Titoli & commodities al vaglio 2010 (2 lettori)

metiuz

Forumer storico
oohhh ragasss.... ci hanno regalato un'altra bella occasione sul lev aluminium...
domani io ricompro. il primo giro è stato buy 7.89 sell 8.46

domani in area 8.05 compro....secondo me dopo va su a canna!

:cool:

Rindo mi sà che un giro glielo faccio anch'io..quindi buy a 8.05. Da me si stà benissimo c'è una bella arietta fresca.... Finestre tutte aperte.
Buona notte a tutti.....
 

metiuz

Forumer storico
......Buongiorno a tutti......:)


In scadenza 440 mld di prestiti Bce alle banche. La speranza? Che gli istituti non si rifinanzino (troppo)

di Vittorio CarliniCronologia articolo29 giugno 2010

La liquidità è tutto, o quasi. In questo periodo il denaro frusciante, in eccesso grazie ai tassi bassissimi, è il jolly che spariglia le carte al tavolo dei mercati. Gli operatori lo sanno e fanno attenzione alle mosse del mazziere, la Banca centrale europea, ma anche del giocatori, le banche, per evitare brutte sorprese. Se il jolly viene a mancare, o viene giocato male, la partita cambia. Così non è un caso che per la scadenza, il primo luglio, di ben 442,2 miliardi di finanziamento di lungo periodo da parte della Bce c'è forte attesa (come anticipato dal Sole 24 Ore.com alcuni giorni fa).
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Eurotower è già oggi scesa in campo, tramite il membro del consiglio direttivo Christian Noyer: «Faremo ciò che è necessario per assicurare la liquidità - ha detto -. Le banche francesi non dovrebbero avere problemi nel rifinanziare il prestito», ma ha aggiunto che «altre potrebbero soffrire. Faremo in modo che non ci siano problemi e che tutto vada bene». Fin qui le dichiarazioni ufficiali. Ma che cosa si aspetta il mercato? Secondo UniCredit si aprono, a questo punto, quattro scenari.

Domanda scarsa di liquidità
Il primo è quello in cui la domanda delle banche di rinnovo del prestito si aggiri tra 140 e 150 miliardi di euro. Considerando che la cifra di 140 miliardi è quella minima per evitare che l'eccesso di liquidità sparisca, «ci troveremmo in questo caso- dice Luca Cazzulani esperto di piazza Cordusio - in una situazione di neutralità sul fronte» del denaro frusciante. Il jolly, insomma, non sarebbe più sul tavolo. «Certamente avremmo un impatto sui tassi monetari», dice l'esperto. Non sarebbe una sorpresa vederli salire oltre quello di riferimento (1%), con il rendimento del Bund tedesco che, giocoforza, sale anche lui. Perché? Bè, gli investitori avrebbero tutto l'interesse a monetizzare il rally dei titoli di Berlino, visti come safe-haven, anche a fronte di tassi di mercato in crescita. Questo scenario, il preferibile su tutti, è però per UniCredit poco «probabile. Perché in questo momento non si può immaginare che la crisi sia superata come d'incanto».

Il ritorno alla situazione pre-crisi greca
Diverso il discorso se le banche si ri-finanziano per 240/250 miliardi di euro. In questo caso l'eccesso di liquidità nell'eurosistema scende dagli attuali 300 a 100 miliardi. Cioè, si tornerebbe a quella che era la situazione prima dello scoppio della tragedia greca: il jolly ricompare sul tavolo ma il mazziere, e le banche, ne limitano l'uso. «Sarebbe un segnale incoraggiante - dice UniCredit -. Vuol dire che la richiesta di liquidità non è così pressante. I tassi di mercato rimmarrebbero sì sotto pressione al rialzo, grazie all'idea che la crisi piano piano si instrada lentamente verso la normalità».

L'eccesso di liquidità cade ai livelli di inizio 2010
Ipotesi n° 3: le banche chiedono un rinnovo delle linee di credito tra 340 e 350 miliardi di euro. Si torna a un eccesso di liquidità di circa 200 miliardi di euro, cioè il valore dei primi mesi del 2010. «I tassi di mercato - dice Cazzulani - rimangono inalterati. E questo potrebbe essere un buon viatico anche per lo yield del Bund».

Il rifinanziamento è "sold out"
L'ultimo scenario, indicato da UniCredit, è quello in cui il jolly resta tra le mani dei giocatori, e sul tavolo, alle stesse condizioni in cui è utilizzato adesso. Circa 400 miliardi di richiesta di rinnovo dei crediti con l'eccesso di liquidità fermo su 300 miliardi. «È un segnale preoccupante quello lanciato da questo scenario - spiega Cazzulani -. Con gli attuali tassi di mercato inferiori a quelli della Bce, solo le banche che hanno un reale bisogno di liquidità chiedono prestiti all'Eutrotower». Se c'è una partecipazione massiccia all'asta di ri-finanziamento vuole dire che molti istituti finanziari sono ancora in una situazione difficile: non riescono, evidentemente, a trovare denaro sull'interbancario.

Insomma, il messaggio degli esperti di UniCredit è che, se da un lato c'è l'ovvia preocupazione per la capacità delle banche di rifinanziarsi, dall'altro una domanda dui rifinanziamento eccessiva sarebbe l'inizio di una situazione ancora di forte difficoltà per il sistema bancario.

Che fine fa speculazione?
Fini qui le ipotesi sull'entità della domanda di ri-finanziamento. Ma la curiosità è anche su che tipo di richiesta arrivi dalle banche stesse: soldi per la speculazione? Un anno fa, una parte dei denari chiesti dalle banche «poteva ben essere - scrive UniCredit - etichettata come speculativa. Per quanto sia difficile fare delle stime, è probabile che questa ammontasse tra 50 e 70 miliardi». i prendevano in prestito i soldi a un costo dell'1% e, poi, si faceva il carry trade; cioè si investiva in asset che offrivano un ritorno maggiore. Ad oggi, invece, ci sono due motivi per «affermare che la domanda speculativa sarà inferiore al passato: un anno fa - spiega UniCredit - il mercato interbancario non funzionava bene e i tassi erano superiori al Refi; attualmente quella situazione è cambiata. Inoltre, i bond che erano molto appealing 12 mesi fa adesso sono considerati troppo rischiosi».
 

metiuz

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Finanza e Mercati > Obbligazioni

Gli italiani fanno il pieno di obbligazioni bancarie

di Morya LongoCronologia articolo29 giugno 2010

Gli investitori internazionali sono sempre più allergici ai rischi: quelli delle banche, quelli degli stati, quelli delle imprese. Ma in Italia il mercato delle obbligazioni bancarie vendute ai risparmiatori sembra restare sotto una campana di vetro: gli istituti di credito emettono sempre più bond, i rendimenti restano sempre troppo bassi, eppure i risparmiatori li acquistano come se fossero l'affare del secolo. L'ennesimo allarme è arrivato ieri – come tutti gli anni – dal presidente Consob, Lamberto Cardia: «Il sistema bancario ha incrementato l'emissione di obbligazioni collocate presso gli investitori retail, il cui controvalore è più che raddoppiato negli ultimi due anni – ha osservato –. È un fenomeno su cui la Consob pone particolare attenzione, considerato che nei portafogli degli investitori retail si rileva la presenza di obbligazioni in prevalenza illiquide e talvolta più rischiose dei titoli di stato senza che tali rischi siano adeguatamente riflessi nel rendimento offerto».

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La questione riguarda il rapporto tra banche e famiglie. Se in Italia gli istituti di credito si sono mostrati ben più resistenti dei concorrenti esteri durante la crisi finanziaria mondiale, i dati della Consob potrebbero spiegare indirettamente parte di questa forza: le banche made in Italy troppo spesso si finanziano a tassi molto bassi presso le famiglie. Nel 2009 hanno infatti emesso 184 miliardi di euro di obbligazioni, in linea con il 2008. Ma, a fronte di un ammontare invariato, sono cambiati gli acquirenti: gli investitori istituzionali hanno comprato 10 miliardi di bond in meno rispetto al 2008 (da 54 a 44 miliardi, -19%), mentre i piccoli risparmiatori hanno aumentato gli acquisti di 13 miliardi (da 127 a 140 miliardi, +10%).

Morale: «È ulteriormente aumentato – dice Cardia – il peso delle obbligazioni bancarie sulla ricchezza finanziaria delle famiglie». Così, se nel 1995 le famiglie investivano solo il 2% dei loro soldi sui bond bancari, nel 2009 la percentuale era salita al 10,4%. «Si tratta di un peso – afferma Cardia – di gran lunga superiore a quello degli altri principali paesi europei». Ma l'anomalia maggiore riguarda i bond strutturati: quelli meno trasparenti, più rischiosi e di più difficile valutazione. Ebbene: le famiglie italiane sono piene zeppe. Ne hanno in portafoglio 180 miliardi (in aumento di 40 miliardi in tre anni), cioè più del doppio di tutti gli altri paesi europei, tranne la Germania. Guardando l'altra faccia della medaglia, le banche italiane hanno il più alto rapporto tra obbligazioni emesse e raccolta totale: la raccolta in Italia è al 40% realizzata con i bond, poco sopra la quota tedesca, mentre negli altri paesi è compresa tra il 20% e il 30%. Insomma: se nel mondo a salvare gli istituti di credito sono stati i governi, in Italia una bombola di ossigeno è arrivata dalle famiglie.

Fin qui nulla di male. Il problema però sta nei rendimenti, nell'opacità e nell'illiquidità dei bond bancari. Sì, perché anche nel 2009 i tassi d'interesse pagati dalle obbligazioni bancarie sono stati molto spesso più bassi dei titoli stato. Prendiamo i bond a tasso fisso. Le obbligazioni con rating "A1" rendono mediamente lo 0,15% in meno dei BTp, mentre quelle con rating "A2" e "A3" offrono tassi in linea con quelli dei titoli di stato. Stessi livelli per le Banche di credito cooperativo. Per trovare rendimenti mediamente più alti dei BTP (30 punti base in più) bisogna andare su rating bassi: "Baa2". Insomma: a fronte di rischi maggiori rispetto ai BTp, i bond bancari pagano di meno. O uguale.

Eppure le famiglie italiane non sembrano amanti del rischio. Secondo i dati Consob, il 44% della loro ricchezza finanziaria è infatti stabilmente investito in depositi e risparmio postale. La quota di titoli di stato è scesa dal 18% del 2008 al 15%, mentre è aumentata – appunto – quella investita in obbligazioni (dal 13% al 15%), in fondi (dal 12% al 13%) e in polizze (dal 7% all'8%).
 

metiuz

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Impianti cinesi frenati dai costi

Gianni MattarelliCronologia articolo29 giugno 2010

MILANO
La quotazione media dell'alluminio al London Metal Exchange è stata in maggio di 2.069 $/tonn., ma quella di giugno risulterà inferiore di oltre 100 $, nonostante il recupero a cavallo dell'ultimo fine settinmana. A questo punto ci sono analisti che pensano che più a lungo il prezzo resterà su queste basi, meglio alla fine sarà per la salute a lungo termine dell'industria dell'alluminio.
In questo campo, infatti, gli sviluppi maggiormente attesi da tutti gli operatori mondiali sono che presto una gran parte della capacità di raffinazione in Cina venga chiusa. È di venerdì scorso la notizia che tredici raffinatori cinesi della provincia di Henan hanno concordato di ridurre la produzione di 700mila tonnellate all'anno a partire da fine mese, perché da maggio sono cessate le tariffe preferenziali sulle forniture di energia. Il costo medio di produzione in Cina è generalmente stimato tra 2.250 $ (pari a 15.300 renminbi) e 2.100 $/tonn. (come lo valuta l'analista Brook Hunt).
A far prevedere tagli di produzione ci sono state anche le recenti dichiarazioni di Luo Jianchuan, presidente della Chalco (Aluminium Corporation of China), che parlando a una conferenza dell'Antaike ha affermato che il recente aumento delle tariffe dell'energia avrà un significativo impatto sulle raffinerie.
Pochi giorni prima Oleg Deripaska, che controlla Rusal, maggior produttore mondiale di alluminio, aveva affermato a Hong Kong che dopo l'ultima discesa dei prezzi il 70% delle raffinerie mondiali erano in perdita, per cui non si sarebbe sorpreso di veder fermare capacità produttive per tre milioni di tonnellate annue se i prezzi non avessero finito per stabilizzarsi sopra 2.100-2.220 $, livello a suo dire necessario per mantenere la profittabilità dell'industria. Deripaska ha anche detto che la caduta dei prezzi è dovuta per il 60% ai fondi d'investimento e alla speculazione, ma, è stato notato da alcuni osservatori, non ha accennato al fatto che il 70-80% delle giacenze Lme non è disponibile sul mercato, perché legato ad accordi di finanziamento.
In maggio intanto la produzione cinese di alluminio raffinato ha toccato il record di 1,42 milioni di tonnellate, equivalenti a un tasso annuo di 16,7 milioni di tonn., mentre per il 2010 le previsioni sono che si raggiungano i 17 milioni. Ciò contribuirà a formare nel 2010 un'eccedenza globale di 2,2 milioni di tonn., che si andranno ad aggiungere al sovrappiù di 5,1 milioni di tonnellate creatosi tra il 2007 e il 2009 Queste le prospettive che hanno gravato sulla terza conferenza annuale «Aluminum Outlook» tenuta la scorsa settimana a Chicago, dove tuttavia le previsioni degli intervenuti sono state moderatamente rialziste. David Thurteil, direttore e specialista materie prime della Citigroup, prevede per esempio 2.100 $ per fine anno e 2,450 $ per fine 2011, e similmente Mark Liinamaa, della Morgan Staley, si aspetta per dicembre 2.100-2.200 $.
Tra gli intervenuti è anche emersa una crescente aspettativa che il possibile lancio di un Etf (Exchange traded fund) basato sull'alluminio possa assorbire molta eccedenza di offerta di metallo raffinato, contribuendo a un rialzo di prezzo, secondo Thurteil, di 300-400 $ per tonnellata.
 

metiuz

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Mercati: i dati macro italiani ed esteri di oggi

MILANO (MF-DJ)--Questi i dati macro-economici attesi oggi sulla basedelle indicazioni dell'Ufficio Studi e Analisi Finanziaria di Banca Imi:

*GIAPPONE: 00h50 - indice Pmi manifatturiero giugno (precedente: 54,7 punti)

*ITALIA: 9h30 - indice fiducia imprese giugno (precedente: 96,2 punti; previsione: 95,5 punti; consenso: 96,4 punti)

*GERMANIA: 9h55 - tasso di disoccupazione (precedente: 7,7%; previsione: 7,7%; consenso: 7,7%)

*ITALIA: 10h00 - prezzi produzione maggio (precedente: +1% m/m, +3,1% a/a) *G.B.: 10h30 - Pil 1* trim. def. (precedente: +0,4% t/t; preliminare: +0,3% t/t; consenso: +3% t/t)

*ITALIA: 11h00 - inflazione giugno prel. (precedente: +0,1% m/m, +1,4% a/a; preliminare: inv. m/m, +1,3% a/a)

*EURO-16: 11h00 - inflazione giugno prel. (precedente: +0,1% m/m, +1,6% a/a; previsione: +1,4% a/a; consenso: +1,5% a/a)

*USA: 13h00 - indice settimanale richieste mutui (precedente: -5,9% a 659,9 punti)
14h15 - stima Adp nuovi posti lavoro settore privato giugno (precedente: +55.000 unita'; consenso: +60.000)
15h45 - indice Pmi Chicago giugno (precedente: 59,7 punti; previsione: 59,5 punti; consenso: 59 punti)
16h30 - scorte settimanali petrolio Doe (precedente: 365,122 mln barili) *Si segnalano i discorsi di Evans (14h00), Duke (15h00) e Lockhart(19h30).red/vin(fine)MF-DJ NEWS3008:00 giu 2010
 
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MATLEY

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...al dax quanto si può chiedere senza essere troppo avidi?
...da 5900 devono passarci qusi obbligatoriamente ...poi 5850 la 200 ...e via via di 50 pt in 50 pt ...5700 avrebbero un gap ed un discreto supporto :-o ...sotto 5600 romperebbero una bella formazione ...troppo avido

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buon giorno a tutti,
azz questa mattina non mi sono svegliato :wall:
se buca la 200 chiudo anche io
 

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