2011. Gli accantonamenti nel 2010-2011 sarebbero quindi piu' alti di un terzo rispetto al periodo 2008-2009. Gli utili migliorerebbero leggermente nel 2010 e nel 2011, ma continuerebbero ad essere a un livello significamente inferiore rispetto al periodo pre-crisi. Nell'ipotesi di distribuzione del dividendo nell'ordine del 10-30% degli utili, il Core Tier1 ratio aggregato dovrebbe crescere nel 2010-2011 di meno di 0,5 punti percentuali. L'Fmi aggiunge che in uno scenario di recessione prolungata (Pil -1,7% in 2010, -1,3% in 2011), gli utili si ridurrebbero ulteriormente e i capital ratio si deteriorerebbero. Gli impieghi sarebbero stabili, la crescita dei ricavi negativa, gli accantonamenti salirebbero verso il 18-22% sia nel 2010 sia nel 2011. Gli accantonamenti nel biennio sarebbero quindi del 65% piu' alti del periodo pre-crisi. Ne deriverebbeo una significativa erosione della redditivita'. Il Core Tier 1 ratio scenderebbe per molte banche sotto il 7%. red/ren (fine) MF-DJ NEWS 0214:22 giu 2010