Lunedì si parte con Barclays. Ancora, qualche informato potrà dire. Eh sì: altro che Greganti e Frigerio. Fu la prima a cadere in «tassi puliti» e confessare. Questi galantuomini un paio di anni fa si misero a truccare il Libor, i tassi di interesse interbancari, in combutta con altri soci (Royal Bank of Scotland, Société Générale, Credit Agricole, Hsbc, JPMorgan, Citigroup, Deutsche bank e Ubs), ammisero la colpa, fecero fuori i loro capi e fecero pagare ai propri azionisti complessivamente un paio di miliardi in multe. Ebbene lunedì scopriamo che la medesima banca avrebbe allungato circa 400 milioni di commissioni a un suo azionista per evitare il fallimento. Le autorità inglesi indagano.
Ma non finisce qui. Questa volta è il procuratore generale di New York a prendere di mira Barclays (con Goldman Sachs e Credit Suisse). È un'inchiesta delicatissima sugli scambi ad alta frequenza e su piattaforme (su cui si scambiano titoli) piuttosto oscure. Per darvi un'idea, sul mercato italiano (nonostante la Tobin tax, inutile anche su questo) circa il 22 per cento degli scambi si svolge in queste forme. Manipolare tassi di interesse e scambi sul mercato, per un'istituzione finanziaria, è il peccato peggiore che si possa immaginare.
Non è un caso, la notizia è di ieri, che il mercato dell'argento nato a Londra 117 anni fa, il prossimo 14 agosto chiude battenti: chi si fida di questi trader?