Titoli & commodities al vaglio 2010

Non si spegne la speculazione sul Banco Popolare. Nuove indiscrezioni di stampa ventilano iniziative di rafforzamento del capitale dell'istituto. Al fine di evitare la cessione degli assets più profittevoli del gruppo, come Creberg e CR Lucca – per i quali vi sarebbe forte interesse da parte di un gruppo francese, forse BNP – fonti di stampa riportano che il management starebbe valutando un aumento di capitale fino a 2 miliardi di euro. Intanto, proprio ieri l’agenzia di rating Moody’s ha peggiorato il giudizio su BP, citando inter alia gli scarsi progressi nel recupero di redditività e nel rafforzamento dei ratios di capitale. "Il difficile scenario di mercato complica il percorso avviato dal management per migliorare la redditività del gruppo e rimborsare gli onerosi Tremonti bonds", commentano gli analisti di Centrosim. Secondo il broker la visibilità sulle strategie del gruppo resta peraltro bassa, con il business plan pluriennale rinviato, come riporta Moody’s, alla fine del primo trimestre 2011. "A questi livelli di prezzo, preferiamo UBI e, in seconda battuta, la Popolare di Milano, sia per multipli relativi, sia su base fondamentale".
 
A muso duro:-o. I falchi di Bruxelles non indietreggiano e mantengono le posizioni sulla linea Maginot. Almeno per ora:rolleyes:. Nonostante all'interno della task force presieduta dal presidente della Ue, Herman Van Rompuy, si sia creato un fronte di Paesi che frena su un eccessivo rigore del nuovo Patto europeo, oggi si va allo scontro. La Commissione europea metterà sul tavolo inalterate le proposte confezionate già da diversi giorni.
Verranno presentate le regole che stringono le maglie dei controlli sui debiti pubblici più elevati e per i quali scatteranno sanzioni semi-automatiche per quei Paesi che violano le regole, anche a carattere preventivo. Bruxelles spera che l'iter legislativo per rendere operative le nuove regole possa essere definito entro la prossima estate. Ma l'esito del tavolo dell'Ecofin informale di giovedì e venerdì a Bruxelles non è affatto scontato. E il rischio che si arrivi a una resa dei conti al vertice dei capi di Stato e di governo di ottobre non è un'ipotesi remota.
Per evitare in futuro un nuovo caso-Grecia, la Commissione Ue punta a introdurre una procedura infrazione per i Paesi in debito eccessivo (vale a dire sopra il 60%), anche se il loro deficit non sfora la soglia massima del 3%. Una procedura che scatterà se la riduzione prevista, che dovrà essere almeno di un ventesimo l'anno, sarà giudicata insoddisfacente. E' questo un punto che preoccupa molto l'Italia, che nel 2011 avrà un debito, in base alle previsioni di Bruxelles, al 118,9%, secondo solo a quello della Grecia. Sopra il 100% si troverà anche un terzo Paese, il Belgio.
L'esecutivo europeo non arretra nemmeno sul fronte del rafforzamento delle sanzioni. Francia, Italia e altri paesi dicono di no. E qui la battaglia si annuncia più dura. A differenza di quanto succede adesso, le sanzioni scatteranno anche in fase preventiva per i Paesi il cui deficit è destinato a superare il 3% e le cui misure correttive non sono ritenute sufficienti. In mancanza di una correzione adeguata, in una terza fase quel deposito sarà trasformato in multa.
 
L'indice sulla fiducia dei consumatori francesi è migliorato attestandosi a quota -35 punti dai precedenti -37 punti. Le attese erano per un peggioramento a -39 punti.


Cresce la fiducia dei consumatori svedesi. Il dato di settembre balza inaspettatamente a 28,4 punti dai 25,2 punti di agosto. Gli analisti si attendevano una lettura in area 23,8 punti.
 
Basilea 3 non fa più paura. Dal conclave, che ha visto riunito il 12 settembre scorso i 27 banchieri centrali del mondo per definire le nuove regole della supervisione bancaria, sono uscite indicazioni tutto sommato gestibili dal mondo del credito. Una soglia minima di riserva in capitale azionario pari al 4,5% degli asset totali, alla vigilia si temeva un livello più alto al 6%, più un primo "cuscinetto di protezione" pari a un aggiuntivo 2,5% e un ulteriore cuscinetto "anticiclico" di entità da definire dalle singole autorità nazionali, ma comunque non superiore al 2,5%. Sono questi i numeri usciti dal cappello dei super banchieri.
E il mondo del credito non trema più. Le tanto temute ripercussioni sui conti delle banche non ci saranno. Stamattina sono arrivate nuove conferme. La boutique finanziaria svizzera, Credit Suisse, ha fatto sapere che sarà in grado di rispettare i piani di crescita e di dividendo anche con le nuove regole bancarie locali e globali. Lo ha annunciato l'amministratore delegato dell'istituto, Brady Dougan. "I requisiti di Basilea III sulla composizione e transizione della struttura patrimoniale sono in linea con le attese della banca, ha aggiunto il banchiere.
"Le attuali discussioni indicano che l'authority svizzera presumibilmente richiederà un cuscinetto aggiuntivo per le banche maggiori", ha ancora spiegato Dougan. Credit Suisse, inoltre, prevede circa 400 miliardi di franchi svizzeri di asset a rischio dopo l'applicazione dei requisiti Basilea III e un impatto minimo sui ricavi.
Anche la terza banca britannica, Barclays, non si presenterà con il cappello in mano ai suoi azionisti. L'istituto non ha bisogno di un aumento di capitale per presentare quei coefficienti patrimoniali richiesti dall'introduzione della normativa Basilea 3, ha detto il presidente di Barclays, Robert Diamond. Il numero uno di Barclays ha spiegato che l'istituto ha rafforzato il coefficiente core Tier 1, ha aumentato le riserve di liquidità e ridotto la leva finanziaria.
A Piazza Affari invece la comunità finanziaria si interroga sul destino del Banco Popolare e in particolare sulle voci di una possibile ricapitalizzazione da 2 miliardi di euro. Una ipotesi che secondo quanto risulta a Finanza.com è totalmente priva di fondamento. E anche diversi analisti la ritengono un'operazione non realizzabile, anche alla luce delle attuali condizioni di mercato.
 
Irlanda ancora in salita, Portogallo a Ruota, meglio la Grecia e la Spagna ma non cantiamo vittoria. Grafico credit default swap.
Irlanda minacciata di downgrading. Mossa attesa quanto corretta, se effettuata. Ma si sa…i rating sono politicizzati e non rispecchiano la realtà delle cose. Il paese di Dublino è in panne a causa soprattutto di un sistema bancario alla frutta. Anglo Irish è il più clamoroso dei casi, banca che se salvata dal governo potrebbe portare il rapporto deficit PIL ad un clamoroso 25% (il salvataggio viene a costare ben 35 miliardi di Euro).
Quindi come previsto, il rischio debito è la tematica in assoluto predominante per i prossimi mesi/anni.
In difficoltà anche il Portogallo con rendimenti dei bond in rapida ascesa.
Credit default swap dei PIGS


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L'indice sulla fiducia dei consumatori francesi è migliorato attestandosi a quota -35 punti dai precedenti -37 punti. Le attese erano per un peggioramento a -39 punti.


Cresce la fiducia dei consumatori svedesi. Il dato di settembre balza inaspettatamente a 28,4 punti dai 25,2 punti di agosto. Gli analisti si attendevano una lettura in area 23,8 punti.

Nel mese di settembre l’indice di fiducia economica nella zona Euro è salito a 103,2 punti, rispetto ai 102,3 punti di agosto. Il dato è stato superiore alle attese degli analisti che si attendevano un dato di 101,5 punti.
Al contrario, l’indice di fiducia dei consumatori è rimasto stabile a -11 punti, confermando le indicazioni elaborate dagli analisti.
 

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